segue da pag.27: le foto rivelano il brutale trattamento israeliano di attivisti e agricoltori durante la raccolta delle olive.
nell’ultimo anno, shtayyeh, insieme a dozzine di altre famiglie di salfit e attivisti in tutta la cisgiordania, ha organizzato manifestazioni settimanali e azioni pacifiche per protestare contro l’insediamento dell’avamposto sulla loro terra.
dice che sono quasi sempre accolti con gas lacrimogeni e violenza da parte dell’esercito israeliano, che mantiene una presenza ormai permanente nell’area per proteggere l’avamposto.
a luglio, le forze israeliane hanno represso violentemente una delle proteste con gas lacrimogeni, provocando l’incendio di alcuni ulivi.
“è stato allora che abbiamo iniziato a preoccuparci davvero degli alberi, soprattutto perché il raccolto stava arrivando”, ha detto.
una volta iniziata la raccolta delle olive in ottobre, come ogni anno, i timori di shtayyeh e dei suoi compagni agricoltori sono stati confermati quando hanno tentato di raggiungere i loro uliveti per raccogliere le olive, ma hanno dovuto fare subito dietrofront perché i soldati hanno detto che “occorreva il permesso” per entrare in quella zona e per raccogliere le olive.
“abbiamo documenti che hanno più di 200 anni, che dimostrano che questa terra appartiene a noi e apparteneva ai nostri nonni”, ha osservato shtayyeh. “allora perché dovremmo aver bisogno del permesso degli occupanti per raccogliere le nostre olive?”
dopo il brutale attacco di lunedì agli attivisti e ai contadini, shtayyeh ha affermato che le famiglie temono per quello che sarà il raccolto di quest’anno, su cui molte famiglie dipendono economicamente per il prossimo anno.
“questa è la prima volta da generazioni che non siamo stati in grado di raccogliere le nostre olive”, ha detto. “aspettiamo tutto l’anno il raccolto. non dipendiamo da esso solo per la nostra sussistenza, ma anche per la nostra cultura e per insegnare ai nostri figli la nostra eredità”.
nonostante le sue paure, shtayyeh ha detto che non ha intenzione di arrendersi o di abbandonare la sua terra.
“non rinunceremo mai a questa terra, non importa quale sarà il costo”, ha detto. “ci impediscono di accedere alla nostra terra, ci attaccano con tutte le loro armi e il loro potere, ci arrestano e ci uccidono, ma noi non ci arrendiamo”.
“portavo qui mio figlio ogni anno a raccogliere le olive con me, ma ora lo porto alle proteste, così può imparare e capire che questa è la nostra terra e che non ci arrenderemo mai”.
photos reveal brutal israeli treatment of activists, farmers during olive harvest.
traduzione di donato cioli – assopacepalestina.
il discorso del primo ministro israeliano alle nazioni unite non parla di “palestinesi” e incolpa l’iran della distruzione di gaza
ott 1, 2021 | notizie di philip weiss, mondoweiss, 29 settembre 2021.
naftali bennett non ha mai menzionato i palestinesi nel suo discorso all’assemblea generale delle nazioni unite, dicendo solo che gli israeliani vogliono una “buona vita” e “non si svegliano la mattina pensando al conflitto”.
il primo ministro israeliano naftali bennett ha tenuto lunedì un discorso all’assemblea generale delle nazioni unite in cui ha affermato che israele ha una democrazia diversificata “nel vicinato più difficile della terra” e che l’iran sta cercando di distruggere
israele attraverso i suoi emissari “del terrore”.
bennett non ha mai menzionato la palestina o i palestinesi (come hanno riportato i principali media). no, il rifiuto di israele di concedere diritti ai palestinesi, e il rifiuto dei palestinesi di accettare tale discriminazione, è una questione minore che israele vuole che il mondo dimentichi nell’era degli accordi israeliani con gli stati arabi. bennett ha anche messo da parte la questione palestinese nel suo incontro ad agosto con joe biden.
in israele nessuno pensa al conflitto, ha detto bennett.
gli israeliani non si svegliano la mattina pensando al conflitto. gli israeliani come tutti gli altri vogliono condurre una buona vita, prendersi cura delle nostre famiglie e costruire un mondo migliore per i nostri figli.
bennett ha ragione riguardo alla “buona vita”. gli israeliani godono di un pil pro capite superiore a quello di giappone, francia e regno unito. e [noi americani] diamo a israele miliardi di aiuti.
i lobbisti americani pro-israele hanno fatto eco all’argomento di bennett, dicendo che israeliani e palestinesi non possono vivere nello stesso stato perché gli israeliani godono di un pil che è 40 volte quello dei palestinesi (gli indigeni che vivono in quello che i gruppi per i diritti umani chiamano apartheid).
quando, nel 2010, time magazine ha messo in copertina l’elevato tenore di vita israeliano e ha affermato che questo era il motivo per cui gli israeliani non avevano alcun interesse a raggiungere un accordo di pace con i palestinesi, i sostenitori americani di israele hanno accusato time di essere antisemita.
bennett non si assume alcuna responsabilità per le sofferenze dei palestinesi. ha attribuito la colpa della “distruzione” e delle condizioni invivibili a gaza al sostegno dato dall’iran all'”islam radicale”.
questi gruppi terroristici cercano di dominare il medio oriente e di diffondere l’islam radicale in tutto il mondo. che cosa hanno in comune? vogliono tutti distruggere il mio paese. e sono tutti sostenuti dall’iran…
negli ultimi tre decenni l’iran ha diffuso le sue carneficine e distruzioni in tutto il medio oriente, paese dopo paese: libano, iraq, siria, yemen, gaza. cosa hanno in comune tutti questi luoghi? stanno cadendo tutti a pezzi. i loro cittadini sono affamati e sofferenti. le loro economie stanno crollando. come il tocco di mida, il regime iraniano ha il “tocco dei mullah”: ogni luogo toccato dall’iran va in rovina.
questo ragionamento non considera l’occupazione israeliana e il blocco di gaza negli ultimi 14 anni, oltre a quattro bombardamenti militari del minuscolo paese per settimane e settimane, che hanno distrutto edifici governativi e centinaia di migliaia di case. la punizione collettiva di israele ha trasformato la striscia in una prigione a cielo aperto per oltre 2 milioni di persone e ha contribuito a rendere la striscia praticamente invivibile.
bennett esclude anche la responsabilità degli stati uniti per le “distruzioni” nell’invasione dell’iraq e i bombardamenti americani della siria e dello yemen, con innumerevoli crimini di guerra.
37 milioni di persone in medio oriente sono state sfollate a causa delle guerre statunitensi, afferma l’ex ministro degli esteri iraniano javad zarif. gli stati uniti hanno scatenato questa instabilità quando in realtà avevano l’iran dalla loro parte dopo l’11 settembre, dice zarif. “il paradigma statunitense di coercizione e guerra, con la sua guerra globale al terrore (gwot), non ha portato al mondo nient’altro che morte, distruzione e miseria.”
bennett ha anche affermato che l’iran sta cercando di ottenere l’impunità attraverso le armi nucleari.
l’iran cerca di dominare la regione e cerca di farlo sotto un ombrello nucleare.
questo è ovviamente ipocrita, dato che israele ha centinaia di armi nucleari anche se non lo ammette, e le armi nucleari gli hanno permesso di rimandare ogni resa dei conti con la questione palestinese. l’ipocrisia israeliana riguardo al presunto programma nucleare iraniano è chiara a tutti nella regione, al punto che certi esperti della sicurezza israeliana pensano che le bugie sulle armi nucleari danneggino la diplomazia israeliana.
israeli pm’s speech to un leaves out ‘palestinians’ and blames destruction of gaza on iran.
traduzione di donato cioli – assopacepalestina.
Segue da Pag.27: Le foto rivelano il brutale trattamento israeliano di attivisti e agricoltori durante la raccolta delle olive
Nell’ultimo anno, Shtayyeh, insieme a dozzine di altre famiglie di Salfit e attivisti in tutta la Cisgiordania, ha organizzato manifestazioni settimanali e azioni pacifiche per protestare contro l’insediamento dell’avamposto sulla loro terra.
Dice che sono quasi sempre accolti con gas lacrimogeni e violenza da parte dell’esercito israeliano, che mantiene una presenza ormai permanente nell’area per proteggere l’avamposto.
A luglio, le forze israeliane hanno represso violentemente una delle proteste con gas lacrimogeni, provocando l’incendio di alcuni ulivi.
“È stato allora che abbiamo iniziato a preoccuparci davvero degli alberi, soprattutto perché il raccolto stava arrivando”, ha detto.
Una volta iniziata la raccolta delle olive in ottobre, come ogni anno, i timori di Shtayyeh e dei suoi compagni agricoltori sono stati confermati quando hanno tentato di raggiungere i loro uliveti per raccogliere le olive, ma hanno dovuto fare subito dietrofront perché i soldati hanno detto che “occorreva il permesso” per entrare in quella zona e per raccogliere le olive.
“Abbiamo documenti che hanno più di 200 anni, che dimostrano che questa terra appartiene a noi e apparteneva ai nostri nonni”, ha osservato Shtayyeh. “Allora perché dovremmo aver bisogno del permesso degli occupanti per raccogliere le nostre olive?”
Dopo il brutale attacco di lunedì agli attivisti e ai contadini, Shtayyeh ha affermato che le famiglie temono per quello che sarà il raccolto di quest’anno, su cui molte famiglie dipendono economicamente per il prossimo anno.
“Questa è la prima volta da generazioni che non siamo stati in grado di raccogliere le nostre olive”, ha detto. “Aspettiamo tutto l’anno il raccolto. Non dipendiamo da esso solo per la nostra sussistenza, ma anche per la nostra cultura e per insegnare ai nostri figli la nostra eredità”.
Nonostante le sue paure, Shtayyeh ha detto che non ha intenzione di arrendersi o di abbandonare la sua terra.
“Non rinunceremo mai a questa terra, non importa quale sarà il costo”, ha detto. “Ci impediscono di accedere alla nostra terra, ci attaccano con tutte le loro armi e il loro potere, ci arrestano e ci uccidono, ma noi non ci arrendiamo”.
“Portavo qui mio figlio ogni anno a raccogliere le olive con me, ma ora lo porto alle proteste, così può imparare e capire che questa è la nostra terra e che non ci arrenderemo mai”.
Photos reveal brutal Israeli treatment of activists, farmers during olive harvest
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
Ott 1, 2021 | Notizie di Philip Weiss, Mondoweiss, 29 settembre 2021.
Naftali Bennett non ha mai menzionato i palestinesi nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dicendo solo che gli israeliani vogliono una “buona vita” e “non si svegliano la mattina pensando al conflitto”.
Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha tenuto lunedì un discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in cui ha affermato che Israele ha una democrazia diversificata “nel vicinato più difficile della terra” e che l’Iran sta cercando di distruggere
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Israele attraverso i suoi emissari “del terrore”.
Bennett non ha mai menzionato la Palestina o i palestinesi (come hanno riportato i principali media). No, il rifiuto di Israele di concedere diritti ai palestinesi, e il rifiuto dei palestinesi di accettare tale discriminazione, è una questione minore che Israele vuole che il mondo dimentichi nell’era degli accordi israeliani con gli stati arabi. Bennett ha anche messo da parte la questione palestinese nel suo incontro ad agosto con Joe Biden.
In Israele nessuno pensa al conflitto, ha detto Bennett.
Gli israeliani non si svegliano la mattina pensando al conflitto. Gli israeliani come tutti gli altri vogliono condurre una buona vita, prendersi cura delle nostre famiglie e costruire un mondo migliore per i nostri figli.
Bennett ha ragione riguardo alla “buona vita”. Gli israeliani godono di un PIL pro capite superiore a quello di Giappone, Francia e Regno Unito. E [noi americani] diamo a Israele miliardi di aiuti.
I lobbisti americani pro-Israele hanno fatto eco all’argomento di Bennett, dicendo che israeliani e palestinesi non possono vivere nello stesso stato perché gli israeliani godono di un PIL che è 40 volte quello dei palestinesi (gli indigeni che vivono in quello che i gruppi per i diritti umani chiamano apartheid).
Quando, nel 2010, Time Magazine ha messo in copertina l’elevato tenore di vita israeliano e ha affermato che questo era il motivo per cui gli israeliani non avevano alcun interesse a raggiungere un accordo di pace con i palestinesi, i sostenitori americani di Israele hanno accusato Time di essere antisemita.
Bennett non si assume alcuna responsabilità per le sofferenze dei palestinesi. Ha attribuito la colpa della “distruzione” e delle condizioni invivibili a Gaza al sostegno dato dall’Iran all'”Islam radicale”.
Questi gruppi terroristici cercano di dominare il Medio Oriente e di diffondere l’Islam radicale in tutto il mondo. Che cosa hanno in comune? Vogliono tutti distruggere il mio paese. E sono tutti sostenuti dall’Iran…
Negli ultimi tre decenni l’Iran ha diffuso le sue carneficine e distruzioni in tutto il Medio Oriente, paese dopo paese: Libano, Iraq, Siria, Yemen, Gaza. Cosa hanno in comune tutti questi luoghi? Stanno cadendo tutti a pezzi. I loro cittadini sono affamati e sofferenti. Le loro economie stanno crollando. Come il tocco di Mida, il regime iraniano ha il “tocco dei Mullah”: ogni luogo toccato dall’Iran va in rovina.
Questo ragionamento non considera l’occupazione israeliana e il blocco di Gaza negli ultimi 14 anni, oltre a quattro bombardamenti militari del minuscolo paese per settimane e settimane, che hanno distrutto edifici governativi e centinaia di migliaia di case. La punizione collettiva di Israele ha trasformato la Striscia in una prigione a cielo aperto per oltre 2 milioni di persone e ha contribuito a rendere la Striscia praticamente invivibile.
Bennett esclude anche la responsabilità degli Stati Uniti per le “distruzioni” nell’invasione dell’Iraq e i bombardamenti americani della Siria e dello Yemen, con innumerevoli crimini di guerra.
37 milioni di persone in Medio Oriente sono state sfollate a causa delle guerre statunitensi, afferma l’ex ministro degli esteri iraniano Javad Zarif. Gli Stati Uniti hanno scatenato questa instabilità quando in realtà avevano l’Iran dalla loro parte dopo l’11 settembre, dice Zarif. “Il paradigma statunitense di coercizione e guerra, con la sua guerra globale al terrore (GWOT), non ha portato al mondo nient’altro che morte, distruzione e miseria.”
Bennett ha anche affermato che l’Iran sta cercando di ottenere l’impunità attraverso le armi nucleari.
L’Iran cerca di dominare la regione e cerca di farlo sotto un ombrello nucleare.
Questo è ovviamente ipocrita, dato che Israele ha centinaia di armi nucleari anche se non lo ammette, e le armi nucleari gli hanno permesso di rimandare ogni resa dei conti con la questione palestinese. L’ipocrisia israeliana riguardo al presunto programma nucleare iraniano è chiara a tutti nella regione, al punto che certi esperti della sicurezza israeliana pensano che le bugie sulle armi nucleari danneggino la diplomazia israeliana.
Israeli PM’s speech to UN leaves out ‘Palestinians’ and blames destruction of Gaza on Iran
Traduzione di Donato Cioli – AssoPacePalestina
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