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La VOCE 2001

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La VOCE ANNO XXII N°5

gennaio 2020

PAGINA b         - 30

nuova tappa del terrorismo usa. contro la russia. doping: russia bandita per 4 anni da olimpiadi e campionati del mondo. l'agenzia mondiale antidoping wada ha bandito la russia dalla partecipazione ai principali tornei sportivi internazionali, tra cui le olimpiadi e i campionati del mondo, per un periodo di quattro anni. il comitato esecutivo ha preso la decisione dopo aver concluso che mosca ha manomesso i dati di laboratorio con prove false ed eliminato i file collegati a test antidoping positivi. di seguito l'intervista concessa a monica maggioni dal presidente siriano assad, censurata con cavilli vari dalla rai, che l'ha relegata su rai play. il pubblico deve sapere solo quello che compare sui media di regime, v. brandi. l'intervista al presidente assad non trasmessa dalla rai. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato - 11 dic 2019. l'intervista al presidente siriano assad, realizzata da monica maggioni, avrebbe dovuto andare in onda il 2 dicembre su rainews24. e' stata però bloccata dalla direzione rai con vari pretesti. di fronte alle proteste del governo siriano, la rai non l'ha trasmessa ma solo pubblicata online su rai play così da darle il minimo rilievo possibile. riportiamo qui l'intervista integrale pubblicata da pandora tv., invitando alla massima diffusione. la versione ufficiale di “srebrenica” è una menzogna propagandistica che non diventa più vera se la si ripete una infinità di volte senza poterna provare. in questo libro si dimostra che il massacro c’è veramente stato... ma fu un massacro di cui furono vittime i serbi. bildergebnis für 9788887826753. comunisti russi e comunisti cinesi avviano una cooperazione strategica. di francesco maringiò. “nulla predetermina oggi l'asse strategico mosca-pechino. la strana coppia resta più strana che coppia. ma nulla esclude che se gli scenari di guerra su cui si ragiona nelle tecnocrazie cinesi e russe dovessero materializzarsi, dall'intesa germini un'alleanza militare a tutto tondo — perla quale storia insegna non servono affinità elettive né passioni ideali. così come si può invece immaginare che xi e putin, nell'ora del giudizio, fra la vita e la morte scelgano l'america”. così lucio caracciolo spiega le relazioni tra cina e russia, presentando su repubblica (6/12/2019, p. 34) l’ultimo numero di limes. alla visione geopolitica ci permettiamo invece di aggiungere proprio quelle “affinità elettive” e “passioni ideali” che il direttore non considera essenziali per cementare l’alleanza. per fissare una data nella storia, è dal 2011 - in pieno apogeo dell’unilateralismo americano - quando è stata fondata l’organizzazione per la cooperazione di shanghai, che questa “strana coppia” ha cominciato a porre le basi per cambiare il corso della storia ed invertire una pericolosa tendenza alla militarizzazione ed all’egemonismo da parte degli stati uniti, cominciando ad imprimere un ritmo diverso alla lettura sui vinti ed i vincitori della guerra fredda e sugli equilibri internazionali.
ma tutto questo è stato possibile anche dalle “passioni ideali”, oltre che dalla geopolitica, che rischia di essere una lettura parziale e limitante delle dinamiche in corso. prova ne è l’aumento dei rapporti non solo tra i governi, ma anche e sopratutto tra le forze politiche dei due paesi, come testimonia l’incontro avvenuto tra song tao, ministro degli affari esteri del comitato centrale del pcc e ed il presidente del comitato centrale del partito comunista della federazione russa zyuganov, che si è tenuto lo scorso 4 dicembre a pechino. nel corso dell’incontro è stato firmato un memorandum di cooperazione tra i due partiti per il quinquennio 2019-2024 con l’obiettivo di dare impulso alla cooperazione tra i due paesi e, come scrivono i cinesi nel loro comunicato, “rafforzare il coordinamento negli affari internazionali e regionali e apportare nuovi contributi allo sviluppo di relazioni di cooperazione strategica globale tra la cina e la russia nella nuova era”. non è la prima volta che il pcc mette al centro della propria azione l’iniziativa dei partiti politici come motore per la definizione della linea politica degli affari internazionali. nel suo intervento, il leader dei comunisti russi ha voluto sottolineare ancora una volta il legame ideologico tra i due partiti perché, congratulandosi con i dirigenti cinesi per lo sviluppo del loro paese, ha sottolineato come questa sia un'eredità del marxismo che riveste un grande significato non solo per la cina, ma anche per il partito comunista russo ed i partiti socialisti nel mondo. insomma, non di sola geopolitica ed interessi economici sono fatti i legami che legano mosca e pechino e forse, proprio per questo, “la strana coppia” fa paura. 3000 miliardi di dollari nel pozzo afghano senza fondo. comitato promotore della campagna #no guerra #no nato. italia. alla guerra in afghanistan partecipa, sotto comando usa, anche l’italia. la spesa italiana, sottratta alle casse pubbliche come quella statunitense, viene stimata in circa 8 miliardi di euro, cui si aggiungono diversi costi indiretti. per convincere i cittadini, colpiti dai tagli alle spese sociali, che occorrono altri fondi per l’afghanistan, si racconta che essi servono a portare migliori condizioni di vita al popolo afghano. e i frati del sacro convento di assisi hanno donato al presidente mattarella la «lampada della pace di san francesco», riconoscendo in tal modo che «l’italia, con le missioni dei suoi militari, collabora attivamente per promuovere la pace in ogni parte del mondo». 8 dic 2019 - video dalle news di pandoratv. manlio dinucci. nella dichiarazione di londra (3 dicembre) i 29 paesi della nato hanno riaffermato «l’impegno per la sicurezza e stabilità a lungo termine dell’afghanistan». una settimana dopo, in base alla «legge sulla libertà di informazione» (usata per svuotare dopo anni alcuni armadi dagli scheletri a seconda della convenienza politica), il washington post ha desecretato 2.000 pagine di documenti i quali «rivelano che funzionari usa hanno ingannato il pubblico sulla guerra in afghanistan». in sostanza hanno nascosto i disastrosi effetti, anche economici, di una guerra in corso da 18 anni. i dati più interessanti che emergono sono quelli dei costi economici. per le operazioni belliche sono stati spesi 1.500 miliardi di dollari, cifra che «rimane opaca», in altre parole sottostimata: nessuno sa quanto abbiano speso nella guerra i servizi segreti o quanto costino in realtà i contractors, i mercenari reclutati per la guerra (attualmente circa 6 mila). poiché «la guerra è stata finanziata con denaro preso a prestito», sono maturati interessi per 500 miliardi che portano la spesa a 2.000 miliardi di dollari. si aggiungono ad essa altre voci: 87 miliardi per addestrare le forze afghane, 54 miliardi per la «ricostruzione», gran parte dei quali sono andati «perduti per corruzione e progetti falliti». per lo meno altri 10 miliardi sono stati spesi per la «lotta al narcotraffico», col bel risultato che la produzione di oppio è fortemente aumentata: oggi l’afghanistan fornisce l’80% dell’eroina al narcotraffico mondiale. con gli interessi che continuano ad accumularsi (nel 2023 saliranno a 600 miliardi) e il costo delle operazioni in corso, la spesa supera ampiamente i 2.000 miliardi. vi è inoltre da considerare il costo dell’assistenza medica ai veterani usciti dalla guerra con gravi ferite o invalidità. finora, per quelli che hanno combattuto in afghanistan e iraq, sono stati spesi 350 miliardi, che nei prossimi 40 anni saliranno a 1.400 miliardi di dollari. poiché oltre la metà viene spesa per i veterani dell’afghanistan, il costo della guerra sale per gli usa a circa 3.000 miliardi di dollari. dopo 18 anni di guerra e un numero inquantificabile di vittime tra i civili, il risultato sul piano militare è che «i taleban controllano gran parte del paese e l’afghanistan rimane una delle maggiori aree di provenienza di rifugiati e migranti». il washington post conclude quindi che dai documenti desecretati emerge «la cruda realtà di passi falsi e fallimenti nello sforzo americano di pacificare e ricostruire l’afghanistan». in tal modo il prestigioso giornale, che dimostra come funzionari usa abbiano «ingannato il pubblico», inganna a sua volta il pubblico presentando la guerra quale «sforzo americano di pacificare e ricostruire l’afghanistan». il vero scopo della guerra condotta dagli usa in afghanistan, alla quale partecipa dal 2003 la nato in quanto tale, è il controllo di quest’area di primaria importanza strategica al crocevia tra medio oriente, asia centrale, meridionale e orientale, soprattutto nei confronti di russia e cina. a questa guerra partecipa sotto comando usa l’italia da quando il parlamento ha autorizzato nell’ottobre 2002 l’invio di un primo contingente militare a partire dal marzo 2003. la spesa italiana, sottratta alle casse pubbliche come quella statunitense, viene stimata in circa 8 miliardi di euro, cui si aggiungono diversi costi indiretti. per convincere i cittadini, colpiti dai tagli alle spese sociali, che occorrono altri fondi per l’afghanistan, si racconta che essi servono a portare migliori condizioni di vita al popolo afghano. e i frati del sacro convento di assisi hanno donato al presidente mattarella la «lampada della pace di san francesco», riconoscendo in tal modo che «l’italia, con le missioni dei suoi militari, collabora attivamente per promuovere la pace in ogni parte del mondo». (il manifesto, 17 dicembre 2019).

Nuova tappa del terrorismo USA
contro la Russia

Doping: Russia bandita per 4 anni da Olimpiadi e Campionati del mondo
L'Agenzia mondiale antidoping Wada ha bandito la Russia dalla partecipazione ai principali tornei sportivi internazionali, tra cui le Olimpiadi e i Campionati del mondo, per un periodo di quattro anni. Il comitato esecutivo ha preso la decisione dopo aver concluso che Mosca ha manomesso i dati di laboratorio con prove false ed eliminato i file collegati a test antidoping positivi.



Di seguito l'intervista concessa a Monica Maggioni dal Presidente siriano Assad, censurata con cavilli vari dalla RAI, che l'ha relegata su RAI Play. Il pubblico deve sapere solo quello che compare sui media di regime, V. Brandi

L'INTERVISTA AL PRESIDENTE ASSAD NON TRASMESSA DALLA RAI

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO - 11 DIC 2019

L'intervista al presidente siriano Assad, realizzata da Monica Maggioni, avrebbe dovuto andare in onda il 2 dicembre su RaiNews24. E' stata però bloccata dalla direzione Rai con vari pretesti. Di fronte alle proteste del governo siriano, la Rai non l'ha trasmessa ma solo pubblicata online su Rai Play così da darle il minimo rilievo possibile.

Riportiamo qui l'intervista integrale pubblicata da Pandora TV., invitando alla massima diffusione.

LA VERSIONE UFFICIALE DI “Srebrenica” è una menzogna propagandistica che non diventa più vera se la si ripete una infinità di volte senza poterna provare.

In questo libro si dimostra che il massacro c’è veramente stato... ma fu un massacro di cui furono vittime i serbi.
Bildergebnis für 9788887826753


Comunisti russi e comunisti cinesi avviano una cooperazione strategica

di Francesco Maringiò
“Nulla predetermina oggi l'asse strategico Mosca-Pechino. La strana coppia resta più strana che coppia. Ma nulla esclude che se gli scenari di guerra su cui si ragiona nelle tecnocrazie cinesi e russe dovessero materializzarsi, dall'intesa germini un'alleanza militare a tutto tondo — perla quale storia insegna non servono affinità elettive né passioni ideali.

Così come si può invece immaginare che Xi e Putin, nell'ora del giudizio, fra la vita e la morte scelgano l'America”.

Così Lucio Caracciolo spiega le relazioni tra Cina e Russia, presentando su Repubblica (6/12/2019, p. 34) l’ultimo numero di Limes.

Alla visione geopolitica ci permettiamo invece di aggiungere proprio quelle “affinità elettive” e “passioni ideali” che il direttore non considera essenziali per cementare l’alleanza.

Per fissare una data nella storia, è dal 2011 - in pieno apogeo dell’unilateralismo americano - quando è stata fondata l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, che questa “strana coppia” ha cominciato a porre le basi per cambiare il corso della storia ed invertire una pericolosa tendenza alla militarizzazione ed all’egemonismo da parte degli Stati Uniti, cominciando ad imprimere un ritmo diverso alla lettura sui vinti ed i vincitori della guerra fredda e sugli equilibri internazionali.

Ma tutto questo è stato possibile anche dalle “passioni ideali”, oltre che dalla geopolitica, che rischia di essere una lettura parziale e limitante delle dinamiche in corso.

Prova ne è l’aumento dei rapporti non solo tra i governi, ma anche e sopratutto tra le forze politiche dei due paesi, come testimonia l’incontro avvenuto tra Song Tao, Ministro degli Affari Esteri del Comitato Centrale del PCC e ed il Presidente del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa Zyuganov, che si è tenuto lo scorso 4 dicembre a Pechino.

Nel corso dell’incontro è stato firmato un memorandum di cooperazione tra i due partiti per il quinquennio 2019-2024 con l’obiettivo di dare impulso alla cooperazione tra i due paesi e, come scrivono i cinesi nel loro comunicato, “rafforzare il coordinamento negli affari internazionali e regionali e apportare nuovi contributi allo sviluppo di relazioni di cooperazione strategica globale tra la Cina e La Russia nella nuova era”.

Non è la prima volta che il PCC mette al centro della propria azione l’iniziativa dei partiti politici come motore per la definizione della linea politica degli affari internazionali.

Nel suo intervento, il leader dei comunisti russi ha voluto sottolineare ancora una volta il legame ideologico tra i due partiti perché, congratulandosi con i dirigenti cinesi per lo sviluppo del loro paese, ha sottolineato come questa sia un'eredità del marxismo che riveste un grande significato non solo per la Cina, ma anche per il Partito comunista russo ed i partiti socialisti nel mondo.

Insomma, non di sola geopolitica ed interessi economici sono fatti i legami che legano Mosca e Pechino e forse, proprio per questo, “la strana coppia” fa paura.

3000 MILIARDI DI DOLLARI NEL POZZO AFGHANO SENZA FONDO

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia

Alla guerra in Afghanistan partecipa, sotto comando Usa, anche l’Italia. La spesa italiana, sottratta alle casse pubbliche come quella statunitense, viene stimata in circa 8 miliardi di euro, cui si aggiungono diversi costi indiretti. Per convincere i cittadini, colpiti dai tagli alle spese sociali, che occorrono altri fondi per l’Afghanistan, si racconta che essi servono a portare migliori condizioni di vita al popolo afghano. E i Frati del Sacro Convento di Assisi hanno donato al presidente Mattarella la «Lampada della pace di San Francesco», riconoscendo in tal modo che «l’Italia, con le missioni dei suoi militari, collabora attivamente per promuovere la pace in ogni parte del mondo».

8 DIC 2019 - Video dalle News di PandoraTV

Manlio Dinucci


Nella Dichiarazione di Londra (3 dicembre) i 29 paesi della Nato hanno riaffermato «l’impegno per la sicurezza e stabilità a lungo termine dell’Afghanistan».

Una settimana dopo, in base alla «Legge sulla libertà di informazione» (usata per svuotare dopo anni alcuni armadi dagli scheletri a seconda della convenienza politica), il Washington Post ha desecretato 2.000 pagine di documenti i quali «rivelano che funzionari Usa hanno ingannato il pubblico sulla guerra in Afghanistan». In sostanza hanno nascosto i disastrosi effetti, anche economici, di una guerra in corso da 18 anni. I dati più interessanti che emergono sono quelli dei costi economici.

Per le operazioni belliche sono stati spesi 1.500 miliardi di dollari, cifra che «rimane opaca», in altre parole sottostimata: nessuno sa quanto abbiano speso nella guerra i servizi segreti o quanto costino in realtà i contractors, i mercenari reclutati per la guerra (attualmente circa 6 mila).

Poiché «la guerra è stata finanziata con denaro preso a prestito», sono maturati interessi per 500 miliardi che portano la spesa a 2.000 miliardi di dollari.

Si aggiungono ad essa altre voci: 87 miliardi per addestrare le forze afghane, 54 miliardi per la «ricostruzione», gran parte dei quali sono andati «perduti per corruzione e progetti falliti».

Per lo meno altri 10 miliardi sono stati spesi per la «lotta al narcotraffico», col bel risultato che la produzione di oppio è fortemente aumentata: oggi l’Afghanistan fornisce l’80% dell’eroina al narcotraffico mondiale.

Con gli interessi che continuano ad accumularsi (nel 2023 saliranno a 600 miliardi) e il costo delle operazioni in corso, la spesa supera ampiamente i 2.000 miliardi.

Vi è inoltre da considerare il costo dell’assistenza medica ai veterani usciti dalla guerra con gravi ferite o invalidità. Finora, per quelli che hanno combattuto in Afghanistan e Iraq, sono stati spesi 350 miliardi, che nei prossimi 40 anni saliranno a 1.400 miliardi di dollari.

Poiché oltre la metà viene spesa per i veterani dell’Afghanistan, il costo della guerra sale per gli Usa a circa 3.000 miliardi di dollari.

Dopo 18 anni di guerra e un numero inquantificabile di vittime tra i civili, il risultato sul piano militare è che «i taleban controllano gran parte del paese e l’Afghanistan rimane una delle maggiori aree di provenienza di rifugiati e migranti».

Il Washington Post conclude quindi che dai documenti desecretati emerge «la cruda realtà di passi falsi e fallimenti nello sforzo americano di pacificare e ricostruire l’Afghanistan».

In tal modo il prestigioso giornale, che dimostra come funzionari Usa abbiano «ingannato il pubblico», inganna a sua volta il pubblico presentando la guerra quale «sforzo americano di pacificare e ricostruire l’Afghanistan».

Il vero scopo della guerra condotta dagli Usa in Afghanistan, alla quale partecipa dal 2003 la Nato in quanto tale, è il controllo di quest’area di primaria importanza strategica al crocevia tra Medio Oriente, Asia centrale, meridionale e orientale, soprattutto nei confronti di Russia e Cina.

A questa guerra partecipa sotto comando Usa l’Italia da quando il Parlamento ha autorizzato nell’ottobre 2002 l’invio di un primo contingente militare a partire dal marzo 2003. La spesa italiana, sottratta alle casse pubbliche come quella statunitense, viene stimata in circa 8 miliardi di euro, cui si aggiungono diversi costi indiretti.

Per convincere i cittadini, colpiti dai tagli alle spese sociali, che occorrono altri fondi per l’Afghanistan, si racconta che essi servono a portare migliori condizioni di vita al popolo afghano.

E i Frati del Sacro Convento di Assisi hanno donato al presidente Mattarella la «Lampada della pace di San Francesco», riconoscendo in tal modo che «l’Italia, con le missioni dei suoi militari, collabora attivamente per promuovere la pace in ogni parte del mondo».

(il manifesto, 17 dicembre 2019)

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