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La VOCE 2001

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La VOCE ANNO XXII N°5

gennaio 2020

PAGINA 6

segue da pag.5: palazzotto (leu): «f35, il ministro doveva riferire in parlamento era questo l’accordo». il pd ha cambiato linea? lo chieda al pd, io posso solo dire che la mozione scanu era un buon primo passo e invece vedo che oggi il pd fa molti passi indietro. ma il punto non sono solo gli f35, è la visione della politica di difesa. l’investimento sui sistemi d’arma è strategico per noi? io credo di no. ora che succede? chiederemo al ministro di venire a spiegare in parlamento su quali basi ha fatto questa sua, ripeto sua, valutazione. e che cosa comporta questo «avvio della fase 2». il parlamento non ne conosce i dettagli. trump ordina la crociata contro la cina. fratelli di italia, radicali e pd eseguono. di mauro gemma. i fascisti di "fratelli d'italia" insieme ai loro sodali del partito radicale stanno guidando una ossessiva campagna che ha come obiettivo il deterioramento (e anche la cancellazione) delle relazioni con la repubblica popolare cinese. e giustamente l'ambasciata della rpc ha reagito a questa provocazione che ormai ha assunto toni incredibili, di assoluta subalternità al clima della guerra ibrida scatenata dagli stati uniti. in questo contesto, che rischia di pregiudicare uno dei pochi aspetti positivi della politica estera italiana dopo la firma del memorandum con la cina, arriva puntuale come un orologio svizzero anche il sostegno a meloni e bonino del partito democratico, che, come i fascisti certificati, non ha alcuna vergogna a sostenere un terrorista a libro paga del dipartimento di stato usa, quale è joshua wong . e i media tutti a ruota, con naturalmente a guidare la cagnara la rete finanziata da urbano cairo, con gli appelli insistenti e sopra le righe di enrico mentana che probabilmente vuole anche la rottura delle relazioni diplomatiche e l'emarginazione definitiva delle voci più ragionevoli che, all'interno del governo, sembrano essere consapevoli dell'importanza strategica per il nostro paese di relazioni costruttive e reciprocamente vantaggiose con la cina. voci che si intende isolare e ridurre al silenzio, anche contando su appoggi come quello dell'attuale presidente della camera e le sue indignazioni a senso unico. io mi auguro che almeno dai comunisti (dovunque collocati) venga una risposta decisa a questa provocazione intollerabile per qualsiasi democratico e amico della pace. notizia del: 29/11/2019 spontaneismo e direzione consapevole come giudicare e prendere posizione in una prospettiva marxista e rivoluzionaria nei confronti degli attuali significativi movimenti di massa? di renato caputo 30/11/2019. nei più diversi paesi del mondo sono in atto o si sono appena concluse importanti mobilitazioni popolari di massa. sebbene siano state innescate dai motivi più disparati e possono tanto innescare una rivoluzione, quanto favorire la caduta di un governo antimperialista, senza dubbio sono state tutte provocate dal modo di produzione capitalistico e/o dall’imperialismo. uno degli epicentri di questa esplosione di grandi conflitti sociali potenzialmente anticapitalisti e antimperialisti è indubbiamente l’america latina, non a caso il continente con le massime diseguaglianze economiche e sociali del mondo. abbiamo significativi movimenti di lotta popolare, decisamente orientati a sinistra, in cile, colombia e haiti. ci sono state grandi lotte contro le politiche neoliberiste almeno in ecuador, argentina, perù, portorico e honduras. infine anche in bolivia, in particolare dopo il colpo di stato orchestrato dalla destra, vi sono state importanti mobilitazioni popolari di massa. anche in asia sono in atto significative mobilitazioni di massa almeno in iraq, libano e iran, tutte provocate in modo diretto e indiretto dal capitalismo e dall’imperialismo, anche se rischiano di essere strumentalizzate dalle forze della reazione. anche in africa ci sono importanti mobilitazioni di massa in guinea e algeria e si è appena conclusa una altrettanto significativa mobilitazione popolare in sudan. infine anche nei paesi a capitalismo avanzato vi sono state significative mobilitazioni del movimento contro l’oppressione della donna e contro i.
mutamenti climatici, anch’essi indubbiamente in ultima istanza causati dal modo di produzione capitalista e, dunque, potenzialmente anticapitaliste. anche in catalogna vi sono state e presumibilmente continueranno a esserci mobilitazioni di massa contro la repressione del movimento che si batte per il diritto all’autodeterminazione catalana. infine, anche in italia, oltre alle importanti manifestazioni contro la violenza sulle donne e la distruzione dell’ambiente è in atto un significativo movimento spontaneo nei fatti antifascista e antirazzista. vi sono state così tante mobilitazioni di massa ultimamente che diviene difficile tenerne il conto, tanto che l’elenco che ne ho fatto è certamente manchevole più per difetto che per eccesso. nella quasi totalità dei casi si è trattato di movimenti essenzialmente spontanei, privi, almeno all’inizio, di una direzione consapevole. se praticamente tutti hanno elementi potenzialmente anticapitalisti e/o antimperialisti, quasi nessuno lo è in modo esplicito e/o preponderante. inoltre, proprio per il carattere fondamentalmente spontaneo e in quanto portati avanti prevalentemente da gruppi sociali subalterni privi di una sviluppata coscienza di classe tutti questi movimenti, chi più chi meno, sono stati strumentalizzati o rischiano di esserlo dalle forze politico-sociali più disparate. resta, dunque, incredibilmente attuale quanto notava ormai quasi un secolo fa antonio gramsci nei quaderni dal carcere (quaderno 3, §34, p. 311 dell’edizione einaudi): “l’aspetto della crisi moderna (…) è collegato con ciò che si chiama ‘crisi di autorità’. se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più ‘dirigente’, ma unicamente ‘dominante’, detentrice della pura forza coercitiva, ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano ecc. la crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati. a questo paragrafo devono essere collegate alcune osservazioni fatte sulla così detta ‘quistione dei giovani’ determinata dalla ‘crisi di autorità’ delle vecchie generazioni dirigenti e dal meccanico impedimento posto a chi potrebbe dirigere di svolgere la sua missione. il problema è questo: una rottura così grave tra masse popolari e ideologie dominanti come quella che si è verificata (…), può essere ‘guarita’ col puro esercizio della forza che impedisce a nuove ideologie di imporsi? l’interregno, la crisi di cui si impedisce così la soluzione storicamente normale, si risolverà necessariamente a favore di una restaurazione del vecchio? dato il carattere delle ideologie, ciò è da escludere, ma non in senso assoluto. (…) la morte delle vecchie ideologie si verifica come scetticismo verso tutte le teorie e le formule generali e applicazione al puro fatto economico (guadagno ecc.) e alla politica non solo realista di fatto (come è sempre) ma cinica nella sua manifestazione immediate (…). ma questa riduzione all’economia e alla politica significa appunto riduzione delle superstrutture più elevate a quelle più aderenti alla strutture, cioè possibilità [e necessità] di formazione di una nuova cultura”. in casi come questi, come di consueto, bisogna guardarsi da due tipiche attitudini opposte e altrettanto perniciose espressioni dell’opportunismo di destra e di sinistra. la prima, si manifesta nella tipicamente destrorsa applicazione meccanicistica della teoria della cospirazione, per cui ogni movimento spontaneo, ogni sollevazione di massa non egemonizzata da forze palesemente rivoluzionarie è il prodotto di un complotto delle forze più o meno occulte della reazione nazionale e/o internazionale. la seconda altrettanto opportunista interpreta al contrario ogni movimento di massa come in quanto tale rivoluzionario, anche quando viene assumendo oggettivamente degli obiettivi funzionali all’imperialismo, alla reazione e/o alla controrivoluzione. entrambe queste cattive generalizzazioni, schematiche e meccanicistiche, si ripresentano piuttosto regolarmente dinanzi ai fenomeni che abbiamo preso in esame. esempio emblematico, a questo proposito, sono state certamente le cosiddette “primavere arabe” dove spesso fra i commentatori esterni di sinistra più o meno radicale si contrapponevano posizioni opposte, ma egualmente anti-dialettiche di chi considerava in blocco tutti i movimenti antigovernativi, anche quando divenivano apertamente strumento della reazione, in sé rivoluzionari e, dunque, da appoggiare, e chi li considerava apriori come manipolati da potenze reazionarie. discorso analogo si potrebbe fare rispetto ai movimenti che si battono per l’indipendenza, spesso egualmente in modo meccanicistico considerati potenzialmente rivoluzionari e, dunque, da appoggiare incondizionatamente, anche quando sono palesemente strumentalizzati dalle forze della reazione, o al contrario in quanto tali eversivi e assimilabili sic et simpliciter alle varie “rivoluzioni colorate” orchestrate a livello nazionale dall’imperialismo. in fondo a tali posizioni si cela spesso un giudizio altrettanto a-dialettico e schematico sullo stato, considerato dagli opportunisti di sinistra un male in sé, in quanto tale sempre e comunque da combattere e dai riformisti di destra come un valore in sé, come tale comunque da difendere senza distinguere fra le forze eversive. ..segue ./.
Segue da Pag.5: Palazzotto (Leu): «F35, il ministro doveva riferire in parlamento Era questo l’accordo»

Il Pd ha cambiato linea?

Lo chieda al Pd, io posso solo dire che la mozione Scanu era un buon primo passo e invece vedo che oggi il Pd fa molti passi indietro. Ma il punto non sono solo gli F35, è la visione della politica di difesa. L’investimento sui sistemi d’arma è strategico per noi? Io credo di no.

Ora che succede?

Chiederemo al ministro di venire a spiegare in parlamento su quali basi ha fatto questa sua, ripeto sua, valutazione. E che cosa comporta questo «avvio della fase 2». Il parlamento non ne conosce i dettagli.

Trump ordina la crociata contro la Cina. Fratelli di Italia, Radicali e PD eseguono



Di Mauro Gemma

I fascisti di "Fratelli d'Italia" insieme ai loro sodali del Partito Radicale stanno guidando una ossessiva campagna che ha come obiettivo il deterioramento (e anche la cancellazione) delle relazioni con la Repubblica Popolare Cinese. E giustamente l'ambasciata della RPC ha reagito a questa provocazione che ormai ha assunto toni incredibili, di assoluta subalternità al clima della guerra ibrida scatenata dagli Stati Uniti.

In questo contesto, che rischia di pregiudicare uno dei pochi aspetti positivi della politica estera italiana dopo la firma del memorandum con la Cina, arriva puntuale come un orologio svizzero anche il sostegno a Meloni e Bonino del Partito Democratico, che, come i fascisti certificati, non ha alcuna vergogna a sostenere un terrorista a libro paga del Dipartimento di Stato USA, quale è Joshua Wong . E i media tutti a ruota, con naturalmente a guidare la cagnara la rete finanziata da Urbano Cairo, con gli appelli insistenti e sopra le righe di Enrico Mentana che probabilmente vuole anche la rottura delle relazioni diplomatiche e l'emarginazione definitiva delle voci più ragionevoli che, all'interno del governo, sembrano essere consapevoli dell'importanza strategica per il nostro paese di relazioni costruttive e reciprocamente vantaggiose con la Cina. Voci che si intende isolare e ridurre al silenzio, anche contando su appoggi come quello dell'attuale Presidente della Camera e le sue indignazioni a senso unico.

Io mi auguro che almeno dai comunisti (dovunque collocati) venga una risposta decisa a questa provocazione intollerabile per qualsiasi democratico e amico della pace.

Notizia del: 29/11/2019

Spontaneismo e direzione consapevole

Come giudicare e prendere posizione in una prospettiva marxista e rivoluzionaria nei confronti degli attuali significativi movimenti di massa?
di Renato Caputo 30/11/2019



Nei più diversi paesi del mondo sono in atto o si sono appena concluse importanti mobilitazioni popolari di massa. Sebbene siano state innescate dai motivi più disparati e possono tanto innescare una rivoluzione, quanto favorire la caduta di un governo antimperialista, senza dubbio sono state tutte provocate

dal modo di produzione capitalistico e/o dall’imperialismo.

Uno degli epicentri di questa esplosione di grandi conflitti sociali potenzialmente anticapitalisti e antimperialisti è indubbiamente l’America Latina, non a caso il continente con le massime diseguaglianze economiche e sociali del mondo. Abbiamo significativi movimenti di lotta popolare, decisamente orientati a sinistra, in Cile, Colombia e Haiti. Ci sono state grandi lotte contro le politiche neoliberiste almeno in Ecuador, Argentina, Perù, Portorico e Honduras. Infine anche in Bolivia, in particolare dopo il colpo di Stato orchestrato dalla destra, vi sono state importanti mobilitazioni popolari di massa.

Anche in Asia sono in atto significative mobilitazioni di massa almeno in Iraq, Libano e Iran, tutte provocate in modo diretto e indiretto dal capitalismo e dall’imperialismo, anche se rischiano di essere strumentalizzate dalle forze della reazione. Anche in Africa ci sono importanti mobilitazioni di massa in Guinea e Algeria e si è appena conclusa una altrettanto significativa mobilitazione popolare in Sudan.

Infine anche nei paesi a capitalismo avanzato vi sono state significative mobilitazioni del movimento contro l’oppressione della donna e contro i 

mutamenti climatici, anch’essi indubbiamente in ultima istanza causati dal modo di produzione capitalista e, dunque, potenzialmente anticapitaliste. Anche in Catalogna vi sono state e presumibilmente continueranno a esserci mobilitazioni di massa contro la repressione del movimento che si batte per il diritto all’autodeterminazione catalana. Infine, anche in Italia, oltre alle importanti manifestazioni contro la violenza sulle donne e la distruzione dell’ambiente è in atto un significativo movimento spontaneo nei fatti antifascista e antirazzista. Vi sono state così tante mobilitazioni di massa ultimamente che diviene difficile tenerne il conto, tanto che l’elenco che ne ho fatto è certamente manchevole più per difetto che per eccesso.

Nella quasi totalità dei casi si è trattato di movimenti essenzialmente spontanei, privi, almeno all’inizio, di una direzione consapevole. Se praticamente tutti hanno elementi potenzialmente anticapitalisti e/o antimperialisti, quasi nessuno lo è in modo esplicito e/o preponderante. Inoltre, proprio per il carattere fondamentalmente spontaneo e in quanto portati avanti prevalentemente da gruppi sociali subalterni privi di una sviluppata coscienza di classe tutti questi movimenti, chi più chi meno, sono stati strumentalizzati o rischiano di esserlo dalle forze politico-sociali più disparate.

Resta, dunque, incredibilmente attuale quanto notava ormai quasi un secolo fa Antonio Gramsci nei Quaderni dal carcere (quaderno 3, §34, p. 311 dell’edizione Einaudi): “L’aspetto della crisi moderna (…) è collegato con ciò che si chiama ‘crisi di autorità’. Se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più ‘dirigente’, ma unicamente ‘dominante’, detentrice della pura forza coercitiva, ciò appunto significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali, non credono più a ciò in cui prima credevano ecc. La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati. A questo paragrafo devono essere collegate alcune osservazioni fatte sulla così detta ‘quistione dei giovani’ determinata dalla ‘crisi di autorità’ delle vecchie generazioni dirigenti e dal meccanico impedimento posto a chi potrebbe dirigere di svolgere la sua missione. Il problema è questo: una rottura così grave tra masse popolari e ideologie dominanti come quella che si è verificata (…), può essere ‘guarita’ col puro esercizio della forza che impedisce a nuove ideologie di imporsi? L’interregno, la crisi di cui si impedisce così la soluzione storicamente normale, si risolverà necessariamente a favore di una restaurazione del vecchio? Dato il carattere delle ideologie, ciò è da escludere, ma non in senso assoluto. (…) La morte delle vecchie ideologie si verifica come scetticismo verso tutte le teorie e le formule generali e applicazione al puro fatto economico (guadagno ecc.) e alla politica non solo realista di fatto (come è sempre) ma cinica nella sua manifestazione immediate (…). Ma questa riduzione all’economia e alla politica significa appunto riduzione delle superstrutture più elevate a quelle più aderenti alla strutture, cioè possibilità [e necessità] di formazione di una nuova cultura”.

In casi come questi, come di consueto, bisogna guardarsi da due tipiche attitudini opposte e altrettanto perniciose espressioni dell’opportunismo di destra e di sinistra. La prima, si manifesta nella tipicamente destrorsa applicazione meccanicistica della teoria della cospirazione, per cui ogni movimento spontaneo, ogni sollevazione di massa non egemonizzata da forze palesemente rivoluzionarie è il prodotto di un complotto delle forze più o meno occulte della reazione nazionale e/o internazionale. La seconda altrettanto opportunista interpreta al contrario ogni movimento di massa come in quanto tale rivoluzionario, anche quando viene assumendo oggettivamente degli obiettivi funzionali all’imperialismo, alla reazione e/o alla controrivoluzione.

Entrambe queste cattive generalizzazioni, schematiche e meccanicistiche, si ripresentano piuttosto regolarmente dinanzi ai fenomeni che abbiamo preso in esame. Esempio emblematico, a questo proposito, sono state certamente le cosiddette “primavere arabe” dove spesso fra i commentatori esterni di sinistra più o meno radicale si contrapponevano posizioni opposte, ma egualmente anti-dialettiche di chi considerava in blocco tutti i movimenti antigovernativi, anche quando divenivano apertamente strumento della reazione, in sé rivoluzionari e, dunque, da appoggiare, e chi li considerava apriori come manipolati da potenze reazionarie. Discorso analogo si potrebbe fare rispetto ai movimenti che si battono per l’indipendenza, spesso egualmente in modo meccanicistico considerati potenzialmente rivoluzionari e, dunque, da appoggiare incondizionatamente, anche quando sono palesemente strumentalizzati dalle forze della reazione, o al contrario in quanto tali eversivi e assimilabili sic et simpliciter alle varie “rivoluzioni colorate” orchestrate a livello nazionale dall’imperialismo.

In fondo a tali posizioni si cela spesso un giudizio altrettanto a-dialettico e schematico sullo Stato, considerato dagli opportunisti di sinistra un male in sé, in quanto tale sempre e comunque da combattere e dai riformisti di destra come un valore in sé, come tale comunque da difendere senza distinguere fra le forze eversive

..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

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