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La VOCE 2103

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La VOCE ANNO XXIII N°7

marzo 2021

PAGINA 6

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segue da pag.5: sentiment analysis: l’immagine della cina in italia. per quanto riguarda l’11 febbraio, la ricerca “cina” (fig. 3) mostra un 69% di fiducia, un 4,5% di speranza, un 1,5% di entusiasmo. tuttavia, la notizia del possibile coinvolgimento di arcuri nell’inchiesta sulle mascherine comprate in cina cominciava già a far presa tra gli argomenti di discussione, e dunque, rispetto ai nostri dati, la percentuale di tweet a favore della cina potrebbe essersi ridotta nel corso della giornata. quanto ai tweet negativi, si tratta soprattutto di fanatici che gridano al complotto dopo che l’oms ha dimostrato che il virus non è stato ingegnerizzato e che non ci sono prove che circolasse a wuhan prima di dicembre 2019 (fig. 4). in questo caso, la ricerca con l’hastag (#cina) non si discosta significativamente (83,5% di polarità positiva). la corte penale internazionale e i crimini di israele in palestina. da https://www.resumenlatinoamericano.org. traduzione di marx21.it. non appena la corte penale internazionale (cpi) ha dichiarato di avere giurisdizione sui crimini nei territori palestinesi occupati, i funzionari israeliani hanno messo in dubbio i suoi meriti legali, accusandola di essere "un organo politico". stanno lavorando duramente per eleggere un nuovo procuratore della cpi che possa ribaltare questa decisione. ubicata all'aia, nei paesi bassi, la cpi ha dichiarato che "ha deciso a maggioranza che la giurisdizione territoriale della cpi per la situazione in palestina si estende ai territori occupati da israele dal 1967", cioè gaza e la cisgiordania, compresa gerusalemme est. è stata fatou bensouda, la procuratrice di questa corte, a chiederle un parere legale su questo punto. il 1° maggio, la signora bensouda ha riconosciuto il diritto della palestina di andare in tribunale per perseguire "israele" per i suoi crimini e violazioni. nel dicembre 2019, ha annunciato di voler aprire un'indagine completa sui crimini di guerra commessi nei territori occupati da “israele”. vuole che la cpi dia seguito a un'indagine preliminare cinque anni dopo la guerra israeliana nella striscia di gaza nel 2014. 135 civili palestinesi uccisi in un solo giorno. durante 50 giorni, il conflitto ha provocato più di 2.250 morti da parte palestinese, la stragrande maggioranza dei quali civili, e 73 da parte israeliana, quasi tutti soldati. nel 2015, amnesty international ha accusato l'entità sionista di aver ucciso almeno 135 civili in quella guerra in un solo giorno come rappresaglia per la cattura di uno dei suoi soldati. e ha affermato che questo potrebbe costituire un crimine contro l'umanità. il 1 ° agosto 2014, quasi un mese dopo l'inizio della guerra, mentre i civili di gaza hanno iniziato a tornare alle loro case credendo che ci fosse una tregua, un tenente israeliano è scomparso. il giorno successivo, "israele" lo dichiarò morto. secondo amnesty, "israele" ha lanciato la "procedura hannibal", un provvedimento che consiste nel compiere attentati che potrebbero mettere in pericolo la vita del soldato per evitare la sua cattura vivo. una procedura che l'esercito non ammette di utilizzare, ma che i media e gli osservatori israeliani solitamente le attribuiscono. secondo il rapporto di amnesty international, che cita testimoni, "una punizione collettiva" è calata su rafah con "scene di panico e caos sotto un diluvio di fuoco da jet f-16, droni, elicotteri e artiglieria, uccidendo civili a piedi o in veicoli. che evacuavano i feriti ”. l’anti-draghi. non essendo stati eletti da nessuno e non dovendo rispondere del proprio agire politico dinanzi alla sovranità popolare, i governi cosiddetti tecnici non hanno nemmeno il bisogno dell’occultamento dietro le forme della rivoluzione passiva. come è noto, se sbagliare è umano perseverare è diabolico. perciò non si può essere in buona fede pretendendo di sostenere il governo draghi e, al contempo, dirsi dalla parte dei subalterni o sostenere di battersi per l’emancipazione dell’umanità. basterebbe ricordare gli ultimi tragici esempi di governi tecnici, da amato a ciampi, da dini a monti, tutti governi che hanno massacrato nel modo più sfacciato i ceti sociali subalterni. del resto, non essendo eletti da nessuno e non dovendo rispondere dei propri atti dinanzi alla sovranità popolare, tali governi non hanno avuto nemmeno bisogno di nascondersi dietro forme di rivoluzione passiva. senza contare che i governi tecnici, avendo un sostegno di quasi tutte le principali forze politiche, non debbono tener conto dell’opposizione. tanto più che il sostegno compatto delle forze della sinistra borghese, egemoni nei sindacati di massa neocorporativi, ha posto i governi tecnici fuori dalla portata del conflitto sociale dal basso. per altro l’idea stessa del governo tecnico proviene dall’ideologia positivista, cioè l’ideologia generalmente dominante nelle società capitaliste. alla base di tale ideologia vi è la concezione corporativa per cui salariati e industriali avrebbero gli stessi interessi. perciò la lotta non dovrebbe più essere fra capitale e forza-lavoro, ma contro i residui dei modi di produzione precedenti. secondo tale ideologia vi sarebbe bisogno di uno stato in cui a governare siano i competenti, superando così gli inutili conflitti sorti dalla libertà individuale, di parola, di pensiero e dalla stessa democrazia: dal momento che nella moderna società scientifica postmetafisica ad avere voce in capitolo debbono essere i soli competenti. le opinioni individuali così perdono qualsiasi significato, come in ogni ambito scientifico proprio della
modernità. tanto meno ha valore la posizione della maggioranza necessariamente composta in prevalenza da incompetenti. dunque vi sarebbe bisogno di costruire una società organica, in cui manager e banchieri costituirebbero la mente e i salariati gli arti. del tutto insensata sarebbe la pretesa di un arto di non obbedire passivamente alle direttive del cervello. per cui ogni forma di opposizione andrebbe considerata come un cancro, ovvero un corpo estraneo all’organismo sociale e statuale da eliminare, da estirpare prima che rischi di contaminare componenti importanti dell’organismo statuale. al governo sarà dunque l’aristocrazia del denaro, dal momento che quest’ultimo è il segno tangibile del progresso e di un regime finalmente meritocratico. del resto, anche dal punto di vista religioso funzionale alla classe dominante, dal momento che tutto non può che essere prodotto dalla volontà divina, il successo nella società civile è segno di elezione, mentre le masse degli sfigati incapaci di affermarsi non sarebbero altro che una massa destinata alla dannazione. perciò diviene necessario che lo stato non si curi dei più deboli, in quanto la stessa specie non può che evolversi con la riproduzione dei soli elementi maggiormente in grado di adattarsi a un habitat sociale naturalizzato. dal momento che ormai la storia, le guerre e le crisi sarebbero residui di un passato destinato a non ritornare, visto che le leggi del mercato sarebbero le uniche razionali, dunque naturali per l’uomo in quanto animale razionale e anche divine, dal momento che dio è l’artefice di tutto. da qui il pressing dei grandi sacerdoti dell’ideologia dominante affinché la stessa meloni si adegui alla necessità progressiva del governo tecnico. da qui la vanità di qualsiasi veto o distinguo politico, visto che il mandato del capo dello stato – per definizione la personalità laica maggiormente autorevole – è proprio di formare un governo al di sopra di ogni contrasto politico, dal momento che di conflitto sociale ed economico sembra non sia più nemmeno il caso di parlare, se non si vuole venir considerati veteromarziani. non è un caso che il primo apologeta del capo dello stato che ha affidato l’incarico di formare il governo a un banchiere – grande protagonista della svendita ai privati del patrimonio pubblico, che ha imposto il massacro sociale del governo monti e che ha martirizzato il popolo greco, colpevole di aver creduto possibile proporre una alternativa – è il più illustre rappresentante del sindacato neocorporativo. quest’ultimo, dal solito salotto televisivo, senza bisogno di confrontarsi con nessuno o di riflettere un momento, ha dato immediatamente la propria benedizione, a caldo, sostenendo che la scelta del capo dello stato era la migliore possibile. sebbene l’idea stessa di un governo del presidente andrebbe considerata eversiva, in quanto volta a trasformare la liberaldemocrazia sorta con la costituzione in uno stato presidenzialista, tipica espressione del cesarismo regressivo, non a caso ultimo obiettivo della loggia massonica p2 non ancora realizzato, dopo che il suo programma controrivoluzionario è stato, infine, reso pubblico. peraltro, il più popolare sindacalista, sino a qualche anno fa considerato, anche dai più incalliti trotskisti, l’unico leader in grado di rilanciare dal punto di vista politico la sinistra di classe, è riuscito a dimostrarsi ancora più egemonizzato dall’ideologia dominante, cioè dalla voce del padrone, degli stessi ultraliberisti esponenti del pd, vanamente impegnati fino all’ultimo per evitare gli effetti catastrofici di un nuovo governo tecnico. ancora più clamorosamente e sfacciatamente neocorporativa è stata la giustificazione data dall’esimio sindacalista del suo amore a prima vista per un governo di un banchiere neoliberista, il più autorevole rappresentante dei poteri forti nazionali e transnazionali: l’irresistibile distopica nostalgia per la concertazione inaugurata dal precedente governo tecnico del banchiere ciampi. la concertazione, quale forma più attuale del neocorporativismo – che brama il nostro esimio dirigente sindacale, pur nella consapevolezza che un tale miracolo oggi non sarebbe più replicabile – si è inaugurata con uno dei più feroci massacri sociali che la storia del nostro paese ha conosciuto. del resto, l’obiettivo di ogni buon burocrate neocorporativo è di essere invitato ai tavoli concertativi dai più significativi nemici di classe, per sottoscrivere l’ennesima capitolazione onorevole, senza aver dovuto spendersi minimamente per sostanziare una qualche pur minima rivendicazione, sulla base di uno straccio di conflitto sociale. per affiancare a questo indispensabile pessimismo realistico della ragione l’altrettanto irrinunciabile ottimismo della volontà, animato dal sacrosanto spirito dell’utopia, non si può fare a meno di considerare che un governo smaccatamente oligarchico, espressione esemplare di tutte le componenti – anche le più sinistre – del partito dell’ordine borghese, apre praterie alla sinistra di classe, pronte a incendiarsi se solo si fosse in grado di produrre l’indispensabile scintilla. sapranno i rappresentanti politici e sindacali delle classi subalterne sfruttare questa ennesima occasione per rilanciare, dopo anni di sostanziale latenza, un sano e consapevole conflitto sociale dal basso? anche in questo caso il perseverare negli stessi errori non potrebbe che essere considerato diabolico. il rischio principale è quello di cadere, per l’ennesima volta, nel riflesso condizionato burocratico di pensare essenzialmente a mantenere in piedi la propria struttura, limitandosi – come ormai di consueto – al proprio ruolo di rappresentare una opposizione di mera testimonianza. ..segue ./.
Segue da Pag.5: Sentiment Analysis: l’immagine della Cina in Italia

Per quanto riguarda l’11 febbraio, la ricerca “Cina” (fig. 3) mostra un 69% di fiducia, un 4,5% di speranza, un 1,5% di entusiasmo. Tuttavia, la notizia del possibile coinvolgimento di Arcuri nell’inchiesta sulle mascherine comprate in Cina cominciava già a far presa tra gli argomenti di discussione, e dunque, rispetto ai nostri dati, la percentuale di tweet a favore della Cina potrebbe essersi ridotta nel corso della giornata. Quanto ai tweet negativi, si tratta soprattutto di fanatici che gridano al complotto dopo che l’OMS ha dimostrato che il virus non è stato ingegnerizzato e che non ci sono prove che circolasse a Wuhan prima di dicembre 2019 (fig. 4). In questo caso, la ricerca con l’hastag (#Cina) non si discosta significativamente (83,5% di polarità positiva).

La Corte Penale Internazionale e i crimini di Israele in Palestina

da https://www.resumenlatinoamericano.org

Traduzione di Marx21.it

Non appena la Corte penale internazionale (CPI) ha dichiarato di avere giurisdizione sui crimini nei territori palestinesi occupati, i funzionari israeliani hanno messo in dubbio i suoi meriti legali, accusandola di essere "un organo politico". Stanno lavorando duramente per eleggere un nuovo procuratore della CPI che possa ribaltare questa decisione.

Ubicata all'Aia, nei Paesi Bassi, la CPI ha dichiarato che "ha deciso a maggioranza che la giurisdizione territoriale della CPI per la situazione in Palestina si estende ai territori occupati da Israele dal 1967", cioè Gaza e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.

È stata Fatou Bensouda, la procuratrice di questa corte, a chiederle un parere legale su questo punto. Il 1° maggio, la signora Bensouda ha riconosciuto il diritto della Palestina di andare in tribunale per perseguire "Israele" per i suoi crimini e violazioni.

Nel dicembre 2019, ha annunciato di voler aprire un'indagine completa sui crimini di guerra commessi nei territori occupati da “Israele”. Vuole che la CPI dia seguito a un'indagine preliminare cinque anni dopo la guerra israeliana nella Striscia di Gaza nel 2014.

135 civili palestinesi uccisi in un solo giorno.

Durante 50 giorni, il conflitto ha provocato più di 2.250 morti da parte palestinese, la stragrande maggioranza dei quali civili, e 73 da parte israeliana, quasi tutti soldati.

Nel 2015, Amnesty International ha accusato l'entità sionista di aver ucciso almeno 135 civili in quella guerra in un solo giorno come rappresaglia per la cattura di uno dei suoi soldati. E ha affermato che questo potrebbe costituire un crimine contro l'umanità.

Il 1 ° agosto 2014, quasi un mese dopo l'inizio della guerra, mentre i civili di Gaza hanno iniziato a tornare alle loro case credendo che ci fosse una tregua, un tenente israeliano è scomparso. Il giorno successivo, "Israele" lo dichiarò morto. Secondo Amnesty, "Israele" ha lanciato la "procedura Hannibal", un provvedimento che consiste nel compiere attentati che potrebbero mettere in pericolo la vita del soldato per evitare la sua cattura vivo. Una procedura che l'esercito non ammette di utilizzare, ma che i media e gli osservatori israeliani solitamente le attribuiscono.

Secondo il rapporto di Amnesty International, che cita testimoni, "una punizione collettiva" è calata su Rafah con "scene di panico e caos sotto un diluvio di fuoco da jet F-16, droni, elicotteri e artiglieria, uccidendo civili a piedi o in veicoli. che evacuavano i feriti ”.

L’Anti-Draghi



Non essendo stati eletti da nessuno e non dovendo rispondere del proprio agire politico dinanzi alla sovranità popolare, i governi cosiddetti tecnici non hanno nemmeno il bisogno dell’occultamento dietro le forme della rivoluzione passiva.

Come è noto, se sbagliare è umano perseverare è diabolico. Perciò non si può essere in buona fede pretendendo di sostenere il governo Draghi e, al contempo, dirsi dalla parte dei subalterni o sostenere di battersi per l’emancipazione dell’umanità. Basterebbe ricordare gli ultimi tragici esempi di governi tecnici, da Amato a Ciampi, da Dini a Monti, tutti governi che hanno massacrato nel modo più sfacciato i ceti sociali subalterni. Del resto, non essendo eletti da nessuno e non dovendo rispondere dei propri atti dinanzi alla sovranità popolare, tali governi non hanno avuto nemmeno bisogno di nascondersi dietro forme di rivoluzione passiva. Senza contare che i governi tecnici, avendo un sostegno di quasi tutte le principali forze politiche, non debbono tener conto dell’opposizione. Tanto più che il sostegno compatto delle forze della sinistra borghese, egemoni nei sindacati di massa neocorporativi, ha posto i governi tecnici fuori dalla portata del conflitto sociale dal basso

Per altro l’idea stessa del governo tecnico proviene dall’ideologia positivista, cioè l’ideologia generalmente dominante nelle società capitaliste. Alla base di tale ideologia vi è la concezione corporativa per cui salariati e industriali avrebbero gli stessi interessi. Perciò la lotta non dovrebbe più essere fra capitale e forza-lavoro, ma contro i residui dei modi di produzione precedenti. Secondo tale ideologia vi sarebbe bisogno di uno Stato in cui a governare siano i competenti, superando così gli inutili conflitti sorti dalla libertà individuale, di parola, di pensiero e dalla stessa democrazia: dal momento che nella moderna società scientifica postmetafisica ad avere voce in capitolo debbono essere i soli competenti. Le opinioni individuali così perdono qualsiasi significato, come in ogni ambito scientifico proprio della

modernità. Tanto meno ha valore la posizione della maggioranza necessariamente composta in prevalenza da incompetenti. Dunque vi sarebbe bisogno di costruire una società organica, in cui manager e banchieri costituirebbero la mente e i salariati gli arti. Del tutto insensata sarebbe la pretesa di un arto di non obbedire passivamente alle direttive del cervello. Per cui ogni forma di opposizione andrebbe considerata come un cancro, ovvero un corpo estraneo all’organismo sociale e statuale da eliminare, da estirpare prima che rischi di contaminare componenti importanti dell’organismo statuale. Al governo sarà dunque l’aristocrazia del denaro, dal momento che quest’ultimo è il segno tangibile del progresso e di un regime finalmente meritocratico. Del resto, anche dal punto di vista religioso funzionale alla classe dominante, dal momento che tutto non può che essere prodotto dalla volontà divina, il successo nella società civile è segno di elezione, mentre le masse degli sfigati incapaci di affermarsi non sarebbero altro che una massa destinata alla dannazione. Perciò diviene necessario che lo Stato non si curi dei più deboli, in quanto la stessa specie non può che evolversi con la riproduzione dei soli elementi maggiormente in grado di adattarsi a un habitat sociale naturalizzato. Dal momento che ormai la storia, le guerre e le crisi sarebbero residui di un passato destinato a non ritornare, visto che le leggi del mercato sarebbero le uniche razionali, dunque naturali per l’uomo in quanto animale razionale e anche divine, dal momento che dio è l’artefice di tutto. Da qui il pressing dei grandi sacerdoti dell’ideologia dominante affinché la stessa Meloni si adegui alla necessità progressiva del governo tecnico. Da qui la vanità di qualsiasi veto o distinguo politico, visto che il mandato del capo dello Stato – per definizione la personalità laica maggiormente autorevole – è proprio di formare un governo al di sopra di ogni contrasto politico, dal momento che di conflitto sociale ed economico sembra non sia più nemmeno il caso di parlare, se non si vuole venir considerati veteromarziani. 

Non è un caso che il primo apologeta del capo dello Stato che ha affidato l’incarico di formare il governo a un banchiere – grande protagonista della svendita ai privati del patrimonio pubblico, che ha imposto il massacro sociale del governo Monti e che ha martirizzato il popolo greco, colpevole di aver creduto possibile proporre una alternativa – è il più illustre rappresentante del sindacato neocorporativo. Quest’ultimo, dal solito salotto televisivo, senza bisogno di confrontarsi con nessuno o di riflettere un momento, ha dato immediatamente la propria benedizione, a caldo, sostenendo che la scelta del capo dello Stato era la migliore possibile. Sebbene l’idea stessa di un governo del presidente andrebbe considerata eversiva, in quanto volta a trasformare la liberaldemocrazia sorta con la Costituzione in uno Stato presidenzialista, tipica espressione del cesarismo regressivo, non a caso ultimo obiettivo della Loggia massonica P2 non ancora realizzato, dopo che il suo programma controrivoluzionario è stato, infine, reso pubblico.

Peraltro, il più popolare sindacalista, sino a qualche anno fa considerato, anche dai più incalliti trotskisti, l’unico leader in grado di rilanciare dal punto di vista politico la sinistra di classe, è riuscito a dimostrarsi ancora più egemonizzato dall’ideologia dominante, cioè dalla voce del padrone, degli stessi ultraliberisti esponenti del Pd, vanamente impegnati fino all’ultimo per evitare gli effetti catastrofici di un nuovo governo tecnico

Ancora più clamorosamente e sfacciatamente neocorporativa è stata la giustificazione data dall’esimio sindacalista del suo amore a prima vista per un governo di un banchiere neoliberista, il più autorevole rappresentante dei poteri forti nazionali e transnazionali: l’irresistibile distopica nostalgia per la concertazione inaugurata dal precedente governo tecnico del banchiere Ciampi. La concertazione, quale forma più attuale del neocorporativismo – che brama il nostro esimio dirigente sindacale, pur nella consapevolezza che un tale miracolo oggi non sarebbe più replicabile – si è inaugurata con uno dei più feroci massacri sociali che la storia del nostro paese ha conosciuto.

Del resto, l’obiettivo di ogni buon burocrate neocorporativo è di essere invitato ai tavoli concertativi dai più significativi nemici di classe, per sottoscrivere l’ennesima capitolazione onorevole, senza aver dovuto spendersi minimamente per sostanziare una qualche pur minima rivendicazione, sulla base di uno straccio di conflitto sociale.

Per affiancare a questo indispensabile pessimismo realistico della ragione l’altrettanto irrinunciabile ottimismo della volontà, animato dal sacrosanto spirito dell’utopia, non si può fare  a meno di considerare che un governo smaccatamente oligarchico, espressione esemplare di tutte le componenti – anche le più sinistre – del partito dell’ordine borghese, apre praterie alla sinistra di classe, pronte a incendiarsi se solo si fosse in grado di produrre l’indispensabile scintilla. Sapranno i rappresentanti politici e sindacali delle classi subalterne sfruttare questa ennesima occasione per rilanciare, dopo anni di sostanziale latenza, un sano e consapevole conflitto sociale dal basso? Anche in questo caso il perseverare negli stessi errori non potrebbe che essere considerato diabolico. 

Il rischio principale è quello di cadere, per l’ennesima volta, nel riflesso condizionato burocratico di pensare essenzialmente a mantenere in piedi la propria struttura, limitandosi – come ormai di consueto – al proprio ruolo di rappresentare una opposizione di mera testimonianza.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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