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La VOCE 2102

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La VOCE ANNO XXIII N°9

febbraio 2021

PAGINA F         - 38

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il buzzurro erdogan nega la sedia alla signora von der leyen. ha destato scalpore l’umiliazione che il “sultano” turco erdogan, già distintosi in passato per i suoi atteggiamenti sprezzanti ed antifemministi, ha cercato di imporre alla presidente della commissione europea von der leyen non facendole trovare una sedia su cui sedersi durante un incontro al vertice tra turchia ed unione europea. spesso abbiamo criticato le posizioni rigoriste e filo-capitaliste della von der leyen, una donna in politica al servizio soprattutto della grande finanza del nord-europa. ma nel caso specifico non si può che esprimere piena solidarietà nei suoi confronti per l’atteggiamento insultante del presidente turco, cui la signora ha risposto molto dignitosamente andandosi a sedere su un divanetto posto di fianco. né si può tacere sul comportamento altrettanto maleducato e sconcertante del presidente del consiglio europeo charles michel, che si è accomodato in poltrona accanto ad erdogan lasciando la sua collega sola in piedi. risulta che michel, sottoposto a giuste critiche e richieste di dimissioni, ha cercato poi di scusarsi e di telefonare anche alla von der leyen, che giustamente si è negata. già in un precedente articolo avevamo sottolineato che erdogan, capo del partito akp legato all’organizzazione politico-religiosa della fratellanza musulmana, sta cercando di riportare indietro la cultura turca anche nel settore dei diritti delle donne, dopo che i precedenti governi repubblicani, nel solco segnato dal padre della patria atatürk, anche se con metodi autoritari, avevano cercato di modernizzare la turchia almeno al livello dell’europa occidentale (senza per questo parlare di socialismo visto come il fumo negli occhi dai governanti turchi di qualsiasi tendenza). recentemente il nostro primo ministro draghi ha definito erdogan un “dittatore” con cui comunque bisogna trattare. sono personalmente contrario ad affibbiare questo epiteto indiscriminatamente. erdogan ha pur vinto regolari elezioni sulla spinta dei sentimenti più oscurantisti prevalenti nella parte più arretrata della popolazione turca, ed avvalendosi di un certo progresso economico che ha caratterizzato alcuni anni fa la turchia. nelle parole di draghi forse si nota anche l’influenza di una rivalità diretta che si sta sviluppando tra italia e turchia sulla questione del controllo della libia, paese ricco di petrolio e gas naturale. erdogan ha inviato in tripolitania migliaia di mercenari jihadisti siriani, turchi e di altri paesi in difesa del governo di tripoli, dominato dai fratelli musulmani, che era minacciato dall’esercito rivale del generale haftar sostenuto da russi ed egiziani. in realtà l’italia cerca di rimettere i propri piedi in libia, ed a questo è servito anche il recente viaggio di draghi in quel paese. ma forse draghi avrebbe dovuto per prima cosa chiedere scusa ai libici per la guerra che abbiamo fatto contro di loro nel 2011, insieme agli altri paesi della nato. questa guerra ha distrutto il paese, ed alimentato una successiva guerra civile, creando milioni di profughi. prima del 2011 la libia era il paese più ricco dell’africa ed aveva un governo stabile guidato da gheddafi, in ottime relazioni con l’italia. ora abbiamo lasciato solo conflitti, rovine, ed interventi esterni come quello turco, situazione da cui la libia cerca faticosamente di uscire. roma 10 aprile 2011, vincenzo brandi. l’arroganza dell’imperialismo usa provoca venti di guerra in ucraina ed attacchi al tribunale internazionalle dell’aja. qualche sera fa enrico mentana nel suo telegiornale aveva sottolineato con grande enfasi notizie di fonte statunitense secondo cui vi erano massicci spostamenti di truppe russe ai confini con l’ucraina e che addirittura l’esercito russo si starebbe preparando ad invadere quel paese. la notizia vera in realtà è che è stato organizzato nei giorni scorsi un gigantesco ponte aereo tra la grande base statunitense di ramstein in germania e l’ucraina per il trasferimento all’esercito ed alle
formazioni armate ucraine di una grande quantità di nuove armi moderne, come droni da combattimento, ecc. contemporaneamente le formazioni naziste ucraine, principali protagoniste del colpo di stato pilotato dagli usa nel 2014, e lo stesso capo dello staff presidenziale ruslan komchack fanno sapere che l’esercito ucraino, e le formazioni armate naziste, come il tristemente noto “battaglione azov”, si preparerebbero a rompere la tregua ed attaccare le province secessioniste del donbass ed altre regioni dell’est del paese. ricordiamo che in seguito al colpo di stato che defenestrò il presidente legale del paese, janucovich - regolarmente eletto in regolari elezioni - le regioni dell’est, abitate a larga maggioranza da russi, proclamarono l’indipendenza. il colpo di stato era avvenuto con la partecipazione determinante delle formazioni naziste armate inneggianti alla passata occupazione hitleriana del 1941-44 durante la quale avevano attivamente collaborato con i nazisti tedeschi. al colpo di stato del 2014 seguirono anni di sanguinosa guerra civile, cui è seguita una tregua in cui le regioni dell’est sono riuscite a mantenere la loro indipendenza. ora i venti di guerra appaiono come un’ennesima provocazione nei confronti della russia, che protegge le regioni secessioniste a maggioranza russa. in caso di massiccio attacco ucraino, sponsorizzato dagli usa, alla russia rimarrebbero solo due opzioni: o intervenire rischiando una guerra generalizzata, o rimanere inerte umiliandosi e perdendola faccia. l’arroganza usa si manifesta anche nei confronti del tribunale internazionale dell’aja. finché questo tribunale ha perseguitato i nemici degli usa e della nato, è andato tutto bene. ma quando il tribunale ha osato prospettare la possibilità di perseguire militari statunitensi per crimini di guerra eseguiti in afghanistan o su altri fronti, o di perseguire le illegalità israeliane nei territori palestinesi occupati, gli usa hanno scatenato un’ondata di sanzioni unilaterali contro membri del tribunale. in seguito le sanzioni sono state ritirate, ma sostituite dal monito esplicito che gli usa non permetteranno mai l’arresto di propri militari accusati di crimini, e che – in caso di arresto – andranno a liberarli con le armi. speriamo solo che tanta arroganza non ci porti di nuovo sull’orlo di una guerra generalizzata. roma 10 aprile 2021, vincenzo brandi. le proteste a montecitorio, le mancanze del governo draghi, e l’arroganza della arcelor mittal. qualche giorno fa si è svolta una vibrante protesta nella piazzetta antistante il parlamento, contro i provvedimenti del governo draghi in fatto di pandemia. la protesta ha assunto talvolta anche risvolti violenti sottolineati da giornali e telegiornali, e chiari segnali di gestione anche da parte di gruppetti eversivi di destra. il giudizio da dare su questa protesta, che certamente non è stata l’unica, anche se certamente la più eclatante, deve essere articolato. le manchevolezze del governo sono certamente evidenti. la compagine governativa, ritenuta ingenuamente all’inizio molto efficiente e capace di risolvere ogni problema grazie anche alla forsennata e ridicola campagna dei mass media per esaltare il “salvatore della patria” draghi, ha dato invece segno di incertezze e mancanze gravi, comuni del resto a quasi tutti i paesi dell’unione europea. l’azione del governo nei riguardi dei gravi problemi legati alla pandemia, sia con riguardo alla salute dei cittadini, sia di natura economico sociale, sarebbe dovuta essere ispirata ad alcuni fondamentali principi: da un lato promuovere restrizioni dure ed efficaci ma limitate nel tempo, dall’altro promuovere una campagna di vaccinazioni massiccia veloce ed efficace per ..segue ./.

IL BUZZURRO ERDOGAN NEGA LA SEDIA ALLA SIGNORA VON DER LEYEN

Ha destato scalpore l’umiliazione che il “sultano” turco Erdogan, già distintosi in passato per i suoi atteggiamenti sprezzanti ed antifemministi, ha cercato di imporre alla Presidente della Commissione Europea Von Der Leyen non facendole trovare una sedia su cui sedersi durante un incontro al vertice tra Turchia ed Unione Europea.

Spesso abbiamo criticato le posizioni rigoriste e filo-capitaliste della Von Der Leyen, una donna in politica al servizio soprattutto della grande finanza del Nord-Europa. Ma nel caso specifico non si può che esprimere piena solidarietà nei suoi confronti per l’atteggiamento insultante del Presidente turco, cui la signora ha risposto molto dignitosamente andandosi a sedere su un divanetto posto di fianco. Né si può tacere sul comportamento altrettanto maleducato e sconcertante del Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, che si è accomodato in poltrona accanto ad Erdogan lasciando la sua collega sola in piedi. Risulta che Michel, sottoposto a giuste critiche e richieste di dimissioni, ha cercato poi di scusarsi e di telefonare anche alla Von Der Leyen, che giustamente si è negata.

Già in un precedente articolo avevamo sottolineato che Erdogan, capo del partito AKP legato all’organizzazione politico-religiosa della Fratellanza Musulmana, sta cercando di riportare indietro la cultura turca anche nel settore dei diritti delle donne, dopo che i precedenti governi repubblicani, nel solco segnato dal padre della Patria Atatürk, anche se con metodi autoritari, avevano cercato di modernizzare la Turchia almeno al livello dell’Europa Occidentale (senza per questo parlare di Socialismo visto come il fumo negli occhi dai governanti turchi di qualsiasi tendenza).

Recentemente il nostro Primo Ministro Draghi ha definito Erdogan un “dittatore” con cui comunque bisogna trattare. Sono personalmente contrario ad affibbiare questo epiteto indiscriminatamente. Erdogan ha pur vinto regolari elezioni sulla spinta dei sentimenti più oscurantisti prevalenti nella parte più arretrata della popolazione turca, ed avvalendosi di un certo progresso economico che ha caratterizzato alcuni anni fa la Turchia. Nelle parole di Draghi forse si nota anche l’influenza di una rivalità diretta che si sta sviluppando tra Italia e Turchia sulla questione del controllo della Libia, paese ricco di petrolio e gas naturale. Erdogan ha inviato in Tripolitania migliaia di mercenari jihadisti siriani, turchi e di altri paesi in difesa del Governo di Tripoli, dominato dai Fratelli Musulmani, che era minacciato dall’esercito rivale del generale Haftar sostenuto da Russi ed Egiziani. In realtà l’Italia cerca di rimettere i propri piedi in Libia, ed a questo è servito anche il recente viaggio di Draghi in quel paese. Ma forse Draghi avrebbe dovuto per prima cosa chiedere scusa ai Libici per la guerra che abbiamo fatto contro di loro nel 2011, insieme agli altri paesi della NATO. Questa guerra ha distrutto il paese, ed alimentato una successiva guerra civile, creando milioni di profughi. Prima del 2011 la Libia era il paese più ricco dell’Africa ed aveva un Governo stabile guidato da Gheddafi, in ottime relazioni con l’Italia. Ora abbiamo lasciato solo conflitti, rovine, ed interventi esterni come quello turco, situazione da cui la Libia cerca faticosamente di uscire.

Roma 10 aprile 2011, Vincenzo Brandi



L’ARROGANZA DELL’IMPERIALISMO USA PROVOCA VENTI DI GUERRA IN UCRAINA ED ATTACCHI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALLE DELL’AJA

Qualche sera fa Enrico Mentana nel suo telegiornale aveva sottolineato con grande enfasi notizie di fonte statunitense secondo cui vi erano massicci spostamenti di truppe russe ai confini con l’Ucraina e che addirittura l’esercito russo si starebbe preparando ad invadere quel paese. La notizia vera in realtà è che è stato organizzato nei giorni scorsi un gigantesco ponte aereo tra la grande base statunitense di Ramstein in Germania e l’Ucraina per il trasferimento all’esercito ed alle

formazioni armate ucraine di una grande quantità di nuove armi moderne, come droni da combattimento, ecc.

Contemporaneamente le formazioni naziste ucraine, principali protagoniste del colpo di stato pilotato dagli USA nel 2014, e lo stesso capo dello staff presidenziale Ruslan Komchack fanno sapere che l’esercito ucraino, e le formazioni armate naziste, come il tristemente noto “Battaglione Azov”, si preparerebbero a rompere la tregua ed attaccare le province secessioniste del Donbass ed altre regioni dell’Est del paese.

Ricordiamo che in seguito al colpo di stato che defenestrò il Presidente legale del paese, Janucovich - regolarmente eletto in regolari elezioni - le regioni dell’Est, abitate a larga maggioranza da Russi, proclamarono l’indipendenza. Il colpo di stato era avvenuto con la partecipazione determinante delle formazioni naziste armate inneggianti alla passata occupazione hitleriana del 1941-44 durante la quale avevano attivamente collaborato con i Nazisti tedeschi. Al colpo di stato del 2014 seguirono anni di sanguinosa guerra civile, cui è seguita una tregua in cui le regioni dell’Est sono riuscite a mantenere la loro indipendenza.

Ora i venti di guerra appaiono come un’ennesima provocazione nei confronti della Russia, che protegge le regioni secessioniste a maggioranza russa. In caso di massiccio attacco ucraino, sponsorizzato dagli USA, alla Russia rimarrebbero solo due opzioni: o intervenire rischiando una guerra generalizzata, o rimanere inerte umiliandosi e perdendola faccia.

L’arroganza USA si manifesta anche nei confronti del Tribunale Internazionale dell’Aja. Finché questo tribunale ha perseguitato i nemici degli USA e della NATO, è andato tutto bene. Ma quando il Tribunale ha osato prospettare la possibilità di perseguire militari statunitensi per crimini di guerra eseguiti in Afghanistan o su altri fronti, o di perseguire le illegalità israeliane nei territori palestinesi occupati, gli USA hanno scatenato un’ondata di sanzioni unilaterali contro membri del Tribunale. In seguito le sanzioni sono state ritirate, ma sostituite dal monito esplicito che gli USA non permetteranno mai l’arresto di propri militari accusati di crimini, e che – in caso di arresto – andranno a liberarli con le armi. Speriamo solo che tanta arroganza non ci porti di nuovo sull’orlo di una guerra generalizzata.

Roma 10 aprile 2021, Vincenzo Brandi


LE PROTESTE A MONTECITORIO, LE MANCANZE DEL GOVERNO DRAGHI, E L’ARROGANZA DELLA ARCELOR MITTAL

Qualche giorno fa si è svolta una vibrante protesta nella piazzetta antistante il Parlamento, contro i provvedimenti del Governo Draghi in fatto di pandemia. La protesta ha assunto talvolta anche risvolti violenti sottolineati da giornali e telegiornali, e chiari segnali di gestione anche da parte di gruppetti eversivi di destra.

Il giudizio da dare su questa protesta, che certamente non è stata l’unica, anche se certamente la più eclatante, deve essere articolato. Le manchevolezze del Governo sono certamente evidenti. La compagine governativa, ritenuta ingenuamente all’inizio molto efficiente e capace di risolvere ogni problema grazie anche alla forsennata e ridicola campagna dei mass media per esaltare il “Salvatore della Patria” Draghi, ha dato invece segno di incertezze e mancanze gravi, comuni del resto a quasi tutti i paesi dell’Unione Europea.

L’azione del Governo nei riguardi dei gravi problemi legati alla pandemia, sia con riguardo alla salute dei cittadini, sia di natura economico sociale, sarebbe dovuta essere ispirata ad alcuni fondamentali principi: da un lato promuovere restrizioni dure ed efficaci ma limitate nel tempo, dall’altro promuovere una campagna di vaccinazioni massiccia veloce ed efficace per

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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