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La VOCE ANNO XXI N°7

marzo 2019

PAGINA d         - 28

Una patologia israeliana

Amira Hass 22 gennaio 2019, Haaretz. Questo piacere perverso nel provocare ulteriori sofferenze ai palestinesi è una patologia israeliana che necessita un trattamento clinico piuttosto che giornalistico

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Questo piacere perverso nel provocare ulteriori sofferenze ai palestinesi è una patologia israeliana che necessita un trattamento clinico piuttosto che giornalistico

Amira Hass 22 gennaio 2019, Haaretz

Mi è stato chiesto di fare qualcosa di simile a ciò che ha fatto la giornalista Hadas Shtaif [giornalista della radio dell’esercito israeliano che ha scoperto uno scandalo sessuale attraverso il telefono di un magistrato, ndtr.]. Non di accedere illegalmente ad un telefono cellulare, ma di rompere i muri del silenzio. E non per svelare un crimine, ma per aiutare indirettamente a commetterlo – contro la popolazione di Gaza.

I miei editori mi hanno chiesto di verificare l’esattezza del report di domenica della radio dell’esercito, secondo cui Israele ha concordato di permettere al Qatar di inviare altri 15 milioni di dollari nella Striscia di Gaza, e quindi sollevare un po’ il territorio dalla palude fangosa in cui la politica di chiusura israeliana lo ha gettato, con l’aiuto della rivalità tribale tra Hamas e Fatah. Avigdor Lieberman [ex ministro israeliano della Difesa e leader di un partito di estrema destra, ndtr.] ha immediatamente denunciato l’accordo israeliano di trasferimento del denaro.

E’ legittimo supporre che lo scopo dell’anonimo informatore fosse di mettere in imbarazzo Benjamin Netanyahu ed anche di far sprofondare Gaza di qualche centimetro in più nel fango. Gli organi di informazione palestinesi hanno addirittura riferito che gli abitanti delle comunità israeliane vicino a Gaza stavano programmando una manifestazione contro il trasferimento dei fondi. Non è difficile immaginare il seguente scenario: il comitato centrale del Likud [partito di destra di Netanyahu, al governo, ndtr.] va nel panico, il partito Habayit Hayehudi (Casa ebraica, di estrema destra, ndtr.) bolla il trasferimento come disfattista e le valigie piene di denaro rimangono a Doha.

Se il principe Tamim Bin Hamad (emiro del Qatar) mi avesse confermato che il suo rappresentante sarebbe atterrato presto con il denaro, sarei stata colta da un dilemma: non rivelarlo e tradire la mia professionalità, o riferirlo e alimentare l’incitamento all’odio, l’ignoranza e la malvagità della società israeliana, che gioisce nello spingere Gaza sempre più nell’afflizione? In altri termini: avrei favorito la commissione di un crimine.

Ma l’agenzia Reuters ha riferito che l’ambasciatore del Qatar a Gaza Mohammed Al-Emadi aveva confermato che sarebbe arrivato questa settimana, perciò il dilemma mi è stato risparmiato. Se l’incitamento all’odio fosse riuscito ad impedire il trasferimento, non sarebbe stata colpa mia.

Questo piacere perverso nel cagionare sempre più sofferenze ai palestinesi è una patologia israeliana che necessita cure cliniche piuttosto che giornalistiche. Ma ridurre l’ignoranza dei fatti è senza dubbio un compito dei giornalisti.

Nel pensiero parallelo usato dalla propaganda sia di Lieberman che di Hamas, l’arrivo del denaro a Gaza riflette la debolezza israeliana. In realtà, è vero il contrario. Israele è responsabile della palude fangosa, eppure viene lodato perché consente l’entrata di qualche pala con cui cercare di disfarsene.

Israele lascia anche filtrare critiche di Hamas. Si scopre adesso che le settimanali Marce

del Ritorno – che hanno già causato la morte di 183 manifestanti uccisi dal fuoco israeliano e il ferimento di altri 23.000, alcuni dei quali resteranno per sempre invalidi – sono negoziabili. Possono essere scambiate con denaro. Lo slogan del “ritorno” nelle manifestazioni era unito alla richiesta di rimozione dell’assedio, ma quando l’assedio non è diminuito, ai dipendenti di Hamas senza salario è stato offerto in cambio del denaro. E per questo l’orgogliosa organizzazione era disposta a fare dei passi per limitare le manifestazioni.

Inoltre il denaro approfondisce la divisione interna tra i palestinesi. Mahmoud Abbas pensa ancora che, abbandonando il suo popolo a Gaza, può costringere Hamas ad arrendersi. E Israele fa la figura di quello buono e di quello serio della situazione.

Soprattutto, attraverso un gesto generoso che non ci costa niente, riusciamo a dare un’altra spinta al pugnale dell’umiliazione piantato nella schiena dei gazawi. Dato che dipendere dalla carità per avere la luce nella doccia è un’umiliazione.

I palestinesi di Gaza, per la maggior parte rifugiati, sono gente creativa che lavora sodo e s’è aiutata da sola per decenni. Ma la condizione fondamentale e necessaria perché ciò avvenga è la libertà di movimento. Ed essa le è stata rubata da Israele.

La politica israeliana di strangolamento ha fatto deteriorare la situazione così gravemente che Gaza non ha altra scelta che rinunciare alla propria dignità ed accettare i fondi del Qatar. Perché le fognature che funzionano e le scuole che restano aperte sono più importanti dell’orgoglio. E Israele, il carceriere, si presenta al mondo come se fosse generoso e disponibile.

(Traduzione di Cristiana Cavagna)

SITUAZIONE SEMPRE PIU’ DRAMMATICA A GAZA. CHIUDONO GLI OSPEDALI PEDIATRICI.


20 Gen, 2019 | Palestina, Slider

Leggete la lettera che ci ha inviato la prof.ssa Paola Manduca.

” Cari e care,
al Naser and al Rantisi hospital sono stati chiusi da oggi per mancanza di gasolio per i generatori.

Sono i due ospedali pediatrici di Gaza. Il primo per tutti i pazienti, il secondo per i casi specialistici (tra cui la dialisi). Il Nasser ha anche una unità di cura intensiva perinatale.
Buona parte della striscia di Gaza affluisce alla pediatria del Naser e Rantissi, e centinaia di pazienti sono ricoverati, tra cui una ventina in cura intensiva neonatale, altre centinaia sono visti nel day hospital ogni giorno.

Sabato aveva già chiuso l’ospedale di Beith Hannoun

In lista per la chiusura domani o martedì sono Ophthalmology, Psychiatry e l’ospedale Abu Yusif Al Najjar; queste sono le notizie che ci giungono dal ministero della salute.
A Gaza ci sono 13 Ospedali governativi e sono tutti nelle stesse condizioni per mancanza di carburante.
Le autorità hanno previsto un piano di chiusure successive per limitare i danni e poter spostare i pazienti, per quanto sia possibile; ma sembra che si potrebbe arrivare al blocco di tutti gli ospedali già in questa settimana.

Come attivisti, come persone di coscienza solidali con Gaza, quello che possiamo fare è portare questi fatti in tempo reale all’attenzione pubblica e sollecitare politici, associazioni e reti in Italia, ma anche all’estero, affinché informino nella speranza che la pressione mediatica spinga Israele a rivedere le proprie scelte.

La crisi energetica infatti ha le sue radici nella mancanza del rispetto delle regole internazionali secondo le quali lo stato occupante dovrebbe provvedere alle esigenze fondamentali della popolazione, mentre ormai sembra normale non solo che Israele abbia appaltato la sopravvivenza dei Gazawi (altrimenti resa impossibile dal blocco) alle organizzazioni sovranazionali, ma che ostacoli gli stesi interventi umanitari realizzati dalla diplomazia internazionale.
Israele ha una sua strategia, in atto da 12 anni, che si realizza attraverso il controllo delle frontiere per beni e persone,con l’obiettivo di strangolare e tenere in emergenza continua la
popolazione e i servizi essenziali, come forma di punizione collettiva, come strumento per stringere sempre più la corda al collo dei Gazawi tutti; minaccia questa sempre presente e soprattutto realizzabile in qualsiasi momento con grande facilità, come sta avvenendo ora.

Per quanto riguarda il gasolio, la storia è lunga; mi limito a riassumere gli ultimi eventi.
Una donazione del Qatar in novembre avrebbe garantito 6 mesi di gasolio e di salari per gli impiegati pubblici (quindi anche per tutti i medici,gli infermieri etc) ma Israele adesso, dopo 2 mesi, ha bloccato sia i fondi che il gasolio. “Semplicemente” non sono arrivati da 3 settimane e per il gasolio questo significa che le minime scorte che c’erano si sono esaurite.
Tutto ciò nonostante che questo permesso, per i 6 mesi di aiuti umanitari, fosse stato concordato anche con la mediazione dell ‘Egitto, all’interno di un accordo ufficiale con il governo di Gaza.

Ancora una volta, un’ elezione in Israele si trasforma in una contesa tra chi vuole strangolare i Palestinesi prima e chi dopo… Lieberman e Natanyahu , chi più violentemente e chi zitto zitto. Questa crisi, anche se si risolvesse avrà fatto altre vittime giorno dopo giorno per mancanza di assistenza . E naturalmente trai più fragili, i bambini, i malati cronici, gli .anziani….

Chi può informare e diffondere lo faccia subito e ad ampio raggio

Restiamo disponibili per fornire dettagli, numeri e anche notizie in tempo reale .

Per ora saluti. Paola Manduca.

Qui trovate l’appello ufficiale del 15 gennaio del ministero della salute.

Tue, Jan 15, 7:45 PM (5 days ago)

MOH in Gaza appeals to all concerned parties to intervene immediately to end the fuel crisis hitting the governmental hospitals in Gaza Strip as the generators of the Emirati Maternity hospital in Rafah will stop within hours, this crises will expand to involve the entire health facilities within days.
The Palestinian Health Ministry warns from an alarming crisis that hits the healthcare system in the besieged Gaza Strip due to the shortage of fuel supplies which provide power for hospitals.
The fuel crisis which hit the Emirates Crescent Hospital and health facilities began after the end of November 2018 with the depletion of the remaining fuel quantities due to power outages and increased electricity loads due to the cold winter.
We have not been supplied by any quantities of fuel from the donors, we reached a state of severe shortage and we are counting down to stop many hospitals’ generators in the coming hours, which will lead to stopping the health service of additional hospitals and health facilities and therefore we appeal to all the concerned parties to provide our hospitals with fuel to ensure the continuity of health services for thousands of patients in Gaza strip.
The monthly consumption of fuel is 300,000 liters per month.
The Palestinian Health Ministry warns from an alarming crisis that hits the healthcare system in the besieged Gaza Strip due to the shortage of fuel supplies which provide power for hospitals.
The fuel crisis which hit the Emirates Crescent Hospital and health facilities began after the end of November 2018 with the depletion of the remaining fuel quantities due to power outages and increased electricity loads due to the cold winter.
We have not been supplied by any quantities of fuel from the donors, we reached a state of severe shortage and we are counting down to stop many hospitals’ generators in the coming hours, which will lead to stopping the health service of additional hospitals and health facilities and therefore we appeal to all the concerned parties to provide our hospitals with fuel to ensure the continuity of health services for thousands of patients in Gaza strip.
The monthly consumption of fuel is 300,000 liters per month.
Al-Aqsa Martyrs Hospital in the middle zone of Gaza Strip transferred 2500 liters of fuel from its own tanks to save the UAE Crescent Maternity Hospital in Rafah city, which is about to halt operation because of fuel shortage , noting that the transferred amount will be enough for two days in the maternity hospital and the remaining fuel in Al-Aqsa hospital will be finished in 5 days only Continuing crisis of fuel depletion in health facilities will have catastrophic consequences for patients in the Gaza Strip when the generators stop within a few days.

☜ It will threaten the lives of 800 patients with renal failure who attend for 128 dialysis machines 3 times a week, including 30 children.

☜ 40 operation rooms will be interrupted in which 250 operations are being operated per day.

☜ The lives of hundreds of pregnant women who require caesarean sections will be threatened when the operation rooms in the delivery sections stop

☜ The health situation of thousands of patients who require laboratory tests and blood units will be exacerbated every day when 50 medical laboratories and 10 blood banks are suspended at Ministry of Health facilities

☜ The lives of 120 new born premature babies will be threatened as their lives are directly dependent on electricity supply to the nurseries in the Gaza Strip hospitals

☜ The lives of 100 patients in the intensive care units will be threatened as their lives are linked to the continuous electricity that run life saving medical devices.

☜ Halting the oxygen concentrators, sterilization units, laundries and other supportive services in Gaza Strip hospitals.

☜ The health situation of thousands of patients will be at risk as they will be deprived of diagnostic services in the radiology departments of the Gaza Strip hospitals .

• Dozens of patients every day will be denied of therapeutic and diagnostic cardiac catheterization services

qui un articolo di sabato https://www.middleeasteye.net/…/catastrophic-situation-immi…

se qualcuno traduce lo faccia girare cosi si usa

Un prigioniero palestinese sotto custodia israeliana muore per l’incuria medica

RAMALLAH (Ma’an) – Un prigioniero palestinese di 51 anni della Striscia di Gaza assediata è morto mercoledì a causa di incuria medica, dopo aver scontato 28 anni nelle prigioni israeliane, quattro dei quali in isolamento.

Secondo il Comitato per i Rapporti con i Prigionieri e gli Ex-prigionieri Palestinesi, Fares Baroud, 51 anni, del campo profughi al-Shati, è morto poco dopo essere stato trasferito dalla prigione israeliana di Rimon, nel sud di Israele, in un ospedale israeliano per terapia intensiva in seguito al deteriorarsi della sua salute.

Baroud, che è stato incarcerato nel 1991 e condannato all’ergastolo, oltre ai 35 anni per aver ucciso un colono israeliano, ha sofferto in prigione di ernia, malattie del fegato e asma.

Ha subito un intervento chirurgico l’anno scorso per rimuovere parte di un rene.

A Baroud erano state negate dalle autorità israeliane tutte le visite di famiglia per 18 anni, comprese quelle della madre, Rayya Baroud.

È da notare che Baroud avrebbe dovuto essere rilasciato nel 2013 nello scambio di prigionieri con Israele, ma Israele si ritirò dall’accordo e rifiutò di rilasciare i 30 prigionieri.

Il Comitato ha ritenuto i Servizi Penitenziari israeliani pienamente responsabili della morte a causa di incuria medica e ha segnalato che altri palestinesi con malattie croniche potrebbero morire nel sistema carcerario israeliano.

Il Comitato ha confermato che dall’occupazione nel 1967della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, 60 prigionieri palestinesi sono morti durante la detenzione israeliana a causa di incuria medica.

(Traduzione di Luciana Galliano)



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