biden chiama alla guerra fredda. l’europa chiama al rigore. draghi servitore di due padroni.
la nomina del presidente “democratico” biden negli stati uniti fa prevedere un prossimo periodo di gravi tensioni internazionali con l’intensificarsi della pressione e delle minacce verso russia e cina ed i loro alleati, magari sotto la solita ipocrita copertura della “difesa dei diritti umani”. nella recente conferenza per la sicurezza di monaco – che ha visto radunati a congresso i rappresentanti dei paesi dell’alleanza atlantica – biden ha usato parole chiare. ha detto che ci dobbiamo preparare ad “una competizione di lungo periodo” con la russia, “e sarà una competizione dura”. la nato deve fronteggiare la “minaccia russa” e “deve essere una nostra priorità salvaguardare l’integrità territoriale dell’ucraina” (il cui attuale governo – ricordiamo – è nato da un colpo di stato contro il governo legittimo, con la partecipazione di movimenti armati apertamente nazisti sostenuti dagli usa). bisognerebbe poi “respingere gli abusi economici della cina” (che è sul punto di diventare, con uno sviluppo spettacoloso, la massima potenza economica mondiale). inutilmente la più prudente merkel (che tiene conto della necessità della germania di importare il gas russo attraverso il gasdotto north-stream) ha fatto notare che bisognerebbe creare “agende condivise” con russia e cina per diminuire le tensioni.
destano preoccupazione anche le nomine di ministri e responsabili da parte di biden. il nuovo segretario di stato, anthony blinken, responsabile della politica estera usa, è un falco, nemico giurato della russia, ed in passato è stato favorevole alla guerra contro la libia del 2011 e ad altre azioni militari quando era vice-responsabile della “sicurezza” con obama. la nuova ambasciatrice all’onu, linda thomas greenfield, è un altro falco, già collaboratrice di madeleine albright, quella che diceva che era valsa la pena far morire mezzo milione di bambini irakeni. anche victoria nuland, organizzatrice del colpo di stato in ucraina, è tornata in auge, mentre per la nomina alla difesa è candidata michelle fournay, già favorevole alle aggressioni alla libia e alla siria. in quest’ultimo paese sono state rafforzate le guarnigioni illegali statunitensi che hanno occupato i pozzi petroliferi siriani con l’aiuto delle milizie curde, ormai ridotte al rango di mercenari dell’imperialismo. biden dice anche che vuole riaprire un dialogo con l’iran, ma intanto non toglie le durissime sanzioni verso quel paese.
nuovo presidente del consiglio italiano, mario draghi, l’uomo delle banche, si è immediatamente allineato. draghi, che ha sostituito conte, grazie anche all’azione decisiva del guastatore renzi, fantoccio mosso dalle mani dei poteri forti, nelle sue dichiarazioni al senato ha ribadito con forza la fedeltà dell’italia all’atlantismo (cioè alla nato). ha anche parlato della sua preoccupazione per “le violazioni dei diritti umani” in russia e per la politica della cina, schierandosi chiaramente con i falchi di washington. ha sottolineato
il l’interesse dell’italia per l’area mediterranea, forse pensando a qualche altro intervento militare in libia come nel 2011. si preannunciano infatti aumenti delle spese militari e tra i nuovi ministri “tecnici” compare roberto cingolani, esperto di robotica e nanotecnologie, ma anche già responsabile del gruppo leonardo legato all’industria militare in collaborazione con gli usa (ad esempio nella produzione dei famosi e costosi aerei da combattimento f-35).
la politica interna ed economica del nuovo governo sarà coerente con quella estera. infatti draghi ha contemporaneamente anche ribadito la fedeltà dell’italia alle politiche rigoriste europee della ue, che ci hanno imposto in passato una serie di riforme che hanno limitato i diritti dei lavoratori. d’altra parte non si può dimenticare che draghi, per quanto certamente persona intelligente e competente, è stato direttore esecutivo della world bank, governatore della banca d’italia, presidente della banca centrale europea e membro dell’influente gruppo dei trenta che fa capo alla fondazione rockfeller. fu lui che nel 2015 impose, anche in seguito alle pressioni della germania ed altri paesi del nord-europa, il rifiuto della bce di acquistare i titoli greci, fatto che fece mancare il danaro liquido alle banche greche che furono costrette a bloccare i bancomat ai comuni cittadini in difficoltà economiche. fu ancora lui a condurre per conto dell’italia le trattative sul panfilo della regina elisabetta britannia che portarono alla decisione di privatizzare e svendere tutto il patrimonio produttivo pubblico dell’italia, fatto di cui paghiamo ancora le conseguenze. bisogna quindi prevedere che sarà imposta una cura di ferro all’italia attraverso il fedele gruppetto ristretto dei ministri “tecnici”: oltre a cingolani, daniele franco, direttore generale della banca d’italia, ed inoltre colao, ministro per l’innovazione tecnologica, già legato alle banche g.t. morgan e mc kinsey; ed ancora giorgetti della lega all’economia. si preannunciano la chiusura delle imprese in difficoltà ed un tentativo di rilancio del capitalismo introducendo nuove tecnologie sotto la copertura ideologica della “green economy”, e dell’ecologia (piccolo contentino per il voltafaccia grillo).
di fronte a questo tutti i partiti - tranne la furba meloni che spera di raccogliere tutti i voti di protesta, i dissidenti del movimento 5stelle ormai spaccato e allo sbando, e i piccoli sparuti gruppi di sinistra che hanno organizzato una manifestazione di protesta anche giovedì 18 a roma – si sono prostrati ai piedi di draghi. tra questi anche la lega “sovranista” diventata improvvisamente europeista nel giro di una notte; ma questo si spiega perché le nomine di draghi sembrano orientate essenzialmente verso un rilancio di alcune industrie del nord legate alla germania, lasciando ancora una volta il sud al suo destino. di fatto si può dire che l’italia è commissariata e che il nuovo governo sarà fedele a due padroni: in politica estera gli usa e la nato; in politica economica la ue, ed i grandi gruppi capitalistici e finanziari. si preannunciano tempi difficili. cercheremo di reagire e di fare la nostra parte.
roma, 24 febbraio 2021, vincenzo brandi.
BIDEN
CHIAMA ALLA GUERRA FREDDA. L’EUROPA CHIAMA AL RIGORE. DRAGHI
SERVITORE DI DUE PADRONI.
La
nomina del presidente “democratico” Biden negli Stati Uniti fa
prevedere un prossimo periodo di gravi tensioni internazionali con
l’intensificarsi della pressione e delle minacce verso Russia e
Cina ed i loro alleati, magari sotto la solita ipocrita copertura
della “difesa dei diritti umani”. Nella recente Conferenza per la
Sicurezza di Monaco – che ha visto radunati a congresso i
rappresentanti dei Paesi
dell’Alleanza Atlantica – Biden ha usato parole chiare. Ha detto
che ci dobbiamo preparare ad “una competizione di lungo periodo”
con la Russia, “e sarà una competizione dura”. La NATO deve
fronteggiare la “minaccia russa” e “deve essere una nostra
priorità salvaguardare l’integrità territoriale dell’Ucraina”
(il cui attuale governo – ricordiamo – è nato da un colpo di
Stato
contro il Governo
legittimo, con la partecipazione di movimenti armati apertamente
nazisti sostenuti dagli USA). Bisognerebbe poi “respingere gli
abusi economici della Cina” (che è sul punto di diventare, con uno
sviluppo spettacoloso, la massima potenza economica mondiale).
Inutilmente la più prudente Merkel (che tiene conto della necessità
della Germania di importare il gas russo attraverso il gasdotto
North-Stream) ha fatto notare che bisognerebbe creare “agende
condivise” con Russia e Cina per diminuire le tensioni.
Destano
preoccupazione anche le nomine di ministri e responsabili da parte di
Biden. Il nuovo Segretario di Stato, Anthony Blinken, responsabile
della politica estera USA, è un falco, nemico giurato della Russia,
ed in passato è stato favorevole alla guerra contro la Libia del
2011 e ad altre azioni militari quando era vice-responsabile della
“sicurezza” con Obama. La nuova ambasciatrice
all’ONU, Linda Thomas Greenfield, è un altro falco, già
collaboratrice di Madeleine Albright, quella che diceva che era valsa
la pena far morire mezzo milione di bambini irakeni. Anche Victoria
Nuland, organizzatrice del Colpo
di Stato
in Ucraina, è tornata in auge, mentre per la nomina alla Difesa è
candidata Michelle Fournay, già favorevole alle aggressioni alla
Libia e alla Siria. In quest’ultimo Paese
sono state rafforzate le guarnigioni illegali statunitensi che hanno
occupato i pozzi petroliferi siriani con l’aiuto delle milizie
curde, ormai ridotte al rango di mercenari dell’imperialismo. Biden
dice anche che vuole riaprire un dialogo con l’Iran, ma intanto non
toglie le durissime sanzioni verso quel Paese.
nuovo Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, l’uomo delle
banche, si è immediatamente allineato. Draghi, che ha sostituito
Conte, grazie anche all’azione decisiva del guastatore Renzi,
fantoccio mosso dalle mani dei poteri forti, nelle sue dichiarazioni
al Senato ha ribadito con forza la fedeltà dell’Italia
all’Atlantismo (cioè alla NATO). Ha anche parlato della sua
preoccupazione per “le violazioni dei diritti
umani” in Russia e
per la politica della Cina, schierandosi chiaramente con i falchi di
Washington. Ha sottolineato
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Il
l’interesse dell’Italia per l’area
mediterranea, forse pensando a qualche altro intervento militare in
Libia come nel 2011. Si preannunciano infatti aumenti delle spese
militari e tra i nuovi ministri “tecnici” compare Roberto
Cingolani, esperto di robotica e nanotecnologie, ma anche già
responsabile del gruppo Leonardo legato all’industria militare in
collaborazione con gli USA (ad esempio nella produzione dei famosi e
costosi aerei da combattimento F-35).
La
politica interna ed economica del nuovo Governo
sarà coerente con quella estera. Infatti Draghi ha
contemporaneamente anche ribadito la fedeltà dell’Italia alle
politiche rigoriste europee della UE, che ci hanno imposto in passato
una serie di riforme che hanno limitato i diritti dei lavoratori.
D’altra parte non si può dimenticare che Draghi, per quanto
certamente persona intelligente e competente, è stato
Direttore
Esecutivo della World Bank, Governatore della Banca d’Italia,
Presidente della Banca Centrale Europea e membro dell’influente
Gruppo dei Trenta che fa capo alla Fondazione Rockfeller. Fu lui che
nel 2015 impose, anche in seguito alle pressioni della Germania ed
altri paesi del Nord-Europa, il rifiuto della BCE di acquistare i
titoli greci, fatto che fece mancare il danaro liquido alle banche
greche che furono costrette a bloccare i bancomat ai comuni cittadini
in difficoltà economiche. Fu ancora lui a condurre per conto
dell’Italia le trattative sul panfilo della regina Elisabetta
Britannia che portarono alla decisione di privatizzare e svendere
tutto il patrimonio produttivo pubblico dell’Italia, fatto di cui
paghiamo ancora le conseguenze. Bisogna quindi prevedere che sarà
imposta una cura di ferro all’Italia attraverso il fedele gruppetto
ristretto dei ministri “tecnici”: oltre a Cingolani, Daniele
Franco, Direttore Generale della Banca d’Italia, ed inoltre Colao,
ministro per l’innovazione tecnologica, già legato alle banche
G.T. Morgan e Mc Kinsey; ed ancora Giorgetti della Lega all’economia.
Si preannunciano la chiusura delle imprese in difficoltà ed un
tentativo di rilancio del capitalismo introducendo nuove tecnologie
sotto la copertura ideologica della “green economy”, e
dell’ecologia (piccolo contentino per il voltafaccia Grillo).
Di
fronte a questo tutti i partiti - tranne la furba Meloni che spera di
raccogliere tutti i voti di protesta, i dissidenti del Movimento
5Stelle ormai spaccato e allo sbando, e i piccoli sparuti gruppi di
sinistra che hanno organizzato una manifestazione di protesta anche
giovedì 18 a Roma – si sono prostrati ai piedi di Draghi. Tra
questi anche la Lega “sovranista” diventata improvvisamente
europeista nel giro di una notte; ma questo si spiega perché le
nomine di Draghi sembrano orientate essenzialmente verso un rilancio
di alcune industrie del Nord legate alla Germania, lasciando ancora
una volta il Sud al suo destino. Di fatto si può dire che l’Italia
è commissariata e che il nuovo Governo
sarà fedele a due padroni: in politica estera gli USA e la NATO; in
politica economica la UE, ed i grandi gruppi capitalistici e
finanziari. Si preannunciano tempi difficili. Cercheremo di reagire e
di fare la nostra parte.
Roma,
24 febbraio 2021, Vincenzo Brandi
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