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La VOCE 2009

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La VOCE ANNO XXIII N°1

settembre 2020

PAGINA 4

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le portaerei statunitensi tornano nel mar cinese meridionale in mezzo a crescenti tensioni. di james pearson. da https://www.reuters.com traduzione di marco pondrelli per marx21.it. riportiamo questo breve lancio dell'agenzia reuter, la quale, pur da una posizione non simpatetica verso pechino, non può fare a meno di osservare che le mosse della marina statunitense stanno pericolosamente facendo salire la tensione nel mar cinese meridionale. hanoi (reuters) - mentre la cina e gli stati uniti si accusano a vicenda di fomentare le tensioni nella regione, per la seconda volta in due settimane gli stati uniti hanno dispiegato due portaerei nel mar cinese meridionale, come comunicato venerdì della marina degli stati uniti. la uss nimitz e la uss ronald reagan hanno effettuato operazioni ed esercitazioni militari nel canale navigabile conteso tra il 4 e il 6 luglio, ritornando nuovamente venerdì, secondo una dichiarazione della marina degli stati uniti. "i gruppi d'assalto delle portaerei nimitz e reagan stanno operando nel mar cinese meridionale, ovunque la legge internazionale lo consenta, per rafforzare il nostro impegno verso un indo-pacifico libero e aperto, un ordine internazionale basato su regole e per i nostri alleati e partner nella regione", ha dichiarato il contrammiraglio jim kirk, comandante della nimitz. la presenza delle portaerei non era in risposta ad eventi politici o mondiali, ha aggiunto, ma le relazioni tra washington e pechino sono attualmente tese su tutto, dal nuovo coronavirus al commercio a hong kong. la retorica si sta surriscaldando nella regione, dove il brunei, la malesia, le filippine, taiwan e il vietnam sfidano la rivendicazione della cina su circa il 90% del mare. la cina ha tenuto esercitazioni militari in mare all'inizio di questo mese, subendo una forte condanna sia dal vietnam che dalle filippine, nello stesso momento in cui le due portaerei hanno attraversato per la prima volta la via d'acqua per quelle che, secondo la marina degli stati uniti, erano esercitazioni pre-programmate. la marina degli stati uniti afferma che le sue portaerei hanno svolto a lungo esercitazioni nel pacifico occidentale, compreso il mar cinese meridionale, che si estende per circa 1.500 km (900 miglia). di recente gli stati uniti hanno portato tre portaerei nella regione. circa 3.000 miliardi di dollari di scambi commerciali passano ogni anno attraverso il mar cinese meridionale. gli stati uniti accusano la cina di cercare di intimidire i vicini asiatici che potrebbero voler sfruttare le sue estese riserve di petrolio e gas. un nuovo incidente nel golfo del tonchino è in preparazione? il livello di scontro fra cina e stati uniti sta crescendo pericolosamente a causa della politica aggressiva di washington, questo articolo di michael klare arriva ad adombrare il rischio di un nuovo 'incidente' del golfo del tonchino. di michael t. klare. da https://www.thenation.com. traduzione di marco pondrelli per marx21.it. mentre l'opinione pubblica americana, i media e il congresso si sono concentrati in gran parte sulla pandemia, sulle richieste di giustizia razziale e su altre preoccupazioni interne, negli ultimi mesi l'esercito statunitense ha mobilitato tutte le sue capacità per una massiccia dimostrazione di forza in acque che costeggiano la cina. ogni sottomarino statunitense con base nel pacifico è ora dispiegato nell'area; due portaerei a propulsione nucleare e le loro navi di scorta vi stanno conducendo manovre navali; l'aeronautica militare ha inviato bombardieri b-1 e l'esercito si sta esercitando per conquistare le isole rivendicate dai cinesi. nel più provocatorio di questi sforzi le portaerei nimitz e ronald reagan, accompagnate da diversi incrociatori e cacciatorpediniere, hanno navigato nel mar cinese meridionale, un'estensione del pacifico che si affaccia su cina, vietnam, malesia, indonesia e filippine e comprendente diversi gruppi di isole rivendicate interamente dalla cina e in parte dagli altri stati. i cinesi hanno installato strutture militari su alcune di queste isole, una mossa che, secondo i funzionari statunitensi, viola il diritto internazionale. negli ultimi mesi la marina ha dispiegato, nelle acque circostanti le isole occupate dalla cina, cacciatorpediniere armati con missili nelle "operazioni di libertà di navigazione", spingendo pechino a inviare proprie navi per scortare navi da guerra americane fuori dalla zona. fino ad ora, queste operazioni sono state limitate a sondaggi e provocazioni, intese a dimostrare il rifiuto di washington delle rivendicazioni della cina sulle isole e la collocazione di strutture militari su di esse. le attività più recenti, tuttavia, suggeriscono qualcosa di più sinistro e pericoloso: l'intenzione di capovolgere l'occupazione cinese delle isole con la forza militare. consideriamo che: in tre diverse occasioni questa primavera, l'air force ha inviato bombardieri supersonici b-1b per voli dimostrativi a lungo raggio nel mar cinese meridionale, in alcuni casi dispiegandoli da basi negli stati uniti. (originariamente inteso come un sistema di consegna nucleare, il b-1b è stato convertito in un bombardiere multiuso in grado di trasportare un gran numero di bombe e missili.) ancora più minacciosamente, il 30 giugno, circa 350 paracadutisti della 25a divisione di fanteria in alaska sono volati attraverso il pacifico ed hanno condotto un finto "forcible entry jump*" per assicurarsi una base aerea sull'isola di guam, presumibilmente per occuparla con le seguenti ondate di soldati americani; gli unici obiettivi immaginabili nel mondo reale per tale operazione sono le isole occupate dalla cina nel mar cinese meridionale. la dimostrazione di gran lunga più grande della capacità bellica di washington, tuttavia, è l'operazione multi-carrier in corso. con ogni portaerei in grado di far decollare oltre 60 aerei da guerra e le navi che le accompagnano armate di missili da crociera tomahawk, la forza combinata rappresenta una minaccia enorme per la cina. come ha osservato il radm. james
kirk, comandante del gruppo d'attacco nimitz, "le nostre operazioni dimostrano la resilienza e la prontezza della nostra forza navale e sono un potente messaggio del nostro impegno per la sicurezza e la stabilità regionale, poiché proteggiamo diritti, libertà e usi legali del mare di importanza cruciale". per i leader cinesi, in particolare per il presidente xi jinping, questo rappresenta sia un duro colpo alla capacità di difesa della cina, sia un duro ripudio della sua pretesa di aver raggiunto lo status di "grande potenza" - qualcosa che può produrre immensa rabbia e sgomento. come pechino risponderà a questo non è chiaro, ma è ovvio che la leadership deve mostrare i muscoli in risposta a queste prese in giro o perderà credibilità agli occhi di una popolazione cinese sempre più nazionalista. il sito ufficiale dell'esercito di liberazione popolare cinese (pla) ha osservato che "ammassando queste portaerei, gli stati uniti stanno cercando di dimostrare all'intera regione e persino al mondo che rimangono la forza navale più potente". in risposta il pla ha suggerito che potrebbe tenere importanti esercitazioni per conto proprio, possibilmente includendo l'uso di "armi killer per portaerei come i missili balistici anti nave df-21d e df-26". con la marina della pla che in questo momento sta svolgendo manovre anche nel mar cinese meridionale, non è difficile immaginare come gli incontri ravvicinati tra navi da guerra statunitensi e cinesi possano provocare un evento accidentale o equivoco, precipitando in un incidente armato e un'escalation su vasta scala. dato che alcuni dei recenti incontri si sono verificati vicino alla foce del golfo del tonchino, non è difficile pensare al famigerato "incidente del golfo del tonchino" del 24 agosto 1964, quando i cacciatorpediniere statunitensi dispiegate al largo del vietnam del nord segnalarono tracce radar di siluri nemici - un'azione, in seguito ritenuta falsa, che il presidente lyndon johnson ha colto per assicurarsi il sostegno del congresso per un intervento su larga scala degli stati uniti in vietnam. l'amministrazione trump sta cercando in modo deliberato un tale incidente per distogliere l'attenzione dai fallimenti in casa propria? il pentagono spera di provocare la cina per giustificare l'espulsione forzata delle forze cinesi da quelle isole del mar cinese meridionale? senza l'accesso a comunicazioni segrete, è impossibile rispondere in un modo o nell'altro. quello che si può dire è che l'esercito statunitense sta procedendo su una strada estremamente pericolosa, che molto probabilmente porterà ad un errore di calcolo e ad una guerra, anche nucleare. è essenziale, quindi, che i membri del congresso chiedano ai leader del pentagono di ritirare le portaerei nimitz e ronald reagan dal mar cinese meridionale e di iniziare colloqui con la controparte cinese sui passi da compiere per ridurre il rischio di un conflitto. michael t. klare, corrispondente per la difesa di the nation, è professore emerito di studi sulla pace e la sicurezza mondiale all'hampshire college e visiting fellow senior presso la arms control association di washington. recentemente ha pubblicato all hell breaking loose: the pentagon’s perspective on climate change]. * letteralmente un 'salto forzato all'entrata' ovverosia un attacco. giocare la carta hong kong: una vecchia ricetta di interferenza occidentale. un interessante articolo di lina luna docente e ricercatrice all'università externado della colombia. di lina luna. da http://www.cnfocus.com. traduzione di marco pondrelli per marx21.it. hong kong è diventata un argomento di primo piano nei media internazionali, soprattutto dopo le proteste del 2019. anche se in passato si erano già avute altre proteste, non c'è dubbio che dal 2019 la retorica sui problemi della cina nella regione amministrativa speciale di hong kong (hksar) è diventata più ridondante e iperbolica. qualunque azione la cina faccia non faccia ad hong kong è immediatamente messa in relazione ai concetti di soppressione, dominazione e mancanza di democrazia. pertanto la conseguente valanga di critiche occidentali e il rifiuto delle azioni cinesi, come la legge della repubblica popolare cinese sulla salvaguardia della sicurezza nazionale nella ras di hong kong, si basa su idee false, disinformate e manipolate per quanto riguarda la sovranità, il ruolo e le intenzioni della cina ad hong kong. questa situazione non è per nulla casuale. infatti il punto di vista "pro-democrazia" che i media usano per descrivere le proteste di hong kong crea il palcoscenico perfetto di cui gli stati uniti hanno bisogno per usare hong kong come un cavallo di troia, per il chiaro tentativo del presidente americano donald trump di inquadrare la cina come il nemico dell'egemonia statunitense e del sistema dei valori internazionale. trasformare una questione interna in internazionale, sotto la narrazione della libertà e della democrazia è una vecchia ricetta americana per destabilizzare il bersaglio. serve a distogliere l'attenzione, a guadagnare voti e a giustificare politiche internazionali che non sarebbero mai state approvate se non fosse stato per il sistema internazionale a due pesi e due misure. come dimostra la storia non solo questa ricetta non ha avuto successo a medio termine, ma ha avuto conseguenze catastrofiche per i paesi coinvolti. iraq, afghanistan, libia, egitto, siria e ucraina sono alcuni esempi recenti. tuttavia, la cina è un tipo di obiettivo totalmente diverso e le conseguenze dell'uso di questa stessa ricetta potrebbero avere spiacevoli impatti globali nel sistema internazionale più vulnerabile visto negli ultimi decenni. per ampliare la prospettiva su ciò che sta realmente accadendo ad hong kong e per capire meglio perché la cina ha dovuto adottare la legge sulla sicurezza nazionale è importante chiarire alcuni punti. hong kong è parte della cina. la retorica sulla libertà e sulla secessione quando si spiega la questione di hong kong, porta a pensare che in qualche modo la cina non abbia sovranità su hong kong. ricordiamoci che l'appartenenza di hong kong alla cina non è mai stata in discussione. hong kong è stata colonizzata dall'impero britannico, nel momento peggiore della storia cinese: la guerra dell'oppio (1840-1842). cento anni di umiliazioni e sconfitte rappresentano l'incidente che ha dato vita alla determinazione della cina di porre fine al colonialismo occidentale, ricostruendo, riunificando e rinnovando la nazione cinese e rafforzando pacificamente il paese al punto che nessuna potenza straniera potrà mai più invadere la cina. durante i 155 anni del colonialismo britannico a hong kong, non c'erano libertà e non c'era democrazia. hong kong era guidata dal governatore britannico. non ci sono state elezioni, ..segue ./.

Le portaerei statunitensi tornano nel Mar Cinese Meridionale in mezzo a crescenti tensioni

di James Pearson
da https://www.reuters.com traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

riportiamo questo breve lancio dell'agenzia reuter, la quale, pur da una posizione non simpatetica verso Pechino, non può fare a meno di osservare che le mosse della Marina statunitense stanno pericolosamente facendo salire la tensione nel Mar Cinese Meridionale

HANOI (Reuters) - Mentre la Cina e gli Stati Uniti si accusano a vicenda di fomentare le tensioni nella regione, per la seconda volta in due settimane gli Stati Uniti hanno dispiegato due portaerei nel Mar Cinese Meridionale, come comunicato venerdì della Marina degli Stati Uniti.

La USS Nimitz e la USS Ronald Reagan hanno effettuato operazioni ed esercitazioni militari nel canale navigabile conteso tra il 4 e il 6 luglio, ritornando nuovamente venerdì, secondo una dichiarazione della Marina degli Stati Uniti.

"I gruppi d'assalto delle portaerei Nimitz e Reagan stanno operando nel Mar Cinese Meridionale, ovunque la legge internazionale lo consenta, per rafforzare il nostro impegno verso un Indo-Pacifico libero e aperto, un ordine internazionale basato su regole e per i nostri alleati e partner nella regione", ha dichiarato il Contrammiraglio Jim Kirk, comandante della Nimitz.

La presenza delle portaerei non era in risposta ad eventi politici o mondiali, ha aggiunto, ma le relazioni tra Washington e Pechino sono attualmente tese su tutto, dal nuovo coronavirus al commercio a Hong Kong.

La retorica si sta surriscaldando nella regione, dove il Brunei, la Malesia, le Filippine, Taiwan e il Vietnam sfidano la rivendicazione della Cina su circa il 90% del mare.

La Cina ha tenuto esercitazioni militari in mare all'inizio di questo mese, subendo una forte condanna sia dal Vietnam che dalle Filippine, nello stesso momento in cui le due portaerei hanno attraversato per la prima volta la via d'acqua per quelle che, secondo la Marina degli Stati Uniti, erano esercitazioni pre-programmate.

La Marina degli Stati Uniti afferma che le sue portaerei hanno svolto a lungo esercitazioni nel Pacifico occidentale, compreso il Mar Cinese Meridionale, che si estende per circa 1.500 km (900 miglia). Di recente gli Stati Uniti hanno portato tre portaerei nella regione.

Circa 3.000 miliardi di dollari di scambi commerciali passano ogni anno attraverso il Mar Cinese Meridionale. Gli Stati Uniti accusano la Cina di cercare di intimidire i vicini asiatici che potrebbero voler sfruttare le sue estese riserve di petrolio e gas.

Un nuovo incidente nel Golfo del Tonchino è in preparazione?



Il livello di scontro fra Cina e Stati Uniti sta crescendo pericolosamente a causa della politica aggressiva di Washington, questo articolo di Michael Klare arriva ad adombrare il rischio di un nuovo 'incidente' del Golfo del Tonchino

di Michael T. Klare

da https://www.thenation.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Mentre l'opinione pubblica americana, i media e il Congresso si sono concentrati in gran parte sulla pandemia, sulle richieste di giustizia razziale e su altre preoccupazioni interne, negli ultimi mesi l'esercito statunitense ha mobilitato tutte le sue capacità per una massiccia dimostrazione di forza in acque che costeggiano la Cina. Ogni sottomarino statunitense con base nel Pacifico è ora dispiegato nell'area; due portaerei a propulsione nucleare e le loro navi di scorta vi stanno conducendo manovre navali; l'Aeronautica Militare ha inviato bombardieri B-1 e l'Esercito si sta esercitando per conquistare le isole rivendicate dai cinesi.

Nel più provocatorio di questi sforzi le portaerei Nimitz e Ronald Reagan, accompagnate da diversi incrociatori e cacciatorpediniere, hanno navigato nel Mar Cinese Meridionale, un'estensione del Pacifico che si affaccia su Cina, Vietnam, Malesia, Indonesia e Filippine e comprendente diversi gruppi di isole rivendicate interamente dalla Cina e in parte dagli altri stati. I cinesi hanno installato strutture militari su alcune di queste isole, una mossa che, secondo i funzionari statunitensi, viola il diritto internazionale.

Negli ultimi mesi la Marina ha dispiegato, nelle acque circostanti le isole occupate dalla Cina, cacciatorpediniere armati con missili nelle "operazioni di libertà di navigazione", spingendo Pechino a inviare proprie navi per scortare navi da guerra americane fuori dalla zona. Fino ad ora, queste operazioni sono state limitate a sondaggi e provocazioni, intese a dimostrare il rifiuto di Washington delle rivendicazioni della Cina sulle isole e la collocazione di strutture militari su di esse. Le attività più recenti, tuttavia, suggeriscono qualcosa di più sinistro e pericoloso: l'intenzione di capovolgere l'occupazione cinese delle isole con la forza militare.

Consideriamo che: in tre diverse occasioni questa primavera, l'Air Force ha inviato bombardieri supersonici B-1B per voli dimostrativi a lungo raggio nel Mar Cinese Meridionale, in alcuni casi dispiegandoli da basi negli Stati Uniti. (Originariamente inteso come un sistema di consegna nucleare, il B-1B è stato convertito in un bombardiere multiuso in grado di trasportare un gran numero di bombe e missili.) Ancora più minacciosamente, il 30 giugno, circa 350 paracadutisti della 25a divisione di fanteria in Alaska sono volati attraverso il Pacifico ed hanno condotto un finto "forcible entry jump*" per assicurarsi una base aerea sull'isola di Guam, presumibilmente per occuparla con le seguenti ondate di soldati americani; gli unici obiettivi immaginabili nel mondo reale per tale operazione sono le isole occupate dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale.

La dimostrazione di gran lunga più grande della capacità bellica di Washington, tuttavia, è l'operazione multi-carrier in corso. Con ogni portaerei in grado di far decollare oltre 60 aerei da guerra e le navi che le accompagnano armate di missili da crociera Tomahawk, la forza combinata rappresenta una minaccia enorme per la Cina. Come ha osservato il RAdm. James
Kirk, comandante del gruppo d'attacco Nimitz, "le nostre operazioni dimostrano la resilienza e la prontezza della nostra forza navale e sono un potente messaggio del nostro impegno per la sicurezza e la stabilità regionale, poiché proteggiamo diritti, libertà e usi legali del mare di importanza cruciale".

Per i leader cinesi, in particolare per il presidente Xi Jinping, questo rappresenta sia un duro colpo alla capacità di difesa della Cina, sia un duro ripudio della sua pretesa di aver raggiunto lo status di "grande potenza" - qualcosa che può produrre immensa rabbia e sgomento. Come Pechino risponderà a questo non è chiaro, ma è ovvio che la leadership deve mostrare i muscoli in risposta a queste prese in giro o perderà credibilità agli occhi di una popolazione cinese sempre più nazionalista.

Il sito ufficiale dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese (PLA) ha osservato che "ammassando queste portaerei, gli Stati Uniti stanno cercando di dimostrare all'intera regione e persino al mondo che rimangono la forza navale più potente". In risposta il PLA ha suggerito che potrebbe tenere importanti esercitazioni per conto proprio, possibilmente includendo l'uso di "armi killer per portaerei come i missili balistici anti nave DF-21D e DF-26".

Con la Marina della PLA che in questo momento sta svolgendo manovre anche nel Mar Cinese Meridionale, non è difficile immaginare come gli incontri ravvicinati tra navi da guerra statunitensi e cinesi possano provocare un evento accidentale o equivoco, precipitando in un incidente armato e un'escalation su vasta scala. Dato che alcuni dei recenti incontri si sono verificati vicino alla foce del Golfo del Tonchino, non è difficile pensare al famigerato "Incidente del Golfo del Tonchino" del 24 agosto 1964, quando i cacciatorpediniere statunitensi dispiegate al largo del Vietnam del Nord segnalarono tracce radar di siluri nemici - un'azione, in seguito ritenuta falsa, che il presidente Lyndon Johnson ha colto per assicurarsi il sostegno del Congresso per un intervento su larga scala degli Stati Uniti in Vietnam.

L'amministrazione Trump sta cercando in modo deliberato un tale incidente per distogliere l'attenzione dai fallimenti in casa propria? Il Pentagono spera di provocare la Cina per giustificare l'espulsione forzata delle forze cinesi da quelle isole del Mar Cinese Meridionale? Senza l'accesso a comunicazioni segrete, è impossibile rispondere in un modo o nell'altro. Quello che si può dire è che l'esercito statunitense sta procedendo su una strada estremamente pericolosa, che molto probabilmente porterà ad un errore di calcolo e ad una guerra, anche nucleare. È essenziale, quindi, che i membri del Congresso chiedano ai leader del Pentagono di ritirare le portaerei Nimitz e Ronald Reagan dal Mar Cinese Meridionale e di iniziare colloqui con la controparte cinese sui passi da compiere per ridurre il rischio di un conflitto.

Michael T. Klare, corrispondente per la difesa di The Nation, è professore emerito di studi sulla pace e la sicurezza mondiale all'Hampshire College e visiting fellow senior presso la Arms Control Association di Washington. Recentemente ha pubblicato All Hell Breaking Loose: The Pentagon’s Perspective on Climate Change].

* letteralmente un 'salto forzato all'entrata' ovverosia un attacco


Giocare la carta Hong Kong: una vecchia ricetta di interferenza occidentale

un interessante articolo di Lina Luna docente e ricercatrice all'Università Externado della Colombia

di Lina Luna

da http://www.cnfocus.com

traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

Hong Kong è diventata un argomento di primo piano nei media internazionali, soprattutto dopo le proteste del 2019. Anche se in passato si erano già avute altre proteste, non c'è dubbio che dal 2019 la retorica sui problemi della Cina nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong (HKSAR) è diventata più ridondante e iperbolica.

Qualunque azione la Cina faccia non faccia ad Hong Kong è immediatamente messa in relazione ai concetti di soppressione, dominazione e mancanza di democrazia. Pertanto la conseguente valanga di critiche occidentali e il rifiuto delle azioni cinesi, come la Legge della Repubblica Popolare Cinese sulla Salvaguardia della Sicurezza Nazionale nella RAS di Hong Kong, si basa su idee false, disinformate e manipolate per quanto riguarda la sovranità, il ruolo e le intenzioni della Cina ad Hong Kong.

Questa situazione non è per nulla casuale. Infatti il punto di vista "pro-democrazia" che i media usano per descrivere le proteste di Hong Kong crea il palcoscenico perfetto di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per usare Hong Kong come un cavallo di Troia, per il chiaro tentativo del presidente americano Donald Trump di inquadrare la Cina come il nemico dell'egemonia statunitense e del sistema dei valori internazionale. Trasformare una questione interna in internazionale, sotto la narrazione della libertà e della democrazia è una vecchia ricetta americana per destabilizzare il bersaglio. Serve a distogliere l'attenzione, a guadagnare voti e a giustificare politiche internazionali che non sarebbero mai state approvate se non fosse stato per il sistema internazionale a due pesi e due misure.

Come dimostra la storia non solo questa ricetta non ha avuto successo a medio termine, ma ha avuto conseguenze catastrofiche per i paesi coinvolti. Iraq, Afghanistan, Libia, Egitto, Siria e Ucraina sono alcuni esempi recenti. Tuttavia, la Cina è un tipo di obiettivo totalmente diverso e le conseguenze dell'uso di questa stessa ricetta potrebbero avere spiacevoli impatti globali nel sistema internazionale più vulnerabile visto negli ultimi decenni. Per ampliare la prospettiva su ciò che sta realmente accadendo ad Hong Kong e per capire meglio perché la Cina ha dovuto adottare la legge sulla sicurezza nazionale è importante chiarire alcuni punti.

Hong Kong è parte della Cina

La retorica sulla libertà e sulla secessione quando si spiega la questione di Hong Kong, porta a pensare che in qualche modo la Cina non abbia sovranità su Hong Kong. Ricordiamoci che l'appartenenza di Hong Kong alla Cina non è mai stata in discussione. Hong Kong è stata colonizzata dall'Impero britannico, nel momento peggiore della storia cinese: la guerra dell'oppio (1840-1842). Cento anni di umiliazioni e sconfitte rappresentano l'incidente che ha dato vita alla determinazione della Cina di porre fine al colonialismo occidentale, ricostruendo, riunificando e rinnovando la nazione cinese e rafforzando pacificamente il Paese al punto che nessuna potenza straniera potrà mai più invadere la Cina.

Durante i 155 anni del colonialismo britannico a Hong Kong, non c'erano libertà e non c'era democrazia. Hong Kong era guidata dal governatore britannico. Non ci sono state elezioni,
..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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