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La VOCE ANNO XXII N°5

gennaio 2020

PAGINA 9

segue da pag.8: un oceano, altro che un mare. e ora, sardine, coraggio! la fase dell’organizzazione è sempre la più difficile, fase anche di contrasti, inevitabili, dopo il momento magico del magma fusionale, del big bang. ma fin qui le sardine hanno praticato uno stile, e sbandierato e radicato valori non equivocabili. forse questa volta il mondo di una “resistenza 2020”, il cui programma politico è la realizzazione della costituzioni, riuscirà davvero a non disperdersi, a diventare, in forme inedite, il protagonista della prossima storia politica italiana. dipende anche da ciascuno di noi. *** le sardine hanno concluso la loro riunione ed emesso un comunicato che lucia annunziata mi chiede di commentare, come si dice, “a caldo”. ci provo. le sardine annunciano già tre nuove iniziative, nel lazio, in sicilia e in liguria, con modalità originali. un treno di sardine dalla liguria fino alla francia, “tutti sullo stesso treno”, il cui carattere di rifiuto delle frontiere come strumento di violento respingimento dei migranti è esplicito (visti i troppi episodi “muscolari” e peggio della polizia francese perfino in territorio italiano). “sardina amplifica sardina”, come manifestazione itinerante nel lazio, perché in questa regione la presenza ingombrante della capitale spesso mette la sordina ai bisogni, ai problemi, alle necessità degli altri territori, ed è invece verso le località meno mediaticamente seguite che le sardine vogliono concentrare il loro impegno. perciò, in sicilia, “staffetta delle sardine”, dove la volontà di “raggiungere anche le zone con situazioni critiche e complesse” esprime la consapevolezza del carattere pervasivo della mafia e della corruzione, che si radica nel silenzio di territori raramente sotto i riflettori, quando la mafia può dominare senza spargimento di sangue (proprio quando è più forte, per connivenze e paure). in realtà le iniziative annunciate sono quattro, visto che si parla, ancora senza titolo e modalità, di un impegno immediato che coinvolga la “bassa”, e le zone collinari e montane dell’emilia romagna. le sardine sanno però perfettamente che non potranno evitare a lungo lo scoglio cruciale: “dare anche un’identità politica a questo fenomeno”, cioè alla “straordinaria energia” scatenata in un solo mese di esistenza. chiedono pazienza, perché vogliono arrivarci “attraverso un percorso condiviso” che per essere tale non potrà essere brevissimo, dovrà essere di progressiva “maturazione”. è una pazienza che chiedono “al mondo dei media”, ma che credo dovrebbero chiedere innanzitutto alle centinaia di migliaia di cittadini che erano in piazza san giovanni, visto che nel loro decalogo avevano scritto “protagonista è la piazza, non gli organizzatori”, e che quella piazza è straripata perché dai sedicenni agli ultraottantenni si è ritrovata nella bandiera della costituzione presa sul serio, costituzione da realizzare, perché fin qui dai partiti che si sono succeduti al governo (anche di “sinistra”) realizzata non è stata. la pazienza va benissimo. in un bellissimo film di alain resnais del 1966, “la guerra è finita”, il protagonista, uno straordinario yves montand che interpreta il dirigente del partito comunista spagnolo in clandestinità contro il regime fascista di franco, ad un certo punto dice ad una giovane compagna impaziente: “la pazienza e l’ironia sono le doti del rivoluzionario”. sul web circola anche in qualche sito che la frase sia una citazione di lenin: mi sorprenderebbe, l’ironia non era virtù di cui lenin abbondasse. dunque benissimo la pazienza, visto che si devono coinvolgere possibilmente tutti i partecipanti delle piazze nella “maturazione di una identità politica”, ma questa volontà apre due questioni immediate e ineludibili. primo: attraverso quali canali, quali forme, quali incontri, quali dibattiti, tra persone reali e non sul web, quelle centinaia di migliaia di sardine di ogni età potranno diventare protagonisti, dire la loro? altrimenti il principio che “protagonista è la piazza, non gli organizzatori” rischia di virare a retorica. e, secondo, i tempi della politica non sempre si possono scegliere. il comunicato delle sardine, benché molto breve, sottolinea più volte l’importanza delle prossime elezioni regionali in emilia romagna e in calabria. due situazioni in bilico, nelle quali una scelta o un’omissione potrebbero significare la sconfitta o la vittoria di quelle forze dell’odio e dell’esclusione contro cui le sardine sono nate. una lista civica promossa dalle sardine potrebbe cioè fare la differenza. e se per una manciata di voti dovessero prevalere proprio quelle forze che mai canteranno “bella ciao” e che detestano la costituzione repubblicana nata dalla resistenza antifascista (altro che realizzarla), la necessità della pazienza potrebbe davvero lenire anche un poco il rimorso di non aver trovato il coraggio di correre il rischio, certamente grandissimo, di un impegno elettorale? perché il rischio è grandissimo, le polemiche sarebbero valanghe, qualche conflitto interno non mancherebbe, e si tratterebbe infine di dar vita a liste civiche in cui le sardine individuino sul territorio le competenze migliori tra quanti condividono i loro principi e valori essenziali, evitando di diventare professionisti della politica. ma i risultati in queste due regioni saranno decisivi anche e proprio per il futuro del movimento che è appena nato. la regione rossa per antonomasia in mano alla lega, e la calabria che non riesce a liberarsi radicalmente dalla politica collusa alla ‘ndrangheta, trasformerebbero il mare in cui le sardine si muovono e si riproducono, che a san giovanni è stato piuttosto un oceano, in uno stagno sempre meno ossigenato. ci sono momenti in cui la pazienza e l’ironia non bastano, e il kairós impone di agire. sardine, coraggio! mentre lo stolto guarda "le sardine"... dalla francia la lotta vera ottiene i primi frutti. di mauro gemma - notizia del: 17/12/2019. in italia gli occhi dei media di regime sono tutti puntati sul movimento delle "sardine" (fino a procurarci l'indigestione), che ha tra le sue file leader che, di fronte a frotte di giornalisti, non nascondono la loro predilezione anche per un movimento come quello di pizzarotti, associato nelle scorse elezioni europee agli ordo-liberisti di + europa, e che, in un "programma" infarcito di pensierini simili a quelli che possiamo leggere nelle cartine contenute nei cioccolatini di una famosa marca, appunto sul liberismo, che sta annientando il futuro di un'intera generazione di loro coetanei, non hanno assolutamente niente da dire, conservando un vergognoso silenzio (assecondato, oltre che dai più noti e screditati esponenti dell'establishment, anche dall'anpi, ormai priva di coloro che la resistenza l'hanno fatta davvero, e da alcuni patetici ruderi delle formazioni extraparlamentari degli anni 70 oggi benvenuti frequentatori dei salotti del potere). intanto dalla francia arriva una nuova conferma che la determinazione dei nostri fratelli e sorelle d'oltralpe, che non si vergognano di alzare la bandiera rossa, ha ottenuto un altro risultato (ovviamente passato quasi inosservato nel nostro apparato mediatico e nelle baruffe tra i nostri politici di ogni tendenza): jean-paul delevoye, ideatore della sciagurata misura previdenziale che ha sollevato le grandiose proteste di lavoratori e giovani e, per questa ragione definito "signor pensioni", ha dovuto rassegnare le dimissioni.
e adesso, c'è da scommettere, ci diranno che il suo licenziamento è solo da collegare a un conflitto di interessi, come se la cosa non fosse già nota al momento in cui il governo di parigi si affidava a lui per attaccare i diritti sacrosanti dei lavoratori. «l'atomica immorale e criminale». silenzio bipartisan sul papa. manlio dinucci | ilmanifesto.it -26/11/2019. nucleare. l'italia istituzionale tace, ma a ghedi e ad aviano sono stoccate 70 ogive nucleari usa. e ne stanno per arrivare di nuovissime. silenzio di tomba nell'arco istituzionale italiano, sempre loquace sul papa, sulle parole pronunciate da francesco il 24 novembre a hiroshima e a nagasaki: «l'uso dell'energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine. è immorale il possesso delle armi atomiche». parole imbarazzanti per i nostri massimi esponenti istituzionali che, come i precedenti, sono responsabili del fatto che l'italia, paese non-nucleare, invece ospiti e sia preparata a usare atomiche statunitensi, violando il trattato di non-proliferazione a cui ha aderito, che proibisce agli stati militarmente non-nucleari di ricevere armi nucleari e di averne il controllo direttamente o indirettamente. responsabilità ancora più grave perché l'italia, come membro nato, si è rifiutata di aderire al trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato a grande maggioranza dall'assemblea generale dell'onu: che impegna gli stati firmatari a non produrre né possedere atomiche, a non usarle né a minacciare di usarle, a non trasferirle né a riceverle direttamente o indirettamente, con l'obiettivo della loro totale eliminazione. imbarazzante per i governanti la domanda che papa francesco fa da hiroshima: «come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra?». in italia le bombe nucleari attualmente stimate sono in circa 70, tutte del modello b61, ma stanno per essere schierate sul territorio italiano le nuove e più micidiali bombe nucleari usa b61-12 ( in numero ancora sconosciuto) al posto delle attuali b-61. la b61-12 ha una testata nucleare con quattro opzioni di potenza selezionabili: al momento del lancio, viene scelta la potenza dell'esplosione a seconda dell'obiettivo da colpire. a differenza della b61 sganciata in verticale sull'obiettivo, la b61-12 viene lanciata a distanza e guidata da un sistema satellitare. ha inoltre la capacità di penetrare nel sottosuolo, anche attraverso il cemento armato, esplodendo in profondità per distruggere i bunker dei centri di comando e strutture sotterranee, così da «decapitare» il paese nemico in un first strike nucleare. altrettanto imbarazzante è l'altra domanda del papa: «come possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l'intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti?». l'italia, quale membro della nato, ha avallato la decisione di trump di cancellare il trattato inf che, firmato nel 1987 dai presidenti gorbaciov e reagan, aveva permesso di eliminare tutti i missili nucleari a gittata intermedia con base a terra schierati in europa, compresi quelli installati a comiso. gli usa mettono a punto nuovi missili nucleari a raggio intermedio con base a terra, sia da crociera che balistici (questi capaci di colpire gli obiettivi in pochi minuti dal lancio), da schierare in europa, di certo anche in italia, contro la russia e in asia contro la cina. la russia ha avvertito che, se verranno schierati in europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in cui saranno installati. le potenze nucleari posseggono complessivamente circa 15.000 testate nucleari. oltre il 90% ri appartiene a stati uniti e russia: ciascuno dei due paesi ne possiede circa 7 mila. gli altri paesi in possesso di testate nucleari sono francia (300), cina (270), gran bretagna (215), pakistan (120-130), india (110-120), israele (80), corea del nord (10-20). altri cinque paesi - italia, germania belgio, olanda e turchia - hanno insieme circa 150 testate nucleari statunitensi dispiegate sul proprio territorio. la corsa agli armamenti si svolge ormai però non sulla quantità ma sulla qualità: ossia sul tipo di piattaforme di lancio e sulle capacità offensive delle testate nucleari. e quando papa francesco afferma che l'uso dell'energia nucleare per fini di guerra è «un crimine non solo contro l'uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune», che mette in pericolo il futuro della terra, ecco che non dovrebbe tacere chi è impegnato nella difesa dell'ambiente: perché la più grave minaccia per l'ambiente di vita sul pianeta è la guerra nucleare, ed è prioritario l'obiettivo della completa eliminazione delle atomiche. sarà ora recepito l'avvertimento di papa francesco nella chiesa e tra i cattolici - che in giappone sono in prima fila contro ogni riarmo e riforma della costituzione di pace? putin racconta la russia di oggi. ptv news - 18.12.19 - papa francesco ha cancellato il segreto pontificio.
Segue da Pag.8: Un oceano, altro che un mare. E ora, sardine, coraggio!

La fase dell’organizzazione è sempre la più difficile, fase anche di contrasti, inevitabili, dopo il momento magico del magma fusionale, del big bang. Ma fin qui le sardine hanno praticato uno stile, e sbandierato e radicato valori non equivocabili. Forse questa volta il mondo di una “Resistenza 2020”, il cui programma politico è la realizzazione della Costituzioni, riuscirà davvero a non disperdersi, a diventare, in forme inedite, il protagonista della prossima storia politica italiana. Dipende anche da ciascuno di noi.

***

Le sardine hanno concluso la loro riunione ed emesso un comunicato che Lucia Annunziata mi chiede di commentare, come si dice, “a caldo”. Ci provo.

Le sardine annunciano già tre nuove iniziative, nel Lazio, in Sicilia e in Liguria, con modalità originali. Un treno di sardine dalla Liguria fino alla Francia, “Tutti sullo stesso treno”, il cui carattere di rifiuto delle frontiere come strumento di violento respingimento dei migranti è esplicito (visti i troppi episodi “muscolari” e peggio della polizia francese perfino in territorio italiano). “Sardina amplifica sardina”, come manifestazione itinerante nel Lazio, perché in questa regione la presenza ingombrante della capitale spesso mette la sordina ai bisogni, ai problemi, alle necessità degli altri territori, ed è invece verso le località meno mediaticamente seguite che le sardine vogliono concentrare il loro impegno. Perciò, in Sicilia, “Staffetta delle sardine”, dove la volontà di “raggiungere anche le zone con situazioni critiche e complesse” esprime la consapevolezza del carattere pervasivo della mafia e della corruzione, che si radica nel silenzio di territori raramente sotto i riflettori, quando la mafia può dominare senza spargimento di sangue (proprio quando è più forte, per connivenze e paure). In realtà le iniziative annunciate sono quattro, visto che si parla, ancora senza titolo e modalità, di un impegno immediato che coinvolga la “bassa”, e le zone collinari e montane dell’Emilia Romagna.

Le sardine sanno però perfettamente che non potranno evitare a lungo lo scoglio cruciale: “dare anche un’identità politica a questo fenomeno”, cioè alla “straordinaria energia” scatenata in un solo mese di esistenza. Chiedono pazienza, perché vogliono arrivarci “attraverso un percorso condiviso” che per essere tale non potrà essere brevissimo, dovrà essere di progressiva “maturazione”. È una pazienza che chiedono “al mondo dei media”, ma che credo dovrebbero chiedere innanzitutto alle centinaia di migliaia di cittadini che erano in piazza san Giovanni, visto che nel loro decalogo avevano scritto “Protagonista è la piazza, non gli organizzatori”, e che quella piazza è straripata perché dai sedicenni agli ultraottantenni si è ritrovata nella bandiera della Costituzione presa sul serio, Costituzione da realizzare, perché fin qui dai partiti che si sono succeduti al governo (anche di “sinistra”) realizzata non è stata.

La pazienza va benissimo. In un bellissimo film di Alain Resnais del 1966, “La guerra è finita”, il protagonista, uno straordinario Yves Montand che interpreta il dirigente del partito comunista spagnolo in clandestinità contro il regime fascista di Franco, ad un certo punto dice ad una giovane compagna impaziente: “La pazienza e l’ironia sono le doti del rivoluzionario”. Sul web circola anche in qualche sito che la frase sia una citazione di Lenin: mi sorprenderebbe, l’ironia non era virtù di cui Lenin abbondasse.

Dunque benissimo la pazienza, visto che si devono coinvolgere possibilmente tutti i partecipanti delle piazze nella “maturazione di una identità politica”, ma questa volontà apre due questioni immediate e ineludibili.

Primo: attraverso quali canali, quali forme, quali incontri, quali dibattiti, tra persone reali e non sul web, quelle centinaia di migliaia di sardine di ogni età potranno diventare protagonisti, dire la loro? Altrimenti il principio che “protagonista è la piazza, non gli organizzatori” rischia di virare a retorica.

E, secondo, i tempi della politica non sempre si possono scegliere. Il comunicato delle sardine, benché molto breve, sottolinea più volte l’importanza delle prossime elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Due situazioni in bilico, nelle quali una scelta o un’omissione potrebbero significare la sconfitta o la vittoria di quelle forze dell’odio e dell’esclusione contro cui le sardine sono nate.

Una lista civica promossa dalle sardine potrebbe cioè fare la differenza. E se per una manciata di voti dovessero prevalere proprio quelle forze che mai canteranno “Bella ciao” e che detestano la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista (altro che realizzarla), la necessità della pazienza potrebbe davvero lenire anche un poco il rimorso di non aver trovato il coraggio di correre il rischio, certamente grandissimo, di un impegno elettorale?

Perché il rischio è grandissimo, le polemiche sarebbero valanghe, qualche conflitto interno non mancherebbe, e si tratterebbe infine di dar vita a liste civiche in cui le sardine individuino sul territorio le competenze migliori tra quanti condividono i loro principi e valori essenziali, evitando di diventare professionisti della politica. Ma i risultati in queste due regioni saranno decisivi anche e proprio per il futuro del movimento che è appena nato. La regione rossa per antonomasia in mano alla Lega, e la Calabria che non riesce a liberarsi radicalmente dalla politica collusa alla ‘ndrangheta, trasformerebbero il mare in cui le sardine si muovono e si riproducono, che a san Giovanni è stato piuttosto un Oceano, in uno stagno sempre meno ossigenato. Ci sono momenti in cui la pazienza e l’ironia non bastano, e il kairós impone di agire. Sardine, coraggio!

Mentre lo stolto guarda "le sardine"... dalla Francia la lotta vera ottiene i primi frutti



di Mauro Gemma - Notizia del: 17/12/2019

In Italia gli occhi dei media di regime sono tutti puntati sul movimento delle "sardine" (fino a procurarci l'indigestione), che ha tra le sue file leader che, di fronte a frotte di giornalisti, non nascondono la loro predilezione anche per un movimento come quello di Pizzarotti, associato nelle scorse elezioni europee agli ordo-liberisti di + Europa, e che, in un "programma" infarcito di pensierini simili a quelli che possiamo leggere nelle cartine contenute nei cioccolatini di una famosa marca, appunto sul liberismo, che sta annientando il futuro di un'intera generazione di loro coetanei, non hanno assolutamente niente da dire, conservando un vergognoso silenzio (assecondato, oltre che dai più noti e screditati esponenti dell'establishment, anche dall'ANPI, ormai priva di coloro che la Resistenza l'hanno fatta davvero, e da alcuni patetici ruderi delle formazioni extraparlamentari degli anni 70 oggi benvenuti frequentatori dei salotti del potere).

Intanto dalla Francia arriva una nuova conferma che la determinazione dei nostri fratelli e sorelle d'oltralpe, che non si vergognano di alzare la bandiera rossa, ha ottenuto un altro risultato (ovviamente passato quasi inosservato nel nostro apparato mediatico e nelle baruffe tra i nostri politici di ogni tendenza): Jean-Paul Delevoye, ideatore della sciagurata misura previdenziale che ha sollevato le grandiose proteste di lavoratori e giovani e, per questa ragione definito "signor pensioni", ha dovuto rassegnare le dimissioni.

E adesso, c'è da scommettere, ci diranno che il suo licenziamento è solo da collegare a un conflitto di interessi, come se la cosa non fosse già nota al momento in cui il governo di Parigi si affidava a lui per attaccare i diritti sacrosanti dei lavoratori.

«L'atomica immorale e criminale».
Silenzio bipartisan sul papa

Manlio Dinucci | ilmanifesto.it -26/11/2019

Nucleare. L'Italia istituzionale tace, ma a Ghedi e ad Aviano sono stoccate 70 ogive nucleari Usa. E ne stanno per arrivare di nuovissime.

Silenzio di tomba nell'arco istituzionale italiano, sempre loquace sul papa, sulle parole pronunciate da Francesco il 24 novembre a Hiroshima e a Nagasaki: «L'uso dell'energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine. È immorale il possesso delle armi atomiche».

Parole imbarazzanti per i nostri massimi esponenti istituzionali che, come i precedenti, sono responsabili del fatto che l'Italia, paese non-nucleare, invece ospiti e sia preparata a usare atomiche statunitensi, violando il Trattato di non-proliferazione a cui ha aderito, che proibisce agli Stati militarmente non-nucleari di ricevere armi nucleari e di averne il controllo direttamente o indirettamente. Responsabilità ancora più grave perché l'Italia, come membro Nato, si è rifiutata di aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato a grande maggioranza dall'Assemblea generale dell'Onu: che impegna gli Stati firmatari a non produrre né possedere atomiche, a non usarle né a minacciare di usarle, a non trasferirle né a riceverle direttamente o indirettamente, con l'obiettivo della loro totale eliminazione.

Imbarazzante per i governanti la domanda che papa Francesco fa da Hiroshima: «Come possiamo parlare di pace mentre costruiamo nuove e formidabili armi di guerra?». In Italia le bombe nucleari attualmente stimate sono in circa 70, tutte del modello B61, ma stanno per essere schierate sul territorio italiano le nuove e più micidiali bombe nucleari Usa B61-12 ( in numero ancora sconosciuto) al posto delle attuali B-61. La B61-12 ha una testata nucleare con quattro opzioni di potenza selezionabili: al momento del lancio, viene scelta la potenza dell'esplosione a seconda dell'obiettivo da colpire. A differenza della B61 sganciata in verticale sull'obiettivo, la B61-12 viene lanciata a distanza e guidata da un sistema satellitare. Ha inoltre la capacità di penetrare nel sottosuolo, anche attraverso il cemento armato, esplodendo in profondità per distruggere i bunker dei centri di comando e strutture sotterranee, così da «decapitare» il paese nemico in un first strike nucleare.

Altrettanto imbarazzante è l'altra domanda del papa: «Come possiamo proporre la pace se usiamo continuamente l'intimidazione bellica nucleare come ricorso legittimo per la risoluzione dei conflitti?». L'Italia, quale membro della Nato, ha avallato la decisione di Trump di cancellare il Trattato Inf che, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, aveva permesso di eliminare tutti i missili nucleari a gittata intermedia con base a terra schierati in Europa, compresi quelli installati a Comiso. Gli Usa mettono a punto nuovi missili nucleari a raggio intermedio con base a terra, sia da crociera che balistici (questi capaci di colpire gli obiettivi in pochi minuti dal lancio), da schierare in Europa, di certo anche in Italia, contro la Russia e in Asia contro la Cina. La Russia ha avvertito che, se verranno schierati in Europa, punterà i suoi missili nucleari sui territori in cui saranno installati.

Le potenze nucleari posseggono complessivamente circa 15.000 testate nucleari. Oltre il 90% ri appartiene a Stati Uniti e Russia: ciascuno dei due paesi ne possiede circa 7 mila. Gli altri paesi in possesso di testate nucleari sono Francia (300), Cina (270), Gran Bretagna (215), Pakistan (120-130), India (110-120), Israele (80), Corea del Nord (10-20). Altri cinque paesi - Italia, Germania Belgio, Olanda e Turchia - hanno insieme circa 150 testate nucleari statunitensi dispiegate sul proprio territorio. La corsa agli armamenti si svolge ormai però non sulla quantità ma sulla qualità: ossia sul tipo di piattaforme di lancio e sulle capacità offensive delle testate nucleari.

E quando papa Francesco afferma che l'uso dell'energia nucleare per fini di guerra è «un crimine non solo contro l'uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune», che mette in pericolo il futuro della Terra, ecco che non dovrebbe tacere chi è impegnato nella difesa dell'ambiente: perché la più grave minaccia per l'ambiente di vita sul pianeta è la guerra nucleare, ed è prioritario l'obiettivo della completa eliminazione delle atomiche.

Sarà ora recepito l'avvertimento di papa Francesco nella Chiesa e tra i cattolici - che in Giappone sono in prima fila contro ogni riarmo e riforma della Costituzione di pace?

Putin racconta la Russia di oggi



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