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La VOCE 1909

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La VOCE ANNO XXII N°1

settembre 2019

PAGINA G         - 39

segue da pag.38: l’attentato a togliatti. nord ed il sud italia, fu militarmente assediata ed espugnata con le armi. per l’impresa vennero impiegati 3 battaglioni di p.s., uno di carabinieri, una compagnia del reggimento “lupi di toscana”. diverse centinaia di persone vennero arrestate di cui 70 furono rinviate a giudizio. durante il processo che fu celebrato nel 1950, la pubblica accusa chiese 2 ergastoli oltre a complessivi 500 anni di galera. vennero comminate pene varianti dai 16 anni agli 11 mesi, ma tutti quanti avevano già scontato quasi due anni di carcere preventivo. a genova si ebbero delle vere e proprie battaglie all’interno della città. il proletariato aveva prevalso sulla polizia. venivano sbarrate le strade con automezzi pesanti, poi affrontando le autoblinde, si disarmavano i celerini che venivano rinchiusi all’interno del palazzo delle poste quindi ci si impadroniva dei mezzi blindati. praticamente era la guerra civile. alla sera la città era completamente nelle mani degli insorti al punto che il questore dovette telefonare all’anpi dicendo: «mandatemi un gruppo di partigiani a difendere la questura, perché sono qui isolato!». dopo i primi momenti di smarrimento e di confusione i dirigenti del pci e della cgil, si mobilitarono per limitare la portata della protesta, per mantenerla nella legalità e smorzarla gradualmente. venne proclamato uno sciopero generale che fu revocato il giorno successivo. nelle due giornate di scontri e di sciopero, secondo i dati forniti dal ministro scelba al senato, si sarebbero avuti 16 morti ed oltre 200 feriti, altre fonti, non ufficiali, parlarono di una trentina di morti e circa 800 feriti. con la fine della lotta cresceva l’ondata della repressione: oltre 7.000 tra denunce ed arresti e migliaia di licenziamenti per rappresaglia. sei anni dopo “rinascita” scriveva: «nel corso del ’48, del ’49 e della prima metà del ’50 la politica di repressione aveva dato i suoi frutti: 62 lavoratori morti di cui 48 comunisti; 3.126 cittadini feriti tra cui 2.367 comunisti; 92.169 arrestati di cui 73.870 comunisti; 19.306 condannati di cui 15.429 comunisti (...) cifre “mai registrate in alcun periodo della storia d’italia”, cifre che misero chiaramente a nudo non solo la reale natura dell’anticomunismo, ma le conseguenze addirittura pazzesche cui esso portava in un paese, come l’italia, ove il partito comunista è una così grande realtà umana e storica» (n. 8/9, agosto/settembre 1954). i proletari avevano visto nell’attentato a togliatti un attentato alla classe lavoratrice e collegando quella violenza alla quotidiana violenza che il dominio economico capitalistico ed il suo apparato statale esercitano su di loro, si erano mossi spontaneamente e compatti nella speranza di una definitiva resa dei conti e di un capovolgimento dei rapporti politici e sociali. si illudevano che la spinta istintiva che li animava nel sospendere il lavoro e nell’occupare le fabbriche, coincidesse, nei partiti che li guidavano, con la volontà di andare “fino in fondo”, anche se non era chiaro a nessuno cosa significasse questo “fondo”. la propaganda governativa ed i pennivendoli di centro e di destra parlarono di sciopero insurrezionale, di piani rivoluzionari: in realtà la psicologia insurrezionale era nelle masse lavoratrici, ma non era, né poteva esserci, nei dirigenti dei loro partiti. l’equivoco stava tutto lì. i proletari volevano infrangere le strutture legali borghesi. i loro dirigenti dichiaravano di voler dare una prova di democrazia. i primi interpretavano l’attentato come una minaccia alla classe operaia, i secondi come una minaccia al parlamentarismo. i proletari scendevano in piazza armati, i bonzi sindacali ed i caporioni del pci giostravano a montecitorio con lo scopo di imporre «un mutamento di politica» nel quadro dell’ordine costituito. mentre le masse erano scese in guerra decise alla lotta ad oltranza, la cgil preparava la resa senza condizioni di tutta la classe operaia: di vittorio sentenziava che «lo sciopero terminava perché ha raggiunto il suo scopo». a che pro avrebbero combattuto i lavoratori, sarebbero stati uccisi, incarcerati, licenziati, avrebbero visto la loro organizzazione sindacale indebolita di fronte alla baldanza dell’avversario di classe che faceva più agguerrito il fronte della reazione capitalistica, rinsaldato il potere statale e pronto a sferrare la sua rappresaglia? i proletari non riuscivano a capacitarsene, ma togliatti e di vittorio sì. attentato al massimo dirigente, morti e repressione antioperaia era tutta acqua che andava al mulino nazional-comunista, che non avrebbe avuto alcun peso da un punto di vista della lotta e della organizzazione di classe, ma che avrebbe pesato sul piatto della bilancia a scopi unicamente democratici e parlamentari. nel suo comunicato radiofonico trasmesso, subito dopo lo scampato pericolo, togliatti non fa una sola parola per ricordare il proletariato e le sue lotte. quei proletari che in sua difesa erano scesi in piazza avevano combattuto ed erano anche morti sono completamente ignorati; e, in un articolo su “rinascita”, quasi con disprezzo, riconferma: «non vi è mai stato in noi semplicismo né ingenuità (...) sono caduti e cadono in questi errori coloro che, scoraggiati da un successo elettorale che non li ha soddisfatti non vedono altra alternativa alla passività che nel vano tentativo di fantasticare insurrezioni ad ogni passo». i semplici ed ingenui proletari erano serviti! prima di continuare è bene soffermarci ancora un attimo sul citato articolo di rinascita del 1954. parlando della repressione antioperaia compiuta dallo stato post-fascista, dice testualmente: «tornarono ben presto ai loro posti funzionari di polizia che avevano avuto incarichi dirigenti proprio nell’ovra. la polizia rimase così quasi tutta composta dallo stesso personale che aveva servito il regime fascista e neppure negli archivi e negli schedari delle questure e dei commissariati entrò un soffio di aria nuova, tanto che per alcuni mesi si continuò, di tanto in tanto, a dar corso a mandati di cattura spiccati dal tribunale speciale e dalle autorità di salò». bella faccia tosta! e al governo chi c’era? il pci. e ministro di grazia e giustizia chi era? togliatti e gullo! e l’articolista non si vergogna neppure ad ammetterlo. «negli anni dal 1944 al 1947, benché alla sommità dello stato vi fosse un governo antifascista composto anche di comunisti e di socialisti, e alla base si sviluppasse un largo movimento democratico di massa, l’apparato poliziesco, i carabinieri e, in taluni casi, l’esercito e le altre forze armate, intrapresero più volte azioni repressive, le quali testimoniavano dei loro permanenti e profondi legami con le forze politiche e sociali più reazionarie, del resto attivamente operanti all’interno della stessa coalizione governativa». eccola la democrazia progressiva del pci! collaborazione con la polizia fascista e le forze politiche e sociali più reazionarie! continuiamo a leggere: «scelba, ancor prima della rottura del governo tripartito, ebbe cura di disperdere, con trasferimenti e licenziamenti il personale di orientamento democratico». ci vuole tutta la malafede e l’impudenza dello stalinista per muovere delle accuse a scelba, quando togliatti, ministro di sua maestà, impartiva ordini di reprimere gli scioperanti «con la massima sollecitudine e con estremo rigore». i compagni e lettori si rivedano l’articolo “dura lex” su “il partito comunista”, n. 263, dicembre 1998). il pci, nel 1954, in tutto candore ammetteva che il personale di polizia, fin dall’immediato dopoguerra era composto da ex agenti dell’ovra e comunque «dallo stesso personale che aveva servito il regime fascista», e su questo noi ci troviamo perfettamente d’accordo. ci si dovrebbe immaginare quindi che il partito di togliatti istigasse i lavoratori all’odio, o quanto meno al disprezzo, nei confronti delle forze dell’ordine fasciste repressive ed al servizio delle «forze politiche e sociali più reazionarie». tutt’altro. da “battaglia comunista” n. 13, dell’aprile 1948, si viene a sapere che: «la cgil ha presentato con cuore paterno una lista di rivendicazioni economiche a favore degli agenti di p.s.». lo stesso numero di giornale ci informa inoltre che «in una lettera aperta ai ragazzi della celere e agli agenti di p.s. “l’unità” del 25 gennaio ha elevato un inno alla auspicata “unione di sentimenti e alla solidarietà viva fra il popolo e coloro che sono chiamati a tutelarne la pace e la tranquillità”, ha rivendicato gli sforzi compiuti per “mantenere vivo l’amor di patria nel corpo di p.s.”, ha fatto appello alla “sensibilità e amor proprio di uomini e di agenti” dei poliziotti, e –incredibile ma vero – si è vivamente raccomandata al loro buon cuore perché “quando uno di voi si trova ad eseguire certi ordini lo faccia senza perder la calma, lo faccia nel modo più umano, lo faccia sapendo che quegli operai, quei disoccupati, quei giovani non hanno nulla contro di voi, ma sono costretti a difendere la loro esistenza”. che allegria: i proletari sappiano che il “giornale del popolo” è intervenuto presso i “ragazzi della celere”, affinché quando usano gli sfollagente lo facciano con calma e... umanamente, ma comunque lo usino». abbiamo appena visto le cifre dei morti, dei feriti, degli arrestati, dei condannati, degli anni di carcere subiti dai proletari a seguito dei fatti del 14 luglio. e cosa faceva il pci a favore di queste vittime della repressione? «la direzione del pci ha lanciato una sottoscrizione per le vittime delle giornate di luglio: ne beneficeranno pure gli agenti di polizia. coraggio compagni, sottoscrivete, che la prossima volta i mitra della polizia repubblicana non spareranno. o non si è forse detto, scritto e stampato: viva la polizia?» . (“battaglia comunista”, giornale dei comunisti internazionalisti n. 27, agosto 1948). "tortura psicologica senza sosta": john pilger rivela le condizioni di assange in carcere il giornalista australiano e pluripremiato documentarista, john pilger afferma che la "tortura psicologica" contro il fondatore di wikileaks julian assange continua "senza sosta" mentre rimane sotto la custodia britannica. pilger su twitter ha scritto di aver recentemente parlato con assange e ha affermato che il giornalista aveva perso ancora più peso di quanto riportato in precedenza; gli è stata anche.
negata la possibilità di parlare al telefono con i suoi genitori. "gran bretagna 2019", ha concluso pilger. notizia del: 29/08/2019. il giornalista è stato un fervente difensore di assange da quando è iniziata la sua resa dei conti con i governi occidentali a seguito della pubblicazione di wikileaks di sensibili documenti statunitensi che mostravano i potenziali crimini di guerra in iraq. assange, 48 anni, ha scontato una pena detentiva di 50 settimane dal suo arresto fuori dall'ambasciata ecuadoriana a londra l'11 aprile, apparentemente per aver saltato la cauzione, anche se molti dei suoi sostenitori sostengono che è solo un periodo di attesa prima della sua eventuale estradizione negli stati uniti per essere processato per possesso e diffusione di informazioni classificate. se giudicato colpevole, assange potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere. israele “terrorizzato” intensifica gli attacchi in tutta la regione. “hezbollah non permetterà tale aggressione”, ha detto nasrallah in un discorso televisivo. “il tempo in cui gli aerei israeliani arrivano e bombardano parti del libano è finito”. di ali abunimah, 26 agosto 2019 . israele sta intensificando i suoi attacchi in tutta la regione con i bombardamenti e le incursioni di droni dei giorni scorsi in libano, siria e iraq. il primo ministro libanese saad hariri ha definito un sospetto attacco israeliano di droni a beirut nel fine settimana “una minaccia alla stabilità regionale e un tentativo di spingere la situazione verso ulteriori tensioni”. la scorsa settimana, funzionari statunitensi hanno confermato che israele era responsabile di una serie di attacchi in iraq su siti appartenenti alle forze di mobilitazione popolare. i funzionari hanno affermato che gli obiettivi includevano un deposito di armi vicino a baghdad che gli israeliani affermano venisse usato dall’iran per trasferire armi in siria. un combattente delle forze di mobilitazione popolare è stato ucciso nell’ultimo sospetto attacco israeliano di domenica. in quarant’anni sono le prime incursioni di bombardamenti israeliani sull’iraq di cui si sappia. e’ comunque vero che di solito israele non si assume la responsabilità di attacchi. conosciute in arabo come al-hashd al-shaabi, le forze di mobilitazione popolare sono una milizia irachena sostenuta dall’iran che si è dimostrata un valido aiuto nello sforzo per sconfiggere il gruppo stato islamico noto anche come isis. e sabato aerei da guerra israeliani hanno attaccato un sito vicino alla capitale siriana damasco. israele ha affermato di aver anticipato un imminente attacco di droni da parte delle forze iraniane. l’organizzazione di resistenza libanese hezbollah ha tuttavia affermato che l’attacco israeliano in realtà è stato contro una casa usata dai suoi combattenti e che due membri del gruppo sono stati uccisi. israele ha bombardato la siria decine di volte durante la guerra civile del paese. poi, nel fine settimana, il libano ha detto che due droni israeliani sono caduti sul suo territorio in un attacco fallito contro un ufficio stampa di hezbollah nel sobborgo meridionale di beirut. domenica, il leader di hezballah hasan nasrallah ha promesso che le forze di resistenza avrebbero abbattuto tutti i droni israeliani che fossero entrati in libano e avrebbero difeso il paese contro le incursioni israeliane. “hezbollah non permetterà tale aggressione”, ha detto nasrallah in un discorso televisivo. “il tempo in cui gli aerei israeliani arrivano e bombardano parti del libano è finito”. i jet russi su-35 hanno costretto gli aerei da guerra israeliani ad interrompere seconda ondata di attacchi contro la siria l'aeronautica israeliana ha effettuato un potente attacco contro la regione sud-occidentale della siria sabato notte. questo attacco ha portato alla distruzione di un presunto deposito di hezbollah che si trovava nella zona di aqraba del governatorato di damasco. secondo una fonte dell'esercito arabo siriano, citata da al masdar news, almeno cinque guerriglieri di hezbollah sono stati uccisi a seguito di questo attacco israeliano. mentre israele è riuscito a colpire uno dei suoi obiettivi principali, una pubblicazione russa ha riferito che l'aeronautica israeliana è stata costretta a lasciare lo spazio aereo siriano mentre si stava preparando per una seconda ondata di attacchi. secondo la pubblicazione russa tsargrad.tv , un jet russo su-35 è decollato dalla base aerea di hmeimim e si è diretto verso il mediterraneo mentre l'aeronautica israeliana stava preparando un secondo attacco. a seguito di questa mossa dell'aeronautica russa, l'aviazione israeliana non è stata in grado di completare il secondo round di attacchi, ha aggiunto il sito web dell'aviazione russa avia.pro. vale la pena notare che un giorno prima di questi attacchi, il primo ministro israeliano benjamin netanyahu aveva tenuto colloqui con il presidente russo vladimir putin. da questo attacco di sabato sera, le tensioni tra israele e iran sono ulteriormente da un mese, mentre hezbollah in libano ha promesso di vendicare le loro perdite dagli attacchi israeliani. notizia del: 28/08/2019 .
Segue da Pag.38: L’attentato a Togliatti

Nord ed il Sud Italia, fu militarmente assediata ed espugnata con le armi. Per l’impresa vennero impiegati 3 battaglioni di P.S., uno di carabinieri, una compagnia del reggimento “Lupi di Toscana”. Diverse centinaia di persone vennero arrestate di cui 70 furono rinviate a giudizio. Durante il processo che fu celebrato nel 1950, la pubblica accusa chiese 2 ergastoli oltre a complessivi 500 anni di galera. Vennero comminate pene varianti dai 16 anni agli 11 mesi, ma tutti quanti avevano già scontato quasi due anni di carcere preventivo.

A Genova si ebbero delle vere e proprie battaglie all’interno della città. Il proletariato aveva prevalso sulla polizia. Venivano sbarrate le strade con automezzi pesanti, poi affrontando le autoblinde, si disarmavano i celerini che venivano rinchiusi all’interno del palazzo delle poste quindi ci si impadroniva dei mezzi blindati. Praticamente era la guerra civile. Alla sera la città era completamente nelle mani degli insorti al punto che il questore dovette telefonare all’Anpi dicendo: «mandatemi un gruppo di partigiani a difendere la questura, perché sono qui isolato!».

Dopo i primi momenti di smarrimento e di confusione i dirigenti del PCI e della CGIL, si mobilitarono per limitare la portata della protesta, per mantenerla nella legalità e smorzarla gradualmente. Venne proclamato uno sciopero generale che fu revocato il giorno successivo. Nelle due giornate di scontri e di sciopero, secondo i dati forniti dal ministro Scelba al senato, si sarebbero avuti 16 morti ed oltre 200 feriti, altre fonti, non ufficiali, parlarono di una trentina di morti e circa 800 feriti. Con la fine della lotta cresceva l’ondata della repressione: oltre 7.000 tra denunce ed arresti e migliaia di licenziamenti per rappresaglia. Sei anni dopo “Rinascita” scriveva: «Nel corso del ’48, del ’49 e della prima metà del ’50 la politica di repressione aveva dato i suoi frutti: 62 lavoratori morti di cui 48 comunisti; 3.126 cittadini feriti tra cui 2.367 comunisti; 92.169 arrestati di cui 73.870 comunisti; 19.306 condannati di cui 15.429 comunisti (...) Cifre “mai registrate in alcun periodo della storia d’Italia”, cifre che misero chiaramente a nudo non solo la reale natura dell’anticomunismo, ma le conseguenze addirittura pazzesche cui esso portava in un Paese, come l’Italia, ove il partito comunista è una così grande realtà umana e storica» (n. 8/9, agosto/settembre 1954).

I proletari avevano visto nell’attentato a Togliatti un attentato alla classe lavoratrice e collegando quella violenza alla quotidiana violenza che il dominio economico capitalistico ed il suo apparato statale esercitano su di loro, si erano mossi spontaneamente e compatti nella speranza di una definitiva resa dei conti e di un capovolgimento dei rapporti politici e sociali. Si illudevano che la spinta istintiva che li animava nel sospendere il lavoro e nell’occupare le fabbriche, coincidesse, nei partiti che li guidavano, con la volontà di andare “fino in fondo”, anche se non era chiaro a nessuno cosa significasse questo “fondo”.

La propaganda governativa ed i pennivendoli di centro e di destra parlarono di sciopero insurrezionale, di piani rivoluzionari: in realtà la psicologia insurrezionale era nelle masse lavoratrici, ma non era, né poteva esserci, nei dirigenti dei loro partiti. L’equivoco stava tutto lì. I proletari volevano infrangere le strutture legali borghesi. I loro dirigenti dichiaravano di voler dare una prova di democrazia. I primi interpretavano l’attentato come una minaccia alla classe operaia, i secondi come una minaccia al parlamentarismo. I proletari scendevano in piazza armati, i bonzi sindacali ed i caporioni del PCI giostravano a Montecitorio con lo scopo di imporre «un mutamento di politica» nel quadro dell’ordine costituito. Mentre le masse erano scese in guerra decise alla lotta ad oltranza, la CGIL preparava la resa senza condizioni di tutta la classe operaia: Di Vittorio sentenziava che «lo sciopero terminava perché ha raggiunto il suo scopo». A che pro avrebbero combattuto i lavoratori, sarebbero stati uccisi, incarcerati, licenziati, avrebbero visto la loro organizzazione sindacale indebolita di fronte alla baldanza dell’avversario di classe che faceva più agguerrito il fronte della reazione capitalistica, rinsaldato il potere statale e pronto a sferrare la sua rappresaglia? I proletari non riuscivano a capacitarsene, ma Togliatti e Di Vittorio sì.

Attentato al massimo dirigente, morti e repressione antioperaia era tutta acqua che andava al mulino nazional-comunista, che non avrebbe avuto alcun peso da un punto di vista della lotta e della organizzazione di classe, ma che avrebbe pesato sul piatto della bilancia a scopi unicamente democratici e parlamentari.

Nel suo comunicato radiofonico trasmesso, subito dopo lo scampato pericolo, Togliatti non fa una sola parola per ricordare il proletariato e le sue lotte. Quei proletari che in sua difesa erano scesi in piazza avevano combattuto ed erano anche morti sono completamente ignorati; e, in un articolo su “Rinascita”, quasi con disprezzo, riconferma: «non vi è mai stato in noi semplicismo né ingenuità (...) Sono caduti e cadono in questi errori coloro che, scoraggiati da un successo elettorale che non li ha soddisfatti non vedono altra alternativa alla passività che nel vano tentativo di fantasticare insurrezioni ad ogni passo». I semplici ed ingenui proletari erano serviti!

Prima di continuare è bene soffermarci ancora un attimo sul citato articolo di Rinascita del 1954. Parlando della repressione antioperaia compiuta dallo Stato post-fascista, dice testualmente: «Tornarono ben presto ai loro posti funzionari di polizia che avevano avuto incarichi dirigenti proprio nell’OVRA. La polizia rimase così quasi tutta composta dallo stesso personale che aveva servito il regime fascista e neppure negli archivi e negli schedari delle questure e dei commissariati entrò un soffio di aria nuova, tanto che per alcuni mesi si continuò, di tanto in tanto, a dar corso a mandati di cattura spiccati dal Tribunale speciale e dalle autorità di Salò». Bella faccia tosta! E al governo chi c’era? Il PCI. E ministro di Grazia e Giustizia chi era? Togliatti e Gullo! E l’articolista non si vergogna neppure ad ammetterlo. «Negli anni dal 1944 al 1947, benché alla sommità dello Stato vi fosse un governo antifascista composto anche di comunisti e di socialisti, e alla base si sviluppasse un largo movimento democratico di massa, l’apparato poliziesco, i carabinieri e, in taluni casi, l’esercito e le altre forze armate, intrapresero più volte azioni repressive, le quali testimoniavano dei loro permanenti e profondi legami con le forze politiche e sociali più reazionarie, del resto attivamente operanti all’interno della stessa coalizione governativa». Eccola la democrazia progressiva del PCI! Collaborazione con la polizia fascista e le forze politiche e sociali più reazionarie!

Continuiamo a leggere: «Scelba, ancor prima della rottura del governo tripartito, ebbe cura di disperdere, con trasferimenti e licenziamenti il personale di orientamento democratico». Ci vuole tutta la malafede e l’impudenza dello stalinista per muovere delle accuse a Scelba, quando Togliatti, ministro di sua Maestà, impartiva ordini di reprimere gli scioperanti «con la massima sollecitudine e con estremo rigore». I compagni e lettori si rivedano l’articolo “Dura Lex” su “Il Partito Comunista”, n. 263, dicembre 1998).

Il PCI, nel 1954, in tutto candore ammetteva che il personale di polizia, fin dall’immediato dopoguerra era composto da ex agenti dell’OVRA e comunque «dallo stesso personale che aveva servito il regime fascista», e su questo noi ci troviamo perfettamente d’accordo. Ci si dovrebbe immaginare quindi che il partito di Togliatti istigasse i lavoratori all’odio, o quanto meno al disprezzo, nei confronti delle forze dell’ordine fasciste repressive ed al servizio delle «forze politiche e sociali più reazionarie». Tutt’altro. Da “Battaglia Comunista” n. 13, dell’aprile 1948, si viene a sapere che: «La CGIL ha presentato con cuore paterno una lista di rivendicazioni economiche a favore degli agenti di P.S.». Lo stesso numero di giornale ci informa inoltre che «In una lettera aperta ai ragazzi della Celere e agli agenti di P.S. “L’Unità” del 25 gennaio ha elevato un inno alla auspicata “unione di sentimenti e alla solidarietà viva fra il popolo e coloro che sono chiamati a tutelarne la pace e la tranquillità”, ha rivendicato gli sforzi compiuti per “mantenere vivo l’amor di Patria nel corpo di P.S.”, ha fatto appello alla “sensibilità e amor proprio di uomini e di agenti” dei poliziotti, e –incredibile ma vero – si è vivamente raccomandata al loro buon cuore perché “quando uno di voi si trova ad eseguire certi ordini lo faccia senza perder la calma, lo faccia nel modo più umano, lo faccia sapendo che quegli operai, quei disoccupati, quei giovani non hanno nulla contro di voi, ma sono costretti a difendere la loro esistenza”. Che allegria: i proletari sappiano che il “giornale del popolo” è intervenuto presso i “ragazzi della Celere”, affinché quando usano gli sfollagente lo facciano con calma e... umanamente, ma comunque lo usino».

Abbiamo appena visto le cifre dei morti, dei feriti, degli arrestati, dei condannati, degli anni di carcere subiti dai proletari a seguito dei fatti del 14 luglio. E cosa faceva il PCI a favore di queste vittime della repressione? «La direzione del PCI ha lanciato una sottoscrizione per le vittime delle giornate di luglio: ne beneficeranno pure gli agenti di polizia. Coraggio compagni, sottoscrivete, che la prossima volta i mitra della polizia repubblicana non spareranno. O non si è forse detto, scritto e stampato: viva la polizia?»

(“Battaglia Comunista”, Giornale dei Comunisti Internazionalisti n. 27, agosto 1948).

"Tortura psicologica senza sosta": John Pilger rivela le condizioni di Assange in carcere

Il giornalista australiano e pluripremiato documentarista, John Pilger afferma che la "tortura psicologica" contro il fondatore di WikiLeaks Julian Assange continua "senza sosta" mentre rimane sotto la custodia britannica.

Pilger su Twitter ha scritto di aver recentemente parlato con Assange e ha affermato che il giornalista aveva perso ancora più peso di quanto riportato in precedenza; gli è stata anche


negata la possibilità di parlare al telefono con i suoi genitori.

"Gran Bretagna 2019", ha concluso Pilger. Notizia del: 29/08/2019.

Il giornalista è stato un fervente difensore di Assange da quando è iniziata la sua resa dei conti con i governi occidentali a seguito della pubblicazione di WikiLeaks di sensibili documenti statunitensi che mostravano i potenziali crimini di guerra in Iraq.

Assange, 48 anni, ha scontato una pena detentiva di 50 settimane dal suo arresto fuori dall'ambasciata ecuadoriana a Londra l'11 aprile, apparentemente per aver saltato la cauzione, anche se molti dei suoi sostenitori sostengono che è solo un periodo di attesa prima della sua eventuale estradizione negli Stati Uniti per essere processato per possesso e diffusione di informazioni classificate. Se giudicato colpevole, Assange potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere.

Israele “terrorizzato” intensifica gli attacchi in tutta la regione

“Hezbollah non permetterà tale aggressione”, ha detto Nasrallah in un discorso televisivo. “Il tempo in cui gli aerei israeliani arrivano e bombardano parti del Libano è finito”.
di Ali Abunimah, 26 agosto 2019



Israele sta intensificando i suoi attacchi in tutta la regione con i bombardamenti e le incursioni di droni dei giorni scorsi in Libano, Siria e Iraq.

Il primo ministro libanese Saad Hariri ha definito un sospetto attacco israeliano di droni a Beirut nel fine settimana “una minaccia alla stabilità regionale e un tentativo di spingere la situazione verso ulteriori tensioni”.

La scorsa settimana, funzionari statunitensi hanno confermato che Israele era responsabile di una serie di attacchi in Iraq su siti appartenenti alle Forze di Mobilitazione Popolare.

I funzionari hanno affermato che gli obiettivi includevano un deposito di armi vicino a Baghdad che gli israeliani affermano venisse usato dall’Iran per trasferire armi in Siria.

Un combattente delle Forze di Mobilitazione Popolare è stato ucciso nell’ultimo sospetto attacco israeliano di domenica.

In quarant’anni sono le prime incursioni di bombardamenti israeliani sull’Iraq di cui si sappia.

E’ comunque vero che di solito Israele non si assume la responsabilità di attacchi.

Conosciute in arabo come al-Hashd al-Shaabi, le Forze di Mobilitazione Popolare sono una milizia irachena sostenuta dall’Iran che si è dimostrata un valido aiuto nello sforzo per sconfiggere il gruppo Stato Islamico noto anche come ISIS.

E sabato aerei da guerra israeliani hanno attaccato un sito vicino alla capitale siriana Damasco. Israele ha affermato di aver anticipato un imminente attacco di droni da parte delle forze iraniane.

L’organizzazione di resistenza libanese Hezbollah ha tuttavia affermato che l’attacco israeliano in realtà è stato contro una casa usata dai suoi combattenti e che due membri del gruppo sono stati uccisi.

Israele ha bombardato la Siria decine di volte durante la guerra civile del paese.

Poi, nel fine settimana, il Libano ha detto che due droni israeliani sono caduti sul suo territorio in un attacco fallito contro un ufficio stampa di Hezbollah nel sobborgo meridionale di Beirut.

Domenica, il leader di Hezballah Hasan Nasrallah ha promesso che le forze di resistenza avrebbero abbattuto tutti i droni israeliani che fossero entrati in Libano e avrebbero difeso il paese contro le incursioni israeliane.

“Hezbollah non permetterà tale aggressione”, ha detto Nasrallah in un discorso televisivo. “Il tempo in cui gli aerei israeliani arrivano e bombardano parti del Libano è finito”.

I jet russi Su-35 hanno costretto gli aerei da guerra israeliani ad interrompere seconda ondata di attacchi contro la Siria

L'aeronautica israeliana ha effettuato un potente attacco contro la regione sud-occidentale della Siria sabato notte.
Questo attacco ha portato alla distruzione di un presunto deposito di Hezbollah che si trovava nella zona di Aqraba del Governatorato di Damasco.

Secondo una fonte dell'Esercito arabo siriano, citata da Al Masdar News, almeno cinque guerriglieri di Hezbollah sono stati uccisi a seguito di questo attacco israeliano.

Mentre Israele è riuscito a colpire uno dei suoi obiettivi principali, una pubblicazione russa ha riferito che l'Aeronautica israeliana è stata costretta a lasciare lo spazio aereo siriano mentre si stava preparando per una seconda ondata di attacchi.

Secondo la pubblicazione russa Tsargrad.TV , un jet russo Su-35 è decollato dalla base aerea di Hmeimim e si è diretto verso il Mediterraneo mentre l'Aeronautica israeliana stava preparando un secondo attacco.

A seguito di questa mossa dell'Aeronautica Russa, l'Aviazione israeliana non è stata in grado di completare il secondo round di attacchi, ha aggiunto il sito web dell'aviazione russa Avia.Pro.

Vale la pena notare che un giorno prima di questi attacchi, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva tenuto colloqui con il presidente russo Vladimir Putin.

Da questo attacco di sabato sera, le tensioni tra Israele e Iran sono ulteriormente da un mese, mentre Hezbollah in Libano ha promesso di vendicare le loro perdite dagli attacchi israeliani.

Notizia del: 28/08/2019

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