Last name:

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2103

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXIII N°7

marzo 2021

PAGINA d         - 28

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
segue da pag.27: david choquehuanca: “l’occupazione della palestina deve finire. israele paghi per i suoi crimini”. “in questo nuovo tempo, l’occupazione deve finire. la questione dei rifugiati palestinesi deve essere risolta con giustizia” david choquehuanca. il governo boliviano, sotto il mandato dell’ex presidente evo morales, e ora con luis arce, è sempre stato un aspro critico dell’occupazione israeliana e dei suoi crimini contro il popolo palestinese, esprimendo il suo forte sostegno alla causa palestinese. alla fine dello scorso ottobre, in un incontro tra il presidente boliviano e l’ambasciatore palestinese in bolivia, mahmud alwani, arce ha indicato che il percorso verso la pace in asia occidentale dovrebbe concentrarsi sulla creazione di uno stato palestinese, con al-quds (gerusalemme) come capitale, in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni delle nazioni unite. arce, con questa presa di posizione sulla palestina, segue l’agenda adottata dal governo morales, il cui esecutivo ha dato pieno appoggio alla causa palestinese e ha denunciato in tutti i forum i crimini perpetrati da israele contro quella nazione. l’evento di questa giornata ha coinciso con la giornata nazionale di “gaza, simbolo di resistenza”, che commemora i 22 giorni di resistenza del popolo palestinese contro l’aggressione israeliana nel 2008. il venezuela ha mostrato solidarietà ad al-quds e ha invitato le nazioni unite a occuparsi delle “ferite” della palestina. “la palestina è ferita e ha bisogno di essere assistita dalle nazioni unite (onu), gli alti funzionari israeliani dovrebbero essere puniti per i loro crimini” ilenia medina. alla conferenza era presente anche il venezuela che, attraverso il vicepresidente della commissione per la politica estera del parlamento venezuelano, ilenia medina, ha affermato: “il venezuela in america latina difende la causa palestinese; ciò che è iniziato durante la presidenza di hugo chávez, sta continuando con il mandato di nicolás maduro. la palestina è un paese occupato ed i suoi occupanti sono sostenuti da governi imperialisti, come stati uniti e regno unito. la palestina è ferita e ha bisogno di essere assistita dalle nazioni unite (onu), gli alti funzionari israeliani dovrebbero essere puniti per i loro crimini”. ilenia medina (el carabobeno). all’evento, realizzato per via telematica, hanno partecipato rappresentanti parlamentari di iran, palestina, turchia, malesia, indonesia, yemen, algeria, afghanistan, pakistan, qatar, tunisia, libano, bolivia, venezuela, iraq, siria e sud africa. fonti: https://www.hispantv.com/noticias/bolivia/485911/causa-palestina-israel https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/485923/america-latina-apoyo-causa-palestina-israel. la corte penale internazionale decide di poter indagare sui presunti crimini di guerra in palestina nonostante le obiezioni israeliane. l’autorità palestinese accoglie con favore la sentenza che potrebbe vedere il perseguimento di funzionari e militari israeliani, nonché di figure di hamas. fonte: english version - oliver holmes a gerusalemme – 5 febbraio 2021. immagine di copertina: fatou bensouda aveva già dichiarato di voler aprire un’inchiesta su presunti crimini di guerra nei territori occupati. fotografia: michael kooren / afp / getty images. il tribunale penale internazionale ha annunciato di avere giurisdizione in palestina, autorizzando il suo procuratore capo, nonostante le feroci obiezioni israeliane, a indagare su presunte atrocità. il primo ministro israeliano, benjamin netanyahu, ha condannato la sentenza e ha affermato che il paese “proteggerà in ogni modo i suoi cittadini e i suoi soldati dalla persecuzione legale”. fatou bensouda, la procuratrice capo della corte penale internazionale, aveva già annunciato in precedenza di voler aprire un’inchiesta formale su presunti crimini di guerra nella cisgiordania occupata, a gerusalemme est e nella striscia di gaza. tuttavia, a causa dello status della palestina come territorio occupato piuttosto che come paese sovrano, ha aspettato che i giudici “confermassero” se il tribunale, con sede a l’aia, ne avesse l’autorità. la palestina ha usato il suo status di stato osservatore delle nazioni unite, ottenuto nel 2012, per unirsi alla corte penale internazionale e chiedere un’indagine sulle azioni israeliane. bensouda, avvocatessa del gambia, ha detto che avrebbe indagato sia sui gruppi armati israeliani che sui gruppi armati palestinesi, inclusa la fazione di hamas con sede a gaza accusata,secondo il suo ufficio, di “dirigere intenzionalmente attacchi contro i civili”,. l’autorità palestinese, rappresentante riconosciuto a livello internazionale per i palestinesi, vuole che porti avanti i casi e vedrebbe il perseguimento di funzionari israeliani o di figure militari come una significativa vittoria diplomatica. l’autorità è anche rivale politico di hamas. il governo israeliano ha affermato che, poiché la palestina non è uno stato a pieno titolo, non dovrebbe essere autorizzato a presentare petizioni alla corte. tuttavia, in una dichiarazione rilasciata venerdì, i giudici dell’icc hanno annunciato che la corte aveva effettivamente giurisdizione. pur chiarendo che la corte non stava prendendo una posizione su eventuali controversie sui confini, i giudici hanno affermato che la giurisdizione territoriale della corte si estendeva “ai territori occupati da
israele dal 1967, vale a dire gaza e la cisgiordania, compresa gerusalemme est”. la corte ha inoltre respinto gli argomenti di israele, affermando che secondo statuto la palestina aveva “il diritto di essere trattata come qualsiasi altro stato ”. hussein al-sheikh, ministro per gli affari civili dell’autorità palestinese, ha affermato su twitter che la sentenza è stata “una vittoria per i diritti, la giustizia, la libertà e i valori morali nel mondo”. netanyahu ha attaccato la decisione. “oggi la cpi ha dimostrato ancora una volta di essere un organo politico e non un’istituzione giudiziaria”, ha detto, aggiungendo che israele non era un membro della cpi. anche se israele non ha firmato il trattato internazionale, il mandato della corte penale internazionale è quello di perseguire le persone, non i paesi, compresi quelle degli stati che non sono firmatari. netanyahu ha già chiesto sanzioni contro il tribunale e le persone che lavorano per esso. l’amministrazione di donald trump aveva già utilizzato una tattica simile per bloccare un’indagine separata della corte penale internazionale sulla condotta delle truppe statunitensi in afghanistan. mentre l’amministrazione di joe biden afferma di essere in disaccordo con l’azione della cpi contro israele, afferma però che sta rivedendo quelle sanzioni, una mossa che preoccupa israele. tuttavia, il portavoce del dipartimento di stato americano ned price ha detto che washington nutre “serie preoccupazioni” per la sentenza della corte penale internazionale di venerdì. non è chiaro se netanyahu intenda impedire ai funzionari della cpi di entrare nei territori palestinesi, il che potrebbe ostacolarne il lavoro, perché israele controlla l’accesso alla cisgiordania e a,gerusalemme. bensouda ha detto che intende indagare sugli incidenti avvenuti durante la guerra di gaza del 2014 tra israele e hamas. il caso potrebbe anche essere ampliato per includere le presunte uccisioni da parte di soldati israeliani di oltre 200 palestinesi, inclusi più di 40 bambini, durante le manifestazioni lungo il confine di gaza. separatamente, bensouda ha sostenuto che c’è una “base ragionevole” per credere che le autorità israeliane abbiano commesso crimini di guerra spostando civili israeliani in cisgiordania per vivere negli insediamenti. in base alla convenzione di ginevra, firmata dopo la seconda guerra mondiale, è infatti vietato il trasferimento di civili nelle terre occupate. trad. grazia parolari “tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – invictapalestina.org. la sentenza dell’aia su israele è motivo di speranza. immagine di copertina: manifestante palestinese durante una manifestazione contro gli insediamenti israeliani il 15 maggio 2020 nel villaggio di al-sawiya, a sud di nablus credito: jaafar ashtiyeh / afp. non pochi israeliani nell’esercito e nelle istituzioni politiche inizieranno a sudare nei mesi a venire. alcuni di loro avranno paura di viaggiare all’estero temendo di essere arrestati. . forse in questo modo inizieranno a pensare in modo diverso alle loro azioni. fonte: english version - gideon levy – 6 febbraio 2021. ogni israeliano che si rispetti dovrebbe essere felice della buona notizia arrivata dall’aia venerdì: la corte penale internazionale è competente ad indagare su presunti crimini di guerra commessi da israele nella striscia di gaza e in cisgiordania. finalmente, dopo 53 anni. è vero che la strada per perseguire i colpevoli è ancora lunga e impervia, ma un nuovo linguaggio, uno che sarà impossibile ignorare, sta per rispondere alla vana e arrogante argomentazione di israele, che si fa beffe del diritto internazionale. non pochi israeliani nell’esercito e nelle istituzioni politiche inizieranno a sudare nei mesi a venire. per difenderli verranno assunti avvocati esperti. alcuni di loro avranno paura di viaggiare all’estero temendo di essere arrestati. questa è una buona notizia. forse in questo modo inizieranno a pensare in modo diverso alle loro azioni. forse la paura di essere perseguiti in futuro li vincolerà. forse nella prossima stagione elettorale un candidato “centrista” come benny gantz non si permetterà di vantarsi del numero di vittime libanesi di cui è responsabile. forse un altro candidato “centrista”, moshe ya’alon, che ha ucciso khalil al wazir (abu jihad) nel suo letto e che, come ministro della difesa, ha condotto l’operazione protective edge (confine protetto) nella striscia di gaza nell’estate del 2014, inizierà a vergognarsi leggermente delle sue azioni. la preoccupazione espressa dopo la sentenza, che l’indagine prevista potrebbe avere un effetto dirompente sulle forze di difesa israeliane che dissuaderebbe gli ufficiali dal coinvolgimento negli insediamenti della cisgiordania e forse li spingerebbe a pensarci due volte prima del prossimo attacco aereo a gaza, non è la paura, ma l’inizio della speranza. il primo test è la risposta dell’apparato politico e dei media in israele alla sentenza. finora hanno dimostrato che, come sempre quando si tratta di sostenere l’occupazione, non c’è differenza tra destra e sinistra, e non ci sono mezzi di comunicazione giusti e coraggiosi: israele si è stretto a se in un fronte unito quasi per fare la vittima e attaccare, le cose che ama fare sopra ogni cosa. invece di presentarsi volontariamente alla corte, ringraziandola per aver cercato la verità, dopotutto, israele non ha nulla da nascondere, e annunciando che collaborerà con l’indagine, è esploso un torrente di proteste, recriminazioni e minacce. passi la destra, che di certo non ne comprende la gravità. ma il leader dell’opposizione, yair lapid, ha definito la sentenza “vergognosa” e ha detto che l’indagine “incoraggerebbe la resistenza palestinese”. scusatemi? resistenza palestinese? lapid, il difensore dell’ordinamento giuridico, si scaglia contro il tribunale? “sono orgoglioso dei soldati e degli ufficiali dell’idf che ci proteggono”, ha recitato lapid, coscienziosamente. chi ha bisogno di gideon sa’ar quando abbiamo qualcuno come lapid. yair golan, dell’ala sinistra di meretz, ovvia alla necessità dell’ala destra. “israele non ha commesso crimini di guerra nei territori”, ha dichiarato vagamente, che sa una cosa o due sui crimini di guerra, come il cosiddetto protocollo di vicinato, dove i soldati portano i palestinesi con loro nelle ricerche usandoli come scudi umani, l’eredità del golan nell’idf. con un’ala sinistra come questa, non abbiamo bisogno di gilad erdan, ambasciatore di israele negli stati uniti e alle nazioni unite, che urla: “antisemitismo”, a washington. anche i media israeliani, una maggioranza decisiva dei quali ha esortato i militari ad attaccare sempre più durante l’operazione protective edge, non capiscono nemmeno cosa voglia improvvisamente il mondo dall’immacolato e innocente israele, che si sta solo proteggendo dall’annientamento. il presidente delle filippine rodrigo duterte ha ritirato il suo paese da stato parte della corte penale internazionale per le indagini del tribunale sulla sua sanguinosa guerra contro la droga. israele non ha mai aderito, per timore di essere indagato. è vero, la corte penale non è perfetta. colpisce duramente i deboli: finora solo i criminali di guerra provenienti dall’africa sono stati perseguiti. ma non possiamo farne a meno. alla luce di un paese come israele, che non ha mai indagato seriamente i sospetti di crimini di guerra da parte del suo esercito e del suo governo, non resta altra scelta che guardare con speranza verso l’aia. almeno 1.000 civili innocenti sono stati uccisi durante l’operazione protective edge; più di 200 manifestanti disarmati sono stati uccisi alla frontiera di gaza; ogni insediamento è un crimine di guerra. queste chiare verità non hanno mai scalfito l’argomentazione mendace e propagandistica di israele. forse ora un procuratore del gambia, un giudice del benin e un giudice della francia faranno quello che la nostra stimata ed esaltata corte suprema non ha mai osato fare, con sua vergogna. gideon levy è editorialista di haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. levy è entrato in haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. ha ricevuto il premio giornalistico euro-med per il 2008; il premio libertà di lipsia nel 2001; il premio dell’unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’associazione dei diritti umani in israele per il 1996. il suo nuovo libro, la punizione di gaza, è stato pubblicato da verso. traduzione: beniamino rocchetto – invictapalestina.org.
Segue da Pag.27: David Choquehuanca: “l’occupazione della Palestina deve finire. Israele paghi per i suoi crimini”

“In questo nuovo tempo, l’occupazione deve finire. La questione dei rifugiati palestinesi deve essere risolta con giustizia” David Choquehuanca

Il governo boliviano, sotto il mandato dell’ex presidente Evo Morales, e ora con Luis Arce, è sempre stato un aspro critico dell’occupazione israeliana e dei suoi crimini contro il popolo palestinese, esprimendo il suo forte sostegno alla causa palestinese.

Alla fine dello scorso ottobre, in un incontro tra il presidente boliviano e l’ambasciatore palestinese in Bolivia, Mahmud Alwani, Arce ha indicato che il percorso verso la pace in Asia occidentale dovrebbe concentrarsi sulla creazione di uno stato palestinese, con Al-Quds (Gerusalemme) come capitale, in conformità con il diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni Unite.

Arce, con questa presa di posizione sulla Palestina, segue l’agenda adottata dal governo Morales, il cui esecutivo ha dato pieno appoggio alla causa palestinese e ha denunciato in tutti i forum i crimini perpetrati da Israele contro quella nazione.

L’evento di questa giornata ha coinciso con la Giornata Nazionale di “Gaza, Simbolo di Resistenza”, che commemora i 22 giorni di resistenza del popolo palestinese contro l’aggressione israeliana nel 2008.

Il Venezuela ha mostrato solidarietà ad Al-Quds e ha invitato le Nazioni Unite a occuparsi delle “ferite” della Palestina.

“La Palestina è ferita e ha bisogno di essere assistita dalle Nazioni Unite (ONU), gli alti funzionari israeliani dovrebbero essere puniti per i loro crimini” Ilenia Medina

Alla conferenza era presente anche il Venezuela che, attraverso il vicepresidente della Commissione per la politica estera del parlamento venezuelano, Ilenia Medina, ha affermato: “Il Venezuela in America Latina difende la causa palestinese; ciò che è iniziato durante la presidenza di Hugo Chávez, sta continuando con il mandato di Nicolás Maduro.
La Palestina è un paese occupato ed i suoi occupanti sono sostenuti da governi imperialisti, come Stati Uniti e Regno Unito. La Palestina è ferita e ha bisogno di essere assistita dalle Nazioni Unite (ONU), gli alti funzionari israeliani dovrebbero essere puniti per i loro crimini”.


Ilenia Medina (El Carabobeno)

All’evento, realizzato per via telematica, hanno partecipato rappresentanti parlamentari di Iran, Palestina, Turchia, Malesia, Indonesia, Yemen, Algeria, Afghanistan, Pakistan, Qatar, Tunisia, Libano, Bolivia, Venezuela, Iraq, Siria e Sud Africa.

Fonti: https://www.hispantv.com/noticias/bolivia/485911/causa-palestina-israel https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/485923/america-latina-apoyo-causa-palestina-israel

La Corte penale internazionale decide di poter indagare sui presunti crimini di guerra in Palestina nonostante le obiezioni israeliane



L’Autorità Palestinese accoglie con favore la sentenza che potrebbe vedere il perseguimento di funzionari e militari israeliani, nonché di figure di Hamas

Fonte: English Version - Oliver Holmes a Gerusalemme – 5 febbraio 2021

Immagine di copertina: Fatou Bensouda aveva già dichiarato di voler aprire un’inchiesta su presunti crimini di guerra nei territori occupati. Fotografia: Michael Kooren / AFP / Getty Images

Il tribunale penale internazionale ha annunciato di avere giurisdizione in Palestina, autorizzando il suo procuratore capo, nonostante le feroci obiezioni israeliane, a indagare su presunte atrocità.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha condannato la sentenza e ha affermato che il paese “proteggerà in ogni modo i suoi cittadini e i suoi soldati dalla persecuzione legale”.

Fatou Bensouda, la procuratrice capo della Corte penale internazionale, aveva già annunciato in precedenza di voler aprire un’inchiesta formale su presunti crimini di guerra nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza.

Tuttavia, a causa dello status della Palestina come territorio occupato piuttosto che come paese sovrano, ha aspettato che i giudici “confermassero” se il tribunale, con sede a L’Aia, ne avesse l’autorità.

La Palestina ha usato il suo status di stato osservatore delle Nazioni Unite, ottenuto nel 2012, per unirsi alla Corte penale internazionale e chiedere un’indagine sulle azioni israeliane.

Bensouda, avvocatessa del Gambia, ha detto che avrebbe indagato sia sui gruppi armati israeliani che sui gruppi armati palestinesi, inclusa la fazione di Hamas con sede a Gaza accusata,secondo il suo ufficio, di “dirigere intenzionalmente attacchi contro i civili”,.

L’Autorità Palestinese, rappresentante riconosciuto a livello internazionale per i palestinesi, vuole che porti avanti i casi e vedrebbe il perseguimento di funzionari israeliani o di figure militari come una significativa vittoria diplomatica. L’autorità è anche rivale politico di Hamas.

Il governo israeliano ha affermato che, poiché la Palestina non è uno stato a pieno titolo, non dovrebbe essere autorizzato a presentare petizioni alla corte.

Tuttavia, in una dichiarazione rilasciata venerdì, i giudici dell’ICC hanno annunciato che la corte aveva effettivamente giurisdizione.

Pur chiarendo che la corte non stava prendendo una posizione su eventuali controversie sui confini, i giudici hanno affermato che la giurisdizione territoriale della corte si estendeva “ai territori occupati da
Israele dal 1967, vale a dire Gaza e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est”.

La corte ha inoltre respinto gli argomenti di Israele, affermando che secondo statuto la Palestina aveva “il diritto di essere trattata come qualsiasi altro Stato ”

Hussein al-Sheikh, ministro per gli affari civili dell’Autorità palestinese, ha affermato su Twitter che la sentenza è stata “una vittoria per i diritti, la giustizia, la libertà e i valori morali nel mondo”.

Netanyahu ha attaccato la decisione. “Oggi la CPI ha dimostrato ancora una volta di essere un organo politico e non un’istituzione giudiziaria”, ha detto, aggiungendo che Israele non era un membro della CPI.

Anche se Israele non ha firmato il trattato internazionale, il mandato della Corte penale internazionale è quello di perseguire le persone, non i paesi, compresi quelle degli stati che non sono firmatari.

Netanyahu ha già chiesto sanzioni contro il tribunale e le persone che lavorano per esso. L’amministrazione di Donald Trump aveva già utilizzato una tattica simile per bloccare un’indagine separata della Corte penale internazionale sulla condotta delle truppe statunitensi in Afghanistan.

Mentre l’amministrazione di Joe Biden afferma di essere in disaccordo con l’azione della CPI contro Israele, afferma però che sta rivedendo quelle sanzioni, una mossa che preoccupa Israele.

Tuttavia, il portavoce del dipartimento di stato americano Ned Price ha detto che Washington nutre “serie preoccupazioni” per la sentenza della Corte penale internazionale di venerdì.

Non è chiaro se Netanyahu intenda impedire ai funzionari della CPI di entrare nei Territori palestinesi, il che potrebbe ostacolarne il lavoro, perché Israele controlla l’accesso alla Cisgiordania e a,Gerusalemme.

Bensouda ha detto che intende indagare sugli incidenti avvenuti durante la guerra di Gaza del 2014 tra Israele e Hamas.

Il caso potrebbe anche essere ampliato per includere le presunte uccisioni da parte di soldati israeliani di oltre 200 palestinesi, inclusi più di 40 bambini, durante le manifestazioni lungo il confine di Gaza.

Separatamente, Bensouda ha sostenuto che c’è una “base ragionevole” per credere che le autorità israeliane abbiano commesso crimini di guerra spostando civili israeliani in Cisgiordania per vivere negli insediamenti.

In base alla convenzione di Ginevra, firmata dopo la seconda guerra mondiale, è infatti vietato il trasferimento di civili nelle terre occupate.

Trad. Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org

La sentenza dell’AIA su Israele è motivo di speranza

Immagine di copertina: manifestante palestinese durante una manifestazione contro gli insediamenti israeliani il 15 maggio 2020 nel villaggio di al-Sawiya, a sud di Nablus Credito: JAAFAR ASHTIYEH / AFP

Non pochi israeliani nell’esercito e nelle istituzioni politiche inizieranno a sudare nei mesi a venire. Alcuni di loro avranno paura di viaggiare all’estero temendo di essere arrestati. . Forse in questo modo inizieranno a pensare in modo diverso alle loro azioni.

Fonte: English Version - Gideon Levy – 6 febbraio 2021

Ogni israeliano che si rispetti dovrebbe essere felice della buona notizia arrivata dall’Aia venerdì: La Corte Penale Internazionale è competente ad indagare su presunti crimini di guerra commessi da Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Finalmente, dopo 53 anni.

È vero che la strada per perseguire i colpevoli è ancora lunga e impervia, ma un nuovo linguaggio, uno che sarà impossibile ignorare, sta per rispondere alla vana e arrogante argomentazione di Israele, che si fa beffe del diritto internazionale.

Non pochi israeliani nell’esercito e nelle istituzioni politiche inizieranno a sudare nei mesi a venire. Per difenderli verranno assunti avvocati esperti. Alcuni di loro avranno paura di viaggiare all’estero temendo di essere arrestati. Questa è una buona notizia. Forse in questo modo inizieranno a pensare in modo diverso alle loro azioni. Forse la paura di essere perseguiti in futuro li vincolerà. Forse nella prossima stagione elettorale un candidato “centrista” come Benny Gantz non si permetterà di vantarsi del numero di vittime libanesi di cui è responsabile. Forse un altro candidato “centrista”, Moshe Ya’alon, che ha ucciso Khalil al Wazir (Abu Jihad) nel suo letto e che, come Ministro della Difesa, ha condotto l’Operazione Protective Edge (Confine Protetto) nella Striscia di Gaza nell’estate del 2014, inizierà a vergognarsi leggermente delle sue azioni.

La preoccupazione espressa dopo la sentenza, che l’indagine prevista potrebbe avere un effetto dirompente sulle Forze di Difesa Israeliane che dissuaderebbe gli ufficiali dal coinvolgimento negli insediamenti della Cisgiordania e forse li spingerebbe a pensarci due volte prima del prossimo attacco aereo a Gaza, non è la paura, ma l’inizio della speranza.

Il primo test è la risposta dell’apparato politico e dei media in Israele alla sentenza. Finora hanno dimostrato che, come sempre quando si tratta di sostenere l’occupazione, non c’è differenza tra destra e sinistra, e non ci sono mezzi di comunicazione giusti e coraggiosi: Israele si è stretto a se in un fronte unito quasi per fare la vittima e attaccare, le cose che ama fare sopra ogni cosa. Invece di presentarsi volontariamente alla corte, ringraziandola per aver cercato la verità, dopotutto, Israele non ha nulla da nascondere, e annunciando che collaborerà con l’indagine, è esploso un torrente di proteste, recriminazioni e minacce.

Passi la destra, che di certo non ne comprende la gravità. Ma il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha definito la sentenza “vergognosa” e ha detto che l’indagine “incoraggerebbe la resistenza palestinese”. Scusatemi? Resistenza palestinese? Lapid, il difensore dell’ordinamento giuridico, si scaglia contro il tribunale? “Sono orgoglioso dei soldati e degli ufficiali dell’IDF che ci proteggono”, ha recitato Lapid, coscienziosamente. Chi ha bisogno di Gideon Sa’ar quando abbiamo qualcuno come Lapid.

Yair Golan, dell’ala sinistra di Meretz, ovvia alla necessità dell’ala destra. “Israele non ha commesso crimini di guerra nei territori”, ha dichiarato vagamente, che sa una cosa o due sui crimini di guerra, come il cosiddetto protocollo di vicinato, dove i soldati portano i palestinesi con loro nelle ricerche usandoli come scudi umani, l’eredità del Golan nell’IDF. Con un’ala sinistra come questa, non abbiamo bisogno di Gilad Erdan, ambasciatore di Israele negli Stati Uniti e alle Nazioni Unite, che urla: “antisemitismo”, a Washington.

Anche i media israeliani, una maggioranza decisiva dei quali ha esortato i militari ad attaccare sempre più durante l’Operazione Protective Edge, non capiscono nemmeno cosa voglia improvvisamente il mondo dall’immacolato e innocente Israele, che si sta solo proteggendo dall’annientamento.

Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha ritirato il suo paese da stato parte della Corte Penale Internazionale per le indagini del tribunale sulla sua sanguinosa guerra contro la droga. Israele non ha mai aderito, per timore di essere indagato. È vero, la Corte Penale non è perfetta. Colpisce duramente i deboli: Finora solo i criminali di guerra provenienti dall’Africa sono stati perseguiti. Ma non possiamo farne a meno. Alla luce di un paese come Israele, che non ha mai indagato seriamente i sospetti di crimini di guerra da parte del suo esercito e del suo governo, non resta altra scelta che guardare con speranza verso l’Aia.

Almeno 1.000 civili innocenti sono stati uccisi durante l’operazione Protective Edge; più di 200 manifestanti disarmati sono stati uccisi alla frontiera di Gaza; ogni insediamento è un crimine di guerra. Queste chiare verità non hanno mai scalfito l’argomentazione mendace e propagandistica di Israele. Forse ora un procuratore del Gambia, un giudice del Benin e un giudice della Francia faranno quello che la nostra stimata ed esaltata Corte Suprema non ha mai osato fare, con sua vergogna.

Gideon Levy è editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ha trascorso quattro anni come vicedirettore del giornale. Ha ricevuto il premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il premio libertà di Lipsia nel 2001; il premio dell’Unione dei giornalisti israeliani nel 1997; e il premio dell’Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo nuovo libro, La punizione di Gaza, è stato pubblicato da Verso.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org



  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 2103

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.