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La VOCE ANNO XXII N°2

ottobre 2019

PAGINA G         - 39

Un documento che i "BRAVI DEMOCRATICI" di hong kong dovrebbero leggere.

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“Chiediamo l'uscita completa
dall'Unione Europea”

di Robert Griffiths, Segretario Generale del Partito Comunista Britannico (Communist Party of Britain)

da avante.pt - Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Robert Griffiths è il Segretario generale del Partito Comunista Britannico (CPB). Nella sua terza partecipazione alla Festa di Avante !, in rappresentanza del suo partito, ha detto di venirci "ogni volta che può", perché la Festa "è fantastica".

Ma un altro è stato l'argomento dominante della conversazione del leader comunista britannico con Avante !, esattamente lo stesso che egemonizza e polarizza il dibattito politico nel Regno Unito da tre anni: il processo di uscita dall'Unione Europea.

Per Robert Griffiths, questa scelta sovrana del popolo britannico, espressa nel referendum del 2016, viene ignorata ed è in corso un'operazione di grande portata per "bloccare, prevenire e invertire" la sua realizzazione. La maggior parte dei monopoli britannici è contraria all'uscita dall'UE, così come la maggior parte delle élites che dirigono il paese e, almeno fino a poco tempo fa, le leadership dei principali partiti.

Ma l'opposizione all'uscita dall'Unione europea si manifesta anche tra i deputati, anche se molti ritengono (con motivazioni diverse) che la decisione popolare debba essere rispettata in qualche modo. La soluzione trovata, denuncia Griffiths, è stata quella di un'uscita limitata e parziale, "che mantenenga il Regno Unito subordinato al libero mercato, all'unione doganale e alle regole del mercato comune e a quelle del grande capitale transnazionale". Ciò è spiegato, ad esempio, dal fatto che il Parlamento ha recentemente "messo fuorilegge" la possibilità di un'uscita senza accordo.

Per il leader comunista britannico, il nuovo primo ministro, Boris Johnson, non ha mai voluto davvero che il Paese abbandoni l'Unione Europea, difendendo l'opzione dell'uscita solo per opportunismo. Pertanto, prevede Robert Griffiths, Johnson accetterà l'essenziale dell'accordo negoziato dall'ex primo ministro, scaricherà le responsabilità sul Partito laburista per le sue implicazioni e cercherà di presentarsi a possibili elezioni anticipate in una posizione migliore per vincerle.

Recuperare la sovranità

Fin dall'inizio i comunisti britannici si sono opposti al processo di integrazione capitalista europea, avendo, come sottolineato dal loro segretario generale, posizioni molto simili a quelle del Partito Comunista Portoghese. Coerentemente, il CPB ha difeso nel referendum del 2016 la possibilità che il paese abbandonasse l'Unione europea, per la quale ancora oggi si batte: un'uscita "completa", in grado di liberare totalmente il paese da eventuali restrizioni e imposizioni dall'UE.

Valorizzando molte delle misure sostenute dall'attuale leadership del Partito laburista, guidato da Jeremy Corbin, Robert Griffith sottolinea che le più ambiziose, come il sostegno all'industria nazionale e alla pianificazione economica, "sono apertamente in contrasto" con le regole e le imposizioni dell'UE e molto difficilmente sarebbero implementate se l'uscita del Regno Unito subisse un'inversione o fosse incompleta.

È questa capacità di decisione sovrana che il Partito Comunista Britannico intende ottenere chiedendo il ritiro dell'Unione europea e non l'isolamento del suo paese: in effetti, nel nuovo quadro di relazioni rispettose della sovranità e reciprocamente vantaggiose tra i paesi europei per il quale si battono, i comunisti britannici includono la libertà di viaggiare, proficue relazioni scientifiche, culturali e sociali e i diritti del lavoro e di cittadinanza per tutti.

Ininterrotti crimini di guerra vengono commessi in Yemen dalla criminale coalizione saudita, in un vergognoso silenzio globale

Scritto da Enrico Vigna
Mentre la coscienza della solidarietà internazionale è attenuata e l’attenzione internazionale langue, sepolta dalla disinformazione o peggio dall’indifferenza, quelle organizzazioni che affermano di essere impegnate per i “diritti umani”, si rivelano estranee o distratte circa l’eccidio sistematico commesso dalla coalizione americano-saudita e loro complici, contro civili, donne e bambini, sistematicamente e ferocemente da cinque anni, ogni giorno nello Yemen.

Dove sono i cantori del “dirittoumanesimo” globale, gli accusatori di “regimi e stati canaglia” indicati da USA e Israele, i praticanti le varie “rivoluzioni colorate” in ogni dove ci sono ingiustizie…tranne dove possono infastidire o contrastare interessi NATO o statunitensi?

Perché non levano le loro voci influenti “mediaticamente ed economicamente”, perché tacciono?

Nello Yemen da cinque si attua anni una guerra soprattutto sulla popolazione che vive in prima linea, sottoposta a attacchi indiscriminati che continuano senza sosta, senza alcuna segnale di discontinuità.

Una guerra che ha prodotto finora 3 milioni 650.000 sfollati, continuamente in crescita. Una aggressione spietata dove non esiste la parola umanitario, dove il cosiddetto diritto internazionale umanitario che dovrebbe proteggere i civili, all’interno di un conflitto è quotidianamente calpestato nel silenzio, letale, internazionale.

Secondo molti testimoni e denunce, la coalizione saudita utilizza armamenti USA, prodotti e forniti dalla società Gazal Dynamics, che è fornitrice del sistema aeronautico americano, il quale ha in dotazione bombe e missili come l’Mk 82, un missile a caduta libera leggera.

La coalizione guidata da Arabia Saudita e Stati Uniti non rispetta i minimi obblighi ai sensi delle leggi di guerra, e utilizza l’armamento statunitense in attacchi palesemente sproporzionati e indiscriminati, che provocano migliaia di vittime civili e danni a strutture civili nel paese arabo.
Dal marzo 2015, la coalizione saudita, ha iniziato questa guerra contro lo Yemen con l'obiettivo dichiarato di schiacciare il movimento Houthi di Ansarullah, che aveva preso il potere e cacciato il fedele alleato di Riyadh, l'ex presidente fuggitivo Abd Rabbuh Mansur Hadi.

Anche secondo il quotidiano La Repubblica: “… Nello Yemen, negli ultimi mesi la crisi umanitaria si è ulteriormente aggravata, restando il punto del mondo dove si sta consumando la tragedia peggiore degli ultimi trent'anni. Un conflitto che, così come è avvenuto in Siria, colpisce soprattutto la popolazione civile, fin dall’inizio della guerra. Dallo scorso dicembre, infatti, nella sostanziale indifferenza della cosiddetta "comunità internazionale" e della maggior parte del sistema mediatico, qualcuno si è messo a calcolare che, di fatto, tre civili ogni giorno vengono uccisi, in media una vittima ogni 8 ore. ..Tre anni e oltre 600.000 persone yemenite morte e ferite, impedendo ai pazienti di recarsi all'estero per cure e bloccando l'ingresso delle medicine nel paese dilaniato dalla guerra...”.
Dopo gli innumerevoli bombardamenti sulle infrastrutture civili e gli ospedali, oggi sono oltre 2.400 i morti di colera e la crisi ha innescato quello che le Nazioni Unite hanno descritto come il peggior disastro umanitario del mondo.

Gli abitanti della provincia di Hodeidah hanno organizzato manifestazioni di protesta per le aggressioni criminali nel loro territorio contro la popolazione




Nasrallah avverte Israele: ”Noi risponderemo dal Libano”

Scritto da AFP


Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah durante unamanifestazione nel villaggio di Al-Ain,in Libano, il 25 agosto 2019
Il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha minacciato domenica sera di riprendere le ostilità contro Israele a partire dal Libano, alcune ore dopo la caduta di 2 droni nella periferia sud di Beirut, roccaforte del partito sciita e dopo i nuovi attacchi dello stato ebraico in Siria che hanno causato la morte di “ 2 martiri” di Hezbollah.

“Ciò che è successo ieri sera è molto pericoloso”, ha dichiarato Nasrallah in un discorso trasmesso in diretta, durante una cerimonia in occasione del 2° anniversario della battaglia di Ersal.

“E’ un drone israeliano che ha sorvolato il quartiere Moawad e non un drone che si affitta per filmare un matrimonio. Il primo drone aveva una missione di ricognizione, ha sorvolato a bassa quota la periferia sud di Beirut per avere una immagine chiara dell’obiettivo predefinito. Noi non abbiamo abbattuto tale drone. Tuttavia giovani del quartiere lo hanno preso di mira con un lancio di pietre e possono aver causato un malfunzionamento tecnico. Un minuto o due più tardi un secondo drone è arrivato in modalità aggressiva e ha colpito un obiettivo determinato. Ciò che è sicuro ieri, è un attacco con drone contro un obiettivo della periferia sud”, ha ribadito.

Prima l’esercito libanese aveva pubblicato un comunicato indicando che “ il 25 agosto 2019 alle 2.30 del mattino, 2 droni appartenenti al nemico israeliano hanno violato lo spazio aereo nel quartiere Al-Madi situato nella periferia sud di Beirut”. Il primo è caduto e il secondo è esploso in aria, causando solo danni materiali”, ha precisato l’esercito libanese affermando di aver chiuso il settore dove erano caduti i 2 droni e aver “ preso tutte le misure necessarie mentre la polizia militare si assumeva il compito dell’indagine sull’incidente”.

“Questo attacco è il primo atto di aggressione commesso da Israele dopo il 14 agosto 2006”, ha affermato Nasrallah. ” E’ una aggressione importante e pericolosa, giacché se tale violazione restasse impunita, altre seguirebbero. Faremo tutto ciò che è necessario per impedire un tale processo. lo stato assuma la sua responsabilità, esprima la sua condanna e consideri che ciò che è avvenuto è una aggressione e come tale la denunci. Ciò è doveroso, tuttavia non fermerà tale dinamica. Noi, la Resistenza, non permetteremo una tale dinamica quale che sia il prezzo! Il tempo in cui aerei israeliani venivano per colpire un obiettivo in Libano è superato! E’ una nuova tappa imposta dal nemico”.

Inoltre il capo di Hezbollah ha affermato che i raid israeliani della vigilia presso Damasco avevano colpito una posizione del suo partito che combatte al fianco della Siria in guerra. Vi erano giovani libanesi di Hezbollah, nella posizione attaccata presso Damasco”, ha detto, smentendo la dichiarazione israeliana secondo cui l’obiettivo era la forza iraniana Al-Qods, l’unità d’elite dei Guardiani della rivoluzione. “Ieri l’esercito israeliano ha colpito un centro di Hezbollah in Siria, una casa dove 2 giovani libanesi del partito risiedevano”, ha detto Nasrallah, precisando che tale attacco ha fatto”2 martiri”.

“ Se Israele uccide uno dei nostri fratelli in Siria, noi risponderemo dal Libano e non da Chebaa”, ha avvertito. “Noi diciamo all’esercito israeliano alla frontiera : da questa notte preparatevi e attendete i1 giorno 2,3,4! Ciò che è successo ieri sera non sarà dimenticato! Ho letto che l’esercito israeliano diceva agli abitanti del nord di Israele che non avevano nulla da temere, oggi io dico agli abitanti del nord: non vivete, non riposatevi, non state sollevati e non dubitate un solo istante che Hezbollah possa permettere tali aggressioni”, ha ancora sottolineato il capo di Hezbollah. ”Siamo davanti a una nuova fase e difenderemo il nostro paese su ogni frontiera e nello spazio aereo ”.

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