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La VOCE 2009 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXIII N°1 | settembre 2020 | PAGINA b - 26 |
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fai qualcosa di concreto per la palestina newsletter di bds italia.
mahmoud libero.
aiutaci a liberare mahmoud, coordinatore generale bds - #freemahmoud.
mahmoud nawajaa, un noto difensore dei diritti umani palestinese e coordinatore generale del bds, è stato trascinato via dalla sua famiglia dalle forze di occupazione israeliane in un raid notturno giovedi 30 luglio.
attualmente è detenuto nel centro di interrogatori di massima sicurezza di jalameh in israele, dove gli è stato negato l'accesso agli avvocati.
l'arresto di mahmoud avviene nel contesto dei piani di israele per l'annessione de jure di gran parte della cisgiordania palestinese occupata, in aggiunta alla sua annessione de facto e all'apartheid che durano da decenni.
il suo arresto fa parte dei tentativi di israele di reprimere i difensori dei diritti umani, come mahmoud, e costituisce l'ennesimo elemento del regime israeliano di apartheid.
mahmoud è uno degli oltre 4.700 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. nelle attuali circostanze, con la diffusione del virus covid19, la detenzione di massa aggrava i rischi per la salute e la sicurezza di tutti i detenuti, aggiungendosi alla cultura comune di torture e trattamenti degradanti e disumani per i palestinesi nelle carceri israeliane.
ecco cosa potete fare:
1. scrivete al ministero degli affari esteri del governo italiano e chiedete loro urgentemente di (qui un esempio di lettera):
- intraprendere tutte le azioni a loro disposizione per garantire l'immediata liberazione del difensore dei diritti umani palestinese mahmoud nawajaa da parte di israele.
- condannare pubblicamente israele per l'arresto di difensori palestinesi dei diritti umani, come nawajaa, e chiedere il rispetto da parte di israele del loro diritto di operare liberamente.
2. mobilitate il sostegno di organizzazioni per i diritti umani, partiti politici, membri del parlamento, sindacati, gruppi religiosi, femministi, antirazzisti e lgtbqia+, chiedendo loro di aiutarvi a esercitare pressione sul governo italiano.
3. sensibilizzate sui social media, usando l'hashtag, #freemahmoud.
4. rafforzate le vostre campagne bds e le vostre azioni programmate per contrastare i piani di annessione di israele e includete la richiesta di liberare mahmoud e di porre fine ai tentativi di israele di mettere a tacere i difensori dei diritti umani.
aiutateci a richiedere un'efficace pressione internazionale per garantire l'immediata liberazione di mahmoud nawajaa.
dite ad axa di smettere di finanziare l’apartheid israeliana.
la compagnia assicurativa francese axa terrà la sua assemblea annuale degli azionisti il 30 giugno. dobbiamo assicurarci che sia messo in agenda il disinvestimento dall'apartheid israeliana. nonostante le dichiarazioni di responsabilità sociale, axa ha quasi triplicato i suoi investimenti in tre banche israeliane che finanziano gli insediamenti illegali di israele.
inoltre axa detiene il 9,03% di equitable holdings, che investe in cinque banche israeliane e nella più grande compagnia di armamenti privata israeliana, la elbit systems, che promuove le sue armi e tecnologie di sorveglianza come "testate sul campo" sui palestinesi. queste banche sono state inserite nell'elenco delle nazioni unite delle società implicate nel finanziamento delle colonie illegali di israele.
con israele che prevede di annettere ampie zone della cisgiordania palestinese occupata, la necessità che axa ponga fine alla sua complicità diventa ancora più urgente. le banche israeliane finanziate da axa finanziano gli insediamenti illegali che israele vuole annettere. elbit systems partecipa alla costruzione del muro dell'apartheid israeliana che sottrae terre e diritti ai palestinesi.
ecco tre azioni per far sì che gli azionisti di axa ascoltino:
invio di e-mail: con un clic, scrivi ai ceo di axa in italia e in europa che parteciperanno alla riunione degli azionisti di axa del 30 giugno, dicendo di disinvestire (testo della lettera in italiano).
social media: tempesta axa di richieste di disinvestire con questi tweet:
appelli video: segui i nostri hashtag #axadivest, #axasolidarityresponse o #axaheartsinaction, sui social media per vedere i video di personaggi di spicco che
invitano AXA a disinvestire e condividili (per esempi Ghislain Poissonier, magistrato francese e Annette Groth, ex parlamentare del partito DIE LINKE) La nostra campagna sta avendo successo: AXA ha già ceduto le sue partecipazioni in Elbit Systems e Bank Hapoalim e ha notevolmente ridotto la sua quota in Equitable Holdings, divenuta ora una società indipendente di cui AXA detiene il 9,03%. Ma gli investimenti di AXA in tre banche israeliane sono quasi triplicati!
Aiutaci a garantire che gli azionisti AXA ascoltino il nostro messaggio e agiscano.
La lettera in italiano la trovate a questo link: AXA triplica gli investimenti finanziando le colonie illegali.
I palestinesi sono stanchi di dover dimostrare l’esistenza dell’apartheid israeliano.
Non c’è nulla che la legge sull’annessione possa dirci, che decenni di leggi e politiche israeliane non abbiano già fatto.
Amjad Iraqi – 17 giugno 2020.
Immagine di copertina: soldati israeliani sorvegliano coloni ebrei mentre camminano per il mercato palestinese nella città vecchia di Hebron in Cisgiordania il 4 settembre 2010. (Najeh Hashlamoun / Flash90).
Tra il 1891 e il ’92, Francis William Reitz, presidente dell’Orange Free State (quello che è oggi il Sudafrica), scambiò una serie di lettere con Teofilo Shepstone, ex amministratore del Transvaal, per discutere della cosiddetta “Questione dei Nativi” . “Le repubbliche boere” scrisse Reitz, “dovrebbero adottare e mantenere fermamente il principio che non vi sarà alcuna uguaglianza tra gli aborigeni del Sudafrica e le persone di origine europea che hanno fatto di questa terra la loro casa”.
I sentimenti di Reitz, come quelli di altri leader afrikaner, posero le basi di ciò che alla fine sarebbe diventato l’Apartheid. Due decenni dopo le sue lettere, l’Unione del Sud Africa approvò il Native Lands Act del 1913, consolidando le precedenti misure coloniali che impedivano ai neri di acquisire proprietà al di fuori delle zone designate. Dieci anni dopo, la legge sulle aree urbane del 1923 limitava il movimento di persone “indesiderabili” e ne consentiva l’allontanamento forzato da città e distretti.
Nel 1950 , due anni dopo che l’Apartheid fu ufficialmente dichiarato politica nazionale, il Group Areas Act accelerò la segregazione residenziale in tutto il Paese. La costituzione del 1983, che fu propagandata come una riforma liberale, migliorò alcuni diritti per i meticci e per gli indiani, ma mantenne la maggioranza nera senza alcun diritto e la minoranza bianca al potere. Anche dopo le prime elezioni libere del Sudafrica nel 1994, le élite politiche e corporative rimodellarono molte istituzioni dell’Apartheid per preservare le gerarchie razziali e di classe, mantenendole fino ai giorni nostri.
Nuovi arrivi al Crossroads Squatters Camp vicino a Cape Town. Molti sudafricani neri in cerca di lavoro e impossibilitati a trovare case nei comuni, diventavano occupanti abusivi e vivevano sotto la costante minaccia della rimozione forzata. 1 gennaio 1982. (Foto ONU / Flickr).
Come altri regimi oppressivi, l’apartheid in Sudafrica non era un’entità statica semplicemente nata nel 1948. È stato continuamente sviluppato, riconfigurato e riconfezionato per soddisfare i desideri di coloro che detenevano il potere e per mettere a tacere coloro che vi si opponevano. Era, per prendere in prestito le parole dello studioso Patrick Wolfe sul colonialismo dei coloni, “una struttura, non un evento”, un meccanismo organizzativo piuttosto che un momento nel tempo.
Questa storia dovrebbe insegnare qualcosa a coloro che con il fiato sospeso stanno aspettando il 1 ° luglio, la data in cui il governo israeliano ha promesso di iniziare ad annettere gran parte della Cisgiordania occupata. E’ da anni che funzionari stranieri, analisti mainstream e attivisti locali, molti anche ben intenzionati, continuano ad avvertire che Israele potrebbe diventare uno “stato di apartheid” se avesse annesso ufficialmente questi territori. Ora stanno suonando l’allarme perché l’annessione del mese prossimo potrebbe costituire il punto di svolta che infine sigilla questo destino.
È piuttosto osceno, tuttavia, che molte persone stiano ancora aspettando un atto legislativo specifico, o un certo ordine del governo, per confermare quell’apartheid che, mentre parliamo, milioni di palestinesi stanno già vivendo. Come il Sudafrica, il complesso regime israeliano non è stato creato in un unico drammatico “momento”: è stato meticolosamente progettato per decenni, alimentato da un’ideologia che ha respinto l’uguaglianza tra i nativi e quei coloni che, secondo le parole di Reitz, avevano “reso questa terra la loro casa.”
Non era forse Israele uno Stato di apartheid nel 1950, quando introdusse la legge sulla proprietà degli assenti per trasferire la terra araba agli immigrati ebrei? Non era apartheid quando la Knesset annettè Gerusalemme Est nel 1980, nello stesso modo in cui si sta preparando a fare oggi con la Valle del Giordano? O nel 2003, quando vietò ai palestinesi di ricongiungersi ai propri familiari con la cittadinanza israeliana, permettendo contemporaneamente a qualsiasi ebreo residente all’estero di essere naturalizzato secondo la Legge del Ritorno?
..segue ./.
![]() Mahmoud Libero Aiutaci a liberare Mahmoud, coordinatore generale BDS - #FreeMahmoudAttualmente è detenuto nel centro di interrogatori di massima sicurezza di Jalameh in Israele, dove gli è stato negato l'accesso agli avvocati. L'arresto di Mahmoud avviene nel contesto dei piani di Israele per l'annessione de jure di gran parte della Cisgiordania palestinese occupata, in aggiunta alla sua annessione de facto e all'apartheid che durano da decenni. Il suo arresto fa parte dei tentativi di Israele di reprimere i difensori dei diritti umani, come Mahmoud, e costituisce l'ennesimo elemento del regime israeliano di apartheid. Mahmoud è uno degli oltre 4.700 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Nelle attuali circostanze, con la diffusione del virus COVID19, la detenzione di massa aggrava i rischi per la salute e la sicurezza di tutti i detenuti, aggiungendosi alla cultura comune di torture e trattamenti degradanti e disumani per i palestinesi nelle carceri israeliane. Ecco cosa potete fare: 1. Scrivete al Ministero degli affari esteri del governo italiano e chiedete loro urgentemente di (qui un esempio di lettera): - Intraprendere tutte le azioni a loro disposizione per garantire l'immediata liberazione del difensore dei diritti umani palestinese Mahmoud Nawajaa da parte di Israele. - Condannare pubblicamente Israele per l'arresto di difensori palestinesi dei diritti umani, come Nawajaa, e chiedere il rispetto da parte di Israele del loro diritto di operare liberamente. 2. Mobilitate il sostegno di organizzazioni per i diritti umani, partiti politici, membri del parlamento, sindacati, gruppi religiosi, femministi, antirazzisti e LGTBQIA+, chiedendo loro di aiutarvi a esercitare pressione sul governo italiano. 3. Sensibilizzate sui social media, usando l'hashtag, #FreeMahmoud. 4. Rafforzate le vostre campagne BDS e le vostre azioni programmate per contrastare i piani di annessione di Israele e includete la richiesta di liberare Mahmoud e di porre fine ai tentativi di Israele di mettere a tacere i difensori dei diritti umani. Aiutateci a richiedere un'efficace pressione internazionale per garantire l'immediata liberazione di Mahmoud Nawajaa. Dite ad AXA di smettere di finanziare l’apartheid israeliana![]() La compagnia assicurativa francese AXA terrà la sua assemblea annuale degli azionisti il 30 giugno. Dobbiamo assicurarci che sia messo in agenda il disinvestimento dall'apartheid israeliana. Nonostante le dichiarazioni di responsabilità sociale, AXA ha quasi triplicato i suoi investimenti in tre banche israeliane che finanziano gli insediamenti illegali di Israele. Inoltre AXA detiene il 9,03% di Equitable Holdings, che investe in cinque banche israeliane e nella più grande compagnia di armamenti privata israeliana, la Elbit Systems, che promuove le sue armi e tecnologie di sorveglianza come "testate sul campo" sui palestinesi. Queste banche sono state inserite nell'elenco delle Nazioni Unite delle società implicate nel finanziamento delle colonie illegali di Israele. Con Israele che prevede di annettere ampie zone della Cisgiordania palestinese occupata, la necessità che AXA ponga fine alla sua complicità diventa ancora più urgente. Le banche israeliane finanziate da AXA finanziano gli insediamenti illegali che Israele vuole annettere. Elbit Systems partecipa alla costruzione del muro dell'apartheid israeliana che sottrae terre e diritti ai palestinesi. Ecco tre azioni per far sì che gli azionisti di AXA ascoltino:
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invitano AXA a disinvestire e condividili (per esempi Ghislain Poissonier, magistrato francese e Annette Groth, ex parlamentare del partito DIE LINKE)
La nostra campagna sta avendo successo: AXA ha già ceduto le sue partecipazioni in Elbit Systems e Bank Hapoalim e ha notevolmente ridotto la sua quota in Equitable Holdings, divenuta ora una società indipendente di cui AXA detiene il 9,03%. Ma gli investimenti di AXA in tre banche israeliane sono quasi triplicati!
Aiutaci a garantire che gli azionisti AXA ascoltino il nostro messaggio e agiscano. La lettera in italiano la trovate a questo link: AXA triplica gli investimenti finanziando le colonie illegali I palestinesi sono stanchi di dover dimostrare l’esistenza dell’apartheid israeliano.![]() Non c’è nulla che la legge sull’annessione possa dirci, che decenni di leggi e politiche israeliane non abbiano già fatto. Amjad Iraqi – 17 giugno 2020 Immagine di copertina: soldati israeliani sorvegliano coloni ebrei mentre camminano per il mercato palestinese nella città vecchia di Hebron in Cisgiordania il 4 settembre 2010. (Najeh Hashlamoun / Flash90) Tra il 1891 e il ’92, Francis William Reitz, presidente dell’Orange Free State (quello che è oggi il Sudafrica), scambiò una serie di lettere con Teofilo Shepstone, ex amministratore del Transvaal, per discutere della cosiddetta “Questione dei Nativi” . “Le repubbliche boere” scrisse Reitz, “dovrebbero adottare e mantenere fermamente il principio che non vi sarà alcuna uguaglianza tra gli aborigeni del Sudafrica e le persone di origine europea che hanno fatto di questa terra la loro casa”. I sentimenti di Reitz, come quelli di altri leader afrikaner, posero le basi di ciò che alla fine sarebbe diventato l’Apartheid. Due decenni dopo le sue lettere, l’Unione del Sud Africa approvò il Native Lands Act del 1913, consolidando le precedenti misure coloniali che impedivano ai neri di acquisire proprietà al di fuori delle zone designate. Dieci anni dopo, la legge sulle aree urbane del 1923 limitava il movimento di persone “indesiderabili” e ne consentiva l’allontanamento forzato da città e distretti. Nel 1950 , due anni dopo che l’Apartheid fu ufficialmente dichiarato politica nazionale, il Group Areas Act accelerò la segregazione residenziale in tutto il Paese. La costituzione del 1983, che fu propagandata come una riforma liberale, migliorò alcuni diritti per i meticci e per gli indiani, ma mantenne la maggioranza nera senza alcun diritto e la minoranza bianca al potere. Anche dopo le prime elezioni libere del Sudafrica nel 1994, le élite politiche e corporative rimodellarono molte istituzioni dell’Apartheid per preservare le gerarchie razziali e di classe, mantenendole fino ai giorni nostri. ![]() Nuovi arrivi al Crossroads Squatters Camp vicino a Cape Town. Molti sudafricani neri in cerca di lavoro e impossibilitati a trovare case nei comuni, diventavano occupanti abusivi e vivevano sotto la costante minaccia della rimozione forzata. 1 gennaio 1982. (Foto ONU / Flickr) Come altri regimi oppressivi, l’apartheid in Sudafrica non era un’entità statica semplicemente nata nel 1948. È stato continuamente sviluppato, riconfigurato e riconfezionato per soddisfare i desideri di coloro che detenevano il potere e per mettere a tacere coloro che vi si opponevano. Era, per prendere in prestito le parole dello studioso Patrick Wolfe sul colonialismo dei coloni, “una struttura, non un evento”, un meccanismo organizzativo piuttosto che un momento nel tempo. Questa storia dovrebbe insegnare qualcosa a coloro che con il fiato sospeso stanno aspettando il 1 ° luglio, la data in cui il governo israeliano ha promesso di iniziare ad annettere gran parte della Cisgiordania occupata. E’ da anni che funzionari stranieri, analisti mainstream e attivisti locali, molti anche ben intenzionati, continuano ad avvertire che Israele potrebbe diventare uno “stato di apartheid” se avesse annesso ufficialmente questi territori. Ora stanno suonando l’allarme perché l’annessione del mese prossimo potrebbe costituire il punto di svolta che infine sigilla questo destino. È piuttosto osceno, tuttavia, che molte persone stiano ancora aspettando un atto legislativo specifico, o un certo ordine del governo, per confermare quell’apartheid che, mentre parliamo, milioni di palestinesi stanno già vivendo. Come il Sudafrica, il complesso regime israeliano non è stato creato in un unico drammatico “momento”: è stato meticolosamente progettato per decenni, alimentato da un’ideologia che ha respinto l’uguaglianza tra i nativi e quei coloni che, secondo le parole di Reitz, avevano “reso questa terra la loro casa.” Non era forse Israele uno Stato di apartheid nel 1950, quando introdusse la legge sulla proprietà degli assenti per trasferire la terra araba agli immigrati ebrei? Non era apartheid quando la Knesset annettè Gerusalemme Est nel 1980, nello stesso modo in cui si sta preparando a fare oggi con la Valle del Giordano? O nel 2003, quando vietò ai palestinesi di ricongiungersi ai propri familiari con la cittadinanza israeliana, permettendo contemporaneamente a qualsiasi ebreo residente all’estero di essere naturalizzato secondo la Legge del Ritorno? ..segue ./.
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