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La VOCE 2101

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La VOCE ANNO XXIII N°5

gennaio 2021

PAGINA F         - 38

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segue da pag.37: lenin contro il socialpacifismo. allo stesso modo, i socialpacifisti accrescono i pregiudizi del proletariato nel ruolo pacificatore di presunti organismi sovranazionali, senza comprendere come anch’essi siano sovradeterminati dai rapporti di forza reali fra nazioni imperialiste e popoli oppressi. in tal modo, non si sottraggono all’ideologia pacifista piccolo-borghese, arrivando a condannare la guerra in quanto tale. si perdono così di vista le ragioni politiche, economiche e di classe dei diversi conflitti, finendo con il rigettare insieme alla guerra imperialista, la guerra di liberazione nazionale e quella rivoluzionaria. al contrario un marxista non può che sostenere le guerre condotte per abolire l’oppressione nazionale e per difendere una nazione da un’aggressione imperialista. perciò lenin, sostenendo contro il socialpacifismo le ragioni della guerra rivoluzionaria e antimperialista, ricorda come: “a proposito del «pacifismo» la risoluzione dichiara apertamente: «i socialdemocratici non possono negare l’importanza positiva delle guerre rivoluzionarie, vale a dire delle guerre non imperialistiche, come, per esempio (…), le guerre condotte dal 1789 al 1871 per abolire l’oppressione nazionale» (...) «queste guerre sarebbero giuste e difensive», senza considerare chi abbia sparato per primo, e ogni socialista simpatizzerebbe per la vittoria degli stati oppressi, dipendenti e privi di diritto, contro le «grandi potenze schiavistiche, che opprimono e depredano»”. [14] le guerre di liberazione sono la continuazione con altri strumenti della politica democratica che ha fra i suoi necessari attributi la lotta per l’autodeterminazione nazionale. perciò, sottolinea ancora lenin – in aspra polemica con il socialpacifismo – “negare la «difesa della patria», cioè la partecipazione a una guerra democratica, è un’assurdità che non ha niente da spartire con il marxismo”. [15] al contrario, di fronte a un conflitto imperialista, non ci si può limitare a un impotente e moralistico pacifismo, ma se si vuole realmente la pace occorre “utilizzare la crisi generata dalla guerra per affrettare la caduta della borghesia”. [16] solo la ferma volontà politica di portare la lotta al militarismo sino alle estreme conseguenze e la “preparazione all’impiego dei più rivoluzionari mezzi di lotta”, [17] potranno rendere non una vuota minaccia anarchica la parola d’ordine di arrestare la guerra imperialista o trasformarla in guerra civile rivoluzionaria. da questo punto di vista lenin non può che schierarsi apertamente a sostegno delle coraggiose prese di posizione di rosa luxemburg che, di contro alle posizioni socialpacifiste dei dirigenti della socialdemocrazia tedesca emenda la posizione socialpacifista del leader del partito bebel proprio nella direzione della trasformazione della guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria. osserva a questo proposito lenin: “rosa luxemburg ha proposto emendamenti alla risoluzione di bebel, e in questi emendamenti veniva sottolineata la necessità dell’agitazione tra la gioventù, la necessità di utilizzare la crisi generata dalla guerra per affrettare la caduta della borghesia, la necessità di tener conto dell’inevitabile mutamento dei metodi e dei mezzi di lotta a misura che la lotta di classe si inasprisce e che la situazione politica muta”. [18] allo stesso modo, benché i comunisti siano contrari alla violenza contro gli uomini, lenin sottolinea che il socialismo quasi certamente non si realizzerà senza guerra civile. perciò, riprendendo e aggiornando il ragionamento di marx ed engels a questo proposito, lenin sostiene che “è assai più probabile, naturalmente, che anche nei piccoli stati il socialismo non si realizzerà senza guerra civile, e quindi l’unico programma della socialdemocrazia internazionale deve essere il riconoscimento di questa guerra civile, anche se nei nostri ideali non c’è posto per la violenza contro gli uomini. lo stesso, mutatis mutandis (con le relative modifiche), si dica delle nazioni. noi siamo per la loro fusione, ma oggi non può realizzarsi il trapasso dalla fusione coercitiva, dall’annessione, alla fusione libera e volontaria, senza libertà di separazione”. [19]. note: [1] lenin, v.i.u., l’imperialismo e la scissione del socialismo [ottobre 1916], in id., contro l’opportunismo di destra e di sinistra e contro il trotskismo, edizioni progress, mosca 1978, p. 298. [2] id., come si viola l’unità gridando che si cerca l’unità [maggio 1914], in op. cit., p. 217. [3] ivi, p. 225. [4] ivi, p. 228. [5] ivi, p. 221. [6] id., la disgregazione del blocco “d’agosto” [marzo 1914], in op. cit., pp. 201-02. [7] id., l’opportunismo e il crollo della ii internazionale [gennaio 1916], in op. cit., p. 250. [8] ecco la celebre definizione che offre lenin dell’imperialismo, nella sua forma più stringata e sintetica: “l’imperialismo è uno stadio storico particolare del capitalismo. questa particolarità ha tre aspetti: l’imperialismo è (1) il capitalismo monopolistico; (2) il capitalismo parassitario o in putrefazione; (3) il capitalismo agonizzante”. id., l’imperialismo e la scissione… cit., in op. cit., p. 284. mente, dal punto di vista storico, come puntualizza lenin: “l’imperialismo,
come fase suprema del capitalismo, in america e in europa, e in seguito anche in asia, si è formato completamente tra il 1898 e il 1914”. ivi, p. 285. [9] ivi, pp. 286-87. [10] ivi, p. 293. [11] ibidem. [12] ivi, p. 289. [13] in nome dell’equilibrio del terrore fra potenze imperialiste, i socialpacifisti sono arrivati, in tempi più recenti, a sostenere le guerre d’aggressione a fianco degli stari uniti (in jugoslavia, afghanistan, libia) e il rafforzamento della capacità d’intervento dell’esercito europeo all’estero, mostrando come lo sbandierato “multilateralismo” non sia altro che l’impotente aspirazione a una più “equa” spartizione del mondo fra briganti imperialisti. [14] id., intorno a una caricatura del marxismo e all’economismo imperialistico [agosto-ottobre 1916], in op. cit., p. 262. [15] ivi, p. 266. [16] id., il congresso internazionale socialista di stoccarda [settembre 1907], in op. cit., p. 87. [17] ivi, p. 88. [18] ivi, p. 87. [19] id., intorno a una caricatura… cit., in op. cit., p. 277. fai un po' di rumore. il tempo sta finendo. no all'estradizione di julian assange. c’è ancora tempo per salvare assange? l’intervista esclusiva al padre. caro roberto, qualora tu sia ancora in tempo, ed abbia ancora spazio sul prossimo numero, ti segnalo queste due panoramiche sulle soluzioni adottate contro l'epidemia da covid-19 rispettivamente in un paese socialista come cuba e in un paese capitalista come l'italia. il quadro andrebbe allargato ai vaccini russi e cinesi ed alle politiche per la loro produzione (da parte di soggetti pubblici, non privati) e distribuzione, ma tale indagine va oltre le mie attuali possibilità. ciao. andrea. 1) intervista ad aleida guevara. fonte: stefano menozzi all'indirizzario del circolo italia-cuba di parma. intervista di lenny bottai alla dott.ssa aleida guevara march. con mio grandissimo onore, ho ricevuto le risposte della dott.ssa aleida guevara march, non solo figlia del comandante ernesto che guevara, ma anche medico pediatra internazionalista e impegnata presso l'ospedale pediatrico william soler dell'avana. devo nuovamente ringraziare per il lungo lavoro di traduzione delle mie domande di federica cresci, nonché ovviamente aleida per l'onore di avermi concesso il suo tempo. ritengo che ciò che emerge è sempre una grande capacità organizzativa di una società che mette davanti a tutto gli interessi collettivi, anche nella difficoltà non solo di una pandemia, ma di una morsa infame come quella del blocco statunitense, che impedisce l'arrivo anche di qualsiasi aiuto. aleida spiega con naturalezza come nel socialismo alcuni dubbi e congetture vengono meno con naturalezza, così come con altrettanta naturalezza la cooperazione della gente emerge insieme al senso di responsabilità verso gli altri. voglio ricordare che cuba ha avuto al momento solo 142 decessi (per fare una proporzione 13 morti ogni milione di abitanti a confronto dei 1,139 dell'italia). come si capisce confondere la critica al sistema capitalista, alla speculazione in atto in ogni campo, anche quello medico, non deve portare fuori strada mai. come parametro abbiamo questi esempi limpidi di gestione del covid che devono aiutare a rischiarire le idee a tanti. ----------- quali misure sono state adottate dal governo per gestire la pandemia? lockdown, obbligo di mascherina, tracciamenti, trattamenti, precauzioni con sanificazioni obbligatorie? le primissime misure adottate dal governo cubano sono state quelle di chiudere le frontiere, perchè essendo un'isola, cuba ha molto turismo e sarebbe stato un problema per la diffusione della pademia. successivamente la popolazione è stata istruita per le misure igeniche, ad esempio lavarsi le mani prima di entrare in qualsiasi luogo pubblico, con l'uso di disinfettanti, gel alcolici o semplicemente acqua e sapone; la mascherina è stata da subito obbligatoria per uscire in strada e per salire sui mezzi di trasporto pubblico; è stato adottato il distanziamento sociale e richiesto alle persone di uscire solo per necessità e lavorare a distanza da casa. alcuni lavori sono stati sospesi, come molti esercizi ed attività, solo alcuni negozi scelti per necessità imprescindibili sono rimasti aperti e le scuole sono state tutte chiuse. sono rimasti aperti solo gli ospedali. i medici cubani hanno lavorato, sin dal primo momento, per capire come trattare la malattia; nello specifico quando le persone erano considerate sospette, venivano isolate e se il risultato del tampone dava positivo si ospedalizzavano; con i pazienti affetti da covid, i medici hanno cercato di rafforzare il loro sistema immunitario, contenendo la malattia e cercando di fare in modo che i pazienti non giungessero ad uno stato di crisi ed alta gravità. lo stato ha garantito gratuitamente le mascherine agli ospedali, ai professionisti come quelli che manipolano gli alimenti; ha fatto accordi economici con le imprese cubane che si sono dedicate alla costruzione di mascherine semplici e quelle di protezione facciale. i giovani studenti universitari, hanno avuto un ruolo importante, sono stati coinvolti come volontari e messi al servizio della popolazione per effettuare le operazioni di disifenzione e consegna del cibo, con le aduegate misure di protezione, tutte fornite a spese dello stato. come e cosa è stato garantito ai lavoratori, ai commercianti, a chi non poteva andare a lavoro perché malato oppure perché vigeva la chiusura forzata? a tutti coloro i quali non è stato consentito di lavorare con misure alternative, come da casa o a distanza, è stato garantito il salario, il primo mese di chiusura totale il 100%, poi nei mesi successivi al 60%. alcune zone e quartieri considerati focolai per l'alta percentuale di contagio, sono stati totalmente chiusi; alle persone che dovevano rimanere in casa e non uscire dalla zona focolaio, sono stati garantiti gli approvvigionamenti di alimenti, tre volte al giorno, colazione pranzo e cena, attraverso volontari che li consegnavano osservando la massima attenzione alle misure di sicurezza e fornendo gli stessi cibi che le famiglie erano abituate a comprare nei negozi, quindi senza stravolgere forzatamente il loro abituale regime alimentare. ovviamente sono stati privilegiati gli anziani e le categorie più sensibili. alcuni ospedali sono stati dedicati solo alla cura del covid, altri invece sono rimasti in attività per i casi e le cure urgenti. ..segue ./.
Segue da Pag.37: Lenin contro il socialpacifismo

Allo stesso modo, i socialpacifisti accrescono i pregiudizi del proletariato nel ruolo pacificatore di presunti organismi sovranazionali, senza comprendere come anch’essi siano sovradeterminati dai rapporti di forza reali fra nazioni imperialiste e popoli oppressi. In tal modo, non si sottraggono all’ideologia pacifista piccolo-borghese, arrivando a condannare la guerra in quanto tale. Si perdono così di vista le ragioni politiche, economiche e di classe dei diversi conflitti, finendo con il rigettare insieme alla guerra imperialista, la guerra di liberazione nazionale e quella rivoluzionaria. Al contrario un marxista non può che sostenere le guerre condotte per abolire l’oppressione nazionale e per difendere una nazione da un’aggressione imperialista. Perciò Lenin, sostenendo contro il socialpacifismo le ragioni della guerra rivoluzionaria e antimperialista, ricorda come: “a proposito del «pacifismo» la risoluzione dichiara apertamente: «i socialdemocratici non possono negare l’importanza positiva delle guerre rivoluzionarie, vale a dire delle guerre non imperialistiche, come, per esempio (…), le guerre condotte dal 1789 al 1871 per abolire l’oppressione nazionale» (...) «Queste guerre sarebbero giuste e difensive», senza considerare chi abbia sparato per primo, e ogni socialista simpatizzerebbe per la vittoria degli Stati oppressi, dipendenti e privi di diritto, contro le «grandi potenze schiavistiche, che opprimono e depredano»”. [14] Le guerre di liberazione sono la continuazione con altri strumenti della politica democratica che ha fra i suoi necessari attributi la lotta per l’autodeterminazione nazionale. Perciò, sottolinea ancora Lenin – in aspra polemica con il socialpacifismo –  “negare la «difesa della patria», cioè la partecipazione a una guerra democratica, è un’assurdità che non ha niente da spartire con il marxismo”. [15] Al contrario, di fronte a un conflitto imperialista, non ci si può limitare a un impotente e moralistico pacifismo, ma se si vuole realmente la pace occorre “utilizzare la crisi generata dalla guerra per affrettare la caduta della borghesia”. [16] Solo la ferma volontà politica di portare la lotta al militarismo sino alle estreme conseguenze e la “preparazione all’impiego dei più rivoluzionari mezzi di lotta”, [17] potranno rendere non una vuota minaccia anarchica la parola d’ordine di arrestare la guerra imperialista o trasformarla in guerra civile rivoluzionaria. Da questo punto di vista Lenin non può che schierarsi apertamente a sostegno delle coraggiose prese di posizione di Rosa Luxemburg che, di contro alle posizioni socialpacifiste dei dirigenti della socialdemocrazia tedesca emenda la posizione socialpacifista del leader del partito Bebel proprio nella direzione della trasformazione della guerra imperialista in guerra civile rivoluzionaria. Osserva a questo proposito Lenin: “Rosa Luxemburg ha proposto emendamenti alla risoluzione di Bebel, e in questi emendamenti veniva sottolineata la necessità dell’agitazione tra la gioventù, la necessità di utilizzare la crisi generata dalla guerra per affrettare la caduta della borghesia, la necessità di tener conto dell’inevitabile mutamento dei metodi e dei mezzi di lotta a misura che la lotta di classe si inasprisce e che la situazione politica muta”. [18]

Allo stesso modo, benché i comunisti siano contrari alla violenza contro gli uomini, Lenin sottolinea che il socialismo quasi certamente non si realizzerà senza guerra civile. Perciò, riprendendo e aggiornando il ragionamento di Marx ed Engels a questo proposito, Lenin sostiene che “è assai più probabile, naturalmente, che anche nei piccoli Stati il socialismo non si realizzerà senza guerra civile, e quindi l’unico programma della socialdemocrazia internazionale deve essere il riconoscimento di questa guerra civile, anche se nei nostri ideali non c’è posto per la violenza contro gli uomini. Lo stesso, mutatis mutandis (con le relative modifiche), si dica delle nazioni. Noi siamo per la loro fusione, ma oggi non può realizzarsi il trapasso dalla fusione coercitiva, dall’annessione, alla fusione libera e volontaria, senza libertà di separazione”. [19]

 

Note:

[1] Lenin, V.I.U., L’imperialismo e la scissione del socialismo [ottobre 1916], in Id., Contro l’opportunismo di destra e di sinistra e contro il trotskismo, Edizioni progress, Mosca 1978, p. 298. [2] Id., Come si viola l’unità gridando che si cerca l’unità [maggio 1914], in op. cit., p. 217.

[3] Ivi, p. 225.

[4] Ivi, p. 228.

[5] Ivi, p. 221.

[6] Id., La disgregazione del blocco “d’agosto” [marzo 1914], in op. cit., pp. 201-02.

[7] Id., L’opportunismo e il crollo della II Internazionale [gennaio 1916], in op. cit., p. 250.

[8] Ecco la celebre definizione che offre Lenin dell’imperialismo, nella sua forma più stringata e sintetica: “l’imperialismo è uno stadio storico particolare del capitalismo. Questa particolarità ha tre aspetti: l’imperialismo è (1) il capitalismo monopolistico; (2) il capitalismo parassitario o in putrefazione; (3) il capitalismo agonizzante”. Id., L’imperialismo e la scissione… cit., in op. cit., p. 284. Mente, dal punto di vista storico, come puntualizza Lenin: “l’imperialismo,

come fase suprema del capitalismo, in America e in Europa, e in seguito anche in Asia, si è formato completamente tra il 1898 e il 1914”. Ivi, p. 285.

[9] Ivi, pp. 286-87.

[10] Ivi, p. 293.

[11] Ibidem.

[12] Ivi, p. 289.

[13] In nome dell’equilibrio del terrore fra potenze imperialiste, i socialpacifisti sono arrivati, in tempi più recenti, a sostenere le guerre d’aggressione a fianco degli Stari Uniti (in Jugoslavia, Afghanistan, Libia) e il rafforzamento della capacità d’intervento dell’esercito europeo all’estero, mostrando come lo sbandierato “multilateralismo” non sia altro che l’impotente aspirazione a una più “equa” spartizione del mondo fra briganti imperialisti.

[14] Id., Intorno a una caricatura del marxismo e all’economismo imperialistico [agosto-ottobre 1916], in op. cit., p. 262.

[15] Ivi, p. 266.

[16] Id., Il congresso internazionale socialista di Stoccarda [settembre 1907], in op. cit., p. 87.

[17] Ivi, p. 88.

[18] Ivi, p. 87.

[19] Id., Intorno a una caricatura… cit., in op. cit., p. 277.


Fai un po' di rumore.
Il tempo sta finendo.
No all'estradizione di Julian Assange.

C’È ANCORA TEMPO PER SALVARE ASSANGE? L’INTERVISTA ESCLUSIVA AL PADRE


Caro Roberto,
qualora tu sia ancora in tempo, ed abbia ancora spazio sul prossimo numero, ti segnalo queste due panoramiche sulle soluzioni adottate contro l'epidemia da COVID-19 rispettivamente in un paese socialista come Cuba e in un paese capitalista come l'Italia. Il quadro andrebbe allargato ai vaccini russi e cinesi ed alle politiche per la loro produzione (da parte di soggetti pubblici, non privati) e distribuzione, ma tale indagine va oltre le mie attuali possibilità.
Ciao
Andrea

1) Intervista ad Aleida Guevara

fonte: Stefano Menozzi all'indirizzario del Circolo Italia-Cuba di Parma

Intervista di Lenny Bottai alla dott.ssa Aleida Guevara March

Con mio grandissimo onore, ho ricevuto le risposte della Dott.ssa Aleida Guevara March, non solo figlia del Comandante Ernesto Che Guevara, ma anche Medico Pediatra Internazionalista e impegnata presso l'Ospedale Pediatrico William Soler dell'Avana. Devo nuovamente ringraziare per il lungo lavoro di traduzione delle mie domande di Federica Cresci, nonché ovviamente Aleida per l'onore di avermi concesso il suo tempo. Ritengo che ciò che emerge è sempre una grande capacità organizzativa di una società che mette davanti a tutto gli interessi collettivi, anche nella difficoltà non solo di una pandemia, ma di una morsa infame come quella del blocco statunitense, che impedisce l'arrivo anche di qualsiasi aiuto. Aleida spiega con naturalezza come nel socialismo alcuni dubbi e congetture vengono meno con naturalezza, così come con altrettanta naturalezza la cooperazione della gente emerge insieme al senso di responsabilità verso gli altri. Voglio ricordare che Cuba ha avuto al momento solo 142 decessi (per fare una proporzione 13 morti ogni milione di abitanti a confronto dei 1,139 dell'Italia). Come si capisce confondere la critica al sistema capitalista, alla speculazione in atto in ogni campo, anche quello medico, non deve portare fuori strada mai. Come parametro abbiamo questi esempi limpidi di gestione del Covid che devono aiutare a rischiarire le idee a tanti. -----------

Quali misure sono state adottate dal governo per gestire la pandemia? Lockdown, obbligo di mascherina, tracciamenti, trattamenti, precauzioni con sanificazioni obbligatorie?

Le primissime misure adottate dal Governo cubano sono state quelle di chiudere le frontiere, perchè essendo un'isola, Cuba ha molto turismo e sarebbe stato un problema per la diffusione della pademia. Successivamente la popolazione è stata istruita per le misure igeniche, ad esempio lavarsi le mani prima di entrare in qualsiasi luogo pubblico, con l'uso di disinfettanti, gel alcolici o semplicemente acqua e sapone; la mascherina è stata da subito obbligatoria per uscire in strada e per salire sui mezzi di trasporto pubblico; è stato adottato il distanziamento sociale e richiesto alle persone di uscire solo per necessità e lavorare a distanza da casa. Alcuni lavori sono stati sospesi, come molti esercizi ed attività, solo alcuni negozi scelti per necessità imprescindibili sono rimasti aperti e le scuole sono state tutte chiuse. Sono rimasti aperti solo gli ospedali. I medici cubani hanno lavorato, sin dal primo momento, per capire come trattare la malattia; nello specifico quando le persone erano considerate sospette, venivano isolate e se il risultato del tampone dava positivo si ospedalizzavano; con i pazienti affetti da Covid, i medici hanno cercato di rafforzare il loro sistema immunitario, contenendo la malattia e cercando di fare in modo che i pazienti non giungessero ad uno stato di crisi ed alta gravità. Lo stato ha garantito gratuitamente le mascherine agli ospedali, ai professionisti come quelli che manipolano gli alimenti; ha fatto accordi economici con le imprese cubane che si sono dedicate alla costruzione di mascherine semplici e quelle di protezione facciale. I giovani studenti universitari, hanno avuto un ruolo importante, sono stati coinvolti come volontari e messi al servizio della popolazione per effettuare le operazioni di disifenzione e consegna del cibo, con le aduegate misure di protezione, tutte fornite a spese dello Stato.

Come e cosa è stato garantito ai lavoratori, ai commercianti, a chi non poteva andare a lavoro perché malato oppure perché vigeva la chiusura forzata?

A tutti coloro i quali non è stato consentito di lavorare con misure alternative, come da casa o a distanza, è stato garantito il salario, il primo mese di chiusura totale il 100%, poi nei mesi successivi al 60%. Alcune zone e quartieri considerati focolai per l'alta percentuale di contagio, sono stati totalmente chiusi; alle persone che dovevano rimanere in casa e non uscire dalla zona focolaio, sono stati garantiti gli approvvigionamenti di alimenti, tre volte al giorno, colazione pranzo e cena, attraverso volontari che li consegnavano osservando la massima attenzione alle misure di sicurezza e fornendo gli stessi cibi che le famiglie erano abituate a comprare nei negozi, quindi senza stravolgere forzatamente il loro abituale regime alimentare. Ovviamente sono stati privilegiati gli anziani e le categorie più sensibili. Alcuni ospedali sono stati dedicati solo alla cura del Covid, altri invece sono rimasti in attività per i casi e le cure urgenti.

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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