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La VOCE ANNO XXII N°3

novembre 2019

PAGINA         - 42

«un omaggio al ’68 lanciato nel futuro». il pianista andrea rebaudengo domani sera al teatro valli insieme a lui sul palco mirco ghirardini e simone beneventi. giulia bassi - 27 ottobre 2018 - reggio emilia. un concerto dove, come non si suol dire, succede un ’68, scrive roberto fabbi dei teatri a proposito dell’appuntamento “les murs ont la parole. suoni intorno al ’68” con tre musicisti di razza, dalla personalità prorompente che avrà luogo domani alle 18 sul palcoscenico del valli. i protagonisti, più volte apprezzati, mirco ghirardini, andrea rebaudengo e simone beneventi (clarinetti e sax, pianoforte, percussioni) proporranno al pubblico un’escursione musicale prima durante e dopo il fatidico 1968. l’anno in cui, secondo lo slogan del maggio parigino, i “muri hanno la parola”. c’est à dire que: l’imprevisto prende la parola, le gerarchie si ritrovano corrose, l’immaginazione cerca il potere, la trasgressione sostituisce l’obbedienza, così nelle piazze e nella protesta come nelle arti e nei linguaggi. dell’appuntamento che si annuncia ricco di sorprese, andrea rebaudengo, musicista variegato e non solo classico, in quanto viene invitato anche come jazzista e improvvisatore, commenta: «in un festival di musica d’oggi come aperto non poteva mancare un bell’omaggio al ’68. il nostro è qualcosa di moderno, legato al futuro, non vogliamo commemorarlo, ma lo lanciamo in avanti. tiene in considerazione le performance con una caratura di teatralità e una gestualità realizzata con strumenti non abituali». un esempio? «eseguiamo pezzi “normali” come l’ode a che guevara di denisov, o un mio arrangiamento di broadway blues, per sax, piano e percussioni composto da ornette coleman (1968) e un altro ludvig van. homage by beethoven /1970) in cui l’autore profana il tempio sacro della classica con libertà in un miscuglio di suoni, dai quali fuoriescono le melodie di beethoven». qualche stranezza? «la performance solo for violin di nam june paik affidata al percussionista beneventi. e per quanto riguarda il lato gestuale, riserverà delle sorprese il brano commissionato per l’occasione di giovanni mancuso, revolution n.68 - free mystic kabarett per clarinetto basso, pianoforte, percussioni e oggetti accessori: come forbici, elicotteri e megafoni... l’autore realizza uno sguardo a posteriori a 50 anni di distanza, che si presenta come “azione politico-magico-acustica su canzoni del maggio 68”. in questo ’68 succede di tutto, ma oltre al lato divertente vorrei rivelare la valenza poetica, non soltanto le urla». e il brano di reich? «nel suo “pendulum music” entrano la tecnologia e anche la provocazione. il brano, composto proprio nel 1968, è per microfoni, monitor amplificatori e performer: tre microfoni dondolano dal soffitto e, sotto, altoparlanti che producono l’effetto larsen (detto anche feedback, quel fischio che si innesca puntando un microfono verso l’altoparlante che lo amplifica)». lei è un musicista che si dedica a tante cose... «sono curioso e sono attirato dalla musica contemporanea, che mi permette di costruire dei progetti. oggi è difficile concepire il lavoro del pianista nella maniera tradizionale». su ghirardini e beneventi? «sono colleghi ma anche grandi amici. e così è tutto più facile: un programma folle come questo bisogna realizzarlo con persone con le quali esiste un feeling. noi siamo una squadra». — “aperto” nel segno della luna a cinquant’anni dallo sbarco tra jazz, danza, musica e circo. si comincia il 21 settembre con massimo manzoni e si chiude il 26 novembre con ryuichi sakamoto. giulia bassi - 17 maggio 2019.
trentuno concerti e spettacoli di danza, teatro, circo, 10 produzioni e coproduzioni, 9 prime; oltre 50 aperture, al teatro valli, teatro ariosto, fonderia aterballetto e collezione maramotti. così ricca si presenta l’edizione 2019 del festival aperto al via il 21 settembre con un progetto teatrale in esclusiva di massimo zamboni per chiudersi il 26 novembre con ryuichi sakamoto e alva noto in duo. ma come sempre la manifestazione, un unicum italiano in quanto si colloca in quel territorio di confine dove le discipline, i generi, le arti si nutrono a vicenda per raccontare la contemporaneità, ha un tema che questa volta non è un’azione o un pensiero ma una cosa con un nome materiale. è la luna – “alieae lunae” – in ricordo dei 50 anni dello sbarco; la luna che è un mistero ma anche una ricchezza. il tema. su questa coppia di suggestioni aperto - xi edizione articola il suo programma che è stato presentato ieri dal direttore dei teatri paolo cantù, insieme all’assessore raffaella curioni, in rappresentanza del sindaco, roberto fabbi dei teatri, storico curatore del festival. presente anche massimo zamboni per illustrare il suo progetto “il richiamo degli scomparsi: orazione con orchestra; un concerto scenico”, che evoca un pantheon di artisti di reggio emilia, con la regìa di fabio cherstich, arzân! orchestra, concerto a fiato l’usignolo e ospiti a sorpresa. voci, immagini, canzoni antiche e recenti che diventano nuove, in una nuova dimensione teatrale. ecco le proposte suddivise per generi. musica e spazio. raccoglie progetti frutto dell’interazione fra musica, arti performative e visive la prima assoluta dell’opera mosaico trilogy in two di andrea liberovici, dedicata a faust, florence nightingale e venezia; il dramma musicale circense dall’alto di riccardo nova e giacomo costantini, inspirato a beckett; il concerto multi-tecnologico ùtera di gabriele marangoni; il concerto-installazione giuseppe chiari / la luce di tempo reale; così come il teatro-danza onirico dei belgi peeping tom. jazz rock songs. oltre allo spettacolo di zamboni, il concerto di paolo angeli con la sua chitarra preparata; l’energetica fusion di marc guiliana beat music; il jazz con radici ebraiche di avishai cohen trio; l’imperdibile il viaggio fra persia classica e iran odierno di kronos quartet & mahsa vahdat oltre ai già menzionati sakamoto e alva noto. suoni nell’aria. concerti di musica classica contemporanea in cui la scrittura dipana diversi modi di “esplorazione dello spazio”. gaze through the stars mette in relazione terry riley e karlheinz stochhausen al quale è dedicato il concerto k&k elektro gesängen, canti elettronici di flauto e onde radio; songbook di matteo franceschini e ancora darker than black che vede il gradito ritorno dell’icarus ensemble, si muove fra autori contemporanei e rinascimentali, mentre pensieri sonanti con mirco ghirardini, giovanni mareggini ed andrea rebaudengo è un omaggio ad armando gentilucci, ma si ricorda anche beethoven a 250° della nascita con jordi savall; . memoria e futuro. un insieme di proposte multidisciplinari: emblematico peeping tom che chiude la trilogia della famiglia con “kind” (figlio). a proposito di memoria, la compagnia rambert omaggia merce cunningham – a 100 anni dalla nascita – con una riedizione dei leggendari events; e richard siegal con il ballet of difference presenta new ocean, ispirata a ocean di cunningham/cage. la collaborazione con la collezione maramotti, illustrata da sara piccinini, è affidata ad un nuovo progetto site-specific commissionato a dimitris papaioannou, coreografo greco dall’estetica dirompente. greco è anche christos papadopoulos, che presenta l’ipnotico ion; ancora, tordre di rachid ouramdane - in collaborazione con fondazione nazionale della danza e centro teatrale bresciano - è un duetto frutto della fusione di due assoli simultanei. la danza comprende: sita ostheimer, il collettivo che presenta nuova creazione dell’artista ospite enzo cosimi. danza e circo. si muove al confine fra danza e nuove tecnologie il lavoro del duo adrien m & claire b, che porterà al festival acqua alta: interpreti una danzatrice e un artista circense che attraversano un mondo popolato di mostri, fantasmi che prendono vita al loro passaggio. —

«Un omaggio al ’68 lanciato nel futuro»



Il pianista Andrea Rebaudengo domani sera al teatro Valli Insieme a lui sul palco Mirco Ghirardini e Simone Beneventi

Giulia Bassi - 27 OTTOBRE 2018 - REGGIO EMILIA

Un concerto dove, come non si suol dire, succede un ’68, scrive Roberto Fabbi dei Teatri a proposito dell’appuntamento “Les murs ont la parole. Suoni intorno al ’68” con tre musicisti di razza, dalla personalità prorompente che avrà luogo domani alle 18 sul palcoscenico del Valli.

I protagonisti, più volte apprezzati, Mirco Ghirardini, Andrea Rebaudengo e Simone Beneventi (clarinetti e sax, pianoforte, percussioni) proporranno al pubblico un’escursione musicale prima durante e dopo il fatidico 1968. L’anno in cui, secondo lo slogan del maggio parigino, i “Muri hanno la parola”. C’est à dire que: l’imprevisto prende la parola, le gerarchie si ritrovano corrose, l’immaginazione cerca il potere, la trasgressione sostituisce l’obbedienza, così nelle piazze e nella protesta come nelle arti e nei linguaggi.

Dell’appuntamento che si annuncia ricco di sorprese, Andrea Rebaudengo, musicista variegato e non solo classico, in quanto viene invitato anche come jazzista e improvvisatore, commenta: «In un festival di musica d’oggi come Aperto non poteva mancare un bell’omaggio al ’68. Il nostro è qualcosa di moderno, legato al futuro, non vogliamo commemorarlo, ma lo lanciamo in avanti. Tiene in considerazione le performance con una caratura di teatralità e una gestualità realizzata con strumenti non abituali».

Un esempio?

«Eseguiamo pezzi “normali” come l’Ode a Che Guevara di Denisov, o un mio arrangiamento di Broadway Blues, per sax, piano e percussioni composto da Ornette Coleman (1968) e un altro Ludvig van. Homage by Beethoven /1970) in cui l’autore profana il tempio sacro della classica con libertà in un miscuglio di suoni, dai quali fuoriescono le melodie di Beethoven».

Qualche stranezza?

«La performance Solo for Violin di Nam June Paik affidata al percussionista Beneventi. E per quanto riguarda il lato gestuale, riserverà delle sorprese il brano commissionato per l’occasione di Giovanni Mancuso, Revolution n.68 - Free Mystic Kabarett per clarinetto basso, pianoforte, percussioni e oggetti accessori: come forbici, elicotteri e megafoni... L’autore realizza uno sguardo a posteriori a 50 anni di distanza, che si presenta come “azione politico-magico-acustica su canzoni del Maggio 68”. In questo ’68 succede di tutto, ma oltre al lato divertente vorrei rivelare la valenza poetica, non soltanto le urla».

E il brano di Reich?

«Nel suo “Pendulum Music” entrano la tecnologia e anche la provocazione. Il brano, composto proprio nel 1968, è per microfoni, monitor amplificatori e performer: tre microfoni dondolano dal soffitto e, sotto, altoparlanti che producono l’effetto Larsen (detto anche feedback, quel fischio che si innesca puntando un microfono verso l’altoparlante che lo amplifica)».

Lei è un musicista che si dedica a tante cose...

«Sono curioso e sono attirato dalla musica contemporanea, che mi permette di costruire dei progetti. Oggi è difficile concepire il lavoro del pianista nella maniera tradizionale».

Su Ghirardini e Beneventi?

«Sono colleghi ma anche grandi amici. E così è tutto più facile: un programma folle come questo bisogna realizzarlo con persone con le quali esiste un feeling. Noi siamo una squadra». —

“Aperto” nel segno della luna a cinquant’anni dallo sbarco tra jazz, danza, musica e circo

Si comincia il 21 settembre con Massimo Manzoni e si chiude il 26 novembre con Ryuichi Sakamoto

Giulia Bassi - 17 MAGGIO 2019

Trentuno concerti e spettacoli di danza, teatro, circo, 10 produzioni e coproduzioni, 9 prime; oltre 50 aperture, al Teatro Valli, Teatro Ariosto, Fonderia Aterballetto e Collezione Maramotti. Così ricca si presenta l’edizione 2019 del Festival Aperto al via il 21 settembre con un progetto teatrale in esclusiva di Massimo Zamboni per chiudersi il 26 novembre con Ryuichi Sakamoto e Alva Noto in duo. Ma come sempre la manifestazione, un unicum italiano in quanto si colloca in quel territorio di confine dove le discipline, i generi, le arti si nutrono a vicenda per raccontare la contemporaneità, ha un tema che questa volta non è un’azione o un pensiero ma una cosa con un nome materiale. È la luna – “Alieae Lunae” – in ricordo dei 50 anni dello sbarco; la luna che è un mistero ma anche una ricchezza.

IL TEMA

Su questa coppia di suggestioni Aperto - XI edizione articola il suo programma che è stato presentato ieri dal direttore dei Teatri Paolo Cantù, insieme all’assessore Raffaella Curioni, in rappresentanza del sindaco, Roberto Fabbi dei Teatri, storico curatore del Festival. Presente anche Massimo Zamboni per illustrare il suo progetto “Il richiamo degli scomparsi: orazione con orchestra; un concerto scenico”, che evoca un pantheon di artisti di Reggio Emilia, con la regìa di Fabio Cherstich, Arzân! Orchestra, Concerto a fiato L’Usignolo e ospiti a sorpresa. Voci, immagini, canzoni antiche e recenti che diventano nuove, in una nuova dimensione teatrale. Ecco le proposte suddivise per generi.



Musica e spazio

Raccoglie progetti frutto dell’interazione fra musica, arti performative e visive la prima assoluta dell’opera mosaico Trilogy in Two di Andrea Liberovici, dedicata a Faust, Florence Nightingale e Venezia; il dramma musicale circense Dall’alto di Riccardo Nova e Giacomo Costantini, inspirato a Beckett; il concerto multi-tecnologico Ùtera di Gabriele Marangoni; il concerto-installazione Giuseppe Chiari / La luce di Tempo Reale; così come il teatro-danza onirico dei belgi Peeping Tom.

Jazz Rock Songs

Oltre allo spettacolo di Zamboni, il concerto di Paolo Angeli con la sua chitarra preparata; l’energetica fusion di Marc Guiliana Beat Music; il jazz con radici ebraiche di Avishai Cohen Trio; l’imperdibile il viaggio fra Persia classica e Iran odierno di Kronos Quartet & Mahsa Vahdat oltre ai già menzionati Sakamoto e Alva Noto.

Suoni nelL’ARIA

Concerti di musica classica contemporanea in cui la scrittura dipana diversi modi di “esplorazione dello spazio”. Gaze through the Stars mette in relazione Terry Riley e Karlheinz Stochhausen al quale è dedicato il concerto K&K Elektro Gesängen, canti elettronici di flauto e onde radio; Songbook di Matteo Franceschini e ancora Darker than Black che vede il gradito ritorno dell’Icarus Ensemble, si muove fra autori contemporanei e rinascimentali, mentre Pensieri sonanti con Mirco Ghirardini, Giovanni Mareggini ed Andrea Rebaudengo è un omaggio ad Armando Gentilucci, ma si ricorda anche Beethoven a 250° della nascita con Jordi Savall; .

Memoria e futuro

Un insieme di proposte multidisciplinari: emblematico Peeping Tom che chiude la trilogia della famiglia con “Kind” (Figlio). A proposito di memoria, la Compagnia Rambert omaggia Merce Cunningham – a 100 anni dalla nascita – con una riedizione dei leggendari Events; e Richard Siegal con il Ballet of Difference presenta New Ocean, ispirata a Ocean di Cunningham/Cage. La collaborazione con la Collezione Maramotti, illustrata da Sara Piccinini, è affidata ad un nuovo progetto site-specific commissionato a Dimitris Papaioannou, coreografo greco dall’estetica dirompente. Greco è anche Christos Papadopoulos, che presenta l’ipnotico Ion; ancora, Tordre di Rachid Ouramdane - in collaborazione con Fondazione Nazionale della Danza e Centro Teatrale Bresciano - è un duetto frutto della fusione di due assoli simultanei. La danza comprende: Sita Ostheimer, il CollettivO che presenta nuova creazione dell’artista ospite Enzo Cosimi.

Danza e circo

Si muove al confine fra danza e nuove tecnologie il lavoro del duo Adrien M & Claire B, che porterà al festival Acqua Alta: interpreti una danzatrice e un artista circense che attraversano un mondo popolato di mostri, fantasmi che prendono vita al loro passaggio. —

  P R E C E D E N T E   

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