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La VOCE 1910 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°2 | ottobre 2019 | PAGINA C - 35 |
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che è stato in grado di restituire alla filosofia una posizione preminente, validativa, sulle altre discipline della cultura umana e quindi anche sulla scienza "galileiana" – ha ben chiarito che mito e scienza sono due momenti dello sviluppo del pensiero che non vanno necessariamente contrapposti. Ogni attività "spirituale" si fonda sulla capacità simbolica che è propria dell'essere umano; chi ritiene che ai simboli corrispondano essenze può sbizzarrirsi in campo metafisico, viceversa per noi ciò che dei simboli conta è il loro carattere funzionale. Perciò non c'è alcuna contraddizione tra il mantenimento di un atteggiamento "laico" nei confronti della scienza (galileiana), che riconosca la storicità delle sue fondamenta e teorie – una vera ovvietà per chi si professa materialista dialettico – e, dall'altro lato, il riconoscimento dello specifico e unico, inedito carattere della scienza moderna in quanto più potente metodo conoscitivo e che perciò NON E' una mera "forma di conoscenza tra le altre". Ha scritto infatti giustamente Cassirer:
<< La scienza corrisponde all'ultima fase dello sviluppo intellettuale dell'uomo e può venire considerata come la conquista più alta e significativa della cultura. >>
(in: Saggio sull'uomo, Roma: Armando editore, 2004, p.343).
Oltre a irridere la Razionalità – il che equivale a negare qualsivoglia criterio di validazione della conoscenza –, Spagnul allude a una qualche sostanziale differenza tra scienza (galileiana) e scientificità: si chiede infatti se "il metodo scientifico, sperimentale, soggetto a verifica ecc. è a sua volta scientifico"... ma non avendo definito una categoria distinta dello scientifico, le sue parole suonano incomprensibili. D'altronde è proprio qui il problema: si gira attorno al tema vero, che è quello della conoscenza, senza affrontarlo. Ad avviso di chi scrive, questo è il tema più importante di tutti qui ed ora; la stessa lotta di classe nella contemporaneità è una lotta per la appropriazione/espropriazione delle conoscenze che consentono di produrre e consumare. Fuori tempo massimo, infine, è l'accusa di Spagnul in merito alla pretesa di detenere una qualche "verità assoluta e unica". Questa fraseologia non appartiene alla scienza moderna e per noi materialisti dialettici la verità non avrà mai quel significato: non vale nemmeno la pena di spiegarlo!
In effetti la astiosa reazione di Spagnul dinanzi alle chiacchiere tra due fisici scrittori di fantascienza è una ennesima, ridondante dimostrazione della giustezza della analisi di Charles Percy Snow, che nel suo saggio sulle "due culture" evidenziò il permanere della anacronistica scissione tra cultura "umanistica" e cultura "scientifica" nel pensiero occidentale. Perché, suo malgrado, lo stesso Spagnul con le sue tesi non è meno occidentale di Al-Khalili e Tonelli! Una vera ricomposizione tra le "due culture" è possibile solo grazie al marxismo, che in ogni espressione della cultura umana ("sovrastruttura") riconosce una genesi ("struttura") materiale. Inoltre, solo il movimento comunista avrebbe le carte in regola per alzare la bandiera della conoscenza sperimentale-
Questo non lo capiremo mai, se al socialismo scientifico si continua a preferire il socialismo utopistico. Mentre Contropiano in internet ha pubblicato il testo sciocchino di Spagnul, sull'ultimo numero di Contropiano rivista (5) sono forniti strumenti preziosi per andare, volendo, nella direzione giusta.
(1) Su «La Lettura», supplemento de «Il Corriere della Sera» di domenica 9 giugno 2019, a cura di Ida Bozzi. (2) http://www. (3) http://contropiano.org/news/ (4) http://www.
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