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La VOCE ANNO XXIX N°9 | maggio 2024 | PAGINA H - 40 |
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Segue da Pag.28/Palestina: Altro aspetto da non sottovalutare, l’origine del fascismo va ricercata nella forma economica della crisi strutturale del capitale ormai imperialistico, che ha trovato la sua soluzione definitiva nella guerra del 1914. All’Italia viene imposto l’entrata in guerra l’anno successivo mediante la fortunata formula del “colpo di stato” monarchico, che di fatto esautora l’attività parlamentare soprattutto in merito all’“affare” guerra. L’Europa sperimenta così lo sterminio delle popolazioni trascinate nel conflitto per la “ripresa” del capitale nell’industria bellica, e la ridefinizione egemonica mondiale degli Stati Uniti d’America sul declino dell’Impero britannico. Sul piano politico si affaccia la trasformazione in chiave autoritaria di diversi stati (in Germania la dittatura del generale Ludendorff), che si avvantaggiano della mancanza di controlli da parte dei parlamenti e in particolare dell’arresto dell’avanzata socialista. Francia, Germania, Spagna, Austria, Ungheria hanno fatto cadere i regimi parlamentari e in Italia Mussolini viene chiamato al governo da un re pago di sostituire il popolo con un populismo nazionale. Per concludere, questo breve schizzo di quello che fu il fascismo, questo mostra la sua natura coerentemente saldata al destino delle oscillazioni delle fasi del modo di produzione capitalistico, la cui aggressività, criminalità o forma antisociale è direttamente proporzionale alla sua necessità di sopravvivere e riprodursi. In tale ottica nessuna conciliazione è pensabile tra esseri umani e la materialità immateriale di un meccanismo economico-politico. E’ invece assolutamente plausibile, da parte del potere, l’obiettivo propagandistico di obliterare il conflitto reale, oggettivo, al fine di distruggere capitali altrui e forza-lavoro in eccesso attraverso guerre ormai di “basso profilo”, “bassa intensità”, “per interposta persona”, e così via depistando, per giungere all’annientamento soggettivo della coscienza del relativo, consustanziale conflitto sociale. Se il conflitto non viene agito, si crede, non esiste. L’ideologia dell’armonizzazione, della pacificazione sociale è sempre stato il refrain di un potere che, su modello delle holding economiche internazionali, gestisce le filiere dipendenti di partiti, sindacati, associazioni, ong, ecc. Quello che nel 25 aprile è stato definito “tensione” in piazza, sedata dal provvido intervento di polizia, non è stato un “fascismo” di ritorno, ma un procedere dell’imperialismo verso nuove, attuali distruzioni, genocidi, minaccia nucleare riattivata. Il motivo per cui le bandiere con la stella di Davide e quella palestinese non si siano “conciliate” non dipende da chi le innalzava, ma dall’orrore genocida scatenato dall’imperialismo armato dei nostri giorni. Non riusciamo nemmeno a contare i morti tra russi, ucraini, palestinesi, israeliani, iraniani, siriani, yemeniti, ecc., tanto per citare alcune nazionalità a noi più prossime. Chi intende pacificare mentre continua a uccidere, cerca solo la cancellazione della verità in questo tempo e soprattutto in quello futuro. Chiamare “fascismo” l’attuale governo italiano può essere legittimo nell’evocare tratti comuni, e ce ne sono: l’Italia anche oggi è impegnata nella guerra (sebbene ancora in forma defilata), tende a impedire la libertà di pensiero, di stampa, di manifestazione, attua un pesante revisionismo storico nell’equiparazione arbitraria di fascismo e comunismo, nelle indicazioni dello studio della storia, nella disinformazione di massa, nel tentativo di riformulare la Costituzione, di controllo della magistratura, ecc. Riconoscere che però sussiste ancora una seppur fragile democrazia è fondamentale per individuare anche, attraverso i non pochi scivoloni di questo governo, una sua strutturale confusione reazionaria che si può contrastare e forse eliminare. A tutto ciò non deve inoltre mancare un’analisi del dominio tecnologico, di cui la centralizzazione del capitale ormai dispone e di cui, “il fascismo che c’è”, ne è espressione. Non è scontato, infatti, che la putrescenza imperialistica debba mantenere per molto ancora il dispotismo di una gang nascosta ma ancora dominante, senza perdita di controllo per effetto della concorrente conflittualità transnazionale, cui si aggiunge la precarietà del degrado planetario. Chi cerca la pace non basta che la invochi pronunciandone le sillabe, deve dire anche di chi e per chi. Deve lottare per conquistarla, come soprattutto la Resistenza ci ha insegnato. Ieri a Roma: 25 Aprile Impostato da Vincenso Brandi |
Non ci sono parole!
Ne c'è da stupirsi. Alleati con la Brigata Ebraica. ![]() Così funziona l'informazioneCosì funziona l'informazione: la giornalista, probabilmente non molto esperta del "politicamente corretto", ha raccontato in diretta (quindi non hanno potuto censurarla) quel che ha visto, cioè che la brigata ebraica ha attaccato i manifestanti pro Palestina... non l'avesse mai fatto... è stata verbalmente aggredita, minacciata ed è stata costretta a rimangiarsi ciò che aveva detto. E' uno schifo!! Impostato da Vincenso Brandi |
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