nel 73° anniversario della fondazione della rpdk.
il 12 settembre 2021 ricorre il 73° anniversario della proclamazione della repubblica popolare
democratica della corea. vogliamo ricordare per sommi capi la storia di questo paese fiero della
propria indipendenza e dove si costruisce una società socialista basata sulla dottrina del juché, che
tiene conto del pensiero dei grandi rivoluzionari come marx, engels, lenin, ma adattandolo alle
condizioni locali ed al pensiero del fondatore stesso della repubblica, “l’eterno presidente”, kim il
sung. vogliamo anche esporre ciò che l’esperienza socialista coreana ci insegna e cosa ci colpisce
di più in questa originale esperienza.
la corea, dopo un lungo periodo in cui aveva subito alternativamente l’influenza della cina e del
giappone, cadde poi per più di 30 anni sotto lo spietato dominio giapponese, a partire dal 1910. i
colonialisti e fascisti giapponesi imposero condizioni durissime al paese cercando di ridurlo ad una
semplice appendice priva di diritti. basta pensare che l’istruzione nelle scuole era impartita in
giapponese e che si tentò in ogni modo di cancellare l’identità culturale e la stessa lingua coreana.
lo sfruttamento dei lavoratori, ed anche lo sfruttamento sessuale delle donne coreane, era feroce.
già prima della seconda guerra mondiale fu creato un movimento di resistenza coreano guidato da
kim il sung in coordinamento anche con altri movimenti di resistenza, come quello cinese. negli
anni della guerra kim il sung, insieme ai combattenti della resistenza coreana, condusse la
guerriglia armata antigiapponese dai monti della corea settentrionale. purtroppo, dopo la sconfitta
dell’imperialismo nipponico, la corea, in seguito ad accordi tra le grandi potenze, fu divisa
“provvisoriamente” in due tronconi: quello settentrionale sotto il controllo dell’armata rossa
sovietica; quello meridionale sotto il controllo dell’esercito statunitense. dopo l’inizio della guerra
fredda, i politici al servizio degli usa dichiararono la parte meridionale repubblica indipendente
sotto protezione statunitense. il 12 settembre 1948 kim il sung, dopo il ritiro delle truppe
sovietiche, dichiarò che la parte settentrionale della corea si costituiva come repubblica popolare
democratica di corea (rpdk), senza però rinunciare al sogno di riunificare tutto il paese. negli
anni seguenti andò al potere nel sud un estremista di destra, sygman rhee, che iniziò una politica di
minacce e provocazioni contro la rpdk e di repressione contro i movimenti democratici interni.
nel 1950 si giunse alla guerra aperta tra le due coree: l’esercitò della rpdk, più motivato e
organizzato ebbe rapidamente la meglio e costrinse l’esercito meridionale appoggiato dagli usa
nella piccola enclave di pusan. l’intervento massiccio dell’esercito usa, ed i massicci
bombardamenti sul nord che devastarono il paese, provocarono una momentanea ritirata
dell’esercito del nord che fu in gran parte occupato dalle truppe americane. la controffensiva
dell’esercito della rpdk, appoggiato dai volontari cinesi, riportò alla fine il fronte fino al 38°
parallelo, dove la situazione si stabilizzò. nel 1953 fu raggiunta una tregua, ma gli usa non hanno
mai voluto firmare un trattato di pace con la rpdk; non l’hanno mai riconosciuta ed hanno
continuato ad occupare il sud ed a minacciare l’indipendenza del nord. sotto la direzione di kim il
sung, e poi dei suoi successori kim jong il e kim jong un la rpdk è riuscita a fare fronte ai
danni di guerra, e ad attuare una politica di industrializzazione, razionalizzazione dell’agricoltura, e
sviluppo tecnologico che ha permesso di creare anche un settore nucleare avanzato e di dotarsi di
armi nucleari di dissuasione nei confronti delle minacce esterne.
quello che colpisce nell’esaminare l’esperienza della rpdk, tanto denigrata dai media occidentali,
è la capacità di questo paese (molto più piccolo dell’italia) di mantenere la sua piena indipendenza
sia nei confronti delle potenze ostili, ma anche nei confronti di potenze relativamente amiche, come
cina e russia, il paese è stato in grado di svilupparsi autonomamente ricorrendo all’ideologia
ideata da kim il sung e dal gruppo dirigente che integra le teorie socialiste, marxiste e leniniste
con idee inerenti alla particolare identità coreana e ad una concezione umanistica. di questa
ideologia, il juché, si parlerà ampiamente in prossimi interventi del g.a.ma.di. in definitiva, solo
le rivoluzioni sostenute dal popolo locale, non imposte dall’esterno, e dotate di propri principi
originali possono essere solide e sostenersi autonomamente nel tempo.
21 agosto 2021, vincenzo brandi.
in occasione dell'anniversario della fondazione della rpdc (9 settembre 1948-2021) è importante
innanzitutto congratularsi con il popolo coreano per avere difeso caparbiamente ed incessantemente
in tutti questi anni l'indipendenza e il socialismo, vale a dire i grandi tesori conquistati con la lotta
contro gli imperialisti giapponesi e statunitensi. sotto la guida di coraggiosi e saggi leader, il popolo
coreano è riuscito a conservare e rafforzare ciò che altri popoli invece hanno perso o non hanno mai
avuto.
la rivoluzione coreana ebbe un carattere specifico, antimperialista ed antifeudale insieme, e
culminò con la liberazione della metà settentrionale del paese da tutte le truppe di occupazione
straniere e con la confisca, senza compenso, dei beni dei possidenti stranieri, soprattutto giapponesi,
e di quelli della più scarsa borghesia compradora locale. da allora, la rpd di corea è un paese
socialista, ma è anche qualcosa d'altro. nel seguito di questo intervento proveremo ad accennare ad
alcuni dei tratti peculiari ed unici del socialismo coreano.
il partito e lo stato nello specifico contesto.
del partito egemone in nord corea, a lungo guidato dal leader storico kim il sung e tuttora
ispirato alle ideologie juche e songun, si può notare innanzitutto il nome: partito del lavoro. esso
nacque nel 1945 dalla confluenza del cosiddetto partito neo-democratico nel preesistente partito
comunista. nel simbolo del partito del lavoro, oltre alla falce ed al martello è rappresentata la
penna, a simboleggiare l'alleanza tra le forze di operai, contadini ed intellettuali.
il partito opera in una condizione geopolitica molto particolare: tra i suoi obiettivi, necessariamente,
al primo posto viene quello della riunificazione della patria.
nel parlamento della rpdc sono rappresentati anche altri partiti, meno importanti
(socialdemocratici, religiosi...).
la rpdc non appartenne mai al patto di varsavia. viceversa, già nel 1965, con una famosa visita di
kim il sung in indonesia, essa si legò al movimento dei non allineati, cui aderì formalmente in
occasione del vertice di lima (25 agosto 1975).
in effetti la rpdc, sin dalla sua nascita, ha sempre appoggiato tutte le lotte di liberazione
anticoloniali, a partire da quella algerina. tali lotte erano invece spesso osteggiate dai revisionisti
che vi intravvedevano un potenziale pericolo per la stabilità del sistema "dei blocchi".
peculiarità della ideologia del socialismo coreano.
i compagni coreani spiegano: lo juche non può essere assimilato al materialismo dialettico, poiché
si tratta di una filosofia originale coreana (1); allo stesso modo, il songun è una originale strategia
politica adottata nella dura fase seguita al crollo di tanti paesi socialisti. sia lo juche che il songun
hanno motivazioni fortemente morali e di difesa della sovranità nazionale e della
autodeterminazione.
per usare una analogia con il pensiero occidentale, potremmo forse dire che la ideologia della corea
socialista è un umanesimo. umanesimo vuol dire che la nuova corea si è sbarazzata delle vecchie
superstizioni e dei vecchi modi di pensare legati alle strutture feudali oggi sconfitte, ed all'interno
del suo processo rivoluzionario e della sua emancipazione ha sviluppato una visione del mondo del
tutto nuova, una vera e propria "rivoluzione copernicana". in questa nuova visione del mondo,
lontana da qualsiasi fatalismo buddista, è il soggetto cosciente a modificare il reale, a creare se
stesso ed i suoi rapporti fondamentali. esso è padrone di se stesso e del suo destino. non ci sono
tiranni stranieri ne' bonzi a dettare le regole, ma solo il soggetto emancipato, uomo o donna della
corea; e non singolarmente, bensì tutti insieme - perché l'essere umano è un animale sociale e
quindi la sua libertà ha senso solo declinata collettivamente. i coreani non dicono mai "io", bensì
sempre e soltanto "noi". e le strutture che organizzano e sintetizzano questa volontà collettiva sono
il soggetto con la "s" maiuscola: la classe, il partito, lo stato, l'esercito, ed infine il leader, come
sintesi della volontà e della creatività collettiva.
possiamo usare ancora un'altra analogia: lo juche è una filosofia rivoluzionaria che spazza via
l'epoca antica e tutti i suoi retaggi, come in europa ha fatto l'illuminismo, ed il songun è una
modalità di edificazione del nuovo stato, un po' come fece napoleone dopo la rivoluzione francese
(che si basava, per l'appunto, sull'illuminismo). e così, come nel periodo napoleonico si costruivano
templi consacrati alla dea ragione e nei quadri si rappresentavano in forma figurativa, alla maniera
neoclassica, i grandi ideali, quali la libertà o il popolo (la marianna dei francesi, e così via), in
corea sono stati edificati solenni monumenti all'idea juche, e mausolei per i grandi personaggi che
hanno incarnato e tuttora incarnano questa epopea di emancipazione collettiva.
etica del socialismo coreano.
solenne, nella corea dello juche, è persino il modo di apparire del singolo cittadino: forma fisica,
eleganza, sviluppo di tutte le facoltà dell'individuo sono priorità derivanti proprio dalla concezione
"umanistica" juche. a pyongyang tutti mostrano grande decoro: l'uso di giacca e cravatta, la
bellezza femminile e maschile, sono di prammatica.
d'altronde, alle attività sportive è stato sempre assegnato un ruolo molto importante in tutti i paesi
socialisti, per il loro valore formativo per i singoli sotto il profilo psico-fisico. a pyongyang si
notano perciò vaste aree occupate da palestre e stadi per ogni tipo di disciplina sportiva, oltrechè un
gran numero di teatri, sale da concerto o persino piste da circo. il tutto edificato in stile
monumentale-celebrativo, con l'utilizzo di materiali pregiati quali opale, alabastro e marmi di tanti
tipi diversi, dei quali il sottosuolo del paese è ricco.
dicevamo prima anche del forte senso morale della ideologia coreana. in corea si ha l'impressione
della totale assenza di qualsivoglia logica o attitudine di mercato, di profitto, di corruzione. un
senso così forte della moralità non potrebbe in nessun modo conciliarsi con una economia di
mercato: interesse privato e logica del profitto, che tiranneggiano nella nostra putrefatta realtà
occidentale, sono assolutamente estranei al panorama nordcoreano. a colpire noi occidentali - e
soprattutto noi italiani, così poco avvezzi a considerare l'interesse collettivo o a rispettare le
strutture istituzionali - è la coralità assoluta tra dirigenti, popolo, e grandi leader. nella rpdc lo
stato è una "immensa famiglia", secondo una visione tanto lontana dalla nostra mentalità e che va
anche ben oltre le concezioni di stato "etico" che abbiamo conosciuto in occidente.
ha scritto kim jong il:
<< nella società capitalista, in cui la dignità dell'uomo si trasforma in valore di
scambio e si valuta col denaro e le ricchezze, non si può parlare dell'affetto e della
fiducia fra le masse popolari (...) è indispensabile poter contare su un dirigente
politico che ami il popolo, illimitatamente (...) perché la politica socialista è nella sua
essenza quella della virtù. (...) se molti partiti hanno perso l'appoggio e la fiducia (...)
è stato proprio perché al posto di preoccuparsi, con responsabilità e con sincerità, col
sentimento di una madre (sic) del destino del popolo, sono degenerati in organizzazioni
burocratiche che ostentavano e abusavano della loro autorità. (...) i rivoluzionari
entrano nel partito della classe operaia non per perseguire interessi personali,
notorietà ed autorità, ma per servire meglio il popolo. il vero comunista è (...) colui che
si incarica volontariamente del lavoro difficile e cede il successo ad altri. (...) per
preparare i militanti in questo modo è necessario intensificare fra loro l'educazione
ideologica per orientarli a servire con abnegazione il popolo (...) e sprigionare fra loro
una lotta energica contro l'abuso di autorità, contro il burocratismo e le pratiche
illecite e decadenti. (...) se nella società non si sviluppa la lotta contro l'abuso di
autorità, contro il burocratismo e gli atti illeciti e depravati, è possibile che quadri mal
preparati si corrompano sul piano ideologico e, separandosi dal popolo, si trasformino
in una cappa privilegiata.
(...) se il partito al potere socialista permette ai quadri di commettere questi abusi,
significa che ha deciso di scavare la sua fossa.
(...) tutta la società forma una grande e armoniosa famiglia (...) tutto il popolo innalza
e rispetta il leader come fosse il proprio padre, segue il partito che ha amore materno,
e il leader, il partito e le masse (...) dividono lo stesso destino. (...) tutti i componenti
della nuova generazione crescono a spese dello stato. il nostro partito e lo stato li
curano con la massima attenzione ed affetto. (...) nel caso si tratti di un uomo che ha
commesso un errore, (il nostro partito) non lo abbandonerà ma lo educherà, lo
trasformerà e lo condurrà per la via corretta perché questi faccia brillare fino alla fine
la sua vita socio-politica... >> (2)
il sentimento forte del "protagonismo delle masse" trova la sua prima espressione nella idea juche,
e poi esplode nel movimento "chollima", che caratterizzò la fase della ricostruzione (metà degli
anni cinquanta) e fu rivolto a contrastare il pessimismo ed a facilitare l'aumento della produzione e
la rinascita del paese sopravvissuto alla barbarie statunitense. esso è culminato nella ideologia
songun, sviluppata da kim jong il nella metà degli anni novanta, quando di nuovo il paese, dopo la
morte del grande kim il sung (1994) e mentre tutt'attorno crollano sistemi politici ed ideali
socialisti, è preda di una preoccupante crisi economica.
oltre il materialismo storico.
la elaborazione e la lotta ideologica nella rpdc non si è mai spenta, tantomeno dopo
l'ottantanove. tuttora si deve lottare contro le tendenze settarie, contro quelle dogmatiche, contro
l'idolatria; ed i compagni coreani non ne fanno mistero. la problematica ideologica d'altronde va
inquadrata nella discussione tra marxisti-leninisti in atto nel mondo intero e nei tentativi di superare
le difficoltà ed i limiti ideologici che hanno portato al crollo di molte esperienze socialiste alla fine
del xx secolo. kim jong il ha fatto notare come
<< il socialismo ha trionfato in paesi relativamente arretrati prima che in quelli a
capitalismo sviluppato. le esperienze della nostra rivoluzione, che è avanzata sotto la
bandiera dello juche, forniscono prove inconfutabili che se si rafforza il soggetto della
rivoluzione e se si innalza il suo ruolo, non solo è possibile sfruttare con successo le
condizioni oggettive date, ma anche trasformarle da sfavorevoli a favorevoli (...) i limiti
della teoria precedente fondata sul concetto materialista della storia si sono messe in
rilievo... >> (3).
i quadri politici del partito del lavoro ci hanno spiegato, nel corso di un nostro viaggio nella rpdc
nel 2005, che non si poteva affrontare la fase determinata dal crollo del patto di varsavia e di molti
paesi socialisti facendo appello esclusivamente alla classe operaia, poiché quest'ultima nell'età
contemporanea è tendenzialmente disgregata, intellettualizzata e dunque contaminata da
comportamenti borghesi. unica forza rivoluzionaria organizzata ed "ordinatrice" in grado di
svolgere un ruolo politico e sociale è apparso essere l'esercito popolare, che dunque è stato messo
"davanti a tutto".
importanza attribuita a formazione, scienza e tecnologia
diversamente da paesi in decadenza, come l'italia, e analogamente ad altri paesi socialisti che
resistono, come cuba, la corea del nord investe moltissimo nella istruzione e nella ricerca
scientifico-tecnologica. i comunisti coreani nel 1945-1948 avevano in mano un paese dove
l'analfabetismo dilagava: oggi questo stesso paese vanta una scolarizzazione altissima, e si usano le
tecnologie e gli strumenti informatici più avanzati. la formazione avviene a livello universitario e
nelle scuole "d'eccellenza". istruzione e formazione sono rigorosamente gratuite ed il sistema è
basato su criteri rigorosamente meritocratici. il valore dell'istruzione pubblica è esemplificato
persino nel simbolo del partito-guida, di cui abbiamo detto all'inizio.
questo sistema ha prodotto quegli scienziati che sono stati in grado di lanciare, già nel 1998 con un
proprio razzo vettore, un satellite artificiale che è rimasto in orbita per due anni, lasciando senza
parole i commentatori e gli strateghi di paesi come gli stati uniti - dove a fronte di una potenza
militare micidiale e sovrabbondante l'ignoranza dilaga, fino all'analfabetismo di ritorno per grandi
masse di popolazione.
andrea martocchia.
note.
(1) questa interpretazione è stata rafforzata soprattutto a partire
dall'inizio degli anni novanta. si legga ad esempio: kim jong il,
"per avere un corretto punto di vista e comprensione della filosofia
juche", discorso ai quadri anziani del comitato centrale del partito
del lavoro di corea, 25 ottobre 1990. opuscolo stampato dal comitato
italiano juche roma, sezione di firenze (aprile 2002).
(2) da: kim jong il, "il socialismo è scienza", testo recentemente
rieditato a cura del g.a.ma.di.
(3) ibidem.
per i 73 anni della repubblica popolare democratica di corea
jean-claude martini
direttore del centro studi sul juche – toscana
tra pochi giorni, il 9 settembre, cadrà il 73° anniversario della fondazione della repubblica
popolare democratica di corea.
la fondazione della rpd di corea è stata uno dei tanti brillanti frutti della saggia direzione del
presidente kim il sung, grande leader del popolo coreano e dei popoli rivoluzionari del mondo
che aspirano all'indipendenza. la nascita della nuova corea ha coronato di vittorie e di gloria
l'ampio ventennio di durissima lotta armata contro l'imperialismo giapponese che aveva minacciato
di annientare la corea e di cancellare persino la sua cultura e la sua lingua dalla storia dell'umanità.
grazie all'eminente guida del presidente kim il sung e alle sue idee rivoluzionarie del juche, il
popolo coreano ha potuto dotarsi per la prima volta nella sua storia pentamillenaria di un esercito
rivoluzionario (1932) e di un esercito regolare in grado di difendere con affidabilità i destini della
patria e la sicurezza del popolo (1948). nessun popolo e nessun condottiero al mondo è riuscito a
sconfiggere due potenti imperialismi nell'arco di una sola generazione, costruendo da zero un paese
dal volto completamente nuovo sulle rovine di una guerra devastatrice come la guerra di
liberazione della patria (1950-53), nonostante le malevoli previsioni degli imperialisti i quali
ritenevano che il popolo coreano non avrebbe saputo risollevarsi dalle rovine neanche dopo
cent'anni.
la corea socialista è stata il primo paese in asia a completare la trasformazione socialista (1956) e
ad oggi è l'unico paese del mondo in cui sono completamente scomparse le tasse (1974), liberando
il suo popolo da un fardello che attanaglia le masse popolari del mondo capitalista e non ha trovato
soluzione definitiva neanche negli altri paesi socialisti.
la corea popolare è divenuta negli anni una superpotenza in grado di tener testa all'imperialismo
americano, che si vanta di essere “l'unica superpotenza al mondo”, senza arretrare di un millimetro
di fronte alle sue provocazioni e alle sue patetiche dimostrazioni di forza che ormai non spaventano
più nessuno al mondo. ciò è stato possibile grazie alla direzione rivoluzionaria basata sul songun
del presidente kim jong il, che ha dedicato tutto se stesso al benessere della nazione e al
rafforzamento delle capacità difensive della rpdc, portandola nel novero delle potenze nucleari e
conquistandole una meritata stima e uno sconfinato amore da parte dei comunisti e dei progressisti
di tutto il mondo, per aver difeso il socialismo senza far compromessi su alcuno dei principi
rivoluzionari, quando questi si trovava in crisi e in ritirata quasi ovunque a causa delle
macchinazioni degli imperialisti e dei rinnegati revisionisti. il presidente kim jong il ha
guidato il popolo coreano a uscire vittorioso e ancor più unito dall'ardua marcia e dalla marcia
forzata, tra difficoltà, minacce e provocazioni belliche in una situazione in cui altri sarebbero caduti
cento volte.
oggi la corea del juche brilla con ancor più fulgore grazie all'unità unanime del suo partito, del suo
popolo e del suo dirigente supremo, sotto la guida dello stimato compagno kim jong un che ha
consolidato le posizioni interne e internazionali del paese e ha fatto compiere nuovi, storici passi
sulla via della costruzione di un potente e prospero paese socialista.
la vittoria completa del socialismo è un traguardo che sta tornando in vista, e la parola stessa del
comunismo torna a farsi sentire sempre più frequentemente nei discorsi pubblici dei dirigenti del
partito del lavoro di corea. questo, insieme al fatto che la corea socialista è uno dei pochissimi
paesi al mondo a esser sempre rimasto a zero contagi covid senza ricorrere alla macelleria
economica, sociale e fascista dei paesi capitalisti, contribuisce a dimostrare con ancor più evidenza
la superiorità e i vantaggi del socialismo. e la corea di kim jong un è ancora una volta
all'avanguardia di questa marcia trionfal
note storiche sull’anniversario della
fondazione della repubblica popolare
democratica di corea il 9 settembre 1948
nei paesi imperialisti occidentali, in particolare in italia, pochi conoscono la storia
millenaria della corea e del suo popolo.
in occasione dell’anniversario, che cade il 9 settembre, è utile ripercorrere
sinteticamente quelle vicende della storia contemporanea che hanno portato
alla fondazione della repubblica popolare democratica di corea.
la storia contemporanea del popolo coreano è caratterizzata dalla costante e
vigorosa lotta per l’indipendenza del paese e la causa del socialismo; nella
prima metà del xx secolo si è tradotta principalmente nella lotta contro
l’imperialismo e il colonialismo giapponese.
giova ricordare il contesto economico e sociale della corea di quel periodo.
rispetto ad altri paesi, il sistema feudale, si protrasse più a lungo: a cavallo tra
il xix e il xx secolo, dopo un periodo di estensione del commercio interno, di
accumulazione di capitale commerciale e di inizio dello sviluppo dell’industria
mineraria e metallurgica, nacquero diverse imprese capitalistiche, soprattutto
nei settori tessili e della lavorazione della carta, e furono istituite le prime
banche di una certa rilevanza, tra le quali la banca di corea; nel contempo si
sviluppò anche l’agricoltura e il commercio delle derrate alimentari. tuttavia
questo sviluppo fu fortemente ostacolato sia dai governanti legati al sistema
feudale che avevano perciò tutto l’interesse a opporsi allo sviluppo del
nascente capitalismo in corea che dall’imperialismo giapponese che occupò la
penisola applicando una politica colonialista di saccheggio delle risorse.
tra il 1905 e 1910, a seguito della guerra russo-giapponese, il giappone,
vincitore, impone il suo protettorato sulla corea con l’appoggio di gran
bretagna e stati uniti e procede alla colonizzazione della penisola allo scopo di
creare un cuscinetto contro la russia e una testa di ponte verso la cina per
assicurarsi nuove materie prime e manodopera a basso costo: “…
l’imperialismo giapponese ha fatto della nostra patria la fonte delle sue materie
prime, la base del suo approvvigionamento in mano d’opera e un mercato per
la vendita delle sue merci e l’ha trasformata in una base militare per le sue
aggressioni sul continente”. (kim il sung).
l’espansionismo del giappone era, infatti, basato su una strategia che
prevedeva 3 zone concentriche di dominazione: il primo cerchio comprendeva
taiwan, parte meridionale di sakhalin, arcipelago delle curili, guandong e
corea; il secondo cerchio comprendeva la cina, mentre il terzo l’intero sud-est
asiatico.
il dominio giapponese, quindi, a differenza di quanto avvenuto spesso nelle
colonie dei paesi imperialisti occidentali, non crea un nuovo stato unificando
diverse entità statuali etniche, bensì stabilisce il proprio dominio su uno stato
preesistente, indipendente da numerosi secoli e caratterizzato da una società
omogenea in termini etnici, culturali e linguistici; proprio per questo non si è
1
limitato allo sfruttamento economico e sociale ma ha soffocato ogni
espressione di cultura nazionale coreana.
all’inizio del secondo decennio del ’900, la corea viene sostanzialmente
annessa al giappone; l’industria nazionale coreana viene sistematicamente
ostacolata (viene costretta a produrre solo materie prime e semilavorati per
l’industria giapponese) per favorire la penetrazione del capitale monopolistico
giapponese che alla fine degli anni ’20 raggiunge il 90% degli investimenti
complessivi nel settore industriale; di pari passo si sviluppa il proletariato
industriale. nel contempo viene avviata una politica di deforestazione
massiccia per aumentare le superfici coltivabili e sancita l’apertura delle acque
coreane allo sfruttamento dei pescatori giapponesi a scapito dei pescatori
locali.
mentre i capitalisti coreani, costituiti da piccoli e medi imprenditori erano
ostacolati dall’imperialismo giapponese, la piccola borghesia urbana vedeva
peggiorare costantemente le proprie condizioni di vita; nelle campagne, dove
persisteva il sistema feudale attraverso la mezzadria, fu promossa la
colonizzazione delle terre da parte dei giapponesi per trasformarli in proprietari
terrieri: alla fine degli anni ’20, oltre l’80% dei grandi proprietari terrieri erano
giapponesi. i mezzadri erano costretti a cedere ai proprietari terrieri tra il 50 e
il 90% del loro raccolto a titolo di affitto della terra mentre la massa dei
contadini versava in condizioni di tale miseria che molti di essi furono costretti
a offrirsi come braccianti, a cercare lavoro in città oppure a emigrare.
gli operai coreani subivano uno sfruttamento estremo: costretti a lavorare in
media 12 ore al giorno, che spesso diventavano 14 o 16 ore, percepivano un
salario da fame che rappresentava la metà, ma in alcuni casi anche un terzo, di
quello previsto per gli operai giapponesi; un trattamento ancora peggiore era
riservato al lavoro femminile e minorile. chi si infortunava, o non era più atto al
lavoro, era immediatamente licenziato senza alcuna indennità. lo sfruttamento
economico si aggiungeva ai maltrattamenti e alle umiliazioni. molti subirono la
deportazione in manciuria (regione della cina dove esiste una forte presenza
secolare di coreani) e in giappone per essere impiegati soprattutto nelle
miniere, in condizioni di sfruttamento bestiale, tale da essere definiti “gli
schiavi coloniali”. i lavoratori coreani subivano una doppia oppressione: di
classe e di dominio straniero.
è in questo quadro, che vedeva la quasi totalità degli strati sociali – con
l’eccezione di pochi grandi capitalisti e proprietari terrieri – subire
pesantemente il giogo dell’imperialismo giapponese, che è nata e si è
sviluppata la lotta antimperialista del popolo coreano per la liberazione
nazionale.
inizialmente, il movimento di liberazione fu egemonizzato da ideologie
nazionaliste che, per il loro carattere oggettivamente antifeudale e
antimperialista, riuscì a conquistarsi una forte influenza sulle masse popolari. il
1 marzo 1919 i dirigenti nazionalisti pubblicarono il manifesto dell’indipendenza
che dette inizio a una sollevazione che il popolo coreano portò avanti per 10
mesi, con manifestazioni e rivolte diffuse attraverso tutto il paese. pervasi da
una ideologia essenzialmente borghese, inclini a prefigurare l’intervento delle
grandi potenze per ottenere l’indipendenza ma divisi al loro interno, i
2
nazionalisti non furono in grado di dare una direzione unitaria alla sollevazione,
in gran parte spontanea, che fu così progressivamente e barbaramente
schiacciata nel sangue dagli occupanti giapponesi.
a seguito di questi fatti, il movimento nazionalista cominciò a declinare.
alcuni dei suoi dirigenti, emigrarono a shanghai in cina, e proclamarono il
governo provvisorio della repubblica di corea che tuttavia restò confinato
nell’ambito degli emigrati, sostanzialmente isolato dalle masse popolari
coreane e senza possibilità di influire efficacemente nella lotta antigiapponese.
presidente del governo provvisorio fu nominato syngman rhee, futuro
presidente fantoccio della corea del sud al servizio degli stati uniti.
i gruppi armati organizzati dai nazionalisti, passati sotto il nome di esercito di
indipendenza, che pure riuscirono a infliggere numerose perdite ai militari
giapponesi, si unirono e divisero a più riprese per poi spaccarsi in tre
formazioni, due delle quali, col tempo, si dissolsero, mentre la terza confluì, in
seguito, nell’esercito popolare rivoluzionario della corea guidato da kim il
sung.
se le vicende della sollevazione del 1 marzo mostrarono chiaramente, da una
parte la combattività del popolo coreano e la sua volontà di non sottomettersi
all’imperialismo giapponese, dall’altra evidenziarono i limiti della direzione
borghese incentrata esclusivamente sul nazionalismo.
con il suo declino, il movimento nazionalista perse il suo ruolo di forza
egemone nella lotta di liberazione contro il giappone rimanendo relegato in
una funzione secondaria; nel frattempo si sviluppò fortemente un movimento
comunista legato alla classe operaia: “la sollevazione ha segnato la fine
dell’epoca del movimento nazionalista borghese e una nuova fase della lotta di
liberazione nazionale condotta dal popolo coreano, in primo luogo dalla classe
operaia, sotto la bandiera del marxismo-leninismo”. (kim il sung).
la rivoluzione d’ottobre in russia ebbe grande influenza sulle masse operaie
di tutto il mondo e sulle masse popolari dei paesi oppressi, contribuendo
ovunque a elevare la coscienza contro il capitalismo.
ebbe un grande impatto anche sulle avanguardie coreane che si battevano per
l’indipendenza dall’imperialismo giapponese, avvicinandole alle idee
comuniste.
fin dal 1918 gruppi di esiliati coreani in siberia presero contatto con i
bolscevichi e parteciparono alla guerra civile russa contro i bianchi e i
giapponesi; i comunisti coreani vennero inquadrati nel partito bolscevico; nello
stesso anno ci fu un primo tentativo di fondazione del partito da parte di yi
tong hwi, sottufficiale dell’esercito coreano, con la creazione del partito
socialista trasformato nel 1921 nel partito comunista di koryo, che tuttavia
ebbe breve vita.
nel decennio tra il 1920 e il 1930 si organizzarono in diverse zone del paese,
soprattutto a seoul e a pyongyang, alcuni gruppi marxisti-leninisti che si
dedicarono allo studio, alla traduzione in coreano e alla pubblicazione
clandestina delle principali opere classiche del marxismo-leninismo.
3
nel 1920 venne fondata a seoul la società di mutuo soccorso degli operai di
corea, prima organizzazione operaia di massa in corea, a cui seguirono
organizzazioni di contadini e di giovani che contribuirono allo sviluppo delle
lotte: tra il 1920 e il 1925 si osservano circa 330 manifestazioni e scioperi di
lavoratori, tra i quali lo sciopero generale degli operai di bousan a fine 1921 e
lo sciopero degli operai delle industrie di produzione di calze di pyongyang nel
1923; nello stesso periodo si producono circa 570 episodi di lotta contadina.
sull’onda della diffusione del marxismo-leninismo e dello sviluppo delle lotte
operaie, si formò un movimento comunista, inizialmente con diversi limiti
dovuti, oltre alla feroce repressione giapponese, alla composizione prevalente
di intellettuali, in taluni casi di origine nazionalista ma fortemente influenzati
dalle idee comuniste, i cosiddetti “marxisti snob”, all’incapacità di radicarsi tra
le masse ma soprattutto alle forti tendenze frazioniste al suo interno.
fu così che nel 1925 fu fondato a seoul il partito comunista coreano sulla base
dell’unione di diversi gruppuscoli in concorrenza tra loro e caratterizzati da un
atteggiamento particolarmente settario.
il carattere di clandestinità, i continui arresti di suoi esponenti e l’incapacità di
preservare i militanti dalla repressione dell’occupante giapponese, la difficoltà
di assimilare le idee comuniste attraverso la pratica tra le masse, il perdurare
degli atteggiamenti frazionisti e settari sia all’interno che verso altri gruppi
marxisti esterni, furono le principali cause che determinarono la sostanziale
inadeguatezza del partito a svolgere il ruolo di avanguardia del processo
rivoluzionario di liberazione nazionale; sarà quindi destinato a sciogliersi, tre
anni dopo, in conseguenza del disconoscimento da parte del vi congresso
dell’internazionale comunista.
nel frattempo, nell’ottobre del 1926, fu fondata l’unione per abbattere
l’imperialismo (uai) a opera di kim il sung che, formatosi all’interno della
cultura nazionalista e studioso del marxismo-leninismo, matura la convinzione
che per conquistare la liberazione nazionale della corea è necessario seguire la
strada tracciata dal movimento comunista e non quella del movimento
nazionalista, puntando soprattutto sulle nuove generazioni (kim il sung,
all’epoca aveva 24 anni); il programma della uai fu perciò basato su un
obiettivo immediato di sconfiggere l’imperialismo giapponese e quello finale di
costruire il socialismo e il comunismo nella corea e nel mondo intero.
facendo il bilancio dei limiti del partito comunista coreano, kim il sung
riorganizzò, nel 1927, la uai nella unione della gioventù antimperialista,
organizzazione giovanile clandestina di massa, e creò l’unione della gioventù
comunista con l’obiettivo di legare le attività delle organizzazioni legali
(scioperi studenteschi, boicottaggio dei prodotti giapponesi, sostegno alle lotte
dei lavoratori e dei contadini, ecc.) a quelle delle organizzazioni clandestine,
reclutando le avanguardie di lotta delle organizzazioni legali in quelle
clandestine e formandoli alla concezione comunista.
kim il sung rilevò la necessità, per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria di
liberazione nazionale e del movimento comunista, di dotarsi di teoria, strategia
e tattiche adatte alla situazione specifica della corea, promuovendo la
rivoluzione in tutta autonomia e sotto la propria responsabilità e partendo dal
concetto che le masse popolari sono padrone della rivoluzione e solo attraverso
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di esse si può giungere alla soluzione dei problemi, in quanto ognuno è
padrone del proprio destino e trova in sé la forza necessaria per forgiarlo.
questi concetti sono alla base dell’elaborazione della filosofia del juché che
rappresenta un’efficace e potente arma ideologica e teorica per la lotta
antimperialista e lo sviluppo del movimento comunista.
la strategia e la tattica che ne derivarono furono esposte nel rapporto la via
della rivoluzione coreana presentato da kim il sung, dopo essere stato
incarcerato per alcuni mesi, ai quadri dirigenti dell’unione della gioventù
comunista e dell’unione della gioventù antimperialista, nel giugno del 1930.
la crisi economica del 1929 investì pesantemente anche il giappone che
intensificò i preparativi di guerra contro la cina e inasprì la politica di rapina
economica nei confronti della corea, accompagnandola con una feroce
repressione degli scioperi e delle lotte antigiapponesi che nel frattempo si
erano espanse.
seguì quindi l’invasione e l’occupazione della regione cinese della manciuria
con l’obiettivo di trasformare la corea in una zona di sicurezza per le
retroguardie dell’esercito giapponese impegnato in cina; ma seguì anche la
nascita e lo sviluppo della lotta armata di guerriglia popolare antigiapponese,
guidata dai comunisti, per la liberazione nazionale dal giogo imperialista e
l’instaurazione del socialismo.
in questa situazione, infatti, kim il sung, studiando le condizioni per sviluppare
ulteriormente la lotta dei lavoratori, dei contadini e degli studenti ed evitare
che fosse schiacciata dalla violenza della repressione dell’imperialismo
giapponese, costatò che l’unica via possibile in quella fase era quella di
preparare il passaggio alla lotta armata e darsi l’obiettivo di creare, contando
sulle proprie forze, un partito nuovo e rivoluzionario; la novità fu costituita dal
fatto che la preparazione della fondazione del partito avvenisse
prioritariamente attraverso l’organizzazione delle strutture di base e non
attraverso la proclamazione della formazione verticistica di un comitato
centrale, in modo che il partito potesse fondarsi su solide basi.
fu pertanto creato il primo nucleo dell’esercito rivoluzionario di corea, su
concezione marxista-leninista, riunendo i militanti di avanguardia dell’unione
della gioventù antimperialista e dell’unione della gioventù comunista,
verificati e selezionati nelle lotte di massa; la formazione dei militanti aveva
l’obiettivo di creare dei comunisti con capacità di direzione politica e militare e
prevedeva lo studio dei problemi tattici e strategici della rivoluzione coreana,
delle modalità di lavoro politico tra le masse e della situazione interna ed
internazionale, oltre l’addestramento militare.
nel corso degli anni ’30 del secolo scorso, gli imperialisti giapponesi,
preoccupati dall’espansione delle lotte delle masse popolari che continuavano
nonostante la durissima repressione, decisero di organizzare, nel nord della
corea e nell’est della manciuria, spedizioni punitive di truppe autorizzate a
massacrare anche i civili, con la direttiva “massacrate un centinaio di coreani,
tra loro ci sarà almeno un membro del partito comunista o della gioventù
comunista”, mettendo a ferro e fuoco queste regioni: divenne indispensabile il
passaggio alla lotta armata.
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si organizzarono quindi piccoli gruppi e nuclei di guerriglia a cui si unirono i
combattenti dell’esercito rivoluzionario di corea e il 25 aprile 1932 fu fondato
l’esercito di guerriglia popolare antigiapponese che inaugura la nuova fase di
lotta per la realizzazione del fronte unito antigiapponese e di perseguimento
dell’obiettivo della fondazione del partito marxista-leninista: “questo esercito
di guerriglia è composto da operai, contadini e giovani patrioti attaccati al loro
paese e al loro popolo e ostili agli imperialisti giapponesi e ai loro lacchè;
costituisce una forza armata rivoluzionaria, garante autentica degli interessi
del popolo. l’obiettivo e la missione dell’esercito di guerriglia popolare consiste
nel rovesciare la dominazione coloniale dell’imperialismo giapponese in corea
e ottenere l’indipendenza nazionale e la liberazione sociale del popolo
coreano”. (kim il sung).
nel giugno del 1933 fu promossa una collaborazione con la guerriglia cinese
antigiapponese da parte di quella coreana che in manciuria era maggioritaria,
aprendo una nuova fase di fronte comune nella lotta antimperialista che riuscì
a infliggere numerose perdite all’occupante e respingere i tentativi di
annientamento dei guerriglieri.
su iniziativa di kim il sung, fu teorizzata e attuata la politica della creazione
delle basi della guerriglia, sotto forma di zone liberate, indispensabili per lo
sviluppo della guerra di liberazione, necessarie per disporre di alcune attività
economiche fondamentali, avere una base di sostegno e aiuto da parte delle
masse popolari, sviluppare capacità difensive efficaci anche di fronte agli
attacchi di un nemico ben equipaggiato.
la forte estensione delle attività di guerriglia richiese la creazione di un
comando unitario dei gruppi operanti nelle diversi regioni: si giunse perciò alla
trasformazione dell’esercito di guerriglia popolare antigiapponese nell’esercito
rivoluzionario popolare coreano (erpc) che fece emergere la questione della
necessità di andare verso una tappa superiore nella lotta armata
antigiapponese.
alla conferenza dei quadri militari e politici dell’erpc tenutasi nel marzo del
1935, nel suo intervento sciogliere i settori della guerriglia e avanzare verso
vaste regioni, kim il sung evidenziò come la nuova situazione prodottasi
richiedesse di superare la tattica di rinchiudersi nella difesa delle zone liberate
per puntare invece a estendere la guerriglia in vasti territori del paese.
nello stesso anno, il vii congresso dell’internazionale comunista, ritenendo
indispensabile unire i lavoratori e le forze democratiche di tutti i paesi del
mondo per rispondere al fascismo internazionale, chiamò i partiti e i movimenti
comunisti a formare, secondo la situazione specifica, un fronte popolare
antifascista o un fronte unito antimperialista.
in corea, dato il forte sentimento antigiapponese diffuso nella stragrande
maggioranza della popolazione, dagli operai e contadini ai piccolo borghesi,
dagli intellettuali ai capitalisti locali, vi erano tutte le condizioni soggettive e
oggettive per promuovere un fronte unito nazionale antigiapponese.
sulla base della necessità di rafforzare i legami tra la lotta armata e il
movimento del fronte unito antigiapponese e rafforzare i legami tra l’esercito
rivoluzionario popolare coreano e le masse popolari, nel maggio del 1936, fu
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fondata l’associazione per la restaurazione della patria (arp), alla cui
presidenza fu eletto kim il sung, con un programma in 10 punti, tra i quali i
principali erano: disarmare l’esercito, la gendarmeria e la polizia del giappone,
confiscare tutte le imprese, le ferrovie, le banche, le navi, le fattorie e i servizi
di irrigazione appartenenti ai giapponesi, i beni e le terre degli elementi filogiapponesi, per destinarli sia ai fondi del movimento d’indipendenza sia, in
parte, all’aiuto dei bisognosi, abolire i crediti, le diverse tasse e il sistema di
monopolio imposti al popolo dal giappone, acquisire la libertà di parola, di
stampa, di riunione e di associazione e mettere in libertà tutti i detenuti politici,
abolire il sistema di casta (la nobiltà e la plebe), assicurare l’uguaglianza delle
persone senza distinzione di sesso, di nazionalità e di fede religiosa, migliorare
le condizioni sociali delle donne e rispettare la loro personalità, far applicare la
giornata lavorativa di 8 ore, aumentare i salari, far applicare diverse leggi di
assicurazione sociale per gli operai e accordare un aiuto ai lavoratori
disoccupati.
con il progredire, negli anni successivi, delle attività del fronte unito
antigiapponese, ripresero impulso i preparativi organizzativi e ideologici per la
fondazione del partito: furono formati nuovi quadri comunisti, si precisò meglio
l’intervento dei comunisti nell’arp, si crearono collegamenti tra i militanti di
diverse zone del paese; si posero quindi le basi per creare lo scheletro
organizzativo del partito, nella convinzione che solo i comunisti coreani lo
avrebbero potuto fondare, in contrapposizione alle tendenze di coloro che
aspettavano che lo facesse l’internazionale comunista al posto loro. nel suo
scritto i compiti dei comunisti coreani, pubblicato nel novembre del 1937, kim
il sung affermò: “questa posizione indipendente è fondamentale affinché i
comunisti possano compiere la rivoluzione fino in fondo, con le proprie forze e
riponendo fiducia nella forza del popolo del loro paese. … i padroni della
rivoluzione coreana sono il popolo e i comunisti della corea. la rivoluzione
coreana deve essere realizzata dal popolo coreano sotto la direzione dei
comunisti coreani”. (kim il sung).
i progressi nella lotta antigiapponese portò alla vittoria nella storica battaglia
dell’erpc, sotto la guida di kim il sung, contro la sede della polizia giapponese
di pochonbo, il 4 giugno 1937; essa simboleggiò la possibilità concreta del
popolo coreano di resistere e cacciare l’imperialismo giapponese: “la sua
portata non risiede nel fatto di aver ucciso qualche giapponese, ma piuttosto
dal fatto che ha proiettato l’aurora della rivoluzione ispirando la convinzione
che i coreani non erano morti bensì vivi e vegeti e che è sufficiente lottare
contro l’imperialismo giapponese per trionfare su di esso”. (kim il sung).
nello stesso anno il giappone scatenò la guerra cino-giapponese con l’obiettivo
di occupare tutta la cina, mentre l’erpc cominciò a lanciare i suoi attacchi
anche nelle retrovie dell’occupante; la risposta durissima dell’esercito
giapponese fu una massiccia e sanguinosa offensiva contro l’erpc, lo
smantellamento delle organizzazioni di base dell’arp, l’arresto e
l’incarcerazione in tutto il paese di numerosi comunisti e patrioti coreani, grazie
anche alla collusione delle organizzazioni riformiste nazionaliste.
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nonostante questo e i vari proclami degli imperialisti giapponesi di aver
annientato la guerriglia, l’erpc, pur tra mille difficoltà, continuò la sua attività,
senza dare tregua all’occupante.
l’aggressione militare delle potenze fasciste, germania, italia e giappone, con
l’invasione della polonia, nel settembre del 1939, sfociò nella ii guerra
mondiale; nel 1941 la germania attaccò l’unione sovietica mentre il giappone
iniziava i preparativi per invadere la siberia, con il pretesto di combattere più
efficacemente la guerriglia coreana, avendo in realtà come obiettivo le materie
prime strategiche di cui era ricca quella regione.
l’internazionale comunista, costatando che l’unione sovietica si sarebbe
trovata sotto attacco contemporaneamente su due fronti, nell’esigenza
internazionalista di difenderla, propose alla guerriglia coreana di cessare le
attività delle grosse unità a favore di unità militari più piccole, rafforzando
contemporaneamente il lavoro di massa e migliorando la qualità dei militanti
sul piano politico e ideologico per prepararsi più efficacemente alla
realizzazione della liberazione nazionale, la stessa strategia che perseguiva kim
il sung: “l’imminenza del grande avvenimento della restaurazione della patria
ci impone di disporre di un gran numero di quadri competenti, ben preparati sul
piano politico e militare”. solo così sarebbe stato possibile uscire vittoriosi dalla
battaglia decisiva contro l’imperialismo giapponese e, dopo la liberazione,
edificare con successo una corea nuova la cui struttura sarebbe stata costituita
proprio da questi quadri.
da inizio 1943, dopo la decisiva vittoria dell’armata rossa sovietica nella
battaglia di stalingrado contro i nazisti tedeschi, iniziò il declino dei paesi
fascisti e le sconfitte anche per i giapponesi.
in corea si intensificò il lavoro politico tra le masse popolari per creare le
condizioni per una resistenza di tutto il popolo in vista della liberazione
nazionale ed aumentare il numero di elementi avanzati che raggiungevano e si
univano all’erpc.
ovunque gli operai proclamarono scioperi e organizzarono azioni di sabotaggio
per ostacolare la produzione bellica degli imperialisti giapponesi; i lavoratori
portuali, spesso diretti da membri dell’erpc, ostacolarono efficacemente i
trasporti di materiale militare; i contadini condussero una lotta tenace contro la
consegna forzata dei prodotti agricoli e, in alcune regioni, organizzarono assalti
alle sedi locali degli occupanti giapponesi; frequenti furono anche gli scioperi
degli insegnanti e degli studenti.
con la capitolazione nel maggio del 1945 della germania nazista, che fu il suo
principale alleato, per il giappone la situazione cominciò a farsi molto critica.
nei mesi successivi gli stati uniti lanciarono il bombardamento atomico sulle
città giapponesi di hiroshima e nagasaki; l’unione sovietica dichiarò guerra al
giappone e contemporaneamente l’erp chiamò alla battaglia finale per la
liberazione della patria. il 15 agosto 1945 il giappone imperialista si arrese
senza condizioni, continuando tuttavia a occupare la corea.
nello stesso anno, nel corso della conferenza di mosca sull’estremo oriente cui
parteciparono i ministri degli esteri dell’unione sovietica, degli stati uniti e
della gran bretagna, fu deciso che gli stati uniti e l’unione sovietica si
sarebbero incaricati di disarmare l’esercito giapponese in corea,
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rispettivamente a sud e a nord del 38° parallelo, prima di ritirarsi dalla penisola
coreana, entro al massimo 5 anni, che sarebbe dovuta diventare uno stato
neutrale.
nel compiere la missione stabilita, l’unione sovietica riconobbe l’autorità dei
comitati popolari locali che si erano costituiti alla liberazione dall’occupazione
giapponese senza interferenze; gli stati uniti, invece, smantellarono tutti gli
organismi popolari, ripristinarono l’apparato di dominio creato dall’imperialismo
giapponese, lasciando ai loro posti sia i funzionari giapponesi che i coreani
collaborazionisti e imposero un’amministrazione militare particolarmente
autoritaria ed efferata.
con la liberazione si ripresentò fortemente l’esigenza di fondare un partito
marxista-leninista in grado di condurre la rivoluzione coreana alla vittoria e si
pose la questione di quale regime sociale instaurare in corea.
stante l’occupazione della corea del sud da parte degli stati uniti, fu
impossibile fondare immediatamente un partito unificato che riunisse i
comunisti sia del nord che del sud; d’altra parte, poiché la situazione non
consentiva di tergiversare ulteriormente né vi erano le condizioni per
convocare un congresso nazionale, fu creato il comitato organizzativo centrale
del partito comunista della corea del nord.
per quanto riguarda la forma dello stato nuovo da edificare, di fronte alle
spinte della destra per una repubblica borghese e quelle dell’estrema sinistra
per l’immediata realizzazione del socialismo, kim il sung fu molto chiaro: “la
corea deve orientarsi verso la democrazia avanzata, ossia l’autentica
democrazia. … la democrazia alla quale aspiriamo è fondamentalmente
diversa dalla ‘democrazia’ degli stati capitalisti europei e americani, non è
nemmeno una copia fedele della democrazia del paese socialista. … la nostra
democrazia è di un tipo nuovo, perfettamente appropriata alla realtà di una
corea che si trova nello stadio della rivoluzione democratica antimperialista e
antifeudale”. (kim il sung).
oltre al partito comunista, a seguito della liberazione, al nord nacquero altri
partiti: il partito democratico che rappresentava piccoli e medi capitalisti e
coreani cristiani, il partito dei giovani amici, che rappresentava i coreani di
religione chondoista e il partito neo-democratico formato da intellettuali e
contadini medi.
seguendo le direttive di kim il sung, il partito comunista formò con questi
partiti il fronte unito nazionale democratico (fund) nella convinzione che solo
realizzando l’unità di tutta la nazione sarebbe stato possibile costruire una
società nuova in grado di assicurare una vita felice a tutto il popolo.
nacquero i comitati popolari locali che assunsero il potere amministrativo, la
gestione delle strutture pubbliche, le industrie e i trasporti, il compito di
mantenere la pace. a livello più alto, fu creato l’ufficio amministrativo della
corea del nord, preposto a gestire unitariamente le cinque province del nord
del paese, mentre il potere politico centrale fu in seguito affidato al comitato
popolare provvisorio della corea del nord, un organo di dittatura della
democrazia popolare che si appoggiava sul fund e che elaborò il programma
politico in venti punti, tra i quali figuravano: liquidazione di ogni residuo di
dominazione dell’imperialismo giapponese e del sistema feudale, lotta
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implacabile contro i reazionari, costituzione degli organi di potere attraverso
elezioni a suffragio universale e scrutinio segreto, garanzia per il popolo delle
libertà democratiche, uguaglianza di diritti nella vita politica, economica e
sociale.
il consolidamento delle riforme democratiche e lo sviluppo della rivoluzione nel
nord del paese non poteva che passare attraverso l’unità e la coesione delle
masse dei lavoratori, a partire dalla classe operaia, tramite una direzione
unitaria di un unico partito: per questo i comitati centrali del partito comunista
e del partito neo-democratico decisero di fondersi dando vita al partito del
lavoro della corea del nord il cui congresso di fondazione si tenne a
pyongyang il 28 agosto 1946.
il processo di fusione dei partiti nella corea del sud fu ostacolato dai numerosi
arresti di militanti effettuati dall’amministrazione militare degli stati uniti e
dagli elementi frazionisti: la fondazione del partito del lavoro della corea del
sud si risolse pertanto in un fatto più formale che sostanziale, con la
conseguenza che le masse dei lavoratori si ritrovarono senza una guida
unitaria.
nel nord della corea, alla fine del 1946, furono organizzate le prime elezioni
democratiche dei comitati popolari locali e, a inizio 1947, fu costituito il
congresso dei comitati popolari di provincia, città e circoscrizione che fondò
l’assemblea popolare della corea del nord, organo supremo del potere,
costituita da un quinto dei delegati del congresso dei comitati popolari. essa
creò il comitato popolare della corea del nord (cpcn), quale organo esecutivo,
alla cui presidenza fu eletto kim il sung.
il cpcn rappresentò la prima forma di governo di dittatura del proletariato in
corea: “il comitato popolare della corea del nord, in quanto potente arma per
la rivoluzione socialista e l’edificazione del socialismo, ha lottato per realizzare i
compiti durante il periodo di transizione, periodo di passaggio graduale al
socialismo e per sviluppare l’economia nazionale in maniera pianificata”. (kim
il sung).
il primo piano economico nazionale, nonostante le difficilissime condizioni
ereditate da quasi mezzo secolo di occupazione da parte dell’imperialismo
giapponese (penuria di materie prime e semilavorati, carenza di quadri, tecnici
ed operai specializzati, impossibilità, a causa della divisione di rifornirsi di
prodotti agricoli e dell’industria leggera, concentrati soprattutto nel sud della
corea) e grazie alla grande mobilitazione popolare per la ricostruzione del
paese, si concluse con il raggiungimento e in alcuni casi il superamento degli
obiettivi.
nel sud della corea, gli stati uniti condussero una politica imperialista di
asservimento coloniale rinnegando, nei fatti, gli accordi presi nel corso della
conferenza di mosca del 1945, trasformando il sud della corea in una base
strategica per promuovere la propria egemonia in asia; imposero un governo
reazionario fantoccio, guidato da syngman rhee e composto, tra gli altri, di ex
collaborazionisti con gli imperialisti giapponesi; emanarono decreti militari di
limitazione dei diritti e delle libertà democratiche; repressero nel sangue gli
scioperi e le manifestazioni indetti contro il governo fantoccio, contro la
divisione nazionale, per le riforme democratiche e per l’indipendenza.
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nel novembre del 1947, su imposizione degli stati uniti all’onu, fu messa in
piedi la commissione provvisoria sulla corea che decise, in palese violazione
della stessa carta delle nazioni unite che impedisce l’ingerenza negli affari
interni di un paese, l’indizione di elezioni in corea entro fine marzo 1948, sotto
la propria sorveglianza.
di fronte alla netta opposizione del popolo coreano, gli stati uniti fecero
adottare da parte dell’onu, nel febbraio del 1948, una risoluzione per indire
elezioni separate, nel sud della corea.
in questa situazione, il fund lanciò un appello per organizzare una conferenza
congiunta dei partiti politici e delle organizzazioni sociali del nord e del sud del
paese che si tenne il 19 aprile 1948 a pyongyang. dalla conferenza emerse una
netta opposizione alle elezioni e a un governo separati al sud, il riconoscimento
delle riforme democratiche realizzate al nord quali fondamento per
l’indipendenza e la sovranità del paese, la richiesta del ritiro simultaneo sia
delle truppe sovietiche che di quelle statunitensi.
la mobilitazione contro le elezioni separate fu estremamente ampia: oltre due
milioni di lavoratori, contadini, insegnanti e studenti scesero in sciopero; milioni
di persone parteciparono alle manifestazioni e, in taluni regioni del sud, si
verificarono episodi di lotta armata.
nel totale spregio della volontà del popolo coreano, le elezioni separate farsa
furono imposte con la forza dagli occupanti statunitensi e si svolsero il 10
maggio 1948: fu creato un governo, con a capo il reazionario e filo imperialista
syngman rhee, che a fine anno, su pressione degli stati uniti, venne
riconosciuto dall’onu come unico governo legittimo in corea.
in risposta alle elezioni separate imposte al sud, si riunirono i dirigenti dei
partiti e delle organizzazioni sociali del nord e del sud, dichiararono nulle le
elezioni separate e organizzarono le elezioni generali dell’assemblea popolare
suprema, che si svolsero il 25 agosto con suffragio diretto universale a
scrutinio segreto al nord e in maniera indiretta attraverso elezione di delegati
al sud, data la campagna di repressione e arresti scatenata
dall’amministrazione militare statunitense e dal governo fantoccio reazionario.
l’assemblea popolare suprema, nella sua prima sessione, promulgò il testo
della costituzione ed elesse kim il sung presidente del consiglio dei ministri e
capo dello stato: il 9 settembre 1948 fu proclamata la fondazione della
repubblica popolare democratica di corea.
immediatamente vi fu il riconoscimento del nuovo stato da parte dell’unione
sovietica che ritirò tutte le sue truppe di stanza nella corea del nord; gli stati
uniti, invece di rispettare gli impegni presi durante la conferenza di mosca del
1945, imposero alla corea del sud una serie di “accordi” bilaterali che, di fatto,
ne legalizzarono l’asservimento militare ed economico all’imperialismo
statunitense.
“la fondazione della repubblica popolare democratica di corea,
materializzazione dell’aspirazione unanime della nostra nazione a ottenere la
libertà e l’indipendenza della patria, è stata una vittoria clamorosa che il nostro
popolo, solidamente unito al partito del lavoro di corea e sostenendo la sua
politica illuminata, ha ottenuto nella lotta valorosa …; è stato un avvenimento
importante, costituendo una pietra miliare nella lotta rivoluzionaria del nostro
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popolo in marcia verso l’avvenire radioso: il socialismo e il comunismo”. (kim il
sung).
la lotta rivoluzionaria antigiapponese del popolo coreano e la fondazione della
repubblica popolare democratica di corea rappresentarono un grande
incoraggiamento per tutti i popoli impegnati nella lotta contro l’asservimento
coloniale e imperialista ma anche un grande esempio di internazionalismo
proletario: i comunisti coreani affiancarono il popolo cinese nella sua lotta
rivoluzionaria e contribuirono, con la forza delle armi, a difendere l’unione
sovietica che, accerchiata dai paesi imperialisti e capitalisti, stava edificando il
socialismo.
esse rimangono tuttora un indispensabile riferimento per le lotte di liberazione
nazionale, per il movimento antimperialista e per il movimento comunista.
david, milano settembre 2021