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La VOCE 2009

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La VOCE ANNO XXIII N°1

settembre 2020

PAGINA 5

Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
segue da pag.4: giocare la carta hong kong: una vecchia ricetta di interferenza occidentale. né autonomia legislativa, né costituzione. solo dopo gli accordi il primo ministro britannico margaret thatcher ha improvvisamente espresso le sue preoccupazioni per il futuro delle libertà e della democrazia, che non esistevano nell'isola, così come per il futuro del sistema capitalistico. si trattava di un chiaro tentativo britannico di proporre una co-amministrazione dell'isola in modo da non doverla abbandonare. il leader cinese deng xiaoping era preparato e determinato a porre fine a questo terribile capitolo della storia cinese, ecco quando è stato stabilito il modello "un paese, due sistemi". la democrazia, l'autonomia speciale, il sistema giuridico, ecc. sono arrivati a hong kong solo nel 1997, dopo che la cina ha giustamente recuperato la sovranità sull'isola. in termini di sistema capitalistico, di crescita economica, di stabilità, di benessere, di sostegno finanziario, le condizioni non sono mai state migliori che dopo il 1997. la prosperità e la stabilità di hong kong dipendono quasi totalmente dal sostegno e dalle relazioni con la cina continentale. un paese, due sistemi, è fondamentale per il governo centrale cinese e non è mai stato messo minacciato da esso. al contrario, per proteggere questo principio, la cina deve salvaguardare la sua sovranità. se il governo centrale legifera per proteggere la sicurezza di hong kong, non è un'invasione, l'isola fa parte della cina e il governo centrale cinese ha tutto il potere sovrano sul proprio territorio. alcuni fatti sulle proteste di hong kong. le proteste di hong kong sono state rappresentate in tutto il mondo come genuinamente democratiche ed espressione di una base giovanile. tuttavia alcuni leader del movimento, come il controverso jimmy lai, i simboli e gli slogan della protesta e soprattutto le dichiarazioni degli stati uniti e delle istituzioni pro-democrazia dopo l'approvazione della legge sulla sicurezza nazionale della hksar di hong kong, dimostrano che le proteste sono più xenofobe e finanziate dall'occidente che le manifestazioni genuine. a questo proposito, è importante chiarire che, come previsto, gli inglesi non hanno abbandonato del tutto l'isola. era loro intenzione, con il sostegno degli stati uniti, mantenere la presenza a hong kong per poter minare la sovranità della cina sull'isola. poco prima del 1997 hanno istituito un governo parzialmente eletto e principalmente ostile e hanno costituito e fondato diversi partiti. da allora, hanno speso milioni di dollari per finanziare ogni tipo di istituzione a hong kong. come afferma sara flounder "la confederazione dei sindacati di hong kong riceve i finanziamenti del national endowment for democracy (ned) degli stati uniti, insieme al sostegno britannico. promuove "sindacati indipendenti pro-democrazia" in tutta la cina. l'hkctu è stata fondata nel 1990 per contrastare e colpire la federazione dei sindacati di hong kong, fondata nel 1948, che è ancora la più grande organizzazione sindacale con 410.000 membri". queste istituzioni hanno promosso idee occidentali, anti-cinesi, anticomuniste ed altri tipi di idee tra la gente, soprattutto tra i giovani, che non vivevano nemmeno nella hong kong coloniale. non sorprende quindi che durante le proteste sono state mostrate le bandiere britannica e quella coloniale di hong kong, con slogan come "hong kong per gli hongkonghesi", un noto approccio xenofobo che è stato collegato a molti tentativi di impedire l'ingresso nell'isola a persone provenienti dalla cina continentale. inoltre la bandiera americana viene mostrata mentre si canta l'inno americano e si chiede a donald trump "per favore, libera hong kong e difendi la nostra costituzione". come ha dichiarato il capo dell'esecutivo della hksar di hong kong carrie lam dopo l'annullamento della legge sull'estradizione, la continuità delle proteste ha dimostrato che esse sono state promosse come proteste secessioniste, anti-cinesi. i leader delle proteste non hanno negato questa dichiarazione, ma hanno ribadito la loro intenzione di incentivare i paesi occidentali a intervenire e a "liberare" hong kong. i media internazionali non hanno raccontato l'altra faccia della medaglia, la gente comune di hong kong ha chiesto agli attivisti di fermare la folla e gli atti vandalici che avevano portato la città alla recessione economica e si aspettavano che la cina ripristinasse la stabilità. dopo che la legge sulla sicurezza nazionale ha vietato i finanziamenti stranieri alle proteste, gli stati uniti hanno ammesso apertamente di aver finanziato le proteste del 2019 e sono stati costretti a congelare 2 milioni di dollari in pagamenti previsti per i gruppi di protesta di hong kong. d'altra parte, tutti i gruppi che conducevano le proteste hanno deciso di chiudere i loro uffici dopo aver saputo che non avrebbero più ricevuto finanziamenti stranieri. se questi gruppi funzionavano solo perché avevano finanziamenti stranieri, non significa forse che la gente del posto non è così solidale con la causa come rappresentato dai media? la congiuntura internazionale, chi minaccia chi? come già detto, la questione di hong kong è legittimamente un affare interno della cina. allora perché la cina è costretta a emanare una legge di sicurezza nazionale sulla hksar di hong kong? guardiamo a quello che è successo ultimamente con le relazioni usa-cina. il presidente degli stati uniti donald trump ha deciso di dichiarare apertamente la cina competitrice degli stati uniti ed una minaccia per il sistema internazionale. a parte il fatto che la cina è circondata militarmente dagli stati uniti (la metà delle 800 basi militari statunitensi d'oltremare circondano la cina), trump ha iniziato una guerra commerciale con la cina, non solo ha aumentato le tariffe, ma ha anche calunniato huawei e la cina riguardo alla tecnologia 5g. nel 2020 ha dato la colpa alla cina per il covid19 e ha chiesto che la cina fosse ritenuta responsabile della pandemia. non importa da quale prospettiva si osservi: lo sviluppo pacifico della cina, la libertà economica, il benessere e la sicurezza sono apertamente minacciati dagli stati uniti. nel contesto delle elezioni presidenziali usare la carta della cina come cortina fumogena è diventata la regola per distogliere l'attenzione dai problemi interni. in questo contesto, ed essendo a conoscenza della tradizionale ricetta di guerra menzionata all'inizio di questo articolo, è evidente che hong kong è diventata l'asso nella manica di trump per destabilizzare la cina. permettere che un affare interno diventi un affare internazionale significherebbe aprire la porta alla più grande minaccia per il bene più sacro della cina: la sovranità. pertanto, la legislazione della legge sulla sicurezza nazionale è l'unico modo legittimo per la cina di proteggere il paese dalla minaccia statunitense. solo con questa legge la cina può garantire un processo sociale onesto, sicuro e fondamentale all'interno di hong kong. solo nel contesto della prosperità e della stabilità, la formula 'due sistemi un paese' può evolvere come deve fare per i prossimi 27 anni. la storia ci dice che l'intervento estero negli affari interni non avviene in modo disinteressato. si tratta di una strategia volta a favorire l'egemonia. gli stati uniti stanno attivando la cosiddetta trappola di tucidide, intensificando il confronto con la cina invece di promuovere la cooperazione. fortunatamente per il mondo la cina ha una politica estera molto pragmatica, che non cerca di trarre beneficio dalla guerra. hong kong è un affare interno alla cina e non dovrebbe essere un altro punto focale del confronto internazionale. lina luna è sinologa e internazionalista, docente e ricercatrice all'università externado della colombia. le sue aree di ricerca includono la politica estera cinese, i rapporti tra cina e america latina e le economie emergenti. è anche segretario generale dell'associazione per l'amicizia tra la colombia e la cina. opinioni cinesi sugli stati uniti mentre aumenta lo scontro sino-americano. questo articolo comparso sul sito della jamestown foundation, importante istituto di ricerca di washington molto attivo in passato nella lotta all'urss ed oggi in quella alla cina, ha il merito di riportare in modo approfondito il dibattito cinese rispetto all'amministrazione trump ed al ruolo che hanno gli stati uniti nell'ostacolare la pacifica ascesa cinese. di nikita savkov. china brief, volume: 20 issue: 11, june 24, 2020. da https://jamestown.org traduzione di marco pondrelli per marx21.it. introduzione.
il 20 maggio la casa bianca ha pubblicato un nuovo documento politico intitolato 'united states strategic approach to the people's republic of china'. secondo il documento la cina pone sfide all'economia, ai valori e alla sicurezza degli stati uniti. pertanto il nuovo approccio dell'amministrazione verso cina offre una rivalutazione delle relazioni reciproche, riconosce la competizione strategica a lungo termine tra i due paesi e proclama un ritorno al realismo di principio per proteggere gli interessi americani e far progredire l'influenza americana (casa bianca, 20 maggio). questi messaggi non hanno sorpreso gli esperti cinesi, perché di recente le relazioni sino-americane sono costantemente peggiorate, soprattutto con l'epidemia di covid-19. accademici legati allo stato e altri commentatori politici autorizzati nella repubblica popolare cinese (prc) hanno recentemente offerto una serie di proprie opinioni, che gettano un po' di luce su come il partito-stato vede il rapporto conflittuale con gli stati uniti e forniscono indicazioni su come la prc potrà formulare la propria politica in futuro. prospettiva n. 1: dopo trump tutto torna alla normalità. tra gli intellettuali cinesi che discutono delle relazioni cino-americane, una delle questioni principali è cosa accadrà alla politica statunitense nei confronti della cina dopo le elezioni del novembre 2020. ruan zongze (阮宗泽), il vicepresidente dell'istituto cinese di studi internazionali (中国国际问题研究院, zhongguo guoji wenti yanjiuyuan), afferma che il sistema politico americano è la ragione per cui l'america non si è organizzata come la cina nel prevenire e nel combattere il covid-19. secondo ruan, gli stati uniti sono entrati in un periodo elettorale, e i politici americani stanno facendo del loro meglio per massimizzare i loro interessi, quello che considerano ora è la competitività a breve termine e i voti, non le questioni di alta politica (xinhua, 20 maggio). l'esperto cinese wang wen (王文), preside del chongyang institute della renmin university di pechino, sostiene che la cina non è interessata a intraprendere una nuova guerra fredda con gli stati uniti, perché potrebbe danneggiare lo sviluppo cinese e gli interessi globali. è anche scettico sulla capacità degli stati uniti di impegnarsi in questa nuova guerra fredda a causa dei problemi interni all'america. egli definisce l'attuale conflitto cina-usa "non una guerra fredda, ma una guerra di rimprovero" e paragona le persone che l'hanno iniziata a don chisciotte: "stanno raccogliendo le loro lance, correndo verso i mulini a vento agendo come guerrieri" (global times, 24 maggio). wang wen sostiene che i precedenti attacchi alla cina non hanno causato gravi danni: ad esempio, la guerra commerciale ha fatto sì che l'america tornasse a negoziare e l'offensiva contro huawei ha contribuito ad aumentare il prestigio della società e la determinazione a raggiungere l'autonomia tecnologica. secondo wang, "da aprile quasi tutti i media cinesi hanno lanciato una battaglia contro il governo americano, soprattutto contro pompeo". wang wen esprime ottimismo sul conflitto, sostenendo che si tratta per lo più di una battaglia tra mezzi d'informazione, e che trump ha difficoltà ad ottenere pieno sostegno anche all'interno del proprio paese (global times, 24 maggio). prospettiva n. 2: il conflitto cinese-americano è la nuova normalità. altri analisti sono più pessimisti sul futuro delle relazioni sino-americane e sottolineano che le tensioni sono aumentate molto prima di trump. una di queste persone è yang xiangfeng (杨向峰), un cittadino della repubblica popolare cinese della facoltà dell'università di yonsei in corea del sud. egli fa notare che nel 2016 le analisi post-elettorali degli analisti cinesi sono state estremamente ottimistiche, persino trionfali, perché per la cina l'elezione di donald trump era il male minore. [1] poiché trump non era legato all'ortodossia liberale della tradizione della politica estera americana, le élite cinesi pensavano che non avrebbe fatto loro lezioni sui diritti umani e sulla democrazia, come ci si aspettava che avrebbe fatto la clinton. questo sentimento è stato riassunto da shen dingli (沈丁立) della fudan university, quando ha detto che "qualsiasi cosa è un miglioramento rispetto a obama e hillary" (sydney morning herald, 10 novembre 2016). teng jianqun (滕建群) dell'istituto cinese di studi internazionali ritiene che attualmente la politica estera statunitense abbia una struttura "duale" (二元化, eryuanhua): da una parte l'amministrazione trump e dall'altra la "politica realista americana" (美国现实政治, meiguo xianshi zhengzhi). secondo questa visione l'amministrazione trump ha portato ad una contrazione globale, ha sollecitato i benefici dagli alleati e ha dato inizio a frizioni commerciali; lo scopo ultimo di queste azioni è quello di promuovere la politica "america first". spinta dal pensiero di potere globale e dagli interessi commerciali, la politica realista ha costretto gli stati uniti a mantenere la loro presenza in regioni rilevanti e a rifiutarsi di rinunciare agli interessi geopolitici globali. anche se trump sarà rieletto presidente nel 2020, le differenze tra la sua amministrazione e la politica realista non si fermeranno, ma il divario tra i due si ridurrà (us-china perception monitor, 20 maggio). un'altra importante controversia attuale è potenzialmente il "decoupling" economico (脱钩, tuogou) tra cina e stati uniti (china brief, 1 aprile e 1 maggio). secondo il professor wang li (王黎) della nankai university, non è necessariamente una cosa negativa. wang sostiene che la cina moderna possiede sia risorse umane qualificate sia le risorse finanziarie per un ulteriore sviluppo tecnologico, quindi la rottura con gli stati uniti non farà così male. inoltre, egli sostiene che il "decoupling" su alcune acute questioni di sicurezza fornisce a pechino e washington un certo margine di manovra, rendendo la situazione simile alla "strategia di decompressione" (解压之策, jieya zhi ce) che l'unione sovietica e gli stati uniti hanno spesso usato durante la guerra fredda. wang sostiene che, anche durante un conflitto a lungo termine, c'è spazio per la cooperazione bilaterale (us-china perception monitor, 25 maggio). la strategia di resistenza di wang haiyun contro l'egemonia americana. una delle visioni più chiare per affrontare la competizione con l'america viene da wang haiyun (王海运), un generale di brigata del pla in pensione e un ex addetto militare in russia. secondo wang haiyun, i cinesi devono rendersi conto che il governo americano cerca di inquadrare e screditare la cina socialista e le sue politiche - con l'obiettivo finale che la cina sarà costretta a ricompensare, sarà danneggiata nella propria posizione e perderà la capacità di competere strategicamente con gli stati uniti. secondo wang, sebbene la leadership mondiale degli stati uniti sia in lento declino, la cina si trova ancora di fronte al "potere egemonico" dell'america (霸权势力的诬陷, baquan shili de wuxian) (sohu, 5 maggio). wang osserva che l'america ha molti alleati e sebbene a volte mettano in discussione le azioni e la visione americana, questi alleati sono ancora pronti a sostenere gli stati uniti - e potrebbero potenzialmente diventare ostili alla cina. sarebbe quindi un errore enorme per la cina sottovalutare sia l'hard che soft power degli stati uniti - come è successo ad esempio in iraq, quando gli stati uniti hanno lanciato una guerra senza basi legali. wang afferma che la cina non può essere facilmente vittima di bullismo, ma che se la strategia "egemonica" degli stati uniti avesse successo, il danno alla cina sarebbe grande, l'ascesa della cina verrebbe interrotta e il suo potenziale destino potrebbe soffrire (tencent, 5 maggio). per garantirsi gli attuali vantaggi cinesi ed affrontare i tentativi americani di fermare l'ascesa della cina, wang haiyun propone cinque punti: 1. riorganizzare il sistema di comando militare strategico della cina, per renderlo più unito ed efficace in una potenziale lotta con gli stati uniti in vari campi tra cui il settore militare, l'economia, la ricerca scientifica e la politica. 2. pubblicare un "libro bianco delle misure anti-epidemiche della cina" (中国抗疫白皮书, zhongguo kangyi baipishu) che chiarisca la risposta globale del governo cinese al coronavirus, includendo una lista di misure dettagliate - e soprattutto affrontando le accuse riguardanti le origini cinesi del virus - per aiutare a mantenere la reputazione della rpc. (nota dell'editore: la prc ha pubblicato questo libro bianco il 7 giugno). 3. organizzare un'indagine attiva, con l'aiuto di specialisti della scienza medica e del diritto internazionale, per rivelare le origini del coronavirus e proteggere la cina dalle accuse americane. in questo la cina non dovrebbe seguire ciecamente la narrazione dei paesi occidentali, ma dovrebbe invece articolare la propria versione dei fatti - ed eventualmente riorientare le accuse contro l'america. 4. creare un fronte internazionale unito per costruire il sostegno internazionale alla cina. in questo i partenariato principale dovrebbero essere quello fra russia e cina "partenariato strategico di collaborazione globale della nuova era"(新时代全面战略协作伙伴, xinshidai quanmian zhanlue xiezuo banhuo), nonché i membri dell'organizzazione per la ..segue ./.
Segue da Pag.4: Giocare la carta Hong Kong: una vecchia ricetta di interferenza occidentale

né autonomia legislativa, né costituzione. Solo dopo gli accordi il primo ministro britannico Margaret Thatcher ha improvvisamente espresso le sue preoccupazioni per il futuro delle libertà e della democrazia, che non esistevano nell'isola, così come per il futuro del sistema capitalistico. Si trattava di un chiaro tentativo britannico di proporre una co-amministrazione dell'isola in modo da non doverla abbandonare. Il leader cinese Deng Xiaoping era preparato e determinato a porre fine a questo terribile capitolo della storia cinese, ecco quando è stato stabilito il modello "un paese, due sistemi".

La democrazia, l'autonomia speciale, il sistema giuridico, ecc. sono arrivati a Hong Kong solo nel 1997, dopo che la Cina ha giustamente recuperato la sovranità sull'isola. In termini di sistema capitalistico, di crescita economica, di stabilità, di benessere, di sostegno finanziario, le condizioni non sono mai state migliori che dopo il 1997. La prosperità e la stabilità di Hong Kong dipendono quasi totalmente dal sostegno e dalle relazioni con la Cina continentale. Un paese, due sistemi, è fondamentale per il governo centrale cinese e non è mai stato messo minacciato da esso. Al contrario, per proteggere questo principio, la Cina deve salvaguardare la sua sovranità. Se il governo centrale legifera per proteggere la sicurezza di Hong Kong, non è un'invasione, l'isola fa parte della Cina e il governo centrale cinese ha tutto il potere sovrano sul proprio territorio.

Alcuni fatti sulle proteste di Hong Kong

Le proteste di Hong Kong sono state rappresentate in tutto il mondo come genuinamente democratiche ed espressione di una base giovanile. Tuttavia alcuni leader del movimento, come il controverso Jimmy Lai, i simboli e gli slogan della protesta e soprattutto le dichiarazioni degli Stati Uniti e delle istituzioni pro-democrazia dopo l'approvazione della legge sulla sicurezza nazionale della HKSAR di Hong Kong, dimostrano che le proteste sono più xenofobe e finanziate dall'Occidente che le manifestazioni genuine.

A questo proposito, è importante chiarire che, come previsto, gli inglesi non hanno abbandonato del tutto l'isola. Era loro intenzione, con il sostegno degli Stati Uniti, mantenere la presenza a Hong Kong per poter minare la sovranità della Cina sull'isola. Poco prima del 1997 hanno istituito un governo parzialmente eletto e principalmente ostile e hanno costituito e fondato diversi partiti. Da allora, hanno speso milioni di dollari per finanziare ogni tipo di istituzione a Hong Kong. Come afferma Sara Flounder "La Confederazione dei sindacati di Hong Kong riceve i finanziamenti del National Endowment for Democracy (NED) degli Stati Uniti, insieme al sostegno britannico. Promuove "sindacati indipendenti pro-democrazia" in tutta la Cina. L'HKCTU è stata fondata nel 1990 per contrastare e colpire la Federazione dei sindacati di Hong Kong, fondata nel 1948, che è ancora la più grande organizzazione sindacale con 410.000 membri".

Queste istituzioni hanno promosso idee occidentali, anti-cinesi, anticomuniste ed altri tipi di idee tra la gente, soprattutto tra i giovani, che non vivevano nemmeno nella Hong Kong coloniale. Non sorprende quindi che durante le proteste sono state mostrate le bandiere Britannica e quella coloniale di Hong Kong, con slogan come "Hong Kong per gli hongkonghesi", un noto approccio xenofobo che è stato collegato a molti tentativi di impedire l'ingresso nell'isola a persone provenienti dalla Cina continentale. Inoltre la bandiera americana viene mostrata mentre si canta l'inno americano e si chiede a Donald Trump "per favore, libera Hong Kong e difendi la nostra costituzione". Come ha dichiarato il capo dell'esecutivo della HKSAR di Hong Kong Carrie Lam dopo l'annullamento della legge sull'estradizione, la continuità delle proteste ha dimostrato che esse sono state promosse come proteste secessioniste, anti-cinesi. I leader delle proteste non hanno negato questa dichiarazione, ma hanno ribadito la loro intenzione di incentivare i paesi occidentali a intervenire e a "liberare" Hong Kong.

I media internazionali non hanno raccontato l'altra faccia della medaglia, la gente comune di Hong Kong ha chiesto agli attivisti di fermare la folla e gli atti vandalici che avevano portato la città alla recessione economica e si aspettavano che la Cina ripristinasse la stabilità. Dopo che la legge sulla sicurezza nazionale ha vietato i finanziamenti stranieri alle proteste, gli Stati Uniti hanno ammesso apertamente di aver finanziato le proteste del 2019 e sono stati costretti a congelare 2 milioni di dollari in pagamenti previsti per i gruppi di protesta di Hong Kong. D'altra parte, tutti i gruppi che conducevano le proteste hanno deciso di chiudere i loro uffici dopo aver saputo che non avrebbero più ricevuto finanziamenti stranieri. Se questi gruppi funzionavano solo perché avevano finanziamenti stranieri, non significa forse che la gente del posto non è così solidale con la causa come rappresentato dai media?

La congiuntura internazionale, chi minaccia chi?

Come già detto, la questione di Hong Kong è legittimamente un affare interno della Cina. Allora perché la Cina è costretta a emanare una legge di sicurezza nazionale sulla HKSAR di Hong Kong? Guardiamo a quello che è successo ultimamente con le relazioni USA-Cina.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di dichiarare apertamente la Cina competitrice degli Stati Uniti ed una minaccia per il sistema internazionale. A parte il fatto che la Cina è circondata militarmente dagli Stati Uniti (la metà delle 800 basi militari statunitensi d'oltremare circondano la Cina), Trump ha iniziato una guerra commerciale con la Cina, non solo ha aumentato le tariffe, ma ha anche calunniato Huawei e la Cina riguardo alla tecnologia 5G. Nel 2020 ha dato la colpa alla Cina per il COVID19 e ha chiesto che la Cina fosse ritenuta responsabile della pandemia. Non importa da quale prospettiva si osservi: lo sviluppo pacifico della Cina, la libertà economica, il benessere e la sicurezza sono apertamente minacciati dagli Stati Uniti. Nel contesto delle elezioni presidenziali usare la carta della Cina come cortina fumogena è diventata la regola per distogliere l'attenzione dai problemi interni.

In questo contesto, ed essendo a conoscenza della tradizionale ricetta di guerra menzionata all'inizio di questo articolo, è evidente che Hong Kong è diventata l'asso nella manica di Trump per destabilizzare la Cina. Permettere che un affare interno diventi un affare internazionale significherebbe aprire la porta alla più grande minaccia per il bene più sacro della Cina: la sovranità. Pertanto, la legislazione della legge sulla sicurezza nazionale è l'unico modo legittimo per la Cina di proteggere il Paese dalla minaccia statunitense. Solo con questa legge la Cina può garantire un processo sociale onesto, sicuro e fondamentale all'interno di Hong Kong. Solo nel contesto della prosperità e della stabilità, la formula 'due sistemi un paese' può evolvere come deve fare per i prossimi 27 anni.

La storia ci dice che l'intervento estero negli affari interni non avviene in modo disinteressato. Si tratta di una strategia volta a favorire l'egemonia. Gli Stati Uniti stanno attivando la cosiddetta trappola di Tucidide, intensificando il confronto con la Cina invece di promuovere la cooperazione. Fortunatamente per il mondo la Cina ha una politica estera molto pragmatica, che non cerca di trarre beneficio dalla guerra. Hong Kong è un affare interno alla Cina e non dovrebbe essere un altro punto focale del confronto internazionale.

Lina Luna è sinologa e internazionalista, docente e ricercatrice all'Università Externado della Colombia. Le sue aree di ricerca includono la politica estera cinese, i rapporti tra Cina e America Latina e le economie emergenti. È anche segretario generale dell'Associazione per l'amicizia tra la Colombia e la Cina.

Opinioni cinesi sugli Stati Uniti mentre aumenta lo scontro sino-americano

questo articolo comparso sul sito della Jamestown Foundation, importante istituto di ricerca di Washington molto attivo in passato nella lotta all'Urss ed oggi in quella alla Cina, ha il merito di riportare in modo approfondito il dibattito cinese rispetto all'Amministrazione Trump ed al ruolo che hanno gli Stati Uniti nell'ostacolare la pacifica ascesa cinese

di Nikita Savkov

China Brief, Volume: 20 Issue: 11, June 24, 2020


da https://jamestown.org traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Introduzione

Il 20 maggio la Casa Bianca ha pubblicato un nuovo documento politico intitolato 'United States Strategic Approach to the People's Republic of China'. Secondo il documento la Cina pone sfide all'economia, ai valori e alla sicurezza degli Stati Uniti. Pertanto il nuovo approccio dell'amministrazione verso Cina offre una rivalutazione delle relazioni reciproche, riconosce la competizione strategica a lungo termine tra i due Paesi e proclama un ritorno al realismo di principio per proteggere gli interessi americani e far progredire l'influenza americana (Casa Bianca, 20 maggio).

Questi messaggi non hanno sorpreso gli esperti cinesi, perché di recente le relazioni sino-americane sono costantemente peggiorate, soprattutto con l'epidemia di COVID-19. Accademici legati allo Stato e altri commentatori politici autorizzati nella Repubblica Popolare Cinese (PRC) hanno recentemente offerto una serie di proprie opinioni, che gettano un po' di luce su come il partito-stato vede il rapporto conflittuale con gli Stati Uniti e forniscono indicazioni su come la PRC potrà formulare la propria politica in futuro.

Prospettiva n. 1: Dopo Trump tutto torna alla normalità

Tra gli intellettuali cinesi che discutono delle relazioni cino-americane, una delle questioni principali è cosa accadrà alla politica statunitense nei confronti della Cina dopo le elezioni del novembre 2020. Ruan Zongze (阮宗泽), il vicepresidente dell'Istituto cinese di studi internazionali (中国国际问题研究院, Zhongguo Guoji Wenti Yanjiuyuan), afferma che il sistema politico americano è la ragione per cui l'America non si è organizzata come la Cina nel prevenire e nel combattere il COVID-19. Secondo Ruan, gli Stati Uniti sono entrati in un periodo elettorale, e i politici americani stanno facendo del loro meglio per massimizzare i loro interessi, quello che considerano ora è la competitività a breve termine e i voti, non le questioni di alta politica (Xinhua, 20 maggio).

L'esperto cinese Wang Wen (王文), preside del Chongyang Institute della Renmin University di Pechino, sostiene che la Cina non è interessata a intraprendere una nuova guerra fredda con gli Stati Uniti, perché potrebbe danneggiare lo sviluppo cinese e gli interessi globali. È anche scettico sulla capacità degli Stati Uniti di impegnarsi in questa nuova guerra fredda a causa dei problemi interni all'America. Egli definisce l'attuale conflitto Cina-USA "non una guerra fredda, ma una guerra di rimprovero" e paragona le persone che l'hanno iniziata a Don Chisciotte: "stanno raccogliendo le loro lance, correndo verso i mulini a vento agendo come guerrieri" (Global Times, 24 maggio).

Wang Wen sostiene che i precedenti attacchi alla Cina non hanno causato gravi danni: ad esempio, la guerra commerciale ha fatto sì che l'America tornasse a negoziare e l'offensiva contro Huawei ha contribuito ad aumentare il prestigio della società e la determinazione a raggiungere l'autonomia tecnologica. Secondo Wang, "da aprile quasi tutti i media cinesi hanno lanciato una battaglia contro il governo americano, soprattutto contro Pompeo". Wang Wen esprime ottimismo sul conflitto, sostenendo che si tratta per lo più di una battaglia tra mezzi d'informazione, e che Trump ha difficoltà ad ottenere pieno sostegno anche all'interno del proprio Paese (Global Times, 24 maggio).

Prospettiva n. 2: Il conflitto cinese-americano è la nuova normalità

Altri analisti sono più pessimisti sul futuro delle relazioni sino-americane e sottolineano che le tensioni sono aumentate molto prima di Trump. Una di queste persone è Yang Xiangfeng (杨向峰), un cittadino della Repubblica Popolare Cinese della facoltà dell'Università di Yonsei in Corea del Sud. Egli fa notare che nel 2016 le analisi post-elettorali degli analisti cinesi sono state estremamente ottimistiche, persino trionfali, perché per la Cina l'elezione di Donald Trump era il male minore. [1] Poiché Trump non era legato all'ortodossia liberale della tradizione della politica estera americana, le élite cinesi pensavano che non avrebbe fatto loro lezioni sui diritti umani e sulla democrazia, come ci si aspettava che avrebbe fatto la Clinton. Questo sentimento è stato riassunto da Shen Dingli (沈丁立) della Fudan University, quando ha detto che "qualsiasi cosa è un miglioramento rispetto a Obama e Hillary" (Sydney Morning Herald, 10 novembre 2016).

Teng Jianqun (滕建群) dell'Istituto cinese di studi internazionali ritiene che attualmente la politica estera statunitense abbia una struttura "duale" (二元化, eryuanhua): da una parte l'Amministrazione Trump e dall'altra la "politica realista americana" (美国现实政治, Meiguo xianshi zhengzhi). Secondo questa visione l'Amministrazione Trump ha portato ad una contrazione globale, ha sollecitato i benefici dagli alleati e ha dato inizio a frizioni commerciali; lo scopo ultimo di queste azioni è quello di promuovere la politica "America First". Spinta dal pensiero di potere globale e dagli interessi commerciali, la politica realista ha costretto gli Stati Uniti a mantenere la loro presenza in regioni rilevanti e a rifiutarsi di rinunciare agli interessi geopolitici globali. Anche se Trump sarà rieletto presidente nel 2020, le differenze tra la sua amministrazione e la politica realista non si fermeranno, ma il divario tra i due si ridurrà (US-China Perception Monitor, 20 maggio).

Un'altra importante controversia attuale è potenzialmente il "decoupling" economico (脱钩, tuogou) tra Cina e Stati Uniti (China Brief, 1 aprile e 1 maggio). Secondo il professor Wang Li (王黎) della Nankai University, non è necessariamente una cosa negativa. Wang sostiene che la Cina moderna possiede sia risorse umane qualificate sia le risorse finanziarie per un ulteriore sviluppo tecnologico, quindi la rottura con gli Stati Uniti non farà così male. Inoltre, egli sostiene che il "decoupling" su alcune acute questioni di sicurezza fornisce a Pechino e Washington un certo margine di manovra, rendendo la situazione simile alla "strategia di decompressione" (解压之策, jieya zhi ce) che l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti hanno spesso usato durante la guerra fredda. Wang sostiene che, anche durante un conflitto a lungo termine, c'è spazio per la cooperazione bilaterale (US-China Perception Monitor, 25 maggio).

La strategia di resistenza di Wang Haiyun contro l'egemonia americana

Una delle visioni più chiare per affrontare la competizione con l'America viene da Wang Haiyun (王海运), un generale di brigata del PLA in pensione e un ex addetto militare in Russia. Secondo Wang Haiyun, i cinesi devono rendersi conto che il governo americano cerca di inquadrare e screditare la Cina socialista e le sue politiche - con l'obiettivo finale che la Cina sarà costretta a ricompensare, sarà danneggiata nella propria posizione e perderà la capacità di competere strategicamente con gli Stati Uniti. Secondo Wang, sebbene la leadership mondiale degli Stati Uniti sia in lento declino, la Cina si trova ancora di fronte al "potere egemonico" dell'America (霸权势力的诬陷, baquan shili de wuxian) (Sohu, 5 maggio).

Wang osserva che l'America ha molti alleati e sebbene a volte mettano in discussione le azioni e la visione americana, questi alleati sono ancora pronti a sostenere gli Stati Uniti - e potrebbero potenzialmente diventare ostili alla Cina. Sarebbe quindi un errore enorme per la Cina sottovalutare sia l'hard che soft power degli Stati Uniti - come è successo ad esempio in Iraq, quando gli Stati Uniti hanno lanciato una guerra senza basi legali. Wang afferma che la Cina non può essere facilmente vittima di bullismo, ma che se la strategia "egemonica" degli Stati Uniti avesse successo, il danno alla Cina sarebbe grande, l'ascesa della Cina verrebbe interrotta e il suo potenziale destino potrebbe soffrire (Tencent, 5 maggio).

Per garantirsi gli attuali vantaggi cinesi ed affrontare i tentativi americani di fermare l'ascesa della Cina, Wang Haiyun propone cinque punti:

1. Riorganizzare il sistema di comando militare strategico della Cina, per renderlo più unito ed efficace in una potenziale lotta con gli Stati Uniti in vari campi tra cui il settore militare, l'economia, la ricerca scientifica e la politica.

2. Pubblicare un "libro bianco delle misure anti-epidemiche della Cina" (中国抗疫白皮书, Zhongguo kangyi baipishu) che chiarisca la risposta globale del governo cinese al coronavirus, includendo una lista di misure dettagliate - e soprattutto affrontando le accuse riguardanti le origini cinesi del virus - per aiutare a mantenere la reputazione della RPC. (Nota dell'editore: la PRC ha pubblicato questo libro bianco il 7 giugno).

3. Organizzare un'indagine attiva, con l'aiuto di specialisti della scienza medica e del diritto internazionale, per rivelare le origini del coronavirus e proteggere la Cina dalle accuse americane. In questo la Cina non dovrebbe seguire ciecamente la narrazione dei Paesi occidentali, ma dovrebbe invece articolare la propria versione dei fatti - ed eventualmente riorientare le accuse contro l'America.

4. Creare un fronte internazionale unito per costruire il sostegno internazionale alla Cina. In questo i partenariato principale dovrebbero essere quello fra Russia e Cina "partenariato strategico di collaborazione globale della Nuova Era"(新时代全面战略协作伙伴, Xinshidai quanmian zhanlue xiezuo banhuo), nonché i membri dell'Organizzazione per la
..segue ./.

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