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La VOCE ANNO XXIII N°6

febbraio 2021

PAGINA d         - 32

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oltre le fake news, siamo al delirio. il razzista navalny per la stampa è "il mandela russo". "lo scontro finale tra alexey navalny e vladimir putin". inizia così un delirante articolo di anna zafesova su la stampa di oggi lunedì 18 gennaio. e veramente non vorremmo offendere la vostra intelligenza proseguendo a commentare chi paragona un blogger golpista di estrema destra a una delle personalità più influenti al mondo, il quale, solo da ultimo, ha risolto con la via del diritto internazionale, del multilateralismo e della pace la guerra tra armenia e azerbajian nella regione del nagorno karabakh. ma ci siamo fatti forza e vi chiediamo lo stesso sforzo per arrivare almeno al paragrafo con cui la zafesova riesce nell'impresa di superare i deliri decennali dei giornali fiat in politica internazionale. eh si perché questa volta si va oltre il golpista di estrema destra guaidò descritto come "legittimo presidente del venezuela", o i teppisti di hong kong come "liberatori per la libertà" e persino oltre i jihadisti mercenari inviati in siria come "combattenti per la democrazia contro il regime di assad". alla quattordicesima riga dell'articolo, la zafesova, ci crediate o meno, descrive l'insignificante blogger molto vicino alla cia, che in russia non va oltre il 2% con la sua compagine di estrema destra, come "il nelson mandela russo". il nelson mandela russo. il nelson mandela russo. tralasciando il pensiero marxista e la storia dell'icona della lotta di liberazione di tutti i popoli del mondo, vi basti ricordare il razzismo della marionetta della cia, navalny, che in più riprese ha dichiarato la sua volontà a "cacciare tutti gli immigrati dalla russia". per fortuna non prenderà mai il potere e non andrà oltre un 2% renziano. che sia razzista navalny lo scriveva, del resto, la stampa in quest'articolo dal titolo abbastanza inequivocabile: "il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar putin". "lo scontro finale tra alexey navalny e vladimir putin". inizia così un delirante articolo di anna zafesova su la stampa di oggi lunedì 18 gennaio. e veramente non vorremmo offendere la vostra intelligenza proseguendo a commentare chi paragona un blogger golpista di estrema destra a una delle personalità più influenti al mondo, il quale, solo da ultimo, ha risolto con la via del diritto internazionale, del multilateralismo e della pace la guerra tra armenia e azerbajian nella regione del nagorno karabakh. ma ci siamo fatti forza e vi chiediamo lo stesso sforzo per arrivare almeno al paragrafo con cui la zafesova riesce nell'impresa di superare i deliri decennali dei giornali fiat in politica internazionale. eh si perché questa volta si va oltre il golpista di estrema destra guaidò descritto come "legittimo presidente del venezuela", o i teppisti di hong kong come "liberatori per la libertà" e persino oltre i jihadisti mercenari inviati in siria come "combattenti per la democrazia contro il regime di assad". alla quattordicesima riga dell'articolo, la zafesova, ci crediate o meno, descrive l'insignificante blogger molto vicino alla cia, che in russia non va oltre il 2% con la sua compagine di estrema destra, come "il nelson mandela russo". il nelson mandela russo. il nelson mandela russo. tralasciando il pensiero marxista e la storia dell'icona della lotta di liberazione di tutti i popoli del mondo, vi basti ricordare il razzismo della marionetta della cia, navalny, che in più riprese ha dichiarato la sua volontà a "cacciare tutti gli immigrati dalla russia". per fortuna non prenderà mai il potere e non andrà oltre un 2% renziano. che sia razzista navalny lo scriveva, del resto, la stampa in quest'articolo dal titolo abbastanza inequivocabile: "il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar putin". un nuovo mandela verrebbe arrestato e cacciato, come ammetteva anche la stampa in passato, se dipendesse da gente come l'insignificante blogger russo. nei giorni in cui i navalny statunitensi invadono capitol hill; nei giorni in cui sciamani e vichinghi mettono a nudo l'imperialismo statunitense; nei giorni in cui la pandemia covid mostra il definitivo fallimento di un sistema che navalny vorrebbe imporre in russia; ecco in questi stessi giorni, ai megafoni dell'imperialismo non resta che adeguarsi: le fake news ormai non bastano più. p.s. a quanto apprendiamo dal segretario del pc, marco rizzo, i deliri de la stampa hanno contagiato l'ineffabile lia quartapelle. e chi altrimenti? per la deputata pd della commissione esteri della camera lia quartapelle è addirittura il mandela russo. senza nessuna... pubblicato da marco rizzo su lunedì 18 gennaio 2021.
è il "salvini russo" il nuovo eroe dei giornali italiani. *francesco erspamer. qualcuno di voi lo sa chi è il nuovo eroe di cnn e di conseguenza di tutti (tutti, “fatto quotidiano” incluso) i giornali e i telegiornali italiani? parlo di navalny, spacciato come “leader dell’opposizione russa” (così il “new york times” di oggi) benché il suo partito, russia del futuro, non occupi neanche un seggio in parlamento e abbia al massimo un centinaio di migliaia di iscritti (però, non mancano di farci sapere, navalny ha due milioni di seguaci su twitter!). e qualcuno di voi lo sa quale è il programma di russia del futuro? guarda caso, è un partito apertamente liberale e liberista, che si propone di tagliare le spese dello stato, frantumare amministrativamente il paese, privatizzare le industrie pubbliche e i servizi (a cominciare ovviamente dai mezzi d’informazione) ed eliminare i controlli governativi sulla finanza e sull’economia. ah, scordavo, anche emarginare gli “stati canaglia” come il venezuela, cuba e l’iran e stringere invece stretti rapporti di cooperazione con stati uniti e europa (leggi: aprire alle multinazionali e svendere loro le risorse nazionali con la scusa di posti di lavoro e di magnifiche sorti e progressive che non si realizzano mai ma non importa perché nei regimi dominati dal neocapitalismo non solo i prodotti ma anche i cervelli sono a obsolescenza programmata). proposte che vi pare di aver già sentito? ma certo, sono quelle di salvini, meloni e renzi (quello che nel 2015, da presidente del consiglio, pensò bene di guadagnarsi la tangibile riconoscenza di americani e multinazionali andando a portare un mazzo di fiori e a inginocchiarsi sul luogo in cui era stato ucciso un altro fascioliberista russo, nemcov, fondatore dell’unione delle forze di destra). il partito liberista universale dice sempre e ovunque le stesse cose. è essenziale uscire dall'illusione e rendersi conto che contrastare il liberismo sul piano delle notizie è difficilissimo: possiedono tutto il denaro e di conseguenza tutti i media. e comunque in molti casi i fatti sono impossibili da appurare in maniera oggettiva, al di là dei pregiudizi ideologici. ma c’è un sistema semplice e che ha spesso funzionato in passato, quando ancora i media erano tutt’al più il quarto potere e non, di gran lunga, il primo: guardare non ai fatti bensì alle intenzioni, ai programmi. persino i gran cazzari della destra italiana, che i fatti li travisano senza neanche più accorgersene (avete mai sentito parlare meloni?), quando spiegano l’italia che vorrebbero sono molto chiari, qusi onesti: meno stato, più multinazionali, deregulation selvaggia, tutto il potere e la ricchezza a chi sa prenderseli e chissenefrega dell’ambiente, delle comunità e dei bisognosi. perché rinunciare a giudicarli su quello? chi condivide la loro visione deve sostenerli, chi la considera inaccettabile deve combatterli. con qualsiasi mezzo. “disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” è un’idiozia attribuita a voltaire ma inventata (una fake news ante litteram) da una scrittrice inglese di primo novecento e subito diffusa per trasformare la libertà di espressione da utile strumento a scopo ultimo, al di sopra della verità, della giustizia, dell’eguaglianza, della solidarietà, della virtù. no, non solo non morirei per difendere il diritto di navalny e di salvini e dei loro seguaci di arricchirsi svendendo i loro paesi a corporation più potenti di qualsiasi sovrano o tiranno del passato, ma caso mai sarei disposto a morire per impedire loro di attuare i loro propositi. lo stesso per il golpista guaidó, che auspica la privatizzazione del petrolio venezuelano, o per gli studenti di hong kong, che pretendono la libertà di diventare milionari come i loro coetanei americani (l’1%, naturalmente, ma loro si sentono dei vincenti). finiamola con questa feticizzazione dei mezzi (spesso inverificabili) per far scordare che ciò che conta sono i fini. *professore di studi italiani e romanzi a harvard; in precedenza ha insegnato alla ii università di roma e alla new york university, e come visiting professor alla arizona state university, alla university of toronto, a ucla, a johns hopkins e a mcgill. il giorno della memoria... e non dei falsi. il 27 gennaio 1945 l’armata rossa dell’unione sovietica liberava il campo di sterminio di auschwitz. per questo oggi è il giorno nel quale ricordiamo lo sterminio degli ebrei, ma anche dei rom e di tutti i popoli e le persone che il nazismo considerava sua nemiche o semplicemente inutili al suo progetto di dominio sull’umanità. oggi è il giorno della memoria e ricordare significa prima di tutto chiedersi come sia stato possibile che un progetto criminale, mostruoso fin dai suoi primi intenti, come quello nazista, come abbia potuto conquistare il cuore dell’europa e espandersi fino ai suoi confini. bisogna ricordare l’infame imbroglio di chi si presentò come voce del popolo e deformando e stravolgendo parole che sembravano giuste, come ci ricordava brecht, negò la vita a milioni di persone e con esse negò ogni principio di giustizia e solidarietà umana. non genericamente l’odio , ma un progetto politico razzista reazionario sostenuto dai grandi padroni, che voleva riprodurre in germania il fascismo che già schiacciava l’italia, questo bisogno ricordare del nazismo. e ricordare significa ringraziare l’armata rossa e l’unione sovietica per aver dato il contributo determinante alla sconfitta del nazifascismo in europa. non basteranno il tempo e le persone per ringraziare l’armata rossa scrisse hemingway. se non ci fosse stata la resistenza al prezzo di venti milioni di morti del popolo sovietico, hitler avrebbe probabilmente vinto la guerra e in ogni caso dominato l’europa per un tempo tale, che l’orrore di auschwitz sarebbe stato infinitamente più vasto. quando le ss rastrellavano una popolazione la prima cosa che intimavano era : fuori gli ebrei ed i comunisti, che poi venivano assieme trucidati. furono i comunisti le prime vittime politiche, ma anche gli indomabili avversari del nazifascismo. il voto del parlamento europeo che equipara comunismo e nazismo, vittime e carnefici, è un insulto alla memoria e alla verità ed una miserabile operazione negazionista. thomas mann scrisse che chi equipara comunismo e nazifascismo “ pu? presentarsi come democratico ma, in verità e nel profondo del cuore, egli è già fascista e di sicuro combatterà il fascismo in apparenza ed ipocritamente, ma con tutto l’odio soltanto per il comunismo.” il rigurgito di fascismo e razzismo oggi in europa è anche figlio dell’anticomunismo che da decenni si diffonde e afferma, proprio nel continente che ottenne la sua liberazione grazie anche all’ armata rossa e alle lotte partigiane. ecco perché oggi giorno della memoria bisogna ricordare e combattere i falsi che hanno hanno cancellato la verità e ridato forza ai mostri del passato.

Oltre le Fake News, siamo al delirio. Il razzista Navalny per la Stampa è "il Mandela russo"



"Lo scontro finale tra Alexey Navalny e Vladimir Putin". Inizia così un delirante articolo di Anna Zafesova su La Stampa di oggi lunedì 18 gennaio. E veramente non vorremmo offendere la vostra intelligenza proseguendo a commentare chi paragona un blogger golpista di estrema destra a una delle personalità più influenti al mondo, il quale, solo da ultimo, ha risolto con la via del diritto internazionale, del multilateralismo e della pace la guerra tra Armenia e Azerbajian nella regione del Nagorno Karabakh.
Ma ci siamo fatti forza e vi chiediamo lo stesso sforzo per arrivare almeno al paragrafo con cui la Zafesova riesce nell'impresa di superare i deliri decennali dei giornali Fiat in politica internazionale. Eh si perché questa volta si va oltre il golpista di estrema destra Guaidò descritto come "legittimo presidente del Venezuela", o i teppisti di Hong Kong come "liberatori per la libertà" e persino oltre i jihadisti mercenari inviati in Siria come "combattenti per la democrazia contro il regime di Assad".

Alla quattordicesima riga dell'articolo, la Zafesova, ci crediate o meno, descrive l'insignificante blogger molto vicino alla Cia, che in Russia non va oltre il 2% con la sua compagine di estrema destra, come "il Nelson Mandela russo".

Il Nelson Mandela russo. Il Nelson Mandela russo.

Tralasciando il pensiero marxista e la storia dell'icona della lotta di liberazione di tutti i popoli del mondo, vi basti ricordare il razzismo della marionetta della Cia, Navalny, che in più riprese ha dichiarato la sua volontà a "cacciare tutti gli immigrati dalla Russia". Per fortuna non prenderà mai il potere e non andrà oltre un 2% renziano.

Che sia razzista Navalny lo scriveva, del resto, La Stampa in quest'articolo dal titolo abbastanza inequivocabile: "Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin".

"Lo scontro finale tra Alexey Navalny e Vladimir Putin". Inizia così un delirante articolo di Anna Zafesova su La Stampa di oggi lunedì 18 gennaio. E veramente non vorremmo offendere la vostra intelligenza proseguendo a commentare chi paragona un blogger golpista di estrema destra a una delle personalità più influenti al mondo, il quale, solo da ultimo, ha risolto con la via del diritto internazionale, del multilateralismo e della pace la guerra tra Armenia e Azerbajian nella regione del Nagorno Karabakh. Ma ci siamo fatti forza e vi chiediamo lo stesso sforzo per arrivare almeno al paragrafo con cui la Zafesova riesce nell'impresa di superare i deliri decennali dei giornali Fiat in politica internazionale. Eh si perché questa volta si va oltre il golpista di estrema destra Guaidò descritto come "legittimo presidente del Venezuela", o i teppisti di Hong Kong come "liberatori per la libertà" e persino oltre i jihadisti mercenari inviati in Siria come "combattenti per la democrazia contro il regime di Assad".

Alla quattordicesima riga dell'articolo, la Zafesova, ci crediate o meno, descrive l'insignificante blogger molto vicino alla Cia, che in Russia non va oltre il 2% con la sua compagine di estrema destra, come "il Nelson Mandela russo".

Il Nelson Mandela russo. Il Nelson Mandela russo.

Tralasciando il pensiero marxista e la storia dell'icona della lotta di liberazione di tutti i popoli del mondo, vi basti ricordare il razzismo della marionetta della Cia, Navalny, che in più riprese ha dichiarato la sua volontà a "cacciare tutti gli immigrati dalla Russia". Per fortuna non prenderà mai il potere e non andrà oltre un 2% renziano.

Che sia razzista Navalny lo scriveva, del resto, La Stampa in quest'articolo dal titolo abbastanza inequivocabile: "Il blogger xenofobo che unisce la piazza contro lo zar Putin".



Un nuovo Mandela verrebbe arrestato e cacciato, come ammetteva anche la Stampa in passato, se dipendesse da gente come l'insignificante blogger russo.

Nei giorni in cui i Navalny statunitensi invadono Capitol Hill; nei giorni in cui sciamani e vichinghi mettono a nudo l'imperialismo statunitense; nei giorni in cui la pandemia Covid mostra il definitivo fallimento di un sistema che Navalny vorrebbe imporre in Russia; ecco in questi stessi giorni, ai megafoni dell'imperialismo non resta che adeguarsi: le fake news ormai non bastano più.

P.s. A quanto apprendiamo dal Segretario del Pc, Marco Rizzo, i deliri de la Stampa hanno contagiato l'ineffabile Lia Quartapelle. E chi altrimenti?

Per la deputata PD della Commissione Esteri della Camera Lia Quartapelle è addirittura il Mandela russo. Senza nessuna...

Pubblicato da Marco Rizzo su Lunedì 18 gennaio 2021

È il "Salvini russo" il nuovo eroe dei giornali italiani

*Francesco Erspamer



Qualcuno di voi lo sa chi è il nuovo eroe di CNN e di conseguenza di tutti (TUTTI, “Fatto quotidiano” incluso) i giornali e i telegiornali italiani?

Parlo di Navalny, spacciato come “leader dell’opposizione russa” (così il “New York Times” di oggi) benché il suo partito, Russia del Futuro, non occupi neanche un seggio in Parlamento e abbia al massimo un centinaio di migliaia di iscritti (però, non mancano di farci sapere, Navalny ha due milioni di seguaci su Twitter!).

E qualcuno di voi lo sa quale è il programma di Russia del Futuro?
Guarda caso, è un partito apertamente liberale e liberista, che si propone di tagliare le spese dello Stato, frantumare amministrativamente il paese, privatizzare le industrie pubbliche e i servizi (a cominciare ovviamente dai mezzi d’informazione) ed eliminare i controlli governativi sulla finanza e sull’economia. Ah, scordavo, anche emarginare gli “stati canaglia” come il Venezuela, Cuba e l’Iran e stringere invece stretti rapporti di cooperazione con Stati Uniti e Europa (leggi: aprire alle multinazionali e svendere loro le risorse nazionali con la scusa di posti di lavoro e di magnifiche sorti e progressive che non si realizzano mai ma non importa perché nei regimi dominati dal neocapitalismo non solo i prodotti ma anche i cervelli sono a obsolescenza programmata).
Proposte che vi pare di aver già sentito? Ma certo, sono quelle di Salvini, Meloni e Renzi (quello che nel 2015, da presidente del consiglio, pensò bene di guadagnarsi la tangibile riconoscenza di americani e multinazionali andando a portare un mazzo di fiori e a inginocchiarsi sul luogo in cui era stato ucciso un altro fascioliberista russo, Nemcov, fondatore dell’Unione delle Forze di Destra). Il partito liberista universale dice sempre e ovunque le stesse cose.

È essenziale uscire dall'illusione e rendersi conto che contrastare il liberismo sul piano delle notizie è difficilissimo: possiedono tutto il denaro e di conseguenza tutti i media. E comunque in molti casi i fatti sono impossibili da appurare in maniera oggettiva, al di là dei pregiudizi ideologici. Ma c’è un sistema semplice e che ha spesso funzionato in passato, quando ancora i media erano tutt’al più il quarto potere e non, di gran lunga, il primo: guardare non ai fatti bensì alle intenzioni, ai programmi. Persino i gran cazzari della destra italiana, che i fatti li travisano senza neanche più accorgersene (avete mai sentito parlare Meloni?), quando spiegano l’Italia che vorrebbero sono molto chiari, qusi onesti: meno Stato, più multinazionali, deregulation selvaggia, tutto il potere e la ricchezza a chi sa prenderseli e chissenefrega dell’ambiente, delle comunità e dei bisognosi. Perché rinunciare a giudicarli su quello? Chi condivide la loro visione deve sostenerli, chi la considera inaccettabile deve combatterli. Con qualsiasi mezzo.

“Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo” è un’idiozia attribuita a Voltaire ma inventata (una fake news ante litteram) da una scrittrice inglese di primo novecento e subito diffusa per trasformare la libertà di espressione da utile strumento a scopo ultimo, al di sopra della verità, della giustizia, dell’eguaglianza, della solidarietà, della virtù. No, non solo non morirei per difendere il diritto di Navalny e di Salvini e dei loro seguaci di arricchirsi svendendo i loro paesi a corporation più potenti di qualsiasi sovrano o tiranno del passato, ma caso mai sarei disposto a morire per impedire loro di attuare i loro propositi. Lo stesso per il golpista Guaidó, che auspica la privatizzazione del petrolio venezuelano, o per gli studenti di Hong Kong, che pretendono la libertà di diventare milionari come i loro coetanei americani (l’1%, naturalmente, ma loro si sentono dei vincenti). Finiamola con questa feticizzazione dei mezzi (spesso inverificabili) per far scordare che ciò che conta sono i fini.

*Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

Il Giorno della Memoria... e non dei falsi

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica liberava il campo di sterminio di Auschwitz. Per questo oggi è il giorno nel quale ricordiamo lo sterminio degli ebrei, ma anche dei rom e di tutti i popoli e le persone che il nazismo considerava sua nemiche o semplicemente inutili al suo progetto di dominio sull’umanità.
Oggi è il Giorno della Memoria e ricordare significa prima di tutto chiedersi come sia stato possibile che un progetto criminale, mostruoso fin dai suoi primi intenti, come quello nazista, come abbia potuto conquistare il cuore dell’Europa e espandersi fino ai suoi confini. Bisogna ricordare l’infame imbroglio di chi si presentò come voce del popolo e deformando e stravolgendo parole che sembravano giuste, come ci ricordava Brecht, negò la vita a milioni di persone e con esse negò ogni principio di giustizia e solidarietà umana.
Non genericamente l’odio , ma un progetto politico razzista reazionario sostenuto dai grandi padroni, che voleva riprodurre in Germania il fascismo che già schiacciava l’Italia, questo bisogno ricordare del nazismo.
E ricordare significa ringraziare l’Armata Rossa e l’Unione Sovietica per aver dato il contributo determinante alla sconfitta del nazifascismo in Europa. Non basteranno il tempo e le persone per ringraziare l’Armata Rossa scrisse Hemingway. Se non ci fosse stata la resistenza al prezzo di venti milioni di morti del popolo sovietico, Hitler avrebbe probabilmente vinto la guerra e in ogni caso dominato l’Europa per un tempo tale, che l’orrore di Auschwitz sarebbe stato infinitamente più vasto.
Quando le SS rastrellavano una popolazione la prima cosa che intimavano era : fuori gli ebrei ed i comunisti, che poi venivano assieme trucidati. Furono i comunisti le prime vittime politiche, ma anche gli indomabili avversari del nazifascismo. Il voto del Parlamento Europeo che equipara comunismo e nazismo, vittime e carnefici, è un insulto alla memoria e alla verità ed una miserabile operazione negazionista. Thomas Mann scrisse che chi equipara comunismo e nazifascismo “ pu? presentarsi come democratico ma, in verità e nel profondo del cuore, egli è già fascista e di sicuro combatterà il fascismo in apparenza ed ipocritamente, ma con tutto l’odio soltanto per il comunismo.”
Il rigurgito di fascismo e razzismo oggi in Europa è anche figlio dell’anticomunismo che da decenni si diffonde e afferma, proprio nel continente che ottenne la sua liberazione grazie anche all’ Armata Rossa e alle lotte partigiane.
Ecco perché oggi Giorno della Memoria bisogna ricordare e combattere i falsi che hanno hanno cancellato la verità e ridato forza ai mostri del passato.



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