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La VOCE ANNO XXVIII N°8

aprile 2024

PAGINA c         - 27

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Segue da Pag.26: Lettera aperta di asiatici e asiatici americani a sostegno della Palestina e a rifiuto del sionismo

dell’occupazione e della colonizzazione della Palestina da parte di Israele, durata 76 anni. Chiediamo a tutte le organizzazioni che affermano di parlare a nome delle comunità asiatiche e delle isole del Pacifico di unirsi a noi nel nostro impegno per la giustizia in Palestina come parte integrante dell’indivisibilità della giustizia.



Pertanto, siamo allarmati dal fatto che il 10 marzo il Jewish Community Relations Council (JCRC) intenda assegnare al Consiglio API il “JCRC Outstanding Community Partner Award”.

Rinnoviamo il nostro appello al Consiglio API, nonché ai suoi individui e organizzazioni membri, affinché restituiscano questo premio che è in diretta opposizione ai desideri delle comunità servite dal Consiglio API e agli attacchi decennali di JCRC contro i nostri fratelli, le comunità arabe, musulmane e palestinesi e tutti i sostenitori della liberazione della Palestina, compresi i nostri fratelli ebrei antisionisti.

Questo premio nasce con il pretesto di collaborazioni per “fermare l’odio asiatico”, quindi invitiamo organizzazioni come il Consiglio API a concentrare le proprie energie sull’approfondimento del loro impegno nella difesa dei membri della comunità dalla violenza contro gli attivisti per la giustizia in e per la Palestina e visibilmente arabi, mediorientali, orientali e musulmani. Accettare questo premio mette a tacere e rende invisibili gli attacchi alla libertà di parola e alla libertà dei membri della comunità AMEMSA, che vanno dalle aggressioni fisiche, alle campagne diffamatorie, alla censura accademica/professionale e al doxxing da parte di JCRC e dei suoi alleati filo-israeliani che saranno presenti a questo gala.

Molti di noi sono membri di comunità migranti o discendenti di comunità che hanno sperimentato gli orrori della colonizzazione e della violenza imperialista all’estero, come la guerra di Corea, la guerra del Vietnam, il bombardamento dell’atollo di Bikini, lo stupro di Nanchino, la continua occupazione delle Hawaii e Guam, il continuo sostegno alle dittature nelle Filippine, il massacro di Kanto e i campi di prigionia della Seconda Guerra Mondiale, così come la detenzione, la sorveglianza e altre forme di violenza di stato che anche arabi, musulmani e palestinesi hanno sofferto e continuano a subire oggi.

A causa delle nostre storie condivise di colonizzazione e resistenza…

Ci rifiutiamo di lasciare che le nostre comunità vengano cooptate per interessi imperialisti e ci rifiutiamo di passare alla storia come collusi con il genocidio.

Rifiutiamo anche che il nostro movimento contro l’odio asiatico venga cooptato dai sionisti per legittimare il genocidio di Israele e il colonialismo dei coloni contro i palestinesi. Stiamo anche imparando dai movimenti per l’autodeterminazione di Pasifika/Oceania che lottano contro la classificazione coloniale degli isolani del Pacifico come AAPI.

Affermiamo la nostra solidarietà internazionale con i palestinesi che lottano per il loro diritto all’autodeterminazione, al ritorno e alla libertà dall’occupazione.
Qui, nel ventre della bestia, le nostre comunità sono categoricamente contrarie al finanziamento della guerra, dell’occupazione e del genocidio. Le nostre comunità sono impegnate a garantire il nostro diritto umano all’alloggio, all’assistenza sanitaria che affermi la vita e al lavoro in posti di lavoro dignitosi con salari dignitosi.

Chiediamo a tutte le organizzazioni che lavorano per la giustizia sociale e l’equità di portare avanti l’eredità dei movimenti di liberazione delle comunità nere, indigene, latine e asiatiche negli Stati Uniti e di essere solidali con i palestinesi che resistono all’occupazione a Gaza e in Cisgiordania.
Ancora una volta chiediamo che il Consiglio API respinga il premio JCRC e si unisca invece ai più ampi settori della società e delle organizzazioni della comunità per chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente e per schierarsi in modo inequivocabile e fermo contro il genocidio.

Invitiamo individui, capitoli e organizzazioni con legami con il Consiglio API e invitiamo i membri più ampi della comunità delle isole del Pacifico e degli asiatici americani ad aggiungere i loro firmatari a questa dichiarazione.

(Segue elenco di oltre firme di associazioni e l'elenco delle firme individuali).

19/03/2024- Gaza = 165 giorni-di massacri per un blitz di poche ore



XPalestina
Per il terzo giorno consecutivo, continua l'assedio all'ospedale AlShifa a Gaza città. La situazione è molto più grave di quanto l'abbiamo descritta in precedenza e il tutto è legato alla folta presenza di sfollati e malati sia nel perimetro del complesso, che dentro. si parla di almeno trenta mila sfollati e cinque mila malati alcuni in condizioni molto gravi. Le truppe nazisioniste stanno cercando di obbligare tutti ad abbandonare l'area e dirigersi a sud, come se a sud la situazione fosse tranquilla e sicura. La gente, conscia di questa situazione e stanca di continuare a muoversi sta opponendo resistenza, così la situazione sta degenerando per mancanza di cibo e acqua.
Questa immagine fosca non sminuisce la battaglia durissima che i partigiani stanno portando avanti contro queste truppe, infliggendo gravi perdete ai banditi in divisa, ciò è facilitato dalla situazione stanziale di queste truppe, cioè non sono in movimento e rende la caccia più facile e proficua.
Come abbiamo riportato in precedenza tutta la Striscia di Gaza è diventata un teatro di resistenza senza tregua per i sionisti, mentre continuano i bombardamenti aerei e navali su aree considerate già conquistate e/o liberate. In particolare questi attacchi si concentrano nei territori di centro e a sud della città di Gaza mietendo, continuamente, vittime fra civili, infatti la maggior parte delle vittime palestinesi giornaliere è di queste zone. Una situazione destinata a prolungarsi ancora per molti mesi, vista l'insistenza del governo israeliano e gli alti comandi dell "esercito" sionista, entrambi consci che fermare la loro guerra significa firmare la fine della loro carriera e probabilmente il loro arresto. Ma fino a quando potranno resistere alle pressioni interne ed esterne? Sappiamo che queste pressioni, dagli Usa in particolare, stanno diventando una minaccia e secondo fonti giornalistiche israeliane il rifornimento di armi è stato rallentato pericolosamente e alcuni governi lo hanno fermato del tutto. Questo rallentamento potrebbe tramutarsi in uno stop totale salvo le armi di natura esclusivamente difensive e non offensive. Di questa situazione sembra essere più consapevole tutta quella schiera di analisti e giornalisti politici e militari e non la classe dirigente sionista, a meno che quest'ultima non sia proprio egoista al punto di scambiare gli interessi nazionali con i propri. Il quadro politico è diventato tanto intricato e complesso e non sarà facile per nessuno snodare questa matassa senza danni.


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