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La VOCE ANNO XXVIII N°8 | aprile 2024 | PAGINA d - 28 |
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La lettera aperta di Najat, palestinese, a Liliana SegreLa lettera aperta di Najat a Liliana Segre![]() La lettera aperta di Najat a Liliana Segre, figlia di un padre e una madre Palestinesi vittime della Nakba del 1948 e rifugiati in Siria. Una lettera commovente: “Signora Liliana Segre, Lei è turbata perché si usa la parola “Genocidio” per il Massacro a Gaza, come se questa parola fosse un privilegio, un distintivo d'onore o addirittura un'esclusività. Mi creda, noi Palestinesi non vi abbiamo rubato la parola tantomeno vogliamo farlo. Semmai sono stati quelli che lei conosce bene che l'hanno cucita su misura del nostro corpo, della nostra fermezza e della nostra adesione alla nostra terra. Vorrei dirle che non siamo contenti di questa parola, ma come può vedere anche lei, le lettere di questa parola sono intrise del nostro sangue, delle nostre lacrime e del nostro dolore! In questa parola si sente l'eco dell'esplosione delle case, degli ospedali, delle chiese, delle moschee mentre siamo condannati a sentire financo le risate dei soldati israeliani quando bombardano indiscriminatamente e poi festeggiano come se per loro fosse un gioco. Riprenda indietro la parola “Genocidio” cara Signora, a patto che ci restituisca oltre 30.000 anime. Riprenda questa parola e ci ridia Hind, la bambina di soli 7 anni che il mondo intero ha sentito piangere in macchina per giorni, circondata dai cadaveri dei suoi familiari e dai carri armati israeliani. La riprenda e ci ridia Yazan, 6 anni, morto per malnutrizione perché Israele blocca l'accesso degli aiuti umanitari. La riprenda e ci ridia Mohammed, 16 anni, bruciato vivo. La riprenda e ci ridia Mustafa, 14 anni, ucciso mentre andava a scuola!! La riprenda e ci ridia Rami, 13 anni, che stava festeggiando il Ramadan con fuochi d'artificio. La riprenda e ci ridia Ahmed, 8 anni, morto solo perché reclamava un sacco di farina. La riprenda e ci ridia le membra dei nostri figli, i loro occhi, le loro braccia, le loro gambe e anche il loro spensierato sorriso. E noi, cara Segre, promettiamo che non useremo mai più la parola “Genocidio” nel nostro linguaggio. Se c'è una cosa che più di tutte vorremmo, è non dover usare questa dannata parola. Semplicemente perché siamo un popolo che ama la vita e merita la vita...” Fonte: Giuseppe Salamone L’Università di Torino non collabora con IsraeleIsraele/Palestina Decisione a sorpresa dell’ateneo torinese dopo un senato accademico «partecipato». A larga maggioranza, l’università decide di non partecipare al bando per ricerche congiunte tra Italia e Israele. Decisivo l’intervento non previsto degli studenti |
L’università di Torino sceglie di non collaborare con Israele per nuove ricerche nel campo dell’elettronica «dual use», cioè utile a scopo civile e anche militare. Lo ha deciso ieri il senato accademico durante una seduta piuttosto particolare. Alla seduta infatti si sono auto-invitati gli studenti dei collettivi «Cambiare rotta» e «Progetto Palestina»: nell’austera sala del Rettorato dell’ateneo torinese, gli studenti hanno aperto uno striscione che invitava al boicottaggio delle collaborazioni tra università e il governo e le aziende israeliane in protesta contro la guerra a Gaza. E poi hanno presentato l’appello, firmato da 1700 accademici tra cui una sessantina di torinesi, affinché venga sospeso l’accordo di cooperazione scientifica tra Israele e Italia per protestare contro l’«educidio» in corso nella Striscia, dove le bombe israeliane hanno chiuso una dopo l’altra tutte le istituzioni universitarie palestinesi. Il ministero degli esteri, invece, alla fine di febbraio ha bandito un finanziamento per progetti di ricerca congiunta italo-israeliana con potenziali applicazioni anche in campo militare.
Stefano Geuna, medico e rettore dell’università di Torino, ha accettato di mettere ai voti la mozione degli studenti, con un risultato a sorpresa: con un solo voto contrario e due astenuti, il senato accademico ha deciso che l’università di Torino non parteciperà al bando 2024 del ministero, riconoscendo la fondatezza della richiesta. L’ateneo torinese si aggiunge ad altre – non moltissime – istituzioni universitarie che a livello internazionale stanno fermando le collaborazioni con i centri di ricerca israeliani per protesta contro le operazioni a Gaza. --- Israele ha brutalmente preso di mira bambini e adulti innocenti mentre facevano colazione davanti alla Jabalia Girls School in Palestina, Le autorità israeliane terroriste razziste e sioniste stanno facendo del loro meglio per rimuovere questo video dai social media. Quindi diffondetelo, fratelli, il più possibile.. Bloody Gaza 😪 |
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