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La VOCE ANNO XXII N°3

novembre 2019

PAGINA         - 43

siamo uomini con dispositivi meravigliosi. il festival aperto compie nove anni e afferma la bellezza come conoscenza. di giulia bassi - 16 settembre 2017. c’è già tutto nel titolo, “dispositivi meravigliosi”. due parole che racchiudono la ricchezza della nona edizione del festival aperto – da oggi al 12 novembre – che ha in cartellone ben 25 appuntamenti (senza le repliche). «il titolo è un ossimoro – commenta il curatore artistico roberto fabbi – vale a dire due parole contraddittorie. dispositivo fa venire in mente qualcosa che ci ingabbia o un meccanismo ben congegnato, fino a non escludere l’idea molto contemporanea del dispositivo mobile, lo smartphone o il tablet. l’altro aspetto, la meraviglia, va intesa in senso socratico: allude a quando si rimane fortemente colpiti da qualcosa e ci si comincia a porre delle domande, a riflettere. così è nata la filosofia – spiega – da un profondo senso di sorpresa che scuote, ridestando il senso critico. guardando al nostro festival, il dispositivo è il teatro inteso come comunità che invita alla conoscenza. non una gabbia, quindi, ma un teatro che lavora a un progetto complessivo; e i singoli spettacoli costituiscono parte di una storia, trasformandosi in meraviglia». quali sono le peculiarità del cartellone? «come sempre danza e musica costituiscono le spine dorsali, ma c’è molto altro ed è il tema ad indicare la direzione, per una varietà rivolta a stimolare e a raccogliere gli interessi del pubblico in una visione di... meraviglie». ad esempio? «una può essere la relazione con le arti visive di cui il festival presenta ben tre appuntamenti. il primo è la mostra di gabriele amadori, recentemente scomparso. più volte ospite del festival, creava le sue tele nel corso di concerti dal vivo. molte di quelle, dal forte impatto emotivo, saranno al ridotto. e ancora l’installazione audio-video di yuval avital “icon-sonic postcards tryptich”, un’opera sulla voce umana: un video immersivo dentro la chiesa di san carlo girato in una settantina diversi luoghi della città. così è anche la performance di saburo teshigawara, che nasce fra le opere d’arte della collezione maramotti e, tra gli svariati concerti, i due ispirati a vasilij kandinskij legati alla prossima mostra di palazzo magnani». anche l’opera lirica dialoga con altre arti? «l’affidamento della nuova opera “haye” di mauro montalbetti alla regista cinematografica alina marazzi è un ulteriore momento di dialogo fra le arti, di riconversione della cinematografia in azione e scena; un progetto incentrato sul tema drammaticamente attuale dei migranti che si snoda come una riflessione poetica e umana sul fenomeno, evocando anche il nostro passato; protagonista un ensemble di strumenti a fiato in buca all’ariosto e un quartetto d’archi “vero”: il mirus». tra gli appuntamenti più significativi? «proprio il concerto del quartetto mirus, in programma il giorno dopo la prima dell’opera incentrata sul tema della fuga. e quello con il balletto di lione che presenta in prima italiana tre grandi coreografi alle prese con la “grande fuga” op.133 di beethoven». e le star? «indubbiamente il nederlands dans theater 2, già venuto l’anno scorso con grande successo, e poi gregory porter che inaugura questa sera con una formazione mitica. quest’anno aperto propone tre appuntamenti con il jazz dalla qualità indiscussa e rappresentativi di tendenze diverse. così è se pensiamo al gruppo leggendario dell’art ensemble of chicago e al chitarrista marc ribot. inoltre non posso non citare emma dante che con il suo “bestie di scena” chiuderà il festival». la proposta più strana? «sicuramente “silent” di gabriele marangoni per ensemble vocale di persone sorde, dove il dispositivo “meraviglioso” mette in condizione di fruire il concerto da parte dei sordi per un’esperienza veramente condivisa; per l’occasione è stato coinvolto l’ente nazionale sordi di reggio emilia. ma anche il concerto con oggetti vintage di temporeale». ma qual è la meraviglia nel senso più generale? «si tratta del teatro stesso, capace di affermare la convivenza umana, la bellezza come conoscenza, mettendo così in risalto la sua unicità». conversazioni con chomsky... conversazioni con chomsky zavalloni canta, ribatto è noam. reggio emilia - una finestra sui linguaggi contemporanei, che abbraccia musica, opera, danza, teatro e arti visive, con molte presenze internazionali:è il festival aperto, che si svolge nei tre teatri di reggio emilia (valli, ariosto e cavallerizza) e che questa sera entra nel vivo con una produzione originale, commissionata dalla fondazione i teatri al compositore emanuele casale, in scena alle 20.30 alla cavallerizza (replica domani). si intitola "conversazioni con chomsky" ed è una "talk opera", una commistione inedita tra opera e talk show televisivo, dedicata al celebre intellettuale americano. professore emerito al mit di boston, noam.
chomsky non è conosciuto solo per i suoi fondamentali contributi alla linguistica e alla filosofia del linguaggio, ma anche per le sue posizioni apertamente antimilitariste e per i suoi studi sulla strumentalizzazione dei media da parte delle élite al potere (è sua la definizione di "fabbrica del consenso" riferita al sistema della comunicazione). nello spettacolo chomsky è interpretato dall' attore edoardo ribatto, mentre maria pilar pérez aspa è la conduttrice del talk show, ispirata all' americana oprah winfrey. la parte cantata è affidata al soprano cristina zavalloni: "non sono un personaggio vero e proprio, il mio è piuttosto un ruolo di commento, simile a quello del coro nell' opera classica" spiega la cantante bolognese. "i miei interventi sono delle brevi "songs" che introducono ognuna delle otto scene. a volte interpreto qualcosa di molto astratto, come la linguistica, solo nell' ultima scena mi incarno in un essere umano, una militante contro la guerra". i testi, scritti da emanuele casale con la collaborazione di roberto fabbi, si basano sugli interventi di chomsky apparsi su libri, articoli, interviste, conferenze e dibattiti radiotelevisivi. la regia è di francesco micheli. vega partesotti. festival sempre più aperto. oltre 50 aperture, 31 concerti e spettacoli di danza, teatro e circo, 10 produzioni e coproduzioni, 9 prime. e’ questa la ricca offerta di eventi dell’undicesima edizione del festival aperto che si terrà a reggio emilia dal 21 settembre al 26 novembre. teatro valli, teatro ariosto, teatro cavallerizza, fonderia aterballetto e collezione maramotti: sono questi i palcoscenici su cui si svilupperà quest’anno il festival. “un mistero che è una ricchezza: la luna. una ricchezza che è un mistero: la diversità”. e’ con questo tema conduttore che il festival articola un programma vario in quel territorio di confine dove le discipline, i generi e le arti si mescolano e si nutrono a vicenda per raccontare la contemporaneità. ed è così che si sperimenta la contaminazione tra le varie forme artistiche, dove la musica contemporanea dialoga con la musica rock, il rock con la grande danza, dove la canzone si fa teatro, dove il circo abbraccia un concerto drammatico o dove il jazz fa la spola tra elettronica e sapori mediterranei, dove una collezione d’arte diventa scenografia, dove un musicista “danza” lo spazio acustico e un danzatore “canta” il corpo. “scende la luna; e si scolora il mondo”. così leopardi descrive il nostro satellite quando, al suo giungere, porta via con sé i colori e le luci. la luna accompagna i pensieri umani, i riti, le figure, le riverberazioni, i viaggi: aperto 2019 si colloca in questa soglia metaforica fra interno ed esterno, tradizione e invenzione, memoria e ricerca, luce e ombra, casa e viaggio. una soglia dove la diversità è come l’attrito: consente il movimento delle cose. ad inaugurare l’edizione 2019 sarà il nuovo esclusivo progetto di massimo zamboni, “il richiamo degli scomparsi: orazione con orchestra”. un concerto scenico che evoca un pantheon di artisti di reggio emilia, con la regia di fabio cherstich, la partecipazione di arzân! orchestra, del concerto a fiato l’usignolo e di molti altri ospiti a sorpresa. voci, immagini, canzoni antiche e recenti che diventano nuove, in una nuova dimensione teatrale. con la collaborazione dell’assessorato educazione e conoscenza servizio officina educativa / sd factory-cooperativa papa giovanni xxiii e con arci reggio emilia. per districarsi tra il fittissimo calendario si può far riferimento ai titoli principali, e quindi: “teatro per la musica e per lo spazio”, “jazz rock songs”, “sol#. suoni nello spazio”, “danzare la memoria e il futuro”, “tra danza, circo contemporaneo e tecnologie”, “apertokids”, “new italian dance”, “network e collaborazioni”, e altro ancora. ad arricchire il festival aperto, come evento straordinario, ci sarà la presentazione della quinta edizione della new italian dance platform (nid), la vetrina biennale della danza italiana, dal 10 al 13 ottobre 2019 a reggio emilia negli spazi della fondazione i teatri, partner insieme ad ater circuito multidisciplinare (capofila) e fondazione nazionale della danza. “abbiamo mosso molti passi in questi ultimi due anni – ha affermato, durante la conferenza stampa di presentazione presso il teatro valli, paolo cantù, direttore generale e artistico della fondazione i teatri – e abbiamo condiviso un importante percorso: sono ben 650 circa, infatti, gli spettacoli che vengono realizzati ogni anno in città. l’aperto è un festival interdisciplinare con al centro la musica e la danza, capace di spaziare nelle altre arti figurative e di muoversi nella contemporaneità spostando i confini delle forme”. “il festival è un evento capace di tenere unite le arti e i cuori delle persone – ha continuato l’assessore a educazione e conoscenza, raffaella curioni -. reggio è un motore di produzioni e scelte artistiche nuove e coraggiose. importante l’esaltazione della cultura emiliana in questo tipo di rassegne perché questa terra ha dato i natali a artisti ed esperti di alto livello. reggio è una città che ha tanto da raccontare, dalle istituzioni culturali alle collaborazioni che anche in questa manifestazione sono messe in valore”. “si festeggiano quest’anno i 50 anni dall’allunaggio – ha concluso roberto fabbi, curatore artistico di aperto/rec festival per la fondazione i teatri di reggio emilia – e da qui è nata l’idea di un progetto che guarda alla luna. l’astro, intriso di mistero e diversità, ci porta a guardare il nostro mondo da quella prospettiva e, in quanto oggetto di impresa sovrumana, dona speranza agli uomini in un momento dove c’è tanto bisogno di sperare ancora. il tema della diversità, invece, è identificabile in una bussola che aiuta a mettere insieme il programma: una diversità intesa sia nella varietà, sia nella proiezione della concezione di un’idea di diversità. sarà tutto uno spettacolo”. il festival aperto (il cui programma completo si trova sul sito) è curato dalla fondazione i teatri partner del reggio parma festival, fondato dalla provincia e dal comune di reggio emilia, sostenuto dal ministero per i beni e le attività.

SIAMO UOMINI CON DISPOSITIVI MERAVIGLIOSI



IL FESTIVAL APERTO COMPIE NOVE ANNI E AFFERMA LA BELLEZZA COME CONOSCENZA

di GIULIA BASSI - 16 SETTEMBRE 2017

C’è già tutto nel titolo, “Dispositivi Meravigliosi”. Due parole che racchiudono la ricchezza della nona edizione del Festival Aperto – da oggi al 12 novembre – che ha in cartellone ben 25 appuntamenti (senza le repliche).

«Il titolo è un ossimoro – commenta il curatore artistico Roberto Fabbi – vale a dire due parole contraddittorie. Dispositivo fa venire in mente qualcosa che ci ingabbia o un meccanismo ben congegnato, fino a non escludere l’idea molto contemporanea del dispositivo mobile, lo smartphone o il tablet. L’altro aspetto, la Meraviglia, va intesa in senso socratico: allude a quando si rimane fortemente colpiti da qualcosa e ci si comincia a porre delle domande, a riflettere. Così è nata la filosofia – spiega – da un profondo senso di sorpresa che scuote, ridestando il senso critico. Guardando al nostro Festival, il dispositivo è il teatro inteso come comunità che invita alla conoscenza. Non una gabbia, quindi, ma un teatro che lavora a un progetto complessivo; e i singoli spettacoli costituiscono parte di una storia, trasformandosi in Meraviglia».

Quali sono le peculiarità del cartellone?

«Come sempre danza e musica costituiscono le spine dorsali, ma c’è molto altro ed è il tema ad indicare la direzione, per una varietà rivolta a stimolare e a raccogliere gli interessi del pubblico in una visione di... meraviglie».

Ad esempio?

«Una può essere la relazione con le arti visive di cui il festival presenta ben tre appuntamenti. Il primo è la mostra di Gabriele Amadori, recentemente scomparso. Più volte ospite del Festival, creava le sue tele nel corso di concerti dal vivo. Molte di quelle, dal forte impatto emotivo, saranno al Ridotto. E ancora l’installazione audio-video di Yuval Avital “Icon-Sonic Postcards Tryptich”, un’opera sulla voce umana: un video immersivo dentro la chiesa di San Carlo girato in una settantina diversi luoghi della città. Così è anche la performance di Saburo Teshigawara, che nasce fra le opere d’arte della Collezione Maramotti e, tra gli svariati concerti, i due ispirati a Vasilij Kandinskij legati alla prossima mostra di Palazzo Magnani».

Anche l’opera lirica dialoga con altre arti?

«L’affidamento della nuova opera “Haye” di Mauro Montalbetti alla regista cinematografica Alina Marazzi è un ulteriore momento di dialogo fra le arti, di riconversione della cinematografia in azione e scena; un progetto incentrato sul tema drammaticamente attuale dei migranti che si snoda come una riflessione poetica e umana sul fenomeno, evocando anche il nostro passato; protagonista un ensemble di strumenti a fiato in buca all’Ariosto e un quartetto d’archi “vero”: il Mirus».

Tra gli appuntamenti più significativi?

«Proprio il concerto del Quartetto Mirus, in programma il giorno dopo la prima dell’opera incentrata sul tema della fuga. E quello con il Balletto di Lione che presenta in prima italiana tre grandi coreografi alle prese con la “Grande Fuga” op.133 di Beethoven».

E le star?

«Indubbiamente il Nederlands Dans Theater 2, già venuto l’anno scorso con grande successo, e poi Gregory Porter che inaugura questa sera con una formazione mitica. Quest’anno Aperto propone tre appuntamenti con il jazz dalla qualità indiscussa e rappresentativi di tendenze diverse. Così è se pensiamo al gruppo leggendario dell’Art Ensemble of Chicago e al chitarrista Marc Ribot. Inoltre non posso non citare Emma Dante che con il suo “Bestie di scena” chiuderà il festival».

La proposta più strana?

«Sicuramente “Silent” di Gabriele Marangoni per ensemble vocale di persone sorde, dove il dispositivo “meraviglioso” mette in condizione di fruire il concerto da parte dei sordi per un’esperienza veramente condivisa; per l’occasione è stato coinvolto l’ente nazionale sordi di Reggio Emilia. Ma anche il concerto con oggetti vintage di TempoReale».

Ma qual è la Meraviglia nel senso più generale?

«Si tratta del teatro stesso, capace di affermare la convivenza umana, la bellezza come conoscenza, mettendo così in risalto la sua unicità».

Conversazioni con Chomsky... Conversazioni con Chomsky Zavalloni canta, Ribatto è Noam

REGGIO EMILIA - Una finestra sui linguaggi contemporanei, che abbraccia musica, opera, danza, teatro e arti visive, con molte presenze internazionali:è il Festival Aperto, che si svolge nei tre teatri di Reggio Emilia (Valli, Ariosto e Cavallerizza) e che questa sera entra nel vivo con una produzione originale, commissionata dalla Fondazione I Teatri al compositore Emanuele Casale, in scena alle 20.30 alla Cavallerizza (replica domani). Si intitola "Conversazioni con Chomsky" ed è una "talk opera", una commistione inedita tra opera e talk show televisivo, dedicata al celebre intellettuale americano. Professore Emerito al MIT di Boston, Noam
Chomsky non è conosciuto solo per i suoi fondamentali contributi alla linguistica e alla filosofia del linguaggio, ma anche per le sue posizioni apertamente antimilitariste e per i suoi studi sulla strumentalizzazione dei media da parte delle élite al potere (è sua la definizione di "fabbrica del consenso" riferita al sistema della comunicazione). Nello spettacolo Chomsky è interpretato dall' attore Edoardo Ribatto, mentre Maria Pilar Pérez Aspa è la conduttrice del talk show, ispirata all' americana Oprah Winfrey. La parte cantata è affidata al soprano Cristina Zavalloni: "Non sono un personaggio vero e proprio, il mio è piuttosto un ruolo di commento, simile a quello del coro nell' opera classica" spiega la cantante bolognese. "I miei interventi sono delle brevi "songs" che introducono ognuna delle otto scene. A volte interpreto qualcosa di molto astratto, come la linguistica, solo nell' ultima scena mi incarno in un essere umano, una militante contro la guerra". I testi, scritti da Emanuele Casale con la collaborazione di Roberto Fabbi, si basano sugli interventi di Chomsky apparsi su libri, articoli, interviste, conferenze e dibattiti radiotelevisivi. La regia è di Francesco Micheli.

VEGA PARTESOTTI

Festival sempre più Aperto

Oltre 50 aperture, 31 concerti e spettacoli di danza, teatro e circo, 10 produzioni e coproduzioni, 9 prime. E’ questa la ricca offerta di eventi dell’undicesima edizione del Festival Aperto che si terrà a Reggio Emilia dal 21 settembre al 26 novembre. Teatro Valli, Teatro Ariosto, Teatro Cavallerizza, Fonderia Aterballetto e Collezione Maramotti: sono questi i palcoscenici su cui si svilupperà quest’anno il festival. “Un mistero che è una ricchezza: la luna. Una ricchezza che è un mistero: la diversità”. E’ con questo tema conduttore che il festival articola un programma vario in quel territorio di confine dove le discipline, i generi e le arti si mescolano e si nutrono a vicenda per raccontare la contemporaneità. Ed è così che si sperimenta la contaminazione tra le varie forme artistiche, dove la musica contemporanea dialoga con la musica rock, il rock con la grande danza, dove la canzone si fa teatro, dove il circo abbraccia un concerto drammatico o dove il jazz fa la spola tra elettronica e sapori mediterranei, dove una collezione d’arte diventa scenografia, dove un musicista “danza” lo spazio acustico e un danzatore “canta” il corpo.

“Scende la luna; e si scolora il mondo”. Così Leopardi descrive il nostro satellite quando, al suo giungere, porta via con sé i colori e le luci. La Luna accompagna i pensieri umani, i riti, le figure, le riverberazioni, i viaggi: Aperto 2019 si colloca in questa soglia metaforica fra interno ed esterno, tradizione e invenzione, memoria e ricerca, luce e ombra, casa e viaggio. Una soglia dove la diversità è come l’attrito: consente il movimento delle cose.

Ad inaugurare l’edizione 2019 sarà il nuovo esclusivo progetto di Massimo Zamboni, “Il richiamo degli scomparsi: orazione con orchestra”. Un concerto scenico che evoca un pantheon di artisti di Reggio Emilia, con la regia di Fabio Cherstich, la partecipazione di Arzân! Orchestra, del Concerto a fiato L’Usignolo e di molti altri ospiti a sorpresa. Voci, immagini, canzoni antiche e recenti che diventano nuove, in una nuova dimensione teatrale. Con la collaborazione dell’Assessorato Educazione e Conoscenza Servizio Officina Educativa / SD Factory-Cooperativa Papa Giovanni XXIII e con Arci Reggio Emilia.
Per districarsi tra il fittissimo calendario si può far riferimento ai titoli principali, e quindi: “Teatro per la musica e per lo spazio”, “Jazz Rock Songs”, “Sol#. Suoni nello spazio”, “Danzare la memoria e il futuro”, “Tra Danza, Circo contemporaneo e tecnologie”, “ApertoKids”, “New Italian Dance”, “Network e collaborazioni”, e altro ancora.
Ad arricchire il Festival Aperto, come evento straordinario, ci sarà la presentazione della quinta edizione della New Italian Dance Platform (Nid), la vetrina biennale della danza italiana, dal 10 al 13 ottobre 2019 a Reggio Emilia negli spazi della Fondazione I Teatri, partner insieme ad Ater Circuito Multidisciplinare (capofila) e Fondazione Nazionale della Danza.

“Abbiamo mosso molti passi in questi ultimi due anni – ha affermato, durante la conferenza stampa di presentazione presso il Teatro Valli, Paolo Cantù, direttore generale e artistico della Fondazione I Teatri – e abbiamo condiviso un importante percorso: sono ben 650 circa, infatti, gli spettacoli che vengono realizzati ogni anno in città. L’Aperto è un festival interdisciplinare con al centro la musica e la danza, capace di spaziare nelle altre arti figurative e di muoversi nella contemporaneità spostando i confini delle forme”. “Il Festival è un evento capace di tenere unite le arti e i cuori delle persone – ha continuato l’assessore a Educazione e Conoscenza, Raffaella Curioni -. Reggio è un motore di produzioni e scelte artistiche nuove e coraggiose. Importante l’esaltazione della cultura emiliana in questo tipo di rassegne perché questa terra ha dato i natali a artisti ed esperti di alto livello. Reggio è una città che ha tanto da raccontare, dalle istituzioni culturali alle collaborazioni che anche in questa manifestazione sono messe in valore”.

“Si festeggiano quest’anno i 50 anni dall’allunaggio – ha concluso Roberto Fabbi, curatore artistico di Aperto/Rec Festival per la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia – e da qui è nata l’idea di un progetto che guarda alla luna. L’astro, intriso di mistero e diversità, ci porta a guardare il nostro mondo da quella prospettiva e, in quanto oggetto di impresa sovrumana, dona speranza agli uomini in un momento dove c’è tanto bisogno di sperare ancora. Il tema della diversità, invece, è identificabile in una bussola che aiuta a mettere insieme il programma: una diversità intesa sia nella varietà, sia nella proiezione della concezione di un’idea di diversità. Sarà tutto uno spettacolo”.

Il Festival Aperto (il cui programma completo si trova sul sito) è curato dalla Fondazione I Teatri partner del Reggio Parma Festival, fondato dalla Provincia e dal Comune di Reggio Emilia, sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività.


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