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La VOCE 1905 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°9 | maggio 2019 | PAGINA d - 28 |
segue da pag.27: niente più scuse: gli elettori israeliani hanno scelto un paese che rispecchierà i regimi brutali dei loro vicini arabi.
addio a chiunque sostenga il boicottaggio di israele. questo sarà proibito. un’ultima citazione da gideon: “l’aeroporto di ben gurion sarà ancora più chiuso ai critici del regime. le ong saranno messe fuori legge. gli arabi saranno discriminati ancor più di quanto avvenga ora, lungo la strada per realizzare la visione di uno stato ebraico con legislatori unicamente ebrei … e naturalmente, in attesa dietro l’angolo c’è l’annessione ”. lasciate che il mondo veda e giudichi, dice gideon .
certamente gli arabi, le cui lacrime se fossero state vere avrebbero fatto annegare i palestinesi in acque salate, saranno felici di un israele che assomiglia sempre di più ai loro regimi brutali e politicamente immorali, per non parlare di un leader circondato da montagne di accuse di corruzione. tutto ciò non ricorda i dittatori che tutti conosciamo e amiamo così tanto? pensate a qualsiasi capitale tra baghdad e amman, tra damasco e doha, tra il cairo e algeri.
se potete perdonare gli arabi per non essere responsabili dei loro stessi leader , sulla base del fatto che quelle vittorie al ” 90 per cento” sono truccate, chi può negare che netanyahu e i suoi alleati di destra che governeranno israele abbiano legalmente ottenuto 65 dei 120 seggi della knesset? una cosa è affermare che gli autocrati arabi non sono realmente eletti dal loro popolo; diverso è quando gli israeliani votano in elezioni libere e trasparenti per le canaglie che ora governeranno il paese per un mandato di quattro anni. volevano bibi e i suoi amici.
per quanto riguarda benny gantz, ha così vergognosamente abusato del popolo arabo di israele, composto da suoi concittadini, che il loro rifiuto di votare per lui gli è probabilmente costata la premiership.
forse che tutti non abbiamo visto i video elettorali di gantz, in cui mostrava immagini della distruzione di gaza per ottenere più voti dagli ebrei israeliani? immaginate per un momento se durante le loro finte elezioni i dittatori arabi volessero aumentare la loro popolarità mostrando i loro attacchi aerei contro i curdi o contro le città sciite o sunnite. la prova finale che sono criminali di guerra, diremmo. come potrebbe un uomo vantarsi di un tale bagno di sangue? beh, meglio non rispondere a questa specifica domanda.
ma non temete. israele continuerà a farla franca. e le nazioni arabe glielo permetteranno. dopo tutto, perché i dittatori dovrebbero condannare una nazione che assomiglia sempre di più agli stati che essi stessi governano?
se l’occidente può perdonare un governo arabo che bombarda lo yemen, possiamo continuare a perdonare un governo israeliano che bombarda gaza. se possiamo riprendere a fare affari con quegli arabi che imprigionano le donne per il solo fatto che rivendicano dei diritti e che uccidono un giornalista, allora possiamo continuare a fare affari con gli israeliani che bombardano gaza o uccidono i suoi giornalisti (e i suoi medici e infermieri).
quindi niente più propaganda. niente più scuse. niente più mimetizzazione. niente più dichiarazioni speciali . sappiamo dove siamo. così lo sanno gli arabi. così dovrebbero saperlo anche gli israeliani.
trad: grazia parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – invictapalestina.org .
per un 25 aprile antifascista, antisionista e antimperialista!
a fianco dei partigiani di ieri e di oggi.
partecipiamo allo spezzone internazionalista.
del corteo centrale dell’anpi.
contro le discriminazioni razziste, xenofobe e di genere e contro il nuovo schiavismo.
contro l’aggressione imperialista ai popoli resistenti come quello venezuelano.
contro le politiche di apartheid, occupazione e colonizzazione ai danni del popolo palestinese.
contro la criminalizzazione del movimento di boicottaggio disinvestimento e sanzioni a israele.
per il diritto all’accoglienza e alla cittadinanza.
per rinsaldare i vincoli di solidarietà internazionalista e di classe.
per sostenere le resistenze popolari che si battono contro l’imperialismo.
per attualizzare, rafforzare e riaffermare i valori della lotta partigiana.
il 25 aprile tutti al corteo.
ore 09.30 a largo bompiani - roma.
con le bandiere palestinesi, venezuelane e dei popoli che resistono all’imperialismo.
soldati israeliani sparano a un ragazzo palestinese legato e bendato .
che cerca di fuggire.
nonostante sia bendato e ammanettato il ragazzo viene colpito all'inguine da un colpo sparato dai soldati israeliani.
aprile 22, 2019 .
il minorenne era stato arrestato in quanto sospettato di aver lanciato pietre in cisgiordania, poi è stato colpito all’inguine. alcuni palestinesi sono riusciti a portare via il sospetto perché ricevesse cure mediche dopo aver discusso con i soldati .
foto e video da ma’an news .
perché l’europa non definisce israele uno stato di apartheid?
john dugard - 17 aprile 2019, al jazeera .
sia per le politiche adottate sia per il livello di brutalità, l’apartheid in israele non è così diverso da quello che esisteva in sudafrica.
l’apartheid esiste ancora ed è vivo, vegeto e prospero nella palestina occupata.
i palestinesi lo sanno. i sudafricani lo sanno. molti israeliani lo hanno accettato come parte del loro dibattito politico. gli americani ci stanno facendo i conti ora con l’emergere di nuove voci nel congresso e nelle ong, come “jewish voice for peace” [voci ebraiche per la pace, associazione di ebrei statunitensi contro l’occupazione, ndt.], che non hanno paura di chiamarlo apertamente così.
soltanto in europa si osserva un’ostinata negazione dell’apartheid di israele verso i palestinesi, nonostante le prove a sua conferma siano schiaccianti.
le restrizioni da parte di israele della libertà di movimento nel territorio occupato della palestina sono un revival dei tanto odiati divieti di passaggio in sudafrica, leggi che proibivano ai sudafricani neri senza permesso di stare in una città “bianca”. le politiche di israele sulla rimozione forzata della popolazione e la distruzione dei centri abitati assomiglia molto alla storia della ricollocazione delle persone di colore allontanate dalle aree destinate alla sola occupazione dei bianchi nel sudafrica dell’apartheid.
le forze dell’ordine israeliane operano brutalità e torture che vanno anche oltre le peggiori pratiche dell’apparato di sicurezza sudafricano. l’umiliazione delle persone di colore che era il fulcro dell’apartheid sudafricano è replicata fedelmente in palestina.
la retorica razzista nel dibattito pubblico israeliano offende persino chi conosce bene il tipo di linguaggio dell’apartheid in sudafrica. la propaganda di crudo razzismo che ha caratterizzato la recente campagna elettorale in israele non ha precedenti neanche in sudafrica.
certo ci sono delle differenze, perché i due territori hanno condizioni storiche, religiose, geografiche e demografiche differenti, ma entrambi i casi rientrano nella definizione universale di apartheid. nel diritto internazionale, l’apartheid è un tipo di regime di discriminazione razziale istituzionalizzata e legalizzata sancito dallo stato, nonché di oppressione di un gruppo razziale egemonico sull’altro.
sotto certi aspetti l’apartheid del sudafrica era peggiore, mentre sotto altri è peggiore quello israeliano nella palestina occupata. per certo, l’applicazione dell’apartheid nella palestina occupata da parte di israele ha un carattere più militarista e brutale. l’apartheid in sudafrica non ha mai imposto un blocco su una comunità nera né ha metodicamente ucciso gli oppositori come sta attualmente facendo israele lungo la frontiera di gaza.
sono fatti ben noti: chiunque legga i giornali non è all’oscuro della repressione inflitta al popolo palestinese da parte dell’esercito d’occupazione israeliano e dei coloni ebrei. è noto a tutti che i differenti sistemi legali per i coloni e per i palestinesi hanno creato un regime di status legali segregati e assolutamente disuguali.
..segue ./.
segue da pag.28: perché l’europa non definisce israele uno stato di apartheid?< br />
come mai dunque l’europa nega ostinatamente l’esistenza dell’apartheid nella palestina occupata? perché si continua a fare affari con israele come se niente fosse? perché l’eurovision song contest si terrà a tel aviv? perché l’europa vende armi e intrattiene rapporti commerciali con israele, persino con le colonie illegali? perché mantiene rapporti culturali e accademici? come mai israele non è soggetta al tipo di ostracismo che fu applicato ai tempi in sudafrica e alle istituzioni sudafricane bianche conniventi?
come mai le sanzioni a condanna dell’apartheid in sudafrica furono adottate dai governi europei mentre si prendono provvedimenti volti a criminalizzare il movimento nonviolento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (bds) che cerca di assicurare pace, giustizia e uguaglianza per i palestinesi?
ci sono tre spiegazioni per risolvere l’enigma.
per prima cosa, in molti stati europei le lobby filoisraeliane sono potenti esattamente quanto negli stati uniti, ma senza lo stesso grado di visibilità.
il secondo fattore è il senso di colpa per l’olocausto. le politiche di alcuni paesi come l’olanda verso israele sono ancora condizionate dal senso di colpa per non aver fatto abbastanza per salvare gli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
ultimo, ma il più importante di tutti, esiste la paura di essere classificati come antisemiti. promosso e manipolato da israele e dalle sue lobby, il concetto di antisemitismo è stato esteso fino a includere non solo l’odio verso gli ebrei, ma anche la critica verso l’apartheid israeliano.
nel caso del sudafrica, il presidente pw botha era odiato perché applicava l’apartheid, non perché era un afrikaner [comunità bianca sudafricana di origine olandese e protestante, ndt.]. potrebbe sembrare scontato che allo stesso modo molti possano odiare il primo ministro israeliano benjamin netanyahu perché applica l’apartheid, e non in quanto ebreo, ma questa linea di demarcazione è assai sottile in europa, tanto da diventare pericoloso e poco saggio criticare israele.
in europa, criticare l’apartheid in sudafrica era una causa popolare. il movimento anti-apartheid, che faceva pressioni per il boicottaggio delle esportazioni sudafricane, degli scambi commerciali, sportivi, artistici e accademici, era incoraggiato e non assoggettato ad alcuna restrizione. i governi imposero svariati tipi di sanzioni, incluso l’embargo. le proteste pubbliche contro l’apartheid erano prassi comune nelle università.
le critiche verso le politiche discriminatorie e repressive di israele invece rischiano di essere bollate come antisemitismo, con serie conseguenze sulla carriera e la vita sociale di una persona. conseguentemente, si vedono ben poche proteste contro l’apartheid israeliano nei campus europei e un ben più freddo sostegno al movimento bds. le personalità pubbliche che criticano israele vengono attaccate in quanto antisemite, come dimostra la caccia alle streghe fatta contro i membri del partito laburista in gran bretagna.
finché gli europei non avranno il coraggio fare una distinzione tra le critiche verso israele per il suo apartheid e il vero e proprio antisemitismo (che, ricordiamo, è l’odio verso gli ebrei), l‘apartheid continuerà a prosperare nella palestina occupata con la complicità diretta dell’europa.
le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di al jazeera.
(traduzione di maria monno) .
Segue da Pag.27: Niente più scuse: gli elettori israeliani hanno scelto un Paese che rispecchierà i regimi brutali dei loro vicini arabi
Addio a chiunque sostenga il boicottaggio di Israele. Questo sarà proibito. Un’ultima citazione da Gideon: “L’aeroporto di Ben Gurion sarà ancora più chiuso ai critici del regime. Le ong saranno messe fuori legge. Gli Arabi saranno discriminati ancor più di quanto avvenga ora, lungo la strada per realizzare la visione di uno Stato ebraico con legislatori unicamente ebrei … E naturalmente, in attesa dietro l’angolo c’è l’annessione ”. Lasciate che il mondo veda e giudichi, dice Gideon . Certamente gli Arabi, le cui lacrime se fossero state vere avrebbero fatto annegare i Palestinesi in acque salate, saranno felici di un Israele che assomiglia sempre di più ai loro regimi brutali e politicamente immorali, per non parlare di un leader circondato da montagne di accuse di corruzione. Tutto ciò non ricorda i dittatori che tutti conosciamo e amiamo così tanto? Pensate a qualsiasi capitale tra Baghdad e Amman, tra Damasco e Doha, tra Il Cairo e Algeri. Se potete perdonare gli Arabi per non essere responsabili dei loro stessi leader , sulla base del fatto che quelle vittorie al ” 90 per cento” sono truccate, chi può negare che Netanyahu e i suoi alleati di destra che governeranno Israele abbiano legalmente ottenuto 65 dei 120 seggi della Knesset? Una cosa è affermare che gli autocrati arabi non sono realmente eletti dal loro popolo; diverso è quando gli Israeliani votano in elezioni libere e trasparenti per le canaglie che ora governeranno il Paese per un mandato di quattro anni. Volevano Bibi e i suoi amici. Per quanto riguarda Benny Gantz, ha così vergognosamente abusato del popolo arabo di Israele, composto da suoi concittadini, che il loro rifiuto di votare per lui gli è probabilmente costata la premiership. Forse che tutti non abbiamo visto i video elettorali di Gantz, in cui mostrava immagini della distruzione di Gaza per ottenere più voti dagli Ebrei israeliani? Immaginate per un momento se durante le loro finte elezioni i dittatori arabi volessero aumentare la loro popolarità mostrando i loro attacchi aerei contro i Curdi o contro le città sciite o sunnite. La prova finale che sono criminali di guerra, diremmo. Come potrebbe un uomo vantarsi di un tale bagno di sangue? Beh, meglio non rispondere a questa specifica domanda. Ma non temete. Israele continuerà a farla franca. E le nazioni arabe glielo permetteranno. Dopo tutto, perché i dittatori dovrebbero condannare una nazione che assomiglia sempre di più agli Stati che essi stessi governano? Se l’occidente può perdonare un governo arabo che bombarda lo Yemen, possiamo continuare a perdonare un governo israeliano che bombarda Gaza. Se possiamo riprendere a fare affari con quegli Arabi che imprigionano le donne per il solo fatto che rivendicano dei diritti e che uccidono un giornalista, allora possiamo continuare a fare affari con gli Israeliani che bombardano Gaza o uccidono i suoi giornalisti (e i suoi medici e infermieri). Quindi niente più propaganda. Niente più scuse. Niente più mimetizzazione. Niente più dichiarazioni speciali . Sappiamo dove siamo. Così lo sanno gli Arabi. Così dovrebbero saperlo anche gli Israeliani. Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” – Invictapalestina.org Per un 25 Aprile antifascista, antisionista e antimperialista!
Soldati israeliani sparano a un ragazzo palestinese legato e bendato |
Il minorenne era stato arrestato in quanto sospettato di aver lanciato pietre in Cisgiordania, poi è stato colpito all’inguine. Alcuni palestinesi sono riusciti a portare via il sospetto perché ricevesse cure mediche dopo aver discusso con i soldati
foto e video da Ma’an News Perché l’Europa non definisce Israele uno Stato di apartheid?Sia per le politiche adottate sia per il livello di brutalità, l’apartheid in Israele non è così diverso da quello che esisteva in Sudafrica. L’apartheid esiste ancora ed è vivo, vegeto e prospero nella Palestina occupata. I palestinesi lo sanno. I sudafricani lo sanno. Molti israeliani lo hanno accettato come parte del loro dibattito politico. Gli americani ci stanno facendo i conti ora con l’emergere di nuove voci nel Congresso e nelle ONG, come “Jewish Voice for Peace” [Voci Ebraiche per la Pace, associazione di ebrei statunitensi contro l’occupazione, ndt.], che non hanno paura di chiamarlo apertamente così. Soltanto in Europa si osserva un’ostinata negazione dell’apartheid di Israele verso i palestinesi, nonostante le prove a sua conferma siano schiaccianti. Le restrizioni da parte di Israele della libertà di movimento nel territorio occupato della Palestina sono un revival dei tanto odiati divieti di passaggio in Sudafrica, leggi che proibivano ai sudafricani neri senza permesso di stare in una città “bianca”. Le politiche di Israele sulla rimozione forzata della popolazione e la distruzione dei centri abitati assomiglia molto alla storia della ricollocazione delle persone di colore allontanate dalle aree destinate alla sola occupazione dei bianchi nel Sudafrica dell’apartheid. Le forze dell’ordine israeliane operano brutalità e torture che vanno anche oltre le peggiori pratiche dell’apparato di sicurezza sudafricano. L’umiliazione delle persone di colore che era il fulcro dell’apartheid sudafricano è replicata fedelmente in Palestina. La retorica razzista nel dibattito pubblico israeliano offende persino chi conosce bene il tipo di linguaggio dell’apartheid in Sudafrica. La propaganda di crudo razzismo che ha caratterizzato la recente campagna elettorale in Israele non ha precedenti neanche in Sudafrica. Certo ci sono delle differenze, perché i due territori hanno condizioni storiche, religiose, geografiche e demografiche differenti, ma entrambi i casi rientrano nella definizione universale di apartheid. Nel diritto internazionale, l’apartheid è un tipo di regime di discriminazione razziale istituzionalizzata e legalizzata sancito dallo Stato, nonché di oppressione di un gruppo razziale egemonico sull’altro. Sotto certi aspetti l’apartheid del Sudafrica era peggiore, mentre sotto altri è peggiore quello israeliano nella Palestina occupata. Per certo, l’applicazione dell’apartheid nella Palestina occupata da parte di Israele ha un carattere più militarista e brutale. L’apartheid in Sudafrica non ha mai imposto un blocco su una comunità nera né ha metodicamente ucciso gli oppositori come sta attualmente facendo Israele lungo la frontiera di Gaza. Sono fatti ben noti: chiunque legga i giornali non è all’oscuro della repressione inflitta al popolo palestinese da parte dell’esercito d’occupazione israeliano e dei coloni ebrei. È noto a tutti che i differenti sistemi legali per i coloni e per i palestinesi hanno creato un regime di status legali segregati e assolutamente disuguali. ..segue ./.
Segue da Pag.28: Perché l’Europa non definisce Israele uno Stato di apartheid?< br />Come mai dunque l’Europa nega ostinatamente l’esistenza dell’apartheid nella Palestina occupata? Perché si continua a fare affari con Israele come se niente fosse? Perché l’Eurovision Song Contest si terrà a Tel Aviv? Perché l’Europa vende armi e intrattiene rapporti commerciali con Israele, persino con le colonie illegali? Perché mantiene rapporti culturali e accademici? Come mai Israele non è soggetta al tipo di ostracismo che fu applicato ai tempi in Sudafrica e alle istituzioni sudafricane bianche conniventi? Come mai le sanzioni a condanna dell’apartheid in Sudafrica furono adottate dai governi europei mentre si prendono provvedimenti volti a criminalizzare il movimento nonviolento per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) che cerca di assicurare pace, giustizia e uguaglianza per i palestinesi? Ci sono tre spiegazioni per risolvere l’enigma. Per prima cosa, in molti Stati europei le lobby filoisraeliane sono potenti esattamente quanto negli Stati Uniti, ma senza lo stesso grado di visibilità. Il secondo fattore è il senso di colpa per l’Olocausto. Le politiche di alcuni Paesi come l’Olanda verso Israele sono ancora condizionate dal senso di colpa per non aver fatto abbastanza per salvare gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Ultimo, ma il più importante di tutti, esiste la paura di essere classificati come antisemiti. Promosso e manipolato da Israele e dalle sue lobby, il concetto di antisemitismo è stato esteso fino a includere non solo l’odio verso gli ebrei, ma anche la critica verso l’apartheid israeliano. Nel caso del Sudafrica, il presidente PW Botha era odiato perché applicava l’apartheid, non perché era un afrikaner [comunità bianca sudafricana di origine olandese e protestante, ndt.]. Potrebbe sembrare scontato che allo stesso modo molti possano odiare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu perché applica l’apartheid, e non in quanto ebreo, ma questa linea di demarcazione è assai sottile in Europa, tanto da diventare pericoloso e poco saggio criticare Israele. In Europa, criticare l’apartheid in Sudafrica era una causa popolare. Il movimento anti-apartheid, che faceva pressioni per il boicottaggio delle esportazioni sudafricane, degli scambi commerciali, sportivi, artistici e accademici, era incoraggiato e non assoggettato ad alcuna restrizione. I governi imposero svariati tipi di sanzioni, incluso l’embargo. Le proteste pubbliche contro l’apartheid erano prassi comune nelle università. Le critiche verso le politiche discriminatorie e repressive di Israele invece rischiano di essere bollate come antisemitismo, con serie conseguenze sulla carriera e la vita sociale di una persona. Conseguentemente, si vedono ben poche proteste contro l’apartheid israeliano nei campus europei e un ben più freddo sostegno al movimento BDS. Le personalità pubbliche che criticano Israele vengono attaccate in quanto antisemite, come dimostra la caccia alle streghe fatta contro i membri del partito Laburista in Gran Bretagna. Finché gli europei non avranno il coraggio fare una distinzione tra le critiche verso Israele per il suo apartheid e il vero e proprio antisemitismo (che, ricordiamo, è l’odio verso gli ebrei), l‘apartheid continuerà a prosperare nella Palestina occupata con la complicità diretta dell’Europa. Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Al Jazeera. (Traduzione di Maria Monno) |
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