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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

PAGINA         - 44

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segue da pag.43: i padroni dei dati con la scusa della privacy. commissione e quattro in cui l’effettivo pi è altra persona; riferisce di aver attribuito il ruolo di group leader sulla base della presenza come primo o ultimo autore nei lavori scientifici, ma ciò risulta incoerente con le informazioni su cui la stessa commissione ha basato la valutazione; aggettiva le riviste scientifiche (ad esempio “di settore”) in un modo che corrisponde agli esiti della valutazione, ma non alla loro collocazione nei principali repertori internazionali e ai loro livelli citazionali; promuove un pi (appartenente alla stessa struttura del presidente di commissione), di cui scrive che “.. non presenta- sulla base del cv al 2017 – sufficienti capacità gestionali di progetti”. dati questi elementi e considerato il riconoscimento della validità dei nostri ricorsi da parte del tar, possiamo quindi definire eccellente la valutazione a cui noi e altri colleghi siamo stati sottoposti? in positivo, si può ripartire da quanto è accaduto per definire delle soluzioni che immaginiamo potrebbero essere utili anche per altri settori erc: nella composizione delle commissioni per ciascun settore, deve essere garantito un equilibrio nella rappresentanza dei diversi s.s.d, evitando possibili concentrazioni di potere. e’ opportuno pubblicare la composizione delle commissioni che hanno gestito i progetti per ogni settore (non dei valutatori dei singoli progetti), come nella precedente prassi prin e nei progetti erc, subito dopo gli esiti finali per salvaguardare il loro lavoro in corso d’opera; la consapevolezza di essere sottoposti a una valutazione pubblica ex-post degli atti senza il privilegio dell’anonimato può rendere i commissari maggiormente consapevoli e motivati ad effettuare valutazioni accurate, trasparenti e rigorose. va evitata quanto più possibile la presenza di commissari inattivi scientificamente negli ultimi tre anni. per evidenti ragioni di trasparenza, è opportuno che tutto il materiale, compreso le schede cineca che avrebbero dovuto documentare tutte le incompatibilità (che a noi non sono state fornite, nonostante reiterate richieste), facciano parte integrante della documentazione che si può ottenere attraverso l’accesso agli atti; è necessario rendere più rapidi i meccanismi di accesso agli atti e di verifica nel caso di ricorsi. il miur deve vigilare sulla corretta applicazione dei parametri per i settori bibliometrici previsti dal bando: (i) i membri delle commissioni devono fare un uso rigoroso degli indicatori bibliometrici ed essere consapevoli dei possibili effetti distorsivi che una loro applicazione non attenta può generare; (ii) eventuali modifiche che esulino dalla prassi della valutazione scientifica devono essere motivate e dichiarate prima dell’inizio della valutazione, come accade per i concorsi universitari. vista la centralità della valutazione del curriculum, le relative schede devono riportare analiticamente tutti i criteri e parametri utilizzati usando una griglia completa (che renderebbe più
evidenti le eventuali incongruenze e disparità di trattamento), piuttosto che lasciare alla discrezione della commissione cosa riportare e cosa no (cherry picking). ci auguriamo che da una situazione negativa, che speriamo non si verifichi mai più, possano derivare azioni concrete per migliorare il processo di valutazione. cosa che del resto avviene da tempo in altri paesi. e proprio con questo spirito abbiamo affrontato e sostenuto un lungo e faticoso ricorso, nella consapevolezza che molti colleghi più giovani non se lo sarebbero potuto permettere. 3 commenti. add 6 dicembre 2021 at 17:41. non mi sembra il caso di tornare ancora una volta a elencare la dannosità di un finanziamento alla ricerca tutto ormai esclusivamente incentrato su call. un tempo i finanziamenti alla ricerca erano ordinari, e quindi uno poteva liberamente usare questi soldi per seguire la propria personale ricerca, liberamente appunto (ma per farlo non bastava essere un passante, no, occorreva aver superato quella cosa che si chiama concorso a cattedra universitaria). pian piano ai finanziamenti ordinari si affiancarono i finanziamenti su call, quelli competitivi, quelli su tematiche scelte dalla politica. bene, fino a quando i due binari di finanziamento correvano paralleli uno aveva ancora libertà di ricerca. ma poi, ad un certo punto, si decise basta! basta allo scandalo dei finanziamenti ordinari, quelli a pioggia, corruttogeni! e oggi ci sono solo quelli su committenza della politica, quelli in cui o fai la ricerca che ti chiedono o non fai ricerca. ecco: con spostamenti progressivi, quasi impercettibilmente si è oggi arrivati a contraddire il principio della libertà di ricerca, principio pur tutelato costituzionalmente. volendo,.. la categoria dei docenti universitari avrebbe tuttavia un grande potere di veto, volendo appunto. basterebbe che nessuno di noi accettasse la candidatura a revisore. il sistema si incepperebbe. il miur dovrebbe rincorrere distratti e lontani revisori stranieri: non dico che il prin non partirebbe, ma la cosa creerebbe fortissimo ritardo, imbarazzo e una notevole ripercussione istituzionale. ho usato il condizionale perché questo grande potere potrebbe essere esercitato solo se i colleghi docenti universitari si mostrassero coesi e interessati al tema libertà di ricerca, sacrificando ad esso interessi particolari e personali. finora non è mai avvenuto, ma non averlo mai provato ci ha portato allo stato attuale. e se uno non è contento dello stato attuale dei finanziamenti della ricerca non dovrebbe rimanere inerte (sempre usando verbi al modo condizionale). beniamino cenci goga 8 dicembre 2021 at 11:38 la valutazioni prin sono inutili, ammesso che un proponente volesse tenerne conto per migliorarsi. sono proprio ora in sede di valutazione (consensus meeting) di progetti horizon europe e sebbene anche in questo caso la valutazione sia perfettibile, almeno si cerca di dare giudizi coerenti con i punteggi e si affrontano tutte le richieste del bando. francesco sylos labini 9 dicembre 2021 at 09:15 la valutazione dei prin è diventata ridicola, ma il problema è sempre lo stesso: la rincorsa della presunta eccellenza. non si può finanziare solo il top 5% dei progetti. e’ concettualmente sbagliato oltre ad essere uno spreco immane di risorse e una presa in giro per chi li scrive. lascia un commento
Segue da Pag.43: I Padroni dei dati con la scusa della privacy

commissione e quattro in cui l’effettivo PI è altra persona;
  • riferisce di aver attribuito il ruolo di group leader sulla base della presenza come primo o ultimo autore nei lavori scientifici, ma ciò risulta incoerente con le informazioni su cui la stessa commissione ha basato la valutazione;
  • aggettiva le riviste scientifiche (ad esempio “di settore”) in un modo che corrisponde agli esiti della valutazione, ma non alla loro collocazione nei principali repertori internazionali e ai loro livelli citazionali;
  • promuove un PI (appartenente alla stessa struttura del Presidente di commissione), di cui scrive che “.. non presenta- sulla base del CV al 2017 – sufficienti capacità gestionali di progetti”.
  • Dati questi elementi e considerato il riconoscimento della validità dei nostri ricorsi da parte del TAR, possiamo quindi definire eccellente la valutazione a cui noi e altri colleghi siamo stati sottoposti? In positivo, si può ripartire da quanto è accaduto per definire delle soluzioni che immaginiamo potrebbero essere utili anche per altri settori ERC:

    1. Nella composizione delle commissioni per ciascun settore, deve essere garantito un equilibrio nella rappresentanza dei diversi s.s.d, evitando possibili concentrazioni di potere.
    2. E’ opportuno pubblicare la composizione delle commissioni che hanno gestito i progetti per ogni settore (non dei valutatori dei singoli progetti), come nella precedente prassi PRIN e nei progetti ERC, subito dopo gli esiti finali per salvaguardare il loro lavoro in corso d’opera; la consapevolezza di essere sottoposti a una valutazione pubblica ex-post degli atti senza il privilegio dell’anonimato può rendere i commissari maggiormente consapevoli e motivati ad effettuare valutazioni accurate, trasparenti e rigorose.
    3. Va evitata quanto più possibile la presenza di commissari inattivi scientificamente negli ultimi tre anni.
    4. Per evidenti ragioni di trasparenza, è opportuno che tutto il materiale, compreso le schede Cineca che avrebbero dovuto documentare tutte le incompatibilità (che a noi non sono state fornite, nonostante reiterate richieste), facciano parte integrante della documentazione che si può ottenere attraverso l’accesso agli atti; è necessario rendere più rapidi i meccanismi di accesso agli atti e di verifica nel caso di ricorsi.
    5. Il Miur deve vigilare sulla corretta applicazione dei parametri per i settori bibliometrici previsti dal bando: (i) i membri delle commissioni devono fare un uso rigoroso degli indicatori bibliometrici ed essere consapevoli dei possibili effetti distorsivi che una loro applicazione non attenta può generare; (ii) eventuali modifiche che esulino dalla prassi della valutazione scientifica devono essere motivate e dichiarate prima dell’inizio della valutazione, come accade per i concorsi universitari.
    6. Vista la centralità della valutazione del curriculum, le relative schede devono riportare analiticamente tutti i criteri e parametri utilizzati usando una griglia completa (che renderebbe più
    evidenti le eventuali incongruenze e disparità di trattamento), piuttosto che lasciare alla discrezione della commissione cosa riportare e cosa no (cherry picking). Ci auguriamo che da una situazione negativa, che speriamo non si verifichi mai più, possano derivare azioni concrete per migliorare il processo di valutazione. Cosa che del resto avviene da tempo in altri paesi. E proprio con questo spirito abbiamo affrontato e sostenuto un lungo e faticoso ricorso, nella consapevolezza che molti colleghi più giovani non se lo sarebbero potuto permettere.

    3 Commenti
    add 6 Dicembre 2021 At 17:41
    Non mi sembra il caso di tornare ancora una volta a elencare la dannosità di un finanziamento alla ricerca tutto ormai esclusivamente incentrato su Call. Un tempo i finanziamenti alla ricerca erano ordinari, e quindi uno poteva liberamente usare questi soldi per seguire la propria personale ricerca, liberamente appunto (ma per farlo non bastava essere un passante, no, occorreva aver superato quella cosa che si chiama concorso a cattedra universitaria). Pian piano ai finanziamenti ordinari si affiancarono i finanziamenti su Call, quelli competitivi, quelli su tematiche scelte dalla politica. Bene, fino a quando i due binari di finanziamento correvano paralleli uno aveva ancora libertà di ricerca. Ma poi, ad un certo punto, si decise basta! Basta allo scandalo dei finanziamenti ordinari, quelli a pioggia, corruttogeni! E oggi ci sono solo quelli su committenza della politica, quelli in cui o fai la ricerca che ti chiedono o non fai ricerca. Ecco: con spostamenti progressivi, quasi impercettibilmente si è oggi arrivati a contraddire il principio della libertà di ricerca, principio pur tutelato costituzionalmente.
    Volendo,.. la categoria dei docenti universitari avrebbe tuttavia un grande potere di veto, volendo appunto. Basterebbe che nessuno di noi accettasse la candidatura a revisore. Il sistema si incepperebbe. Il Miur dovrebbe rincorrere distratti e lontani revisori stranieri: non dico che il PRIN non partirebbe, ma la cosa creerebbe fortissimo ritardo, imbarazzo e una notevole ripercussione istituzionale. Ho usato il condizionale perché questo grande potere potrebbe essere esercitato solo se i colleghi docenti universitari si mostrassero coesi e interessati al tema libertà di ricerca, sacrificando ad esso interessi particolari e personali. Finora non è mai avvenuto, ma non averlo mai provato ci ha portato allo stato attuale. E se uno non è contento dello stato attuale dei finanziamenti della ricerca non dovrebbe rimanere inerte (sempre usando verbi al modo condizionale).

    Beniamino Cenci Goga 8 Dicembre 2021 At 11:38 La valutazioni PRIN sono inutili, ammesso che un proponente volesse tenerne conto per migliorarsi. Sono proprio ora in sede di valutazione (consensus meeting) di progetti Horizon Europe e sebbene anche in questo caso la valutazione sia perfettibile, almeno si cerca di dare giudizi coerenti con i punteggi e si affrontano tutte le richieste del bando.

    Francesco Sylos Labini 9 Dicembre 2021 At 09:15 La valutazione dei PRIN è diventata ridicola, ma il problema è sempre lo stesso: la rincorsa della presunta eccellenza. Non si può finanziare solo il top 5% dei progetti. E’ concettualmente sbagliato oltre ad essere uno spreco immane di risorse e una presa in giro per chi li scrive.

      P R E C E D E N T E   

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