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La VOCE 1911 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXII N°3 | novembre 2019 | PAGINA 2 - 22 |
segue da pag.21: peter handke: uomo di cultura con la schiena dritta.
alla situazione dell'ex jugoslavia dedicò tre lunghi reportage, rifiutò il premio buchner per protestare contro i bombardamenti sulla popolazione civile serba, da parte dell'occidente.
il 18 marzo 2006, peter handke si recò, da buon "pedante", al funerale di slobodan milosevic.
alla sua schiena dritta voglio dedicare il suo discorso, trasmesso da lui medesimo al giornale tedesco focus e qui tratto dal sito del coordinamento nazionale per la jugoslavia [2].
«avrei desiderato non essere l'unico scrittore qui, a pozarevac. avrei desiderato essere al fianco di un altro scrittore, per esempio harold pinter. sarebbero state parole forti. io non ho che parole di debolezza. ma la debolezza si impone oggi, in questo luogo. è un giorno non solo per le parole forti, ma anche per parole di debolezza.»
(ciò che segue è stato pronunciato in serbocroato - testo redatto da me medesimo! - e ritradotto in seguito da me stesso in tedesco).
il mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto sulla jugoslavia, sulla serbia. il mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto su slobodan milosevic. quello che viene chiamato il mondo sa la verità. ecco perchè quello che viene chiamato il mondo oggi è assente, e non solamente oggi, e non solamente qui. quello che viene chiamato il mondo non è il mondo. io so di non sapere. io non so la verità. ma io guardo. io ascolto. io sento. io mi ricordo. io interrogo. per questo io oggi sono presente, con la jugoslavia, con slobodan milosevic.» [ http://www..cnj. ]
con il suo discorso, handke inviò a focus un testo d'accompagnamento: "le ragioni del mio viaggio a pozarevac, in serbia, sulla tomba di slobodan milosevic.":
«contrariamente all' "opinione generale", di cui metto in dubbio il carattere generale, non ho reagito "con soddisfazione" alla notizia della morte di slobodan milosevic, essendosi peraltro verificato che il tribunale ha lasciato morire il prigioniero imprigionato da cinque anni in una prigione cosiddetta "a cinque stelle" (secondo i termini usati dal giornale francese" liberation"). mancata assistenza a persona in pericolo: non è un crimine? riconosco i avere provato, la sera che seguì la notizia della sua morte, qualcosa che somigliava a dispiacere e che fece germinare in me, mentre andavo per piccole vie, l'idea di accendere da qualche parte una candela per il morto. e le cose sarebbero dovute restare là. non avevo l'intenzione di rendermi a pozarevac per la sepoltura. alcuni giorni più tardi, ho ricevuto l'invito, non dal partito, ma da membri della famiglia, che del resto assistettero in seguito, la maggiorparte, alla sepoltura, contrariamente a ciò che è stato detto.
ovviamente, questo mi ha indotto a fare il viaggio meno che le reazioni dei mass media occidentali, completamente ostili a milosevic (ed ancora più ostili dopo la sua morte), come pure del portavoce del tribunale e di questo o quello "storico". è stato il linguaggio usato da tutti loro che mi ha indotto a prendere la strada. no, slobodan milosevic non era un "dittatore". no, slobodan milosevic non deve essere qualificato come "macellaio di belgrado". no, slobodan milosevic non era un "apparatchik", né un "opportunista". no, slobodan milosevic non era colpevole "senza alcun dubbio". no, slobodan milosevic non era un "autistico" (quando del resto gli autistici si opporranno a che la loro malattia sia utilizzata come un insulto?) no, slobodan milosevic, con la sua morte nella sua cella di scheveningen, non "ci" ha (al tribunale) giocato "un tiro mancino" (carla del ponte, procuratrice del tribunale penale internazionale). no, slobodan milosevic, con la sua morte, non ci ha "tagliato l'erba sotto i piedi" e non "ci" ha "spento la luce" (la stessa). no, slobodan milosevic non si è sottratto "alla sua pena irrefutable di prigione a vita".
slobodan milosevic non sfuggirà, in compenso, al verdetto degli storici, termine di uno "storico": di nuovo, opinioni non soltanto false ma indecenti. è questa lingua che mi ha indotto a tenere il mio mini-discorso a pozarevac - questa lingua in prima ed ultima istanza. ciò mi ha spinto a fare intendere un'altra lingua, non, l'altra lingua, non per fedeltà verso slobodan milosevic, quanto verso quest'altra lingua, questa lingua non giornalistica, non dominante. ascoltando l'uno o l'altro oratore che precedeva a pozarevac, quest'impulso, lo stesso: no, non bisogna parlare dopo questo deciso generale, né dopo quest'altro membro del partito, che chiede vendetta, i quali entrambi tentano di eccitare la folla, la quale ovviamente, esclusi alcuni individui isolati che urlano con i lupi, non si è lasciata in alcun modo trascinare ad una risposta collettiva di odio o di rabbia: poiché si trattava di una folla di esseri in lutto, profondamente e silenziosamente afflitti. tale è stata la mia impressione più duratura.
ed è per questi esseri afflitti, contro le formule forti e vigorose, che finisco lo stesso per aprire la bocca, come risaputo. a titolo di membro di questa comunità in lutto. reazione: peter handke la "claque" ("frankfurter allgemeine zeitung"). c'è linguaggio più stravolto di questo? una claque, che cos'è? qualcuno che applaude per denaro. e dove sono gli applausi? e non ho mai dichiarato neppure di essere "felice" ("faz") presso il morto. e dove è il denaro? ho pagato io stesso il mio biglietto d'aereo ed il mio hotel. tuttavia, la necessità principale che mi ha spinto a recarmi sulla sua tomba era quella di essere testimone. né testimone a carico né testimone a difesa. ormai, non voler essere testimone a carico significa essere testimone a difesa? "senza alcuno dubbio", per riprendere una delle espressioni.
principali del linguaggio dominante.» [ http://www.cnj. ]
quella chiosa finale sull'espressione "senza alcun dubbio" contiene tutto il sentire di handke verso le narrative di potere della società contemporanea. la globalizzazione del mercato impone una globalizzazione del pensiero, un egual sentire di tutti coloro che vi sono soggetti. nella logica della standardizzazione, non può esserci spazio per il vero pensiero critico- si accetta chi ripete a pappagallo le varie polemiche sdoganate e diffuse dal mainstream, buone per i tifosi dei teatrini ammaestrati, ma tutti falsi. non si accetta chi si alza a tutela del dubbio, navigando sulla scomoda rotta dell'oggettività, dei fatti, delle relazioni politiche, economiche, sociali.
per handke, sono proprio le parole del potere ad essere "lingua giornalistica", "lingua dominante", potremmo aggiungere noi: lingua diffamante. quella dell'uomo di cultura, diviene per converso "lingua non dominante", quando scomoda e in quanto scomoda, quando vera ed in quanto vera.
in luogo della spregiativa definizione dei tempi di clemenceau, aristotele definiva virtù intellettuali la scienza, la sapienza, l'intelligenza e l'arte che consentivano all'anima intellettiva di raggiungere la verità. kant ricordava invece che "lo studente non deve imparare dei pensieri, ma a pensare. non lo si deve portare, ma guidare, se si vuole che in seguito sia capace di camminare da solo" [3].
peter handke fu sicuramente un buon capitano, perchè seguì queste rotte virtuose.
a questo coraggio non comune, a questa schiena dritta, rendo omaggio oggi, in occasione dell'assegnazione di quel premio, che handke voleva cancellato, forse perchè lo sentiva "premio dominante".
la giaculatoria dei conformisti si è levata contro questo nobel.
e' questo a renderlo veramente un premio.
note:
1] maurice paleologue, journal de l'affaire dreyfus, plon, 1955, p. 236.
2] http://www.cnj.it/cultura/ .
3] i. kant, antologia di scritti pedagogici, il segno dei gabrielli, verona 2004, p. 152 e ss.
--- 3) l’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee (sergio cararo) – con l'elenco degli europarlamentari pd/lega/fratelli d’italia/forza italia che hanno votato a favore.
http://contropiano.org/news/.
l’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee.
di sergio cararo, 20 settembre 2019.
giovedi il parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo, chiedendo la rimozione dei monumenti che in molti paesi europei celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’armata rossa ed equiparando il comunismo al nazifascismo. ma l’operazione messa in campo sulla spinta convergente delle destre e dei liberaldemocratici di sinistra e di centro, è più insidiosa e vergognosa di una semplice legittimazione dell’anticomunismo istituzionale in vigore in alcuni paesi dell’europa dell’est (repubbliche baltiche, polonia, ungheria, repubblica ceca etc.). e’ una risoluzione propedeutica ad una rimozione storica funzionale a quello “stile di vita europeo” evocato dalla von der leyen e all’azzeramento della storia ufficiale europea alla nascita della ue. una sorta di anno zero dal quale vanno eliminate, anche con la forza, tutte le dissonanze, in particolare quella comunista.
i punti d, e, f, a premessa della risoluzione, scrivono testualmente:
“d. considerando che, dopo la sconfitta del regime nazista e la fine della seconda guerra mondiale, alcuni paesi europei sono riusciti a procedere alla ricostruzione e a intraprendere un processo di riconciliazione, mentre per mezzo secolo altri paesi europei sono rimasti assoggettati a dittature, alcuni dei quali direttamente occupati dall’unione sovietica o soggetti alla sua influenza, e hanno continuato a essere privati della libertà, della sovranità, della dignità, dei diritti umani e dello sviluppo socioeconomico;
considerando che, sebbene i crimini del regime nazista siano stati giudicati e puniti attraverso i processi di norimberga, vi è ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo e di altre dittature;
considerando che in alcuni stati membri la legge vieta le ideologie comuniste e naziste;
..segue ./.
Segue da Pag.21: Peter Handke: uomo di cultura con la schiena dritta
Alla situazione dell'ex Jugoslavia dedicò tre lunghi reportage, rifiutò il Premio Buchner per protestare contro i bombardamenti sulla popolazione civile serba, da parte dell'Occidente. Il 18 marzo 2006, Peter Handke si recò, da buon "pedante", al funerale di Slobodan Milosevic. Alla sua schiena dritta voglio dedicare il suo discorso, trasmesso da lui medesimo al giornale tedesco Focus e qui tratto dal sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia [2]. «Avrei desiderato non essere l'unico scrittore qui, a Pozarevac. Avrei desiderato essere al fianco di un altro scrittore, per esempio Harold Pinter. Sarebbero state parole forti. Io non ho che parole di debolezza. Ma la debolezza si impone oggi, in questo luogo. È un giorno non solo per le parole forti, ma anche per parole di debolezza.» (Ciò che segue è stato pronunciato in serbocroato - testo redatto da me medesimo! - e ritradotto in seguito da me stesso in tedesco). Il mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto sulla Jugoslavia, sulla Serbia. Il mondo, quello che viene chiamato il mondo, sa tutto su Slobodan Milosevic. Quello che viene chiamato il mondo sa la verità. Ecco perchè quello che viene chiamato il mondo oggi è assente, e non solamente oggi, e non solamente qui. Quello che viene chiamato il mondo non è il mondo. Io so di non sapere. Io non so la verità. Ma io guardo. Io ascolto. Io sento. Io mi ricordo. Io interrogo. Per questo io oggi sono presente, con la Jugoslavia, con Slobodan Milosevic.» [ http://www..cnj. ] Con il suo discorso, Handke inviò a Focus un testo d'accompagnamento: "Le ragioni del mio viaggio a Pozarevac, in Serbia, sulla tomba di Slobodan Milosevic.": «Contrariamente all' "opinione generale", di cui metto in dubbio il carattere generale, non ho reagito "con soddisfazione" alla notizia della morte di Slobodan Milosevic, essendosi peraltro verificato che il tribunale ha lasciato morire il prigioniero imprigionato da cinque anni in una prigione cosiddetta "a cinque stelle" (secondo i termini usati dal giornale francese" Liberation"). Mancata assistenza a persona in pericolo: non è un crimine? Riconosco i avere provato, la sera che seguì la notizia della sua morte, qualcosa che somigliava a dispiacere e che fece germinare in me, mentre andavo per piccole vie, l'idea di accendere da qualche parte una candela per il morto. E le cose sarebbero dovute restare là. Non avevo l'intenzione di rendermi a Pozarevac per la sepoltura. Alcuni giorni più tardi, ho ricevuto l'invito, non dal partito, ma da membri della famiglia, che del resto assistettero in seguito, la maggiorparte, alla sepoltura, contrariamente a ciò che è stato detto. Ovviamente, questo mi ha indotto a fare il viaggio meno che le reazioni dei mass media occidentali, completamente ostili a Milosevic (ed ancora più ostili dopo la sua morte), come pure del portavoce del tribunale e di questo o quello "storico". È stato il linguaggio usato da tutti loro che mi ha indotto a prendere la strada. No, Slobodan Milosevic non era un "dittatore". No, Slobodan Milosevic non deve essere qualificato come "macellaio di Belgrado". No, Slobodan Milosevic non era un "apparatchik", né un "opportunista". No, Slobodan Milosevic non era colpevole "senza alcun dubbio". No, Slobodan Milosevic non era un "autistico" (quando del resto gli autistici si opporranno a che la loro malattia sia utilizzata come un insulto?) No, Slobodan Milosevic, con la sua morte nella sua cella di Scheveningen, non "ci" ha (al tribunale) giocato "un tiro mancino" (Carla del Ponte, procuratrice del tribunale penale internazionale). No, Slobodan Milosevic, con la sua morte, non ci ha "tagliato l'erba sotto i piedi" e non "ci" ha "spento la luce" (la stessa). No, Slobodan Milosevic non si è sottratto "alla sua pena irrefutable di prigione a vita". Slobodan Milosevic non sfuggirà, in compenso, al verdetto degli storici, termine di uno "storico": di nuovo, opinioni non soltanto false ma indecenti. È questa lingua che mi ha indotto a tenere il mio mini-discorso a Pozarevac - questa lingua in prima ed ultima istanza. Ciò mi ha spinto a fare intendere un'altra lingua, non, l'altra lingua, non per fedeltà verso Slobodan Milosevic, quanto verso quest'altra lingua, questa lingua non giornalistica, non dominante. Ascoltando l'uno o l'altro oratore che precedeva a Pozarevac, quest'impulso, lo stesso: no, non bisogna parlare dopo questo deciso generale, né dopo quest'altro membro del partito, che chiede vendetta, i quali entrambi tentano di eccitare la folla, la quale ovviamente, esclusi alcuni individui isolati che urlano con i lupi, non si è lasciata in alcun modo trascinare ad una risposta collettiva di odio o di rabbia: poiché si trattava di una folla di esseri in lutto, profondamente e silenziosamente afflitti. Tale è stata la mia impressione più duratura. Ed è per questi esseri afflitti, contro le formule forti e vigorose, che finisco lo stesso per aprire la bocca, come risaputo. A titolo di membro di questa comunità in lutto. Reazione: Peter Handke la "claque" ("Frankfurter Allgemeine Zeitung"). C'è linguaggio più stravolto di questo? Una claque, che cos'è? Qualcuno che applaude per denaro. E dove sono gli applausi? E non ho mai dichiarato neppure di essere "felice" ("FAZ") presso il morto. E dove è il denaro? Ho pagato io stesso il mio biglietto d'aereo ed il mio hotel. Tuttavia, la necessità principale che mi ha spinto a recarmi sulla sua tomba era quella di essere testimone. Né testimone a carico né testimone a difesa. Ormai, non voler essere testimone a carico significa essere testimone a difesa? "Senza alcuno dubbio", per riprendere una delle espressioni |
principali del linguaggio dominante.» [ http://www.cnj. ]
Quella chiosa finale sull'espressione "senza alcun dubbio" contiene tutto il sentire di Handke verso le narrative di potere della società contemporanea. La globalizzazione del mercato impone una globalizzazione del pensiero, un egual sentire di tutti coloro che vi sono soggetti. Nella logica della standardizzazione, non può esserci spazio per il vero pensiero critico- Si accetta chi ripete a pappagallo le varie polemiche sdoganate e diffuse dal mainstream, buone per i tifosi dei teatrini ammaestrati, ma tutti falsi. Non si accetta chi si alza a tutela del dubbio, navigando sulla scomoda rotta dell'oggettività, dei fatti, delle relazioni politiche, economiche, sociali. Per Handke, sono proprio le parole del potere ad essere "lingua giornalistica", "lingua dominante", potremmo aggiungere noi: lingua diffamante. Quella dell'uomo di cultura, diviene per converso "lingua non dominante", quando scomoda e in quanto scomoda, quando vera ed in quanto vera. In luogo della spregiativa definizione dei tempi di Clemenceau, Aristotele definiva virtù intellettuali la scienza, la sapienza, l'intelligenza e l'arte che consentivano all'anima intellettiva di raggiungere la verità. Kant ricordava invece che "lo studente non deve imparare dei pensieri, ma a pensare. Non lo si deve portare, ma guidare, se si vuole che in seguito sia capace di camminare da solo" [3]. Peter Handke fu sicuramente un buon capitano, perchè seguì queste rotte virtuose. A questo coraggio non comune, a questa schiena dritta, rendo omaggio oggi, in occasione dell'assegnazione di quel premio, che Handke voleva cancellato, forse perchè lo sentiva "premio dominante". La giaculatoria dei conformisti si è levata contro questo Nobel. E' questo a renderlo veramente un premio. Note: 1] Maurice Paleologue, Journal de l'affaire Dreyfus, Plon, 1955, p. 236. 2] http://www.cnj.it/CULTURA/ 3] I. Kant, Antologia di Scritti Pedagogici, Il Segno dei Gabrielli, Verona 2004, p. 152 e ss.
--- 3) L’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee (Sergio Cararo) – con l'elenco degli europarlamentari PD/Lega/Fratelli d’Italia/Forza Italia che hanno votato a favore
L’anticomunismo diventa regola delle istituzioni europee
di Sergio Cararo, 20 Settembre 2019
Giovedi il Parlamento europeo ha approvato con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo, chiedendo la rimozione dei monumenti che in molti paesi europei celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’Armata Rossa ed equiparando il comunismo al nazifascismo. Ma l’operazione messa in campo sulla spinta convergente delle destre e dei liberaldemocratici di sinistra e di centro, è più insidiosa e vergognosa di una semplice legittimazione dell’anticomunismo istituzionale in vigore in alcuni paesi dell’Europa dell’Est (Repubbliche Baltiche, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca etc.). E’ una risoluzione propedeutica ad una rimozione storica funzionale a quello “stile di vita europeo” evocato dalla Von der Leyen e all’azzeramento della storia ufficiale europea alla nascita della Ue. Una sorta di anno zero dal quale vanno eliminate, anche con la forza, tutte le dissonanze, in particolare quella comunista. I punti D, E, F, a premessa della risoluzione, scrivono testualmente: “D. considerando che, dopo la sconfitta del regime nazista e la fine della Seconda guerra mondiale, alcuni paesi europei sono riusciti a procedere alla ricostruzione e a intraprendere un processo di riconciliazione, mentre per mezzo secolo altri paesi europei sono rimasti assoggettati a dittature, alcuni dei quali direttamente occupati dall’Unione sovietica o soggetti alla sua influenza, e hanno continuato a essere privati della libertà, della sovranità, della dignità, dei diritti umani e dello sviluppo socioeconomico; considerando che, sebbene i crimini del regime nazista siano stati giudicati e puniti attraverso i processi di Norimberga, vi è ancora un’urgente necessità di sensibilizzare, effettuare valutazioni morali e condurre indagini giudiziarie in relazione ai crimini dello stalinismo e di altre dittature; considerando che in alcuni Stati membri la legge vieta le ideologie comuniste e naziste; ..segue ./.
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