La VOCE   COREA   CUBA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

GIÙ

SU

La VOCE ANNO XXX N°6

febbraio 2025

PAGINA A         - 33

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
"La VOCE" è un sito web di informazione indipendente e non rappresenta una testata giornalistica ai sensi della legge 62/2011.
Qualora le notizie o le immagini pubblicate violassero eventuali diritti d’autore, basta che ci scriviate e saranno immediatamente rimosse.
L’articolo sulla Siria è un aggiornamento dell’articolo già pubblicato da La Voce di G.A.MA.DI nel numero di gennaio 2025.

LA SIRIA MARTIRE “LIBERATA” DAI TERRORISTI

I militanti delle formazioni jihadiste e terroriste che hanno conquistato Damasco e ampie zone della Siria sono ora considerate dei “liberatori” dai Governi e dalla stampa occidentale dopo essere stati considerati ufficialmente per anni solo dei feroci tagliagole guidati da un personaggio, ex membro dell’ISIS e di Al Qaida, sulla cui testa pendeva una taglia di milioni di dollari. Persino settori dei movimenti di contestazione di matrice religiosa nei Paesi arabi, e persino alcuni settori di origine religiosa della Resistenza Palestinese si sono affrettati a congratularsi con i vincitori, commettendo un tragico errore. In realtà la vittoria dei terroristi (oggi rapidamente ripulitisi mettendosi in giacca e cravatta) è l’ennesimo atto del martirio che la Siria, Paese dove diverse etnie e religioni hanno sempre convissuto pacificamente per secoli. La vittoria dei tagliagole in realtà è l’ultimo atto del massacro che la Siria sta subendo da 13 anni.

Alla fine dell’anno scorso la Siria - dopo una feroce guerra interna alimentata da bande armate di terroristi finanziate dall’esterno, che ha distrutto il Paese, e dopo aver subito feroci sanzioni da parte degli USA e dai Paesi della NATO, e il furto delle sue risorse petrolifere - si trovava in una situazione disperata, al di là dei meriti o dei demeriti del Governo di Assad. La povertà attanagliava il Paese sottoposto tuttora alle sanzioni occidentali che le impedivano di approvvigionarsi anche dei generi di prima necessità. L’elettricità scarseggiava. I prezzi dei generi di prima necessità erano aumentati di 10/20 volte. I soldati dell’esercito non erano pagati e i continui bombardamenti israeliani devastavano settori strategici del Paese. Vi erano milioni di sfollati. La Siria avrebbe potuto approvvigionarsi di valuta per acquistare i beni essenziali grazie alla vendita del suo petrolio, ma tutte le zone petrolifere dell’Est siriano, tra il fiume Eufrate ed il confine iracheno (che oltre tutto sono anche quelle più ricche di grano), sono sotto il controllo di truppe statunitensi supportate purtroppo dai loro alleati delle milizie curde dell’YPG (i Curdi, nel loro comprensibile sogno di autonomia politica e indipendenza, sono però disponibili ad allearsi anche col diavolo). Il petrolio è stato quindi esportato verso la Turchia e poi rivenduto in gran parte in Israele, con gli USA che ne incassavano i profitti.

Vaste zone di confine con la Turchia sono sotto il controllo diretto dell’esercito turco, mentre la zona di Al Tanf al confine della Giordania è direttamente occupata da truppe statunitensi e da bande terroriste loro alleate. Bande terroriste occupavano parte della provincia nord-occidentale di Idlib, confinante con la stessa Turchia. Proprio da Idlib e da Al Tanf sono partiti gli attacchi improvvisi delle bande terroriste di Hayat el Tahir e del sedicente Esercito Nazionale Siriano manovrato dalla Turchia, cui il debilitato e demoralizzato esercito del Governo di Damasco non è riuscito a far fronte. Il fatto più significativo di questa vicenda è che queste bande si sono dimostrate perfettamente addestrate, ben organizzate e pesantemente armate con armi moderne, compresi i droni. Tutto questo indica chiaramente una mano esterna che ha dato anche l’ordine dell’attacco.

Il punto da cui partire è quindi quello di capire chi ha addestrato, armato e manovrato le bande. Certamente la Turchia, che controllava la zona, non poteva non essere a conoscenza di quanto si stava preparando ed è uno degli artefici principali dell’attacco. La Turchia è interessata ad estendere la sua influenza su parte della Siria, ma soprattutto a regolare i conti con le milizie curde della Siria (legate al PKK attivo in Turchia) che vede come una minaccia alla propria sicurezza

Certamente - però - una spinta fondamentale in tutta questa criminale e vasta operazione è venuta dai servizi segreti occidentali degli USA e della NATO, che avevano giurato di destabilizzare la Siria per mettere in difficoltà la Russia, già impegnata in Ucraina, e anche l’Iran e l’asse della Resistenza anti-israeliana, facendo ripiombare la Siria nel caos da cui sembrava potesse uscire. Mercenari di vari Paesi, Uiguri anticinesi del Sinkiang, istruttori ucraini, Turcomanni, Ceceni antirussi già attivi in Ucraina, persino Albanesi, hanno partecipato all’impresa.

Ora la Siria è completamente balcanizzata e smembrata. Anche gli Israeliani si sono impossessati di vaste zone del Sud senza che i nuovi padroni reagissero, Anzi i nuovi governanti di Damasco hanno dichiarato di volere buoni rapporti con Israele e con i loro protettori occidentali.

Tutta la vicenda siriana si iscrive in quel grande piano atto a ridisegnare l’intero Medio Oriente ed il Nord-Africa messo a punto dai neocon neo-liberali statunitensi e denunciato persino dal generale Wesley Clarck - già comandante delle truppe NATO nella guerra contro la Jugoslavia - in una nota intervista di qualche anno fa. L’invasione del Sud di Libano e Siria da parte di Israele, il genocidio a Gaza e la repressione con la colonizzazione della Cisgiordania sono funzionali a questo piano. Siria, Iraq, Libia, Sudan, Somalia, Libano, Afghanistan, Yemen ne hanno già subito le conseguenze sfasciandosi o in preda a crisi gravissime; ma c’è da confidare sul fatto che le forze della Resistenza riescano a trovare le giuste contromisure per evitare il “caos creativo” ideato da arroganti strateghi folli del mondo “libero”.

Roma, 9 gennaio 2025, Vincenzo Brandi

Tregua a Gaza. Chi vince? Palestina tra Resistenza e Collaborazionismo

É scattata tra mille incertezze la tregua a Gaza con un primo scambio di prigionieri. Gli ulteriori sviluppi sono incerti ed una ripresa dei combattimenti è sempre possibile. Non è chiaro inoltre se il cessate il fuoco diventerà definitivo; ma si può fare un primo bilancio di ciò che è accaduto dal 7 ottobre 2023.

Molti dei soliti giornalisti nostrani sottolineano con malcelata soddisfazione che Israele e lo stesso Governo Netanyahu uscirebbero rafforzati dalla crisi. I combattenti della Resistenza palestinese sarebbero decimati. Hezbollah è molto indebolito dopo gli attentati con i walkie-talkie programmati da anni di servizi segreti israeliani, e dai bombardamenti sul Libano meridionale, Beirut e la valle della Bekaa. Il Governo Assad in Siria, perno logistico dell’Asse della Resistenza, è caduto. Lo stesso Iran sarebbe indebolito.

In realtà le cose sono alquanto diverse. L’esercito israeliano, uno dei più potenti del mondo, per di più sostenuto dalla Marina e dall’Aviazione statunitense e rifornito continuamente con un numero impressionante di munizioni e armi da USA e UE, non è riuscito in quindici mesi di devastanti bombardamenti, invasioni di terra, genocidio e deportazioni della popolazione civile, ad aver ragione di poche migliaia di guerriglieri asserragliati in un territorio più piccolo del Comune di Roma. Non è riuscito a liberare gli ostaggi ed è stato costretto a trattare dai suoi protettori USA, mentre l’economia è in grave crisi e le fila della Resistenza si rafforzano con sempre nuove adesioni. Gli Hezbollah sono sempre una forza notevole che si sta riorganizzando, e l’Iran non appare indebolito. Ha dimostrato di poter colpire il territorio israeliano nonostante l’ombrello USA; si rafforza con il nuovo patto con la Russia, e continua a sviluppare i suoi programmi nucleari. Anche lo Yemen settentrionale, governato dal movimento Ansar Allah, ha dimostrato di poter bloccare il commercio israeliano nel Mar Rosso e di poter colpire il territorio israeliano.

La Resistenza palestinese, sostenuta dai suoi alleati, dimostra quindi di essere sempre viva e soprattutto di costituire l’unica pur difficile via per la liberazione a lungo termine del Paese dalla morsa sionista, pur dovendo pagare un prezzo spaventoso come quello già pagato da Algerini o Vietnamiti per la loro liberazione.

In alternativa abbiamo una presunta via diplomatica sponsorizzata dall’Occidente, che ha come proprio agente locale la cosiddetta Autorità Nazionale Palestinese, il cui carattere collaborazionista è ormai evidente. L’ANP è giunta fino alla repressione armata della Resistenza in Cisgiordania, e a proporsi come amministratrice della “ricostruzione” di Gaza dopo che l’esercito israeliano avrà fatto piazza pulita. Dopo i disastrosi (per i Palestinesi) Accordi di Oslo, trent’anni di inutili trattative hanno peggiorato drammaticamente la situazione e portato un piccolo gruppo previlegiato, mai eletto in nessuna consultazione democratica, ad amministrare alcuni brandelli isolati di territorio. Su questi brandelli (meno del 10% del territorio della Palestina storica) dovrebbe forse sorgere una parvenza di Stato palestinese sotto il controllo delle autorità israeliane, quasi sul modello delle riserve dei nativi in USA o in Australia. Intanto proseguono la colonizzazione e la pulizia etnica in Cisgiordania, mentre i bombardamenti su Gaza non si sono mai interrotti anche negli anni precedenti il 7 ottobre 2023.

Purtroppo su questi temi anche il movimento pro-Palestina in Italia si è spaccato tra chi sostiene la Resistenza e chi fa un fronte comune con quelle forze moderate e ambigue che continuano a prenderci in giro con la storiella dei “due popoli, due stati”; ma le vicende storiche si evolvono e faranno giustizia di queste posizioni opportuniste.

Roma, 20 gennaio 2003, Vincenzo Brandi

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE

 La VOCE   COREA   CUBA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.