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La VOCE ANNO XXX N°2 | ottobre 2024 | PAGINA 4 |
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Divieti o meno, il 5 ottobre manifestiamo a Roma in solidarietà alla PalestinaDal 27 al 29 settembre la Festa della Riscossa Popolare è a Milano [Il programma dei dibattiti è confermato anche in caso di pioggia] Il 27 settembre, dalle 18, dibattito operaio “Basta stragi sui posti di lavoro, la vita dei lavoratori conta” – vedi i relatori e gli interventi previsti Il 28 settembre alle 11 – tavolo tematico sull’autunno caldo fra e con organizzazioni giovanili e studentesche; alle 21 incontro pubblico “Con la resistenza palestinese senza se e senza ma” - con Gabriele Rubini (Chef Rubio), Shoukri (Unione democratica arabo palestinese) e Pablo Bonuccelli (direttore di Resistenza). Il 29 settembre dalle 15 – conferenza internazionale “Stalin, gli insegnamenti per la lotta dei comunisti di oggi” con la partecipazione e gli interventi del Partito comunista cubano, Partito comunista delle Filippine, Piattaforma Antimperialista Mondiale, Partito Democratico Popolare della Corea del Sud, Partito Comunista Americano, Freedom Road Socialist Organization – FRSO, Nuovo Partito Comunista della Jugoslavia Vedi il programma completo vedi l’intervista a Andrea De Marchis della Direzione Nazionale del P.Carc sull’incontro del 28 settembre Vietato il corteo per la Palestina del 5 ottobre. Il ddl 1660 è già in vigore prima di essere approvatoRitirare i divieti per la manifestazione del 5 ottobre è l’obiettivo di una battaglia che riguarda tutti. Anche coloro che forse non sarebbero scesi in piazza il 5 ottobre. Perché i divieti a una manifestazione che solidarizza con la resistenza palestinese, mentre si svolge un genocidio in diretta MONDIALE, sono solo il primo passo di un declino che non si fermerà tanto facilmente e che sicuramente non si fermerà da solo. Serve un sussulto di resistenza qui, in Italia, adesso. Serve mettere al centro di ogni analisi la difesa del sacrosanto diritto di manifestare. Serve la capacità di andare oltre settarismi e piccoli calcoli di bottega, serve mettersi a mobilitare tutto quello che è mobilitabile per fare del 5 ottobre a Roma quello che è stato fatto il 25 Aprile a Milano nonostante tentativi di criminalizzazione e minacce di repressione: inondare la città di bandiere palestinesi e portare alta la voce della resistenza. L’adesione del P.Carc alle mobilitazioni contro il ddl 1660 indette dall Cgil, dalla Uil e dall’Anpi il 25 settembreL’escalation della guerra e i nostri compitiLa situazione internazionale vede l’aggravamento e l’estensione dei principali focolai di guerra, come quelli che bruciano nell’Est europeo (Ucraina, Russia) e nel Medio Oriente. Essi sono una chiara espressione dell’aggravarsi delle contraddizioni tra i paesi imperialisti e capitalisti. In particolare tra il blocco USA-Nato e i suoi alleati da un lato, e Russia e Cina che vanno consolidando i loro rapporti, dall’altro lato. Non sono gli unici conflitti armati che si verificano nel mondo. Ce ne sono attualmente circa cinquanta, che hanno le caratteristiche di guerre localizzate. In tutti questi |
conflitti sono in gioco gli interessi dei monopoli e degli stati imperialisti che sono in lotta fra loro per una nuova spartizione del mondo.
La spartizione o ridelimitazione delle aree di controllo e di influenza, dei mercati, delle rotte commerciali ed energetiche, etc., è causata dal mutare dei rapporti di forza reciproci fra le potenze imperialiste e capitaliste e avviene mediante guerre di rapina e di estensione, reazionarie e ingiuste. La guerra in Ucraina e in Russia Dopo il vertice NATO dello scorso luglio, un vero e proprio summit di aggravamento della tensione, del riarmo e dei preparativi di guerra per una nuova spartizione del mondo fra briganti imperialisti, è iniziata una nuova fase della guerra in Ucraina. Si è infatti trattato non solo dell’aumento delle spese militari dei paesi NATO, ma di schieramento missili a lungo raggio in Ucraina, di fornitura di equipaggiamento, munizioni, aerei F-16 per colpire il rivale imperialista russo, di istruzioni di combattimento, di coinvolgimento dei “contractors”, etc. Siamo di fronte all’intensificazione e allargamento della guerra, con armi NATO impiegate direttamente sul territorio russo (il che implica ritorsioni militari a più alto livello), con i bombardamenti su larga scala delle città e gli attacchi agli impianti nucleari come quello di Kursk, con l’ammassamento delle truppe al confine fra Bielorussia e Ucraina. Zelensky, che ha appena il 23% di consenso in Ucraina ed è in piena crisi politica, ha lanciato settimane fa l’operazione nella regione di Kursk, non tanto per aumentare la pressione sulla Russia e cercare di pesare sui negoziati, quanto per esacerbare il conflitto e attrarre ancor più nel vortice della guerra i paesi che lo sostengono. Dietro lo slogan “nessuna ritirata, nessun compromesso” gli USA e il loro vassallo ucraino dimostrano di non avere alcuna intenzione di porre fine alla guerra attraverso i negoziati, ma versano sistematicamente benzina sul fuoco. Da parte sua la Russia imperialista ha iniziato ad adottare una serie di misure per affrontare l’escalation del conflitto, come ad es. la formazione di tre nuovi gruppi dell’esercito. Anche la Cina riarma rapidamente. Ciò indica che i futuri scontri sul campo di battaglia diventeranno più intensi e complessi, mentre gli equilibri e i patti sul controllo delle armi nucleari stanno franando. Il genocidio in Palestina e la guerra in Medio Oriente In Palestina il genocidio continua con la distruzione e l’occupazione di Gaza (40 mila morti e 90 mila feriti, la popolazione palestinese vive ormai nell’11% della Striscia), con gli assassini “mirati” che provocano centinaia di vittime “collaterali”, con i massacri nei campi profughi, gli abusi e le torture nelle carceri israeliane. Spinta dalla destra religiosa sionista, Israele estende le operazioni militari in Cisgiordania con l’obiettivo di ampliare le zone di occupazione, coltiva il progetto di annessione del Libano meridionale, realizza attacchi in Iran, bombardamenti in Libano, nel Golan siriano, nello Yemen. Questo avviene con la copertura dell’imperialismo USA che ha schierato due portaerei nel golfo di Oman e numerose altre unità navali nelle acque della regione, gruppi di assalto, e ha almeno19 basi militari nell’area per controllare le risorse petrolifere e le rotte. La guerra si sta allargando in Medio Oriente, il processo dipenderà dalle mosse dei diversi attori locali e globali. In questo scenario l’esercito sionista comincia però ad essere in difficoltà: è la guerra più lunga mai combattuta da Israele, le perdite continuano, la Resistenza palestinese è indebolita ma non eliminata, non cede sugli ostaggi, riconcilia le sue forze. La guerra non ha portato a risultati definitivi e decisivi per i sionisti, mentre vi sono forti dissidi politici interni. Il peso imposto sui riservisti è insostenibile a livello economico e sociale (la tregua di un mese e mezzo serve per dare respiro alle truppe e riorganizzare le forze). La radicalizzazione a destra, fascista, nella società israeliana, mette in luce la confusione e la disperazione esistenti. I sionisti non hanno soluzioni politiche, ma solo militari che avvicinano lo scontro diretto con l’Iran. Di qui il rischio reale di una guerra regionale che coinvolgerebbe le grandi potenze. C’è una tendenza delle forze dell’imperialismo, reazionaria e violenta, per attrarre in un conflitto più esteso paesi come la Russia e la Cina. Lo scopo è indebolirli economicamente e politicamente. Gli interessi strategici sottostanti questa guerra non lasciano vedere una rapida soluzione, ma gravi pericoli per i popoli della regione e del mondo intero. Manifestiamo il 5 ottobre a Roma a fianco del popolo palestinese! In Italia… ..segue ./.
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