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La VOCE ANNO XXII N°3

novembre 2019

PAGINA D         - 36

la turchia, i curdi e la danza kabuki. ovvero del cinismo e delle anime belle. se posso dire la mia, stiamo assistendo all'ennesima danza kabuki tra potenze dove alcune comparse devono lasciarci veramente la pelle perché la rappresentazione sia considerata verosimile. fermo restando che tutto ha avuto inizio con l'aggressione statunitense al medio oriente e al nord africa, pianificata a tavolino già nel 2001 per mere ragioni geopolitiche (dove i concetti di "democrazia", "giustizia", "difesa dei popoli" e altri bei termini sono totalmente sconosciuti e non utilizzati), ferma restando cioè la pesantissima responsabilità statunitense, io sono convinto che tutti fossero al corrente in anticipo del "ritiro" degli usa dal nordest della siria (ma non da al-tanf ai confini con la giordania) e della conseguente "aggressione" turca. e quando dico "tutti" intendo: russia, iran, turchia, usa, israele, francia (che là ha militari e basi) e siria (immagino che anche londra sia stata informata). credo che il "trump collettivo" con questa mossa (che segue il licenziamento di bolton e il riacuirsi delle lotte intestine a washington, il cui baricentro adesso si è spostato in ucraina) voglia rinegoziare la sua posizione in quella parte del mondo (vie della seta comprese) dal quale gli usa rischiavano di essere esclusi (a meno di tentare la carta di una guerra mondiale per mantenere soggetto tutto il resto del mondo, possibilità contemplata dagli psicopatici clintonoidi, cioè neo-liberal-cons). mi ci sono dannato un bel po' per cercare di capire la mossa trumpiana, ma adesso credo proprio che il "ritiro" usa abbia solo questa lettura, cioè una lettura politico-strategica e non militare. si è detto invece che così gli usa si possono concentrare sul contenimento della cina. ma per far questo gli usa avevano proprio bisogno di ritirare un contingente di mille uomini dal nordest della siria? sono proprio così alla frutta? mille uomini su un esercito che ne conta mezzo milione? si è detto che così washington ha dato il via libera allo smembramento della siria da parte della turchia. ma perché, visto che coi curdi era già riuscito a smembrarla mentre adesso l'esercito arabo siriano è ritornato a kobane, ad al-raqqa, a mambij e in vastissime aree del nordest? e' stato detto che trump sia voluto venire incontro alle preoccupazioni di ankara, allarmato dalle sue liaisons con mosca. ma non bastava "convincere" i suoi tirapiedi curdi (intendo i capi che washington si è comprata - ricordatevi che i curdi inizialmente non ne volevano sapere di "liberare" al-raqqa, che è una città araba, tanto per dirne una, poi sono stati "convinti"), non bastava "convincerli", dicevo, a ritirarsi dalla zona cuscinetto voluta da ankara? e perché mentre si ritiravano dal nordest gli usa hanno pensato bene di bombardare gli "oppositori democratici" a idlib (in realtà terroristi di al-qaida e gli usa lo sanno benissimo, ma i nostri sinistri pare di no dato che ripetono a macchinetta la narrazione dei clintonoidi)? perché lo hanno fatto? gli usa hanno "tradito" i curdi? ma tutti sanno che i dirigenti curdi siriani tenevano i piedi in tre staffe: usa, russia e siria (l'ypg e l'esercito arabo siriano di fatto non si sono mai tirati addosso nemmeno una schioppettata). adesso gliene rimangono due, non sono "abbandonati a loro stessi". israele afferma che adesso è disperato perché il cosiddetto "asse sciita" dall'iran al mediterraneo ha il via libera? intanto c'è da vedere se la strada è stata veramente aperta, e con la base americana - illegale - di al-tanf ancora in funzione (e zeppa di capi e manovalanza isis) washington può ancora dettare condizioni, e poi ... e poi che sta succedendo? tra poco verrà firmato un trattato di libero scambio tra russia e iran e a ruota un trattato simile tra russia e israele. capite che cosa significa? capite cosa vogliono dire gli sguardi interessati di israele e arabia saudita all'organizzazione di shanghai dove gli ospiti di casa sono pechino e mosca e gli invitati con posto a tavola sono il pakistan, l'india e gli "stan" ex sovietici, gli aspiranti membri sono il barhein e il qatar, gli osservatori ammessi sono l'iran, l'afghanistan, la bielorussia e la mongolia, gli aspiranti osservatori sono l'egitto, la siria, i dialoganti ufficiali sono l'armenia, l'azerbaijan, la cambogia e il nepal e gli aspiranti dialoganti sono, guarda un po' chi si rivede, israele e l'arabia saudita (che stanno saltando le tappe), l'ucraina e l'iraq? putin è appena andato a visitare l'arabia saudita e gli emirati arabi uniti. il qatar già lo tiene buono da un pezzo con l'affare del colosso petrolifero russo rosneft. this is the picture. quando gli huthi dallo yemen hanno bombardato le raffinerie saudite, gli usa hanno sbraitato, hanno accusato l'iran, hanno minacciato sfracelli ma putin ridendo di gusto ha fatto sapere - dal vertice con erdoğan e rohani! - che se i sauditi lo desideravano la russia gli avrebbe venduto gli avanzatissimi sistemi antiaerei s-400. e anche il presidente iraniano si è messo a ridere. non ha detto a putin: "ma stai scherzando? a qui cani dei saud che ci vorrebbero fare a pezzi?". no. si è messo a ridere. così, ormai sbarazzatosi di bolton, trump ha dichiarato che era disposto a ritornare al tavolo del negoziato con teheran. this is the picture. insomma, anche se non è vero che “il ciel s'abbella”, tuttavia “tutto cangia”, come si canta alla fine del guglielmo tell di rossini. e' la crisi sistemica, bellezza. e' il caos sistemico. un caos cinico. ma mentre tutti gli attori stanno seguendo la coreografia di questa (macabra) danza kabuki - io ti sparo da lì e io ti contro sparo da qui, io attacco di là e io contrattacco di qua - le anime belle sono ancora lì a gingillarsi con la "turchia cattiva" versus i "curdi buoni". le anime belle nel loro ardente desiderio di essere pure e buone e di scovare a tutti i costi da qualche parte un attore statale o sub-statale puro e buono si suggeriscono così da sole come vittime dell'ipnotismo della propaganda dei cinici e, ciò che è peggio, come megafoni della propaganda dei cinici. in un caos sistemico gli attori principali sono entità statali e sub-statali. e non esistono entità statali e sub-statali “buone” o “giuste”. il popolo curdo è innocente come tutti i popoli. le loro entità sub-statali no, come non lo è nessuna entità di quel tipo. le entità statali, per questioni storico-geografiche e per gli interessi che le muovono, possono essere, secondo le circostanze, aggressive o difensive. per non far nomi, oggi gli usa sono aggressivi e guerrafondai mentre l'interesse della russia e della cina è difendersi, evitare la guerra e cercare di mettere ordine nel caos generato dall'impero. questo è il dato di fatto oggi. poi ognuno di noi fa le proprie scelte e ammanta coi panni che vuole le proprie simpatie. i popoli sono innocenti ma noi, dopo i gingillamenti e i sogni, non riusciamo a trovare il modo di farli entrare “in the picture”. non sappiamo più nemmeno se ci sono delle classi o come sono composte. oggi il massimo di elaborazione - e non sto ironizzando - confonde gli interessi di classe con quelli dell'entità statale che la contiene. il minimo di elaborazione ritiene invece che le entità statali nemmeno esistano o debbano essere prese in considerazione, cosa che è ancora peggio. un antisovranismo assurdo e/o amico del giaguaro contro un debole e antistorico sovranismo. non sappiamo come far rientrare i popoli (e le classi) in the picture. ma guai a identificarli coi loro governanti. e guai a scambiare i governanti coi popoli che essi governano. sono stato duramente criticato, per non dire disprezzato, perché non mi adeguo alla narrazione sinistrorsa dei “curdi buoni e giusti”. critiche che sono venute anche da persone con le quali ho condiviso decisivi percorsi politici. decenni fa. me ne dispiace. tuttavia sono problemi loro, non miei. per quanto mi riguarda, io sono andato a una bella sfilza di manifestazioni dietro al faccione di
öcalan. sono andato a una manifestazione curda persino a istanbul, finché la polizia turca mi ha gentilmente detto di sloggiare perché aveva intenzione di caricare. quando l'isis è stato respinto da kobanê sono stato uno dei pochissimi italiani che è andato a danzare coi curdi attorno al falò nella festa che avevano organizzato a roma (eravamo forse una decina di italiani – quelli bravi con le chiacchiere e il distintivo sono molti di più!). ho fatto questo e l'ho fatto perché lo ritenevo giusto. ma, per favore, non chiedetemi di far mia la narrazione dei cinici per far finta di essere un'anima bella ed essere riammesso tra la “gente civile”. questo non lo farò. e adesso che le anime belle mi disprezzino pure. piotr. con grande clamore pubblicitario è stato comunicato dalle varie goracci ed altri giornalisti "embedded" un accordo tra erdogan ed il vice-presidente degli usa pence per un presunto cessate il fuoco in siria che prevederebbe il ritiro dei miliziani curdi da una fascia della siria settentrionale profonda 32 km. notiamo che questo "accordo" è fatto tra due potenze che tuttora mantengono illegalmente loro truppe di invasione in un paese sovrano come la siria e non tiene conto della presenza dell'esercito nazionale siriano presso la frontiera turco-siriana in città come mambij, kobane, qamishli, sostenuti da formazioni dell'alleato esercito russo. non si capisce bene se è stato sentito il parere delle stesse milizie curde che dovrebbero smantellare le loro posizioni e ritirarsi abbandonando proprio le zone dove è maggiore la presenza dell'etnia curda, permettendo l'entrata dell'esercito turco e dei loro alleati terroristi jihadisti. per questo rimaniamo molto scettici sulla portata di questo accordo, ed indignati per il disprezzo mostrato verso le reali forze in campo, a partire dall'esercito siriano, l'unico realmente autorizzato - se esiste ancora uno straccio di diritto internazionale - a difendere quelle regioni di confine della propria nazione. stamattina (18 ottobre) qualche segno di maggiore obiettività è venuta dalla corrispondente della rai da istambul - carmela giglio - che ricordava che continuano i combattimenti a ras al ain tra milizie curde e mercenari jihadisti dell'ex "esercito siriano libero" sostenuti dai turchi, e che la sorte dell'accordo di tregua è incerto. aspettiamo commenti del governo siriano e della russia. vincenzo brandi. l’attacco della turchia in siria e la spartizione sulla pelle dei popoli. poco dopo le 16 di mercoledì, con il consenso degli usa, è iniziato il terzo (e forse il più grande) attacco di terra dell’esercito turco nella siria nord-orientale. l’offensiva militare prende il nome di “primavera di pace” con i primi raid aerei turchi che hanno avuto luogo nelle aree di ras al-ain, situata nella provincia di al hasakah, e tal abyad, occupando 11 villagi vicino a queste due città. secondo quanto annunciato dal ministero della difesa turco, nella prima giornata di intervento sono stati effettuati raid su 181 obiettivi. secondo testimoni, i raid non si sono limitati ad obiettivi militari ma anche a aree popolate, causando già centinaia di vittime, compresi civili, nei territori a prevalenza curda e 60.000 sfollati in cerca di sfuggire da un nuovo massacro. alle operazioni si uniscono anche i jihadisti dell’esercito libero siriano (fsa) che sono giunti nel distretto di akçakale, nei pressi del confine turco, con un convoglio composto da 150 veicoli. secondo quanto riferito dal quotidiano filo-governativo yeni şafak «14 mila soldati della fsa parteciperanno all’operazione nell’eufrate orientale secondo il primo piano. se necessario saranno aggiunte altre truppe»[1]. le truppe della fsa (finanziate e addestrate dalla turchia e dagli usa) avranno sede a raqqa, haseke e manbij. la collaborazione tra il governo turco di erdogan e l’fsa, presentanti in occidente come “combattenti per la libertà” contro il “tiranno assad”, si era già manifestata lo scorso anno nell’operazione di afrin. l’operazione è stata votata a larga maggioranza dalle forze borghesi turche in parlamento, l’8 ottobre. insieme al partito di governo dell’akp ha infatti votato a favore anche il partito socialdemocratico “di sinistra” chp e le varie forze nazionaliste/islamiste, prolungando l’autorizzazione alle operazioni militari in siria fino al 30 ottobre 2020[2]. ad 8 anni dall’inizio della destabilizzazione della siria da parte degli usa, della nato, della turchia, del blocco sunnita – trasformatasi in una sanguinosa e distruttiva guerra aperta con il coinvolgimento diretto o indiretto dei principali centri imperialisti (usa e russia in primis), potenze regionali (turchia, arabia saudita, iran, israele, ecc.) e forze locali, ognuno con i propri interessi generali e particolari e alleanze – si assiste ad una nuova escalation militare che misura le ambizioni imperialiste della borghesia turca di estendere la sua egemonia nella regione del mediterraneo orientale [3] e medio oriente in cui si esacerba una forte competizione per la ripartizione delle zone d’influenza, il controllo delle risorse energetiche, la salvaguardia/conquista delle posizioni geostrategiche, vie di comunicazione e mercati. ciò che si evidenza, ancora una volta, è come la guerra in corso faccia parte dei progetti di ristrutturazione del dominio del capitale nella regione sulla base dei nuovi equilibri di forza, dove sono in gioco interessi imperialisti in competizione. fonte tgcom24. per “regime” leggere governo legittimo siriano. la siria nord-orientale è una regione ricca di risorse energetiche appetibili per gli investimenti capitalistici turchi, mascherati in modo ipocrita dietro la giustificazione di un’”operazione di sicurezza” secondo il “diritto internazionale all’autodifesa”. ciò ad ulteriore dimostrazione di come il diritto internazionale oggi si traduca in maniera arbitraria a seconda dei diversi piani imperialisti da servire. una giustificazione che si innesta nella guerra di lungo corso della borghesia turca contro le aspirazioni e lotta del popolo curdo per i suoi diritti nazionali. esso nella regione settentrionale siriana ha istituito dei territori autonomi de facto, controllati attraverso le milizie dell’unità di protezione popolare (ypg), che hanno stretto un abbraccio mortale con washington e parigi nella guerra contro le formazioni jihadiste dell’isis e al-nusra, foraggiate da arabia saudita, qatar, turchia e dagli stessi usa e ue. nell’oggettiva mancanza di un campo socialista (come ai tempi dell’urss) e antimperialista al quale aggrapparsi, come avveniva nelle lotte di liberazione nazionale del passato, la dirigenza curda del pyd (partito dell’unione democratica) ha tentato di giocare la sua propria partita nel quadro della competizione inter-imperialistica tra le principali potenze mondiali, sfruttando la contrapposizione tra i diversi interessi attivi in siria e nella regione, ma rivelandosi elemento utile alla penetrazione dei piani imperialistici statunitensi (in cambio della protezione aerea, rifornimenti di armi e finanziamenti).[4] gli usa hanno così potuto condurre un intervento militare nell’area, installando persino proprie basi militari in territorio siriano – con il pretesto della “lotta al terrorismo” da essi stesso fomentato. in questo quadro di competizioni e contraddizioni inter-imperialiste e inter-borghesi, il “via libera” degli usa all’offensiva turca contro i curdi era uno scenario ampiamente prevedibile. tutt’altro che da interpretare come “tradimento”, la mossa degli usa è espressione della sua cinica ma coerente natura imperialista. esso pone sul tavolo da un lato la necessità di salvaguardare l’alleanza con la turchia – secondo esercito della nato, attore regionale sempre più forte, che in caso contrario si sarebbe avvicinato ulteriormente all’asse mosca e teheran, cambiando così gli equilibri geopolitici mediorientali a scapito dei progetti usa e della crisi della nato nel vicino oriente. dall’altro, questa escalation permette di riaprire le ingerenze negli affari interni della siria, intensificando la frammentazione territoriale del paese nella direzione di una sua partizione per zone d’influenze, mentre sono in corso le negoziazioni al “tavolo di pace” di astana tra russia, turchia e iran per la spartizione delle regioni occidentali della siria. stesso discorso potrebbe valere per mosca e teheran. queste, al di là delle proteste (anche dure) di circostanza, fino a che punto avranno interesse a fronteggiare i piani di erdogan, di fronte al rischio di compromettere i loro rapporti economici e commerciali (e militari) tessuti, seppur in modo contradditorio, nell’ultimo periodo? e l’ipocrita ue, a cui molti si appellano, non è la stessa che ha firmato con la turchia gli accordi per bloccare i flussi migratori con ingenti finanziamenti? non a caso, erdogan ha subito posto come moneta di scambio la minaccia «di aprire le porte e inviare 3.6 milioni di rifugiati» verso l’europa se l’ue “non starà al suo posto” e se continuerà a considerare l’offensiva militare turca come un’occupazione[5]. questo equilibrio si manterrà ovviamente solo se la turchia non compirà un passo oltre quello consentito, come “diplomaticamente” dimostrano anche le parole “minacciose” e il falso dietrofront di trump, così come il “consiglio” ipocrita “alla moderazione” da parte del segretario generale della nato, stoltenberg[6]. ..segue ./.

La Turchia, i Curdi e la danza kabuki. Ovvero del cinismo e delle anime belle

Se posso dire la mia, stiamo assistendo all'ennesima danza kabuki tra potenze dove alcune comparse devono lasciarci veramente la pelle perché la rappresentazione sia considerata verosimile.

Fermo restando che tutto ha avuto inizio con l'aggressione statunitense al Medio Oriente e al Nord Africa, pianificata a tavolino già nel 2001 per mere ragioni geopolitiche (dove i concetti di "democrazia", "giustizia", "difesa dei popoli" e altri bei termini sono totalmente sconosciuti e non utilizzati), ferma restando cioè la pesantissima responsabilità statunitense, io sono convinto che tutti fossero al corrente in anticipo del "ritiro" degli USA dal Nordest della Siria (ma non da al-Tanf ai confini con la Giordania) e della conseguente "aggressione" turca.

E quando dico "tutti" intendo: Russia, Iran, Turchia, Usa, Israele, Francia (che là ha militari e basi) e Siria (immagino che anche Londra sia stata informata).

Credo che il "Trump collettivo" con questa mossa (che segue il licenziamento di Bolton e il riacuirsi delle lotte intestine a Washington, il cui baricentro adesso si è spostato in Ucraina) voglia rinegoziare la sua posizione in quella parte del mondo (vie della seta comprese) dal quale gli USA rischiavano di essere esclusi (a meno di tentare la carta di una guerra mondiale per mantenere soggetto tutto il resto del mondo, possibilità contemplata dagli psicopatici clintonoidi, cioè neo-liberal-cons).

Mi ci sono dannato un bel po' per cercare di capire la mossa trumpiana, ma adesso credo proprio che il "ritiro" USA abbia solo questa lettura, cioè una lettura politico-strategica e non militare.

Si è detto invece che così gli USA si possono concentrare sul contenimento della Cina.

Ma per far questo gli USA avevano proprio bisogno di ritirare un contingente di mille uomini dal Nordest della Siria? Sono proprio così alla frutta? Mille uomini su un esercito che ne conta mezzo milione?

Si è detto che così Washington ha dato il via libera allo smembramento della Siria da parte della Turchia. Ma perché, visto che coi curdi era già riuscito a smembrarla mentre adesso l'Esercito Arabo Siriano è ritornato a Kobane, ad al-Raqqa, a Mambij e in vastissime aree del Nordest?

E' stato detto che Trump sia voluto venire incontro alle preoccupazioni di Ankara, allarmato dalle sue liaisons con Mosca.

Ma non bastava "convincere" i suoi tirapiedi curdi (intendo i capi che Washington si è comprata - ricordatevi che i curdi inizialmente non ne volevano sapere di "liberare" al-Raqqa, che è una città araba, tanto per dirne una, poi sono stati "convinti"), non bastava "convincerli", dicevo, a ritirarsi dalla zona cuscinetto voluta da Ankara?

E perché mentre si ritiravano dal Nordest gli USA hanno pensato bene di bombardare gli "oppositori democratici" a Idlib (in realtà terroristi di al-Qaida e gli USA lo sanno benissimo, ma i nostri sinistri pare di no dato che ripetono a macchinetta la narrazione dei clintonoidi)? Perché lo hanno fatto?

Gli USA hanno "tradito" i curdi? Ma tutti sanno che i dirigenti curdi siriani tenevano i piedi in tre staffe: USA, Russia e Siria (l'YPG e l'Esercito Arabo Siriano di fatto non si sono mai tirati addosso nemmeno una schioppettata). Adesso gliene rimangono due, non sono "abbandonati a loro stessi".

Israele afferma che adesso è disperato perché il cosiddetto "asse sciita" dall'Iran al Mediterraneo ha il via libera?

Intanto c'è da vedere se la strada è stata veramente aperta, e con la base americana - illegale - di al-Tanf ancora in funzione (e zeppa di capi e manovalanza ISIS) Washington può ancora dettare condizioni, e poi ... e poi che sta succedendo?

Tra poco verrà firmato un trattato di libero scambio tra Russia e Iran e a ruota un trattato simile tra Russia e Israele. Capite che cosa significa?

Capite cosa vogliono dire gli sguardi interessati di Israele e Arabia Saudita all'Organizzazione di Shanghai dove gli ospiti di casa sono Pechino e Mosca e gli invitati con posto a tavola sono il Pakistan, l'India e gli "stan" ex sovietici, gli aspiranti membri sono il Barhein e il Qatar, gli osservatori ammessi sono l'Iran, l'Afghanistan, la Bielorussia e la Mongolia, gli aspiranti osservatori sono l'Egitto, la Siria, i dialoganti ufficiali sono l'Armenia, l'Azerbaijan, la Cambogia e il Nepal e gli aspiranti dialoganti sono, guarda un po' chi si rivede, Israele e l'Arabia Saudita (che stanno saltando le tappe), l'Ucraina e l'Iraq?

Putin è appena andato a visitare l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il Qatar già lo tiene buono da un pezzo con l'affare del colosso petrolifero russo Rosneft.

This is the picture.

Quando gli Huthi dallo Yemen hanno bombardato le raffinerie saudite, gli USA hanno sbraitato, hanno accusato l'Iran, hanno minacciato sfracelli ma Putin ridendo di gusto ha fatto sapere - dal vertice con Erdoğan e Rohani! - che se i Sauditi lo desideravano la Russia gli avrebbe venduto gli avanzatissimi sistemi antiaerei S-400. E anche il presidente iraniano si è messo a ridere. Non ha detto a Putin: "Ma stai scherzando? A qui cani dei Saud che ci vorrebbero fare a pezzi?". No. Si è messo a ridere.

Così, ormai sbarazzatosi di Bolton, Trump ha dichiarato che era disposto a ritornare al tavolo del negoziato con Teheran.

This is the picture.

Insomma, anche se non è vero che “il ciel s'abbella”, tuttavia “tutto cangia”, come si canta alla fine del Guglielmo Tell di Rossini.

E' la crisi sistemica, bellezza. E' il caos sistemico. Un caos cinico.

Ma mentre tutti gli attori stanno seguendo la coreografia di questa (macabra) danza kabuki - io ti sparo da lì e io ti contro sparo da qui, io attacco di là e io contrattacco di qua - le anime belle sono ancora lì a gingillarsi con la "Turchia cattiva" versus i "Curdi buoni". Le anime belle nel loro ardente desiderio di essere pure e buone e di scovare a tutti i costi da qualche parte un attore statale o sub-statale puro e buono si suggeriscono così da sole come vittime dell'ipnotismo della propaganda dei cinici e, ciò che è peggio, come megafoni della propaganda dei cinici.

In un caos sistemico gli attori principali sono entità statali e sub-statali. E non esistono entità statali e sub-statali “buone” o “giuste”. Il popolo curdo è innocente come tutti i popoli. Le loro entità sub-statali no, come non lo è nessuna entità di quel tipo.

Le entità statali, per questioni storico-geografiche e per gli interessi che le muovono, possono essere, secondo le circostanze, aggressive o difensive. Per non far nomi, oggi gli USA sono aggressivi e guerrafondai mentre l'interesse della Russia e della Cina è difendersi, evitare la guerra e cercare di mettere ordine nel caos generato dall'Impero.

Questo è il dato di fatto oggi. Poi ognuno di noi fa le proprie scelte e ammanta coi panni che vuole le proprie simpatie.

I popoli sono innocenti ma noi, dopo i gingillamenti e i sogni, non riusciamo a trovare il modo di farli entrare “in the picture”. Non sappiamo più nemmeno se ci sono delle classi o come sono composte. Oggi il massimo di elaborazione - e non sto ironizzando - confonde gli interessi di classe con quelli dell'entità statale che la contiene. Il minimo di elaborazione ritiene invece che le entità statali nemmeno esistano o debbano essere prese in considerazione, cosa che è ancora peggio. Un antisovranismo assurdo e/o amico del giaguaro contro un debole e antistorico sovranismo.

Non sappiamo come far rientrare i popoli (e le classi) in the picture.

Ma guai a identificarli coi loro governanti. E guai a scambiare i governanti coi popoli che essi governano.

Sono stato duramente criticato, per non dire disprezzato, perché non mi adeguo alla narrazione sinistrorsa dei “Curdi buoni e giusti”. Critiche che sono venute anche da persone con le quali ho condiviso decisivi percorsi politici. Decenni fa.

Me ne dispiace. Tuttavia sono problemi loro, non miei.

Per quanto mi riguarda, io sono andato a una bella sfilza di manifestazioni dietro al faccione di
Öcalan. Sono andato a una manifestazione curda persino a Istanbul, finché la polizia turca mi ha gentilmente detto di sloggiare perché aveva intenzione di caricare. Quando l'ISIS è stato respinto da Kobanê sono stato uno dei pochissimi italiani che è andato a danzare coi curdi attorno al falò nella festa che avevano organizzato a Roma (eravamo forse una decina di italiani – quelli bravi con le chiacchiere e il distintivo sono molti di più!).

Ho fatto questo e l'ho fatto perché lo ritenevo giusto. Ma, per favore, non chiedetemi di far mia la narrazione dei cinici per far finta di essere un'anima bella ed essere riammesso tra la “gente civile”. Questo non lo farò.

E adesso che le anime belle mi disprezzino pure.

Piotr

Con grande clamore pubblicitario è stato comunicato dalle varie Goracci ed altri giornalisti "embedded" un accordo tra Erdogan ed il vice-presidente degli USA Pence per un presunto cessate il fuoco in Siria che prevederebbe il ritiro dei miliziani curdi da una fascia della Siria settentrionale profonda 32 Km.

Notiamo che questo "accordo" è fatto tra due potenze che tuttora mantengono illegalmente loro truppe di invasione in un paese sovrano come la Siria e non tiene conto della presenza dell'esercito nazionale siriano presso la frontiera turco-siriana in città come Mambij, Kobane, Qamishli, sostenuti da formazioni dell'alleato esercito russo. Non si capisce bene se è stato sentito il parere delle stesse milizie curde che dovrebbero smantellare le loro posizioni e ritirarsi abbandonando proprio le zone dove è maggiore la presenza dell'etnia curda, permettendo l'entrata dell'esercito turco e dei loro alleati terroristi jihadisti.

Per questo rimaniamo molto scettici sulla portata di questo accordo, ed indignati per il disprezzo mostrato verso le reali forze in campo, a partire dall'esercito siriano, l'unico realmente autorizzato - se esiste ancora uno straccio di Diritto Internazionale - a difendere quelle regioni di confine della propria nazione.

Stamattina (18 ottobre) qualche segno di maggiore obiettività è venuta dalla corrispondente della RAI da Istambul - Carmela Giglio - che ricordava che continuano i combattimenti a Ras al Ain tra milizie curde e mercenari jihadisti dell'ex "Esercito Siriano Libero" sostenuti dai Turchi, e che la sorte dell'accordo di tregua è incerto. Aspettiamo commenti del Governo Siriano e della Russia. Vincenzo Brandi

L’attacco della Turchia in Siria e la spartizione sulla pelle dei popoli



Poco dopo le 16 di mercoledì, con il consenso degli USA, è iniziato il terzo (e forse il più grande) attacco di terra dell’esercito turco nella Siria nord-orientale. L’offensiva militare prende il nome di “Primavera di Pace” con i primi raid aerei turchi che hanno avuto luogo nelle aree di Ras al-Ain, situata nella provincia di Al Hasakah, e Tal Abyad, occupando 11 villagi vicino a queste due città. Secondo quanto annunciato dal ministero della Difesa turco, nella prima giornata di intervento sono stati effettuati raid su 181 obiettivi. Secondo testimoni, i raid non si sono limitati ad obiettivi militari ma anche a aree popolate, causando già centinaia di vittime, compresi civili, nei territori a prevalenza curda e 60.000 sfollati in cerca di sfuggire da un nuovo massacro.

Alle operazioni si uniscono anche i jihadisti dell’Esercito Libero Siriano (FSA) che sono giunti nel distretto di Akçakale, nei pressi del confine turco, con un convoglio composto da 150 veicoli. Secondo quanto riferito dal quotidiano filo-governativo Yeni Şafak «14 mila soldati della FSA parteciperanno all’operazione nell’Eufrate orientale secondo il primo piano. Se necessario saranno aggiunte altre truppe»[1]. Le truppe della FSA (finanziate e addestrate dalla Turchia e dagli USA) avranno sede a Raqqa, Haseke e Manbij. La collaborazione tra il governo turco di Erdogan e l’FSA, presentanti in occidente come “combattenti per la libertà” contro il “tiranno Assad”, si era già manifestata lo scorso anno nell’operazione di Afrin. L’operazione è stata votata a larga maggioranza dalle forze borghesi turche in parlamento, l’8 ottobre. Insieme al partito di governo dell’AKP ha infatti votato a favore anche il partito socialdemocratico “di sinistra” CHP e le varie forze nazionaliste/islamiste, prolungando l’autorizzazione alle operazioni militari in Siria fino al 30 ottobre 2020[2].

Ad 8 anni dall’inizio della destabilizzazione della Siria da parte degli USA, della NATO, della Turchia, del blocco sunnita – trasformatasi in una sanguinosa e distruttiva guerra aperta con il coinvolgimento diretto o indiretto dei principali centri imperialisti (Usa e Russia in primis), potenze regionali (Turchia, Arabia Saudita, Iran, Israele, ecc.) e forze locali, ognuno con i propri interessi generali e particolari e alleanze – si assiste ad una nuova escalation militare che misura le ambizioni imperialiste della borghesia turca di estendere la sua egemonia nella regione del Mediterraneo orientale [3] e Medio Oriente in cui si esacerba una forte competizione per la ripartizione delle zone d’influenza, il controllo delle risorse energetiche, la salvaguardia/conquista delle posizioni geostrategiche, vie di comunicazione e mercati. Ciò che si evidenza, ancora una volta, è come la guerra in corso faccia parte dei progetti di ristrutturazione del dominio del capitale nella regione sulla base dei nuovi equilibri di forza, dove sono in gioco interessi imperialisti in competizione.

Fonte Tgcom24. Per “regime” leggere governo legittimo siriano.
La Siria nord-orientale è una regione ricca di risorse energetiche appetibili per gli investimenti capitalistici turchi, mascherati in modo ipocrita dietro la giustificazione di un’”operazione di sicurezza” secondo il “diritto internazionale all’autodifesa”. Ciò ad ulteriore dimostrazione di come il Diritto Internazionale oggi si traduca in maniera arbitraria a seconda dei diversi piani imperialisti da servire. Una giustificazione che si innesta nella guerra di lungo corso della borghesia turca contro le aspirazioni e lotta del popolo curdo per i suoi diritti nazionali. Esso nella regione settentrionale siriana ha istituito dei territori autonomi de facto, controllati attraverso le milizie dell’Unità di Protezione Popolare (YPG), che hanno stretto un abbraccio mortale con Washington e Parigi nella guerra contro le formazioni jihadiste dell’ISIS e Al-Nusra, foraggiate da Arabia Saudita, Qatar, Turchia e dagli stessi USA e UE.

Nell’oggettiva mancanza di un campo socialista (come ai tempi dell’URSS) e antimperialista al quale aggrapparsi, come avveniva nelle lotte di liberazione nazionale del passato, la dirigenza curda del PYD (Partito dell’unione democratica) ha tentato di giocare la sua propria partita nel quadro della competizione inter-imperialistica tra le principali potenze mondiali, sfruttando la contrapposizione tra i diversi interessi attivi in Siria e nella regione, ma rivelandosi elemento utile alla penetrazione dei piani imperialistici statunitensi (in cambio della protezione aerea, rifornimenti di armi e finanziamenti).[4] Gli USA hanno così potuto condurre un intervento militare nell’area, installando persino proprie basi militari in territorio siriano – con il pretesto della “lotta al terrorismo” da essi stesso fomentato.

In questo quadro di competizioni e contraddizioni inter-imperialiste e inter-borghesi, il “via libera” degli USA all’offensiva turca contro i curdi era uno scenario ampiamente prevedibile. Tutt’altro che da interpretare come “tradimento”, la mossa degli USA è espressione della sua cinica ma coerente natura imperialista. Esso pone sul tavolo da un lato la necessità di salvaguardare l’alleanza con la Turchia – secondo esercito della NATO, attore regionale sempre più forte, che in caso contrario si sarebbe avvicinato ulteriormente all’asse Mosca e Teheran, cambiando così gli equilibri geopolitici mediorientali a scapito dei progetti USA e della crisi della NATO nel Vicino Oriente. Dall’altro, questa escalation permette di riaprire le ingerenze negli affari interni della Siria, intensificando la frammentazione territoriale del paese nella direzione di una sua partizione per zone d’influenze, mentre sono in corso le negoziazioni al “tavolo di pace” di Astana tra Russia, Turchia e Iran per la spartizione delle regioni occidentali della Siria.

Stesso discorso potrebbe valere per Mosca e Teheran. Queste, al di là delle proteste (anche dure) di circostanza, fino a che punto avranno interesse a fronteggiare i piani di Erdogan, di fronte al rischio di compromettere i loro rapporti economici e commerciali (e militari) tessuti, seppur in modo contradditorio, nell’ultimo periodo? E l’ipocrita UE, a cui molti si appellano, non è la stessa che ha firmato con la Turchia gli accordi per bloccare i flussi migratori con ingenti finanziamenti? Non a caso, Erdogan ha subito posto come moneta di scambio la minaccia «di aprire le porte e inviare 3.6 milioni di rifugiati» verso l’Europa se l’UE “non starà al suo posto” e se continuerà a considerare l’offensiva militare turca come un’occupazione[5].

Questo equilibrio si manterrà ovviamente solo se la Turchia non compirà un passo oltre quello consentito, come “diplomaticamente” dimostrano anche le parole “minacciose” e il falso dietrofront di Trump, così come il “consiglio” ipocrita “alla moderazione” da parte del segretario generale della NATO, Stoltenberg[6].

..segue ./.

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