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La VOCE ANNO XXVI N°5

gennaio 2022

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segue da pag.42: i padroni dei dati con la scusa della privacy. vista e tale lo rimarrà finché non ci sarà uno sforzo politico e deontologico per emanare un regolamento appropriato per disciplinare la diffusione dei dati in questo ambito, come in altri, per le agenzie finanziate con soldi pubblici. una versione più breve di questo pezzo è stata pubblicata su il fatto quotidiano del 3 dicembre 2021. 3 commenti federico poloni 15 dicembre 2021 at 09:23 non è un po’ off-topic rispetto ai temi del blog questo pezzo però? francesco sylos labini 15 dicembre 2021 at 12:31 il problema della disponiblità dei dati si ritrova in tanti ambiti (basta considerare i dati sociali o economici) ed in genere i motivi di privacy sono sempre alzati come barriera invalicabile. penso sia importante sapere che molto spesso la privacy è solo una scusa. lucio chiappetti 15 dicembre 2021 at 22:18 non lo trovo per niente off-topic, e’ un tema di “politica della ricerca” (ricordando una mailing list pol-ric di qualche decennio fa). credo che i colleghi dell’infn, che hanno messo su l’ottimo sito https://covid19.infn.it/ abbiano dovuto accordarsi con iss, e ricordo anche una discussione tra un collega astronomo e iss a proposito di barre d’errore (che ci sono, anche se non vanno sulla stampa). sul buroconcetto della privacy (anche in altri contesti) stendiamo un pietoso velo. lascia un commento. progetti prin: è possibile premiare l’eccellenza se le valutazioni non sono eccellenti? di giovanni destro bisol maria ludovica gullino -6 dicembre 2021. stanno arrivando i risultati del prin 2020. molti, purtroppo, vedranno deluse le loro attese visto che dal 2017 è stato introdotto un modello che, secondo la logica dell’eccellenza, finanzia un numero molto più limitato di progetti che in
passato. ma sono “eccellenti” anche le procedure di valutazione, oppure sono rimaste ancorate a vecchi metodi non propriamente trasparenti? il nostro ricorso al tar per il prin 2017 (settore erc ls8, linea a) contro l’esclusione dalla fase di valutazione del progetto sulla base della comparazione del curriculum scientifico è stato accettato ( sentenza 1; sentenza 2) ed è diventato inappellabile (dopo più di 30 mesi dalla presentazione delle domande). ci permettiamo quindi di condividere con i lettori di roars una sintesi dei principali punti da noi sollevati (i dettagli sono forniti in una descrizione analitica a parte). la composizione della commissione (che abbiamo potuto conoscere solo attraverso accesso agli atti) è squilibrata; l’area scientifica che viene maggiormente premiata (4 progetti finanziati su 14 totali) a dispetto delle sue piccole dimensioni è rappresentata da due membri che peraltro hanno operato nella stessa struttura e hanno lavori in comune. inoltre, due dei cinque commissari erano in quiescenza, uno da più di cinque anni. abbiamo identificato incompatibilità non dichiarate e/o di cui non ci è stata fornita attestazione tra pi (principal investigator) e commissari (vedi descrizione analitica); tra i primi vi sono alcuni che maggiormente sembrano aver beneficiato di valutazioni generose rispetto ai loro valori bibliometrici ( descrizione analitica). la nostra segnalazione nel ricorso ha portato il miur a escludere un progetto dal decreto di finanziamento. la commissione non spiega nei verbali originali gli effettivi parametri in base ai quali ha valutato i curricula dei pi, ma poi, chiamata a rispondere ai ricorrenti, non solo dimostra di non avere tenuto conto di esplicite indicazioni del bando circa le differenze citazionali tra s.s.d., ma opera decisioni in contraddizione persino con i criteri che essa stessa dichiara a posteriori ( vedi allegato). sempre in relazione agli aspetti bibliometrici, sembra che gli stessi lavori siano stati contati più volte: non vi è traccia nei verbali del fatto che cinque pi (tre dei quali appartenenti all’area scientifica sopra menzionata), cui sono stati attribuiti punteggi molto alti per il curriculum scientifico, hanno percentuali di lavori condivisi che arrivano tra il 56% e l’85% (mediana 75%) sia tra i 20 lavori riportati nella domanda, che nella produzione scientifica generale (con un effetto rilevante sull’h-index) (vedi descrizione analitica). oltre a questo (vedi descrizione analitica), la commissione: non considera titoli espressamente indicati nel bando, fornendo solo a posteriori una giustificazione “ad personam”; valuta maggiormente come “finanziamenti e riconoscimenti” i titoli in ambito nazionale rispetto a quelli acquisiti in grandi progetti competitivi a livello internazionale; attribuisce punteggio pieno a un proponente che dichiara tra i progetti in cui ha avuto il ruolo di pi (11 in totale) ne dichiara tre in cui tale ruolo è stato svolto da un membro della ..segue
Segue da Pag.42: I Padroni dei dati con la scusa della privacy

vista e tale lo rimarrà finché non ci sarà uno sforzo politico e deontologico per emanare un regolamento appropriato per disciplinare la diffusione dei dati in questo ambito, come in altri, per le agenzie finanziate con soldi pubblici.

Una versione più breve di questo pezzo è stata pubblicata su Il Fatto Quotidiano del 3 dicembre 2021

3 Commenti Federico Poloni 15 Dicembre 2021 At 09:23 Non è un po’ off-topic rispetto ai temi del blog questo pezzo però?

Francesco Sylos Labini 15 Dicembre 2021 At 12:31 Il problema della disponiblità dei dati si ritrova in tanti ambiti (basta considerare i dati sociali o economici) ed in genere i motivi di privacy sono sempre alzati come barriera invalicabile. Penso sia importante sapere che molto spesso la privacy è solo una scusa.

Lucio Chiappetti 15 Dicembre 2021 At 22:18 Non lo trovo per niente off-topic, e’ un tema di “politica della ricerca” (ricordando una mailing list POL-RIC di qualche decennio fa). Credo che i colleghi dell’INFN, che hanno messo su l’ottimo sito https://covid19.infn.it/ abbiano dovuto accordarsi con ISS, e ricordo anche una discussione tra un collega astronomo e ISS a proposito di barre d’errore (che ci sono, anche se non vanno sulla stampa). Sul buroconcetto della privacy (anche in altri contesti) stendiamo un pietoso velo.

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Progetti Prin: è possibile premiare l’eccellenza se le valutazioni non sono eccellenti?



Di Giovanni Destro Bisol Maria Ludovica Gullino -6 Dicembre 2021

Stanno arrivando i risultati del PRIN 2020. Molti, purtroppo, vedranno deluse le loro attese visto che dal 2017 è stato introdotto un modello che, secondo la logica dell’eccellenza, finanzia un numero molto più limitato di progetti che in
passato. Ma sono “eccellenti” anche le procedure di valutazione, oppure sono rimaste ancorate a vecchi metodi non propriamente trasparenti?

Il nostro ricorso al TAR per il PRIN 2017 (settore ERC LS8, linea A) contro l’esclusione dalla fase di valutazione del progetto sulla base della comparazione del curriculum scientifico è stato accettato ( sentenza 1; sentenza 2) ed è diventato inappellabile (dopo più di 30 mesi dalla presentazione delle domande). Ci permettiamo quindi di condividere con i lettori di ROARS una sintesi dei principali punti da noi sollevati (i dettagli sono forniti in una descrizione analitica a parte).

  1. La composizione della commissione (che abbiamo potuto conoscere solo attraverso accesso agli atti) è squilibrata; l’area scientifica che viene maggiormente premiata (4 progetti finanziati su 14 totali) a dispetto delle sue piccole dimensioni è rappresentata da due membri che peraltro hanno operato nella stessa struttura e hanno lavori in comune. Inoltre, due dei cinque commissari erano in quiescenza, uno da più di cinque anni.
  2. Abbiamo identificato incompatibilità non dichiarate e/o di cui non ci è stata fornita attestazione tra PI (principal investigator) e commissari (vedi descrizione analitica); tra i primi vi sono alcuni che maggiormente sembrano aver beneficiato di valutazioni generose rispetto ai loro valori bibliometrici ( descrizione analitica). La nostra segnalazione nel ricorso ha portato il Miur a escludere un progetto dal decreto di finanziamento.
  3. La commissione non spiega nei verbali originali gli effettivi parametri in base ai quali ha valutato i curricula dei PI, ma poi, chiamata a rispondere ai ricorrenti, non solo dimostra di non avere tenuto conto di esplicite indicazioni del bando circa le differenze citazionali tra s.s.d., ma opera decisioni in contraddizione persino con i criteri che essa stessa dichiara a posteriori ( vedi allegato). Sempre in relazione agli aspetti bibliometrici, sembra che gli stessi lavori siano stati contati più volte: non vi è traccia nei verbali del fatto che cinque PI (tre dei quali appartenenti all’area scientifica sopra menzionata), cui sono stati attribuiti punteggi molto alti per il curriculum scientifico, hanno percentuali di lavori condivisi che arrivano tra il 56% e l’85% (mediana 75%) sia tra i 20 lavori riportati nella domanda, che nella produzione scientifica generale (con un effetto rilevante sull’H-index) (vedi descrizione analitica).
  4. Oltre a questo (vedi descrizione analitica), la commissione:
  • non considera titoli espressamente indicati nel bando, fornendo solo a posteriori una giustificazione “ad personam”;
  • valuta maggiormente come “finanziamenti e riconoscimenti” i titoli in ambito nazionale rispetto a quelli acquisiti in grandi progetti competitivi a livello internazionale;
  • attribuisce punteggio pieno a un proponente che dichiara tra i progetti in cui ha avuto il ruolo di PI (11 in totale) ne dichiara tre in cui tale ruolo è stato svolto da un membro della
    ..segue ./.

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