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La VOCE 2102

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La VOCE ANNO XXIII N°6

febbraio 2021

PAGINA c         - 27

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hamal c: la nuova centrale di segnalazione dei coloni israeliani per colpire i palestinesi. avete visto lavori di costruzione palestinesi che vi sembrano sospetti e non autorizzati? avete incontrato un pericolo sanitario creato da palestinesi che disprezzano la legge? d’ora in poi, avrete una linea di segnalazione tutta vostra. fonte: english version. amira hass – 11 gennaio 2021. immagine di copertina: l’avamposto dei coloni della fattoria maon vicino a hebron. gli avvocati della ong hakel, che rappresenta i contadini palestinesi la cui terra è stata occupata dai coloni, si sono lamentati della costruzione illegale. credito: olivier fitoussi. l’amministrazione civile israeliana ha aperto una linea telefonica per ricevere informazioni sulle costruzioni senza permessi in corso in cisgiordania. il sito web dell’insediamento di kokhav yaakov la definisce una “linea di segnalazione”, e non lascia spazio a congetture: l’obiettivo dello spionaggio sono i palestinesi. la scorsa settimana il sito web dell’amministrazione civile ha annunciato l’istituzione della centrale operativa telefonica hamal c, descrivendo il suo compito come segue: “avete visto lavori di costruzione palestinesi che vi sembrano sospetti e non autorizzati? avete incontrato un pericolo sanitario creato da palestinesi che disprezzano la legge? d’ora in poi sarà disponibile una “linea di segnalazione”. da chiamare a qualsiasi ora del giorno per denunciare irregolarità in merito. ogni giorno ci sarà un riepilogo delle denunce e un resoconto di ciò che è stato esaminato e di ciò che è stato confiscato nel caso in cui ci fosse un comportamento improprio. buona prosecuzione.” hamal c è stata istituita con l’obiettivo dichiarato di coordinare e razionalizzare le attività di esecuzione dell’amministrazione civile in cisgiordania, che opera sotto il controllo dell’unità di coordinamento delle attività governative nei territori del ministero della difesa (cogat). secondo la risposta che haaretz ha ricevuto dal portavoce di quell’unità, la centrale è stata istituita nel novembre 2020, ma la sua esistenza deve ancora essere ufficializzata. “un annuncio riguardante l’istituzione della hamal c è stato inviato a funzionari e dipendenti dell’amministrazione civile, nonché a un numero limitato di gruppi, come fase iniziale del processo di avvio della centrale”. e in effetti, la ricerca della linea telefonica su google porta a un unico riferimento: quello sul sito web di kokhav yaakov. gli altri gruppi anonimi selezionati (cioè gli insediamenti) che hanno ricevuto la comunicazione ovviamente hanno capito che non era ancora ufficiale. d’altro canto, la linea diretta è già in funzione. la scorsa settimana ho chiamato i tre numeri di telefono che compaiono nell’annuncio dell’amministrazione civile. a uno ha risposto qualcuno che mi sembrava una giovane soldatessa, che ha confermato si trattava di hamal c e che avrei dovuto inviare le coordinate gps del sito in questione insieme a foto e una descrizione del tipo di costruzione segnalata. è possibile inviare un whatsapp con quelle informazioni al numero di cellulare elencato, ha aggiunto con voce cordiale. quanti informatori sono necessari? l’ong estremista #regavim opera come mega spia da oltre un decennio. è dotato di droni che spiano le comunità palestinesi e di avvocati che presentano lamentosi ricorsi denunciando il fatto che non vengano più demoliti case e villaggi palestinesi. il nuovo ministero per gli affari degli insediamenti ha recentemente avviato l’assegnazione di milioni di shekel delle nostre tasse in modo che i coloni possano acquistare più droni di monitoraggio e inviare ulteriori osservatori per individuare i palestinesi. inoltre, i coloni israeliani hanno comunque sempre avuto una linea diretta con l’amministrazione civile. in termini burocratici, come funziona tutta l’attività di controllo? una fonte della sicurezza ha detto ad haaretz che hamal c “è stata istituita dopo un accurato lavoro di formazione del personale nell’amministrazione civile, che non è correlato a certi annunci sulla stampa”. in altre parole, hamal c è stata concepita molto prima che l’iniziativa dei concorrenti dell’amministrazione fosse annunciata dal ministero per gli affari degli insediamenti. i segnalatori delle altre istituzioni avranno una linea telefonica diversa? le due linee saranno in competizione? aspettiamo e vediamo. ufficialmente, hamal c dovrebbe servire anche coloro che desiderano riferire sulla costruzione illegale da parte dei coloni israeliani in cisgiordania. “una volta che avremo deciso di ufficializzare l’attività della centrale telefonica, l’annuncio verrà pubblicato sia in ebraico che in arabo”, mi è stato detto. e infatti, all’inizio di dicembre gli avvocati di hakel (sul campo), un’organizzazione che rappresenta i contadini palestinesi la cui terra è stata e viene tuttora occupata dai coloni, sono stati indirizzati alla centrale di segnalazione dall’ufficio di coordinamento distrettuale (un ramo dell’amministrazione civile). da allora questi avvocati hanno denunciato tre volte tramite la centrale di segnalazione nuove costruzioni coloniche illegali: sia ad avigayil che alla fattoria maon, su terreni appartenenti ai villaggi palestinesi di masafer yatta, a sud di hebron; e ad esh kodesh, su un terreno appartenente al villaggio di jalud. le tre località ebraiche citate sono avamposti illegali e non autorizzati, che stanno beneficiando di un processo di legalizzazione formale e giuridica, e si stanno gradualmente espandendo nonostante gli ordini di demolizione ed evacuazione ufficialmente emessi contro le loro abitazioni, e nonostante le documentate violenze che hanno perpetrato per anni contro i palestinesi e contro gli israeliani che si oppongono all’occupazione. ad hakel è stato detto che i rappresentanti dell’ufficio di coordinamento hanno inviato qualcuno per controllare cosa sta succedendo. quindi, dovremmo essere tranquilli? non cadiamo nella trappola dell’equivalenza. anche se operatori arabi risponderanno alle chiamate sulla linea diretta, non possiamo paragonare la costruzione senza permessi dei palestinesi in cisgiordania, e la costruzione illegale e non autorizzata degli israeliani. i primi sono costretti a costruire contravvenendo ai regolamenti, sulla propria terra, perché le regole stabilite da israele hanno lo scopo di farli sparire. questi ultimi, i coloni, sono stati essenzialmente inviati dal loro governo a partecipare a un’operazione illegale: l’espansione del progetto di colonialismo sionista. l’amministrazione civile è una delle organizzazioni più longeve ed esperte quando si tratta di attuare la politica colonialista sionista. eppure, negli ultimi 12 anni è stata oggetto di un attacco mirato da parte delle associazioni dei coloni guidate da regavim, che la accusano di non fare abbastanza per cacciare i palestinesi e impossessarsi della loro terra. sotto questo attacco l’amministrazione e gli esperti legali militari si sono affrettati a inventare altri trucchi per accelerare il processo di furto della terra. la linea di segnalazione è un ulteriore mezzo. dopotutto, anche i funzionari governativi e gli ufficiali militari sono esseri umani. devono dimostrare che stanno diventando più efficienti, per trovare il favore agli occhi dei loro padroni, i coloni, e per vincere la gara su chi confisca più pannelli solari e condutture dell’acqua e a chi espelle più palestinesi. amira hass è corrispondente di haaretz per i territori occupati. nata a gerusalemme nel 1956, è entrata a far parte di haaretz nel 1989, e ricopre la sua posizione attuale dal 1993. in qualità di
corrispondente per i territori, ha vissuto tre anni a gaza, esperienza che ha ispirato il suo acclamato libro “bere il mare di gaza”. dal 1997 vive nella città di ramallah in cisgiordania. amira hass è anche autrice di altri due libri, entrambi i quali sono raccolte dei suoi articoli. traduzione: beniamino rocchetto – invictapalestina.org. come israele ha vessato gli arabi nei suoi primi decenni e come ha cercato di nasconderlo. “una persona che viola il coprifuoco non deve essere uccisa, ma può essere schiaffeggiata e colpita con un fucile”: documenti appena declassificati rivelano i modi in cui il governo militare rese amara la vita degli arabi israeliani. fonte:english version. adam raz – 8 gennaio 2021. immagine di copertina: poliziotti militari ispezionano un sacco di cipolle nel 1952. credit: beno rothenberg / national library. le origini della brutalità documentata in tutta la sua crudezza la scorsa settimana – un soldato israeliano che spara a un palestinese disarmato che stava cercando di proteggere il generatore elettrico di cui, in mezzo all’estrema povertà delle colline meridionali di hebron, aveva vitale bisogno – risalgono a diversi decenni fa, al periodo del vero e proprio governo militare di israele. testimonianze di documenti recentemente declassificati, insieme a documenti storici presenti negli archivi, fanno luce sulla feroce violenza che israele impose dal 1948 al 1966 allo “stato nello stato”, ovvero vaste aree del paese in cui vivevano cittadini arabi. per più di 18 anni, circa l’85 per cento dei cittadini palestinesi del paese fu soggetto a un regime oppressivo. tra le altre restrizioni, qualsiasi movimento al di fuori dei propri villaggi doveva essere autorizzato, le loro comunità erano soggette a coprifuoco permanente, era loro vietato trasferirsi senza l’approvazione formale, la maggior parte delle organizzazioni politiche e civili era vietata e intere regioni in cui avevano vissuto prima del 1948 erano a loro interdette. sebbene questa parte del passato sia stata in gran parte rimossa dalla maggior parte della popolazione ebraica di israele, costituisce parte integrante dell’identità e della memoria collettiva dei cittadini arabi del paese. quei ricordi includono, oltre al regime delle autorizzazioni, gli abusi quotidiani e la presenza di una rete di informatori e collaboratori. in pratica, per coloro che erano soggetti al governo militare, la democrazia israeliana era sostanzialmente diversa da quella riservata agli ebrei. yehoshua palmon, consigliere per gli affari arabi del primo ministro david ben-gurion, scrisse al quartier generale del governo militare – in una lettera dell’ottobre 1950 estratta dagli archivi di stato – che erano stati ricevuti rapporti secondo i quali il personale del governo militare nel triangolo ( una concentrazione di comunità arabe adiacenti alla linea verde, nel centro del paese) stavano esercitando “pressioni illegali durante gli interrogatori dei residenti, come l’uso di cani, minacce e simili”. un anno dopo, baruch yekutieli, vice di palmon, spiegava al segretario di gabinetto che la situazione nelle aree arabe a volte richiedeva “una mano forte da parte delle autorità”. sebbene non fosse entrato nei dettagli di quella politica, le testimonianze rese pubbliche ne descrivono l’attuazione e tutte riflettono una realtà di umiliazioni e sottomissione. così, si è saputo che rappresentanti del governo militare minacciavano i cittadini in modo da impedire loro di denunciare le azioni intraprese contro di loro; un governatore militare (erano tre: per il negev, il triangolo e il nord) chiese alle persone che frequentavano il caffè di un villaggio di mostrare il loro rispetto alzandosi in piedi quando entrava, minacciando chiunque disubbidisse; i soldati si divertivano ad intimidire un cittadino arabo piegandosi verso di lui e mettendogli un’arma da fuoco sulla spalla; altri impedivano ai cittadini musulmani di pregare. in altri casi, i rappresentanti del governo militare vessavano gli agricoltori e distruggevano le loro proprietà; le persone venivano umiliate regolarmente e ci si rivolgeva a loro in un linguaggio volgare; la violenza veniva perpetrata anche sui bambini e il personale del governo militare minacciava i cittadini arabi se alle elezioni non avessero votato per i candidati favoriti dalle autorità. nella sua testimonianza recentemente resa pubblica su richiesta dell’akevot institute for israeli-palestinian conflict research, il governatore militare del sud, yehoshua verbin, che nel 1956 diede inizio a un comitato governativo, sostenne che “il governo militare è troppo liberale e gentile. non parliamo affatto di crudeltà, perché è una calunnia per la quale non c’è alcun fondamento “. tuttavia, le osservazioni del governatore del triangolo, zalman mart, nella sua testimonianza del 1957 in un processo relativo al massacro di kafr qasem avvenuto l’anno precedente – quando la polizia di frontiera sparò e uccise 49 palestinesi che non erano a conoscenza del coprifuoco che era stato imposto – confutano le affermazioni di verbin. secondo mart, non c’era l’obbligo di uccidere una persona che aveva violato il coprifuoco, ma c’era una sorta di protocollo per la punizione: “puoi schiaffeggiarlo, colpirlo con un fucile alla gamba, puoi urlargli contro”. un insieme di lunghe testimonianze del personale della polizia di frontiera, che agiva come forza di polizia nei villaggi arabi, offre un quadro della vita quotidiana all’ombra del governo militare. la schietta franchezza degli ufficiali nella loro testimonianza al processo kafr qasem è straziante. “ha la sensazione che gli arabi siano i nemici dello stato di israele?” veniva chiesto a un ufficiale, il quale rispose semplicemente: “sì”. a un agente di polizia fu chiesto: “ucciderebbe qualcuno? anche una donna, un bambino? ” “sì”, questi rispose. un altro poliziotto testimoniò che se gli fosse stato ordinato di farlo, avrebbe aperto il fuoco contro un autobus pieno di donne arabe. e un altro spiegò: “mi è sempre stato detto che ogni arabo è un nemico dello stato e una quinta colonna”. gli ufficiali mostrarono poco senso di pietà quando fu chiesto loro di sparare a persone indifese, la maggior parte affermò che lo avrebbe fatto se necessario. uno di loro dichiarò che se si fosse imbattuto in un bambino che aveva “violato” il coprifuoco – “potrebbe sembrare crudele, ma gli sparerei. sarei obbligato a farlo. ” ..segue ./.

Hamal C: La nuova centrale di segnalazione dei coloni israeliani per colpire i palestinesi



Avete visto lavori di costruzione palestinesi che vi sembrano sospetti e non autorizzati? Avete incontrato un pericolo sanitario creato da palestinesi che disprezzano la legge? D’ora in poi, avrete una linea di segnalazione tutta vostra.

Fonte: English Version

Amira Hass – 11 gennaio 2021

Immagine di copertina: L’avamposto dei coloni della Fattoria Maon vicino a Hebron. Gli avvocati della ONG Hakel, che rappresenta i contadini palestinesi la cui terra è stata occupata dai coloni, si sono lamentati della costruzione illegale. Credito: Olivier Fitoussi

L’Amministrazione Civile israeliana ha aperto una linea telefonica per ricevere informazioni sulle costruzioni senza permessi in corso in Cisgiordania. Il sito web dell’insediamento di Kokhav Yaakov la definisce una “linea di segnalazione”, e non lascia spazio a congetture: l’obiettivo dello spionaggio sono i palestinesi.

La scorsa settimana il sito web dell’Amministrazione Civile ha annunciato l’istituzione della centrale operativa telefonica Hamal C, descrivendo il suo compito come segue: “Avete visto lavori di costruzione palestinesi che vi sembrano sospetti e non autorizzati? Avete incontrato un pericolo sanitario creato da palestinesi che disprezzano la legge? D’ora in poi sarà disponibile una “linea di segnalazione”. Da chiamare a qualsiasi ora del giorno per denunciare irregolarità in merito. Ogni giorno ci sarà un riepilogo delle denunce e un resoconto di ciò che è stato esaminato e di ciò che è stato confiscato nel caso in cui ci fosse un comportamento improprio. Buona prosecuzione.”

Hamal C è stata istituita con l’obiettivo dichiarato di coordinare e razionalizzare le attività di esecuzione dell’Amministrazione Civile in Cisgiordania, che opera sotto il controllo dell’Unità di Coordinamento delle Attività Governative nei Territori del Ministero della Difesa (COGAT).

Secondo la risposta che Haaretz ha ricevuto dal portavoce di quell’unità, la centrale è stata istituita nel novembre 2020, ma la sua esistenza deve ancora essere ufficializzata. “Un annuncio riguardante l’istituzione della HAMAL C è stato inviato a funzionari e dipendenti dell’Amministrazione Civile, nonché a un numero limitato di gruppi, come fase iniziale del processo di avvio della centrale”.

E in effetti, la ricerca della linea telefonica su Google porta a un unico riferimento: quello sul sito web di Kokhav Yaakov. Gli altri gruppi anonimi selezionati (cioè gli insediamenti) che hanno ricevuto la comunicazione ovviamente hanno capito che non era ancora ufficiale. D’altro canto, la linea diretta è già in funzione.

La scorsa settimana ho chiamato i tre numeri di telefono che compaiono nell’annuncio dell’Amministrazione Civile. A uno ha risposto qualcuno che mi sembrava una giovane soldatessa, che ha confermato si trattava di Hamal C e che avrei dovuto inviare le coordinate GPS del sito in questione insieme a foto e una descrizione del tipo di costruzione segnalata. È possibile inviare un Whatsapp con quelle informazioni al numero di cellulare elencato, ha aggiunto con voce cordiale.

Quanti informatori sono necessari? L’ONG estremista #Regavim opera come mega spia da oltre un decennio. È dotato di droni che spiano le comunità palestinesi e di avvocati che presentano lamentosi ricorsi denunciando il fatto che non vengano più demoliti case e villaggi palestinesi. Il nuovo Ministero per gli Affari degli Insediamenti ha recentemente avviato l’assegnazione di milioni di shekel delle nostre tasse in modo che i coloni possano acquistare più droni di monitoraggio e inviare ulteriori osservatori per individuare i palestinesi. Inoltre, i coloni israeliani hanno comunque sempre avuto una linea diretta con l’Amministrazione Civile.

In termini burocratici, come funziona tutta l’attività di controllo? Una fonte della sicurezza ha detto ad Haaretz che Hamal C “è stata istituita dopo un accurato lavoro di formazione del personale nell’Amministrazione Civile, che non è correlato a certi annunci sulla stampa”. In altre parole, Hamal C è stata concepita molto prima che l’iniziativa dei concorrenti dell’Amministrazione fosse annunciata dal Ministero per gli Affari degli Insediamenti. I segnalatori delle altre istituzioni avranno una linea telefonica diversa? Le due linee saranno in competizione? Aspettiamo e vediamo.

Ufficialmente, Hamal C dovrebbe servire anche coloro che desiderano riferire sulla costruzione illegale da parte dei coloni israeliani in Cisgiordania. “Una volta che avremo deciso di ufficializzare l’attività della centrale telefonica, l’annuncio verrà pubblicato sia in ebraico che in arabo”, mi è stato detto. E infatti, all’inizio di dicembre gli avvocati di Hakel (Sul Campo), un’organizzazione che rappresenta i contadini palestinesi la cui terra è stata e viene tuttora occupata dai coloni, sono stati indirizzati alla centrale di segnalazione dall’Ufficio di Coordinamento Distrettuale (un ramo dell’Amministrazione Civile).

Da allora questi avvocati hanno denunciato tre volte tramite la centrale di segnalazione nuove costruzioni coloniche illegali: sia ad Avigayil che alla fattoria Maon, su terreni appartenenti ai villaggi palestinesi di Masafer Yatta, a sud di Hebron; e ad Esh Kodesh, su un terreno appartenente al villaggio di Jalud. Le tre località ebraiche citate sono avamposti illegali e non autorizzati, che stanno beneficiando di un processo di legalizzazione formale e giuridica, e si stanno gradualmente espandendo nonostante gli ordini di demolizione ed evacuazione ufficialmente emessi contro le loro abitazioni, e nonostante le documentate violenze che hanno perpetrato per anni contro i palestinesi e contro gli israeliani che si oppongono all’occupazione. Ad Hakel è stato detto che i rappresentanti dell’ufficio di coordinamento hanno inviato qualcuno per controllare cosa sta succedendo.

Quindi, dovremmo essere tranquilli? Non cadiamo nella trappola dell’equivalenza. Anche se operatori arabi risponderanno alle chiamate sulla linea diretta, non possiamo paragonare la costruzione senza permessi dei palestinesi in Cisgiordania, e la costruzione illegale e non autorizzata degli israeliani. I primi sono costretti a costruire contravvenendo ai regolamenti, sulla propria terra, perché le regole stabilite da Israele hanno lo scopo di farli sparire. Questi ultimi, i coloni, sono stati essenzialmente inviati dal loro governo a partecipare a un’operazione illegale: l’espansione del progetto di colonialismo sionista.

L’Amministrazione Civile è una delle organizzazioni più longeve ed esperte quando si tratta di attuare la politica colonialista sionista. Eppure, negli ultimi 12 anni è stata oggetto di un attacco mirato da parte delle associazioni dei coloni guidate da Regavim, che la accusano di non fare abbastanza per cacciare i palestinesi e impossessarsi della loro terra.

Sotto questo attacco l’Amministrazione e gli esperti legali militari si sono affrettati a inventare altri trucchi per accelerare il processo di furto della terra. La linea di segnalazione è un ulteriore mezzo. Dopotutto, anche i funzionari governativi e gli ufficiali militari sono esseri umani. Devono dimostrare che stanno diventando più efficienti, per trovare il favore agli occhi dei loro padroni, i coloni, e per vincere la gara su chi confisca più pannelli solari e condutture dell’acqua e a chi espelle più palestinesi.

Amira Hass è corrispondente di Haaretz per i territori occupati. Nata a Gerusalemme nel 1956, è entrata a far parte di Haaretz nel 1989, e ricopre la sua posizione attuale dal 1993. In qualità di
corrispondente per i territori, ha vissuto tre anni a Gaza, esperienza che ha ispirato il suo acclamato libro “Bere il mare di Gaza”. Dal 1997 vive nella città di Ramallah in Cisgiordania. Amira Hass è anche autrice di altri due libri, entrambi i quali sono raccolte dei suoi articoli.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

Come Israele ha vessato gli arabi nei suoi primi decenni e come ha cercato di nasconderlo



“Una persona che viola il coprifuoco non deve essere uccisa, ma può essere schiaffeggiata e colpita con un fucile”: documenti appena declassificati rivelano i modi in cui il governo militare rese amara la vita degli arabi israeliani

Fonte:English Version

Adam Raz – 8 gennaio 2021

Immagine di copertina: Poliziotti militari ispezionano un sacco di cipolle nel 1952. Credit: Beno Rothenberg / National Library

Le origini della brutalità documentata in tutta la sua crudezza la scorsa settimana – un soldato israeliano che spara a un palestinese disarmato che stava cercando di proteggere il generatore elettrico di cui, in mezzo all’estrema povertà delle colline meridionali di Hebron, aveva vitale bisogno – risalgono a diversi decenni fa, al periodo del vero e proprio governo militare di Israele. Testimonianze di documenti recentemente declassificati, insieme a documenti storici presenti negli archivi, fanno luce sulla feroce violenza che Israele impose dal 1948 al 1966 allo “stato nello stato”, ovvero vaste aree del paese in cui vivevano cittadini arabi

Per più di 18 anni, circa l’85 per cento dei cittadini palestinesi del paese fu soggetto a un regime oppressivo. Tra le altre restrizioni, qualsiasi movimento al di fuori dei propri villaggi doveva essere autorizzato, le loro comunità erano soggette a coprifuoco permanente, era loro vietato trasferirsi senza l’approvazione formale, la maggior parte delle organizzazioni politiche e civili era vietata e intere regioni in cui avevano vissuto prima del 1948 erano a loro interdette. Sebbene questa parte del passato sia stata in gran parte rimossa dalla maggior parte della popolazione ebraica di Israele, costituisce parte integrante dell’identità e della memoria collettiva dei cittadini arabi del paese. Quei ricordi includono, oltre al regime delle autorizzazioni, gli abusi quotidiani e la presenza di una rete di informatori e collaboratori.

In pratica, per coloro che erano soggetti al governo militare, la democrazia israeliana era sostanzialmente diversa da quella riservata agli ebrei. Yehoshua Palmon, consigliere per gli affari arabi del primo ministro David Ben-Gurion, scrisse al quartier generale del governo militare – in una lettera dell’ottobre 1950 estratta dagli archivi di Stato – che erano stati ricevuti rapporti secondo i quali il personale del governo militare nel Triangolo ( una concentrazione di comunità arabe adiacenti alla Linea Verde, nel centro del paese) stavano esercitando “pressioni illegali durante gli interrogatori dei residenti, come l’uso di cani, minacce e simili”.

Un anno dopo, Baruch Yekutieli, vice di Palmon, spiegava al segretario di gabinetto che la situazione nelle aree arabe a volte richiedeva “una mano forte da parte delle autorità”. Sebbene non fosse entrato nei dettagli di quella politica, le testimonianze rese pubbliche ne descrivono l’attuazione e tutte riflettono una realtà di umiliazioni e sottomissione.

Così, si è saputo che rappresentanti del governo militare minacciavano i cittadini in modo da impedire loro di denunciare le azioni intraprese contro di loro; un governatore militare (erano tre: per il Negev, il Triangolo e il Nord) chiese alle persone che frequentavano il caffè di un villaggio di mostrare il loro rispetto alzandosi in piedi quando entrava, minacciando chiunque disubbidisse; i soldati si divertivano ad intimidire un cittadino arabo piegandosi verso di lui e mettendogli un’arma da fuoco sulla spalla; altri impedivano ai cittadini musulmani di pregare. In altri casi, i rappresentanti del governo militare vessavano gli agricoltori e distruggevano le loro proprietà; le persone venivano umiliate regolarmente e ci si rivolgeva a loro in un linguaggio volgare; la violenza veniva perpetrata anche sui bambini e il personale del governo militare minacciava i cittadini arabi se alle elezioni non avessero votato per i candidati favoriti dalle autorità.

Nella sua testimonianza recentemente resa pubblica su richiesta dell’Akevot Institute for Israeli-Palestinian Conflict Research, il governatore militare del sud, Yehoshua Verbin, che nel 1956 diede inizio a un comitato governativo, sostenne che “il governo militare è troppo liberale e gentile. Non parliamo affatto di crudeltà, perché è una calunnia per la quale non c’è alcun fondamento “.

Tuttavia, le osservazioni del governatore del Triangolo, Zalman Mart, nella sua testimonianza del 1957 in un processo relativo al massacro di Kafr Qasem avvenuto l’anno precedente – quando la polizia di frontiera sparò e uccise 49 palestinesi che non erano a conoscenza del coprifuoco che era stato imposto – confutano le affermazioni di Verbin. Secondo Mart, non c’era l’obbligo di uccidere una persona che aveva violato il coprifuoco, ma c’era una sorta di protocollo per la punizione: “Puoi schiaffeggiarlo, colpirlo con un fucile alla gamba, puoi urlargli contro”.

Un insieme di lunghe testimonianze del personale della Polizia di frontiera, che agiva come forza di polizia nei villaggi arabi, offre un quadro della vita quotidiana all’ombra del governo militare. La schietta franchezza degli ufficiali nella loro testimonianza al processo Kafr Qasem è straziante. “Ha la sensazione che gli arabi siano i nemici dello Stato di Israele?” veniva chiesto a un ufficiale, il quale rispose semplicemente: “Sì”. A un agente di polizia fu chiesto: “Ucciderebbe qualcuno? Anche una donna, un bambino? ” “Sì”, questi rispose. Un altro poliziotto testimoniò che se gli fosse stato ordinato di farlo, avrebbe aperto il fuoco contro un autobus pieno di donne arabe. E un altro spiegò: “Mi è sempre stato detto che ogni arabo è un nemico dello stato e una quinta colonna”.

Gli ufficiali mostrarono poco senso di pietà quando fu chiesto loro di sparare a persone indifese, la maggior parte affermò che lo avrebbe fatto se necessario. Uno di loro dichiarò che se si fosse imbattuto in un bambino che aveva “violato” il coprifuoco – “Potrebbe sembrare crudele, ma gli sparerei. Sarei obbligato a farlo. ”

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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