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La VOCE 1905

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La VOCE ANNO XXI N°9

maggio 2019

PAGINA 12

in questa pagina potete trovare articoli molto interessanti, che non hanno trovato spazio in questo numero de la voce, ma di cui consigliamo ugualmente la lettura. africa. in libia la guerra civile torna ad infiammarsi . tripoli. la storia ci racconta anche dettagliatamente cosa è stata e cos’è la libia degli ultimi anni. un agglomerato di città, deserto, giacimenti petroliferi, interessi internazionali, lotte tribali, centri per rifugiati in arrivo dal centro e sud africa, violenze e disumanità. adesso, in quella che ogni giorno si può definire una guerra, le forze governative di unità nazionale (gna), riconosciute dall’onu, annunciano controffensive contro l’esercito delle forze ribelli guidato dal settantacinquenne khalifa haftar, militare libico fuggito nel 1987 e divenuto cittadino statunitense. il governo ha affidato la difesa al colonnello mohamed gnounou. lui ha dichiarato ad al-jazeera tv che vuole “eliminare la presenza di aggressori e forze illegittime da tutte le città della libia”. l’operazione ha un nome: si chiama “vulcano di rabbia”. intanto il segretario di stato statunitense mike pompeo insiste sullo stop immediato alle operazioni militari, la presidenza trump ha già in programma altri interventi armati: il sud america è più facilmente raggiungibile. gli scontri che sono alle porte della capitale hanno già lasciato decine di morti, secondo le fonti del governo di al-serraj. la controffensiva del gna ha consentito di riprendere l’aeroporto di tripoli, mentre il capo dei ribelli, lo statunitense haftar, ha lanciato razzi sulla città. il generale “traditore” non ha comunque trovato l’appoggio delle città militari di misurata e zintan. è stato proprio da misurata che è partito un attacco alle forze di haftar da est, a 50 km da tripoli. america. wikileaks, assange "cacciato" dall'ambasciata dell'ecuador: sarà arrestato . sempre secondo wikileaks, sarà arrestato dalle autorità britanniche, con le quali sarebbe già stato fatto un accordo. in un post sul sito di raccolta fondi di wikileaks si sostiene che si tratta di un tentativo del presidente dell'ecuador, lenin moreno, di coprire il suo ricorso ad un paradiso fiscale offshore. per questo "lui è attualmente indagato e rischia l'impeachment", si denuncia nel blog di wikileaks. julian assange: l’ “impero” non tollera la libera informazione . il giornalista julian assange, un autentico patriota antimperialista, è stato illegalmente arrestato dalla polizia britannica e londra, da vero scendiletto di washington, potrebbe consegnarlo allo stato profondo usa. chi sono gli architetti di questo ennesimo crimine? certamente il governo britannico, la cia, trump ed i clinton, ma anche lenin moreno che si è tirato dietro tutta la sinistra imperiale e gran parte della sinistra post-marxista: pedro sanchez, il pse, diversi micro-gruppi trotskisti prontissimi nel mobilitarsi in difesa dei dissidenti artificiali schierati contro russia e cina, ma spocchiosi di fronte alle reali violazioni dei diritti umani. questa categoria di attivisti politici – dalla “sinistra politicamente corretta” agli anarchici, ai “marxisti post-modernisti” – rientra in ciò che primo levi definì i grigi ovvero le piccolissime burocrazie esperte nel vivacchiare scegliendosi istanze di comodo; visibilità, relativo successo ed istinto di sopravvivenza. su queste basi è stata fondata la ‘’sinistra capitalista’’. l'odio sa attendere . non me la prendo con il deep state usa che ha atteso pazientemente sette anni prima di riuscire a mettere le mani su julian assange; il gelido odio dei poteri forti allorché viene smascherata la loro protervia e la loro menzogna sa attendere. in fondo - come si dice - la vendetta è un piatto che si consuma freddo. non me la prendo con hillary clinton che ieri non è riuscita a dissimulare la sua esultanza di fronte alla cattura del giornalista australiano, trascinato fuori come un animale da macello dall’ambasciata ecuadoriana, citando anche le parole che usò di fronte al vergognoso assassinio di gheddafi, infilzato da una baionetta nell’ano: “we came, we saw, he died”; in fondo gli sciacalli sono sciacalli, il loro karma è di nutrirsi di cadaveri, altro non possono fare. non me la prendo con il presidente ecuadoriano, il vile lenín moreno, che di fronte alle pressioni - ed al fiume di dollari di finanziamenti usa - ha tradito non solo assange ma anche la sua propria dignità, il suo popolo ed ogni legalità internazionale; in fondo i politici - nella maggior parte dei casi - sono come le prostitute; vanno con chi offre di più. non me la prendo neanche con l’ineffabile donald trump, che dopo aver dichiarato più volte la sua simpatia per wikileaks - in campagna elettorale diceva “i love wikileaks” - oggi ha dichiarato “i know nothing about wikileaks” e “wikileaks is not my thing”; in fondo un presidente - se vuole sopravvivere - deve fare la marionetta dei poteri veri e allora: “chi volete crocifisso barabba o gesù?”. e non me la prendo neppure con il colpevole, miserabile, osceno silenzio dei vassalli e dei servi sciocchi degli usa, tutti quei paesi che hanno paura della propria ombra e dicono una parola per poi rimangiarsela il giorno successivo; in fondo i servi sono tanto più servi quando si credono liberi. cina. cosa accade in vietnam? dalla fine della guerra contro gli stati uniti, nel 1975, il việt nam ha compiuto una serie di trasformazioni, economiche e sociali, che lo rendono oggi un paese fortemente dinamico e in costante sviluppo. cosa stia accadendo in việt nam, non è d’interesse per l’italia solo da un punto di vista dei rapporti commerciali, ma anche (e soprattutto) dal punto di vista sociale: l’italia deve infatti fare conti con una comunità vietnamita in crescita e composta, in particolare dagli studenti vietnamiti iscritti nelle università italiane. torino è ad oggi una delle città con la maggiore presenza di vietnamiti in italia. dunque è più che mai opportuno approfondire la conoscenza di questo paese e del suo popolo. per avere una panoramica sul vietnam contemporaneo abbiamo deciso di rivolgere alcune domande ad una persona che di questo paese si è occupata per più di trent’anni, oltre a svolgere un importante ruolo di divulgazione e diffusione della conoscenza del popolo e della cultura vietnamita in italia. europa. per un bilancio dell’aggressione alla jugoslavia . per quanto spaventosa e devastante sia stata l’aggressione imperialistica euro-statunitense alla federazione di jugoslavia, essa ha involontariamente inferto un colpo micidiale all’ideologia dominante che si era affermata dopo la tragica fine della guerra fredda. il trionfo delle forze della reazione nei paesi del blocco sovietico, capaci di egemonizzare una parte stessa delle classi destinate a divenire subalterne, aveva portato l’industria monopolistica culturale statunitense ad affermare a livello internazionale l’ideologia della fine della storia. con il trionfo dato per definitivo del libero mercato, ormai destinato ad affermarsi a livello internazionale, le forze produttive della società civile sarebbero state libere di svilupparsi senza più vincoli e ostacoli da parte del potere politico dello stato e da parte dei regimi totalitari d’ispirazione comunista. in tal modo, niente avrebbe più potuto fermare lo sviluppo costante e inarrestabile delle forze produttive economiche che, grazie alla libera concorrenza e al libero mercato avrebbero definitivamente superato ogni tipo di crisi economica. la prospettiva della mano invisibile riequilibratrice di ogni scompenso, garantita dalla piena libertà economica dei soggetti agenti nella società civile, profetizzata da a. smith, si sarebbe finalmente potuta affermare compiutamente e nulla avrebbe più ostacolato quella eterogenesi dei fini per cui pur perseguendo ognuno il proprio interesse privato, questo avrebbe prodotto, grazie alla concorrenza, una crescita esponenziale della ricchezza delle nazioni. domenico gallo - il cielo sopra belgrado. “il messaggero del male, coperto dal manto nero intessuto di buio e di morte, si è fermato stamattina alla mia porta, poco prima delle otto:” così la scrittrice serba tijana djerkovic descrive il suo risveglio, la mattina del 24 marzo 1999, con la notizia che nella notte sono iniziati i bombardamenti della nato sulla jugoslavia (il cielo sopra belgrado, besa editrice, 2018). nel 1999 dopo oltre 50 anni di pace in un paese europeo è ritornata la guerra; ancora una volta le città sono state lacerate dal suono delle sirene; ancora una volta nella notte i cieli sono stati solcati dai traccianti della contraerea e i vetri delle finestre infranti dai boati delle esplosioni; ancora una volta le madri hanno aspettato con terrore la notte scrutando il cielo. i bombardamenti si sono susseguiti ininterrottamente per 78 giorni. bombe su belgrado . bombe su belgrado vent'anni dopo: all'origine delle guerre umanitarie. venti anni fa, nella primavera del 1999, i bombardieri della nato, dall'alto dei cieli, si accanirono per 78 giorni contro la repubblica federale di jugoslavia. violando la costituzione, l'italia vi partecipò con un ruolo di primaria
importanza: dalle sue basi decollarono molti dei 1100 aerei che effettuarono 38 mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili. per giustificare il ritorno della guerra in europa fu coniata l'ossimorica formula della "guerra umanitaria", che implicava l'assoluta demonizzazione e de-umanizzazione del nemico. la menzogna non fu mai così ampiamente praticata come per la "guerra del kosovo" dai maggiori capi di stato e di governo del tempo, quasi tutti "democratici" e "di sinistra" - da clinton a blair, da schröder a d'alema - nonché da solerti intellettuali che abdicarono all'esercizio della critica per suonare le fanfare di guerra. la lezione inascoltata del kosovo sul nazionalismo . il 24 marzo 2019 il presidente della serbia aleksandar vučić si è commosso fino alle lacrime ricordando nella città di niš il bombardamento della nato di vent’anni prima contro il suo paese. era con un ufficiale dell’esercito rimasto invalido in quel conflitto. il 24 marzo del 1999 cominciarono infatti i bombardamenti dell’alleanza atlantica contro la jugoslavia guidata da slobodan milošević, durati 78 giorni. il paese, di cui ormai facevano parte solo le due repubbliche di serbia e montenegro, portava ancora il nome di quella che, tra il 1945 e gli anni novanta, era stata la repubblica di tito. processo all’europa . si può processare l’europa? ma soprattutto: chi potrebbe processarla? la politica? la parola politica, dal greco antico polis, città-stato, non si darebbe neanche senza l’origine stessa dell’europa. sarebbe direttamente un processo della politica a stessa. può processarla la giustizia? una corte giuridica internazionale? non potrebbe che essere un processo politico, condotto da una corte con un preciso mandato politico, anche se ammantato da alti codici giuridici. niente di più ingiusto. può processarla dio? quale dio? zeus, geova, yahweh, il dio uno e trino? l’ipotesi di un’assemblea politeista sarebbe già una bestemmia in sé. chi, allora, potrebbe processare l’europa? politica, giustizia, divinità sono in realtà processati, nel senso del trattare per procedimento critico, che è il cammino originario che costituisce l’europa attraverso il teatro. la nascita della tragedia, di friedrich nietzsche, 1872, descrive questo cammino dalle prime processioni, deambulazioni ritmiche, orgiastico-dionisiache nei boschi fino alla grande tragedia greca classica. politica, potere, religione, arte, filosofia, antropologia, psicologia sono processate, trattate criticamente nel fuoco del dramma umano quotidiano che si fa tragedia storica dai grandi poeti teatrali greci. solo quel peculiare, originario tribunale chiamato “teatro” – che è anche una corte, un foro interiore– può mettere davanti a sé l’europa e processarla. perché il teatro è la prima forma di agorà, di piazza cittadina, di assemblea critica pubblica che anticipa ogni altra forma di politica, in particolare quella più propria dell’europa chiamata democrazia. italia. ddl pillon: ogni tanto ci riprovano . credits: pressenza.com verona. un pessimo disegno di legge, il 735 “pillon”, presentato il 1 agosto 2018 e difeso da salvini come il punto di partenza della riforma del diritto di famiglia, i cui temi di massima erano nel contratto di governo lega-cinque stelle. un segmento di un programma di riforma legislativa della separazione, del divorzio e dell’affido condiviso dei minori dichiarata nel “contratto di governo” e subito avversata dalla galassia di sigle e associazioni che popola il movimento delle donne – non una di meno attivissima fra tutte – e dai centri antiviolenza laici che affiancano donne che intraprendono divorzi in casi di maltrattamenti e violenze domestiche. i punti chiave del ddl pillon - che reca norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità - evidenziano come anche soltanto sotto il profilo della tecnica giuridica esso sia praticamente inapplicabile. tortuoso il percorso che obbliga a una burocrazia reiterata e immensa (piano genitoriale dettagliato dei tempi e delle spese, che non ammette alcuno degli imprevisti o delle defaillance che capitano a due normali genitori nella vita reale come malattie, interventi chirurgici, trasferimenti e licenziamenti). la bigenitorialità impone due case, una presenza costante e orari ferrei, impossibilità di accordo diretto fra i due ex coniugi magari per sostituirsi vicendevolmente al bisogno: in breve tempo i due malcapitati che si dovessero imbarcare in un divorzio alla “pillon” si ritroverebbero poveri in canna, sul lastrico ed esauriti per l’onere immenso che nessuna persona sana di cervello si sobbarcherebbe. morale: rinuncia al divorzio! marx21 di nuovo sotto attacco . marx21 è di nuovo sotto attacco. alcuni giorni fa, senza fornire alcuna spiegazione, è stata chiusa la pagina facebook e siamo stati costretti ad aprirne una nuova. in questo modo tutti i contatti della pagina sono andati persi ed abbiamo dovuto ricominciare da capo. da ieri, due amministratori della nuova pagina facebook non riescono più ad accedere al pannello di controllo. in alcuni casi, è stato inibito loro l’accesso anche ad altre pagine di cui erano amministratori. ad altri amministratori, per alcuni giorni, è stato impedito di pubblicare dei post con link ad articoli di marx21.it. per una nuova teoria del valore . di tommaso redolfi riva . per riccardo bellofiore, che ha esposto questa tesi nel suo ultimo "le avventure della socializzazione. dalla teoria monetaria del valore alla teoria macro-monetaria della produzione capitalistica" (mimesis), non è più possibile procedere a una semplice interpretazione dell’opera di marx. è invece necessario guardare ai punti alti della teoria economica, svilupparli e incorporarli in una critica dell’economia politica che sia al contempo economia politica critica: messa in discussione del rapporto sociale capitalistico e indagine sulla sua forma di movimento. domenico gallo - la vigilia della guerra . questa settimana è maturato il settantesimo anniversario del patto atlantico, stipulato a washington il 4 aprile 1949. sulla stampa italiana non sono mancati i panegirici sulle virtù salvifiche della nato. trattandosi di atti di fede, non sono comparsi dubbi di sorta, soprattutto nessuno si è interrogato sulla legittimità o sull’utilità della guerra aerea condotta dalla nato contro la jugoslavia, di cui il 24 marzo ricorreva il ventesimo anniversario. per la critica del postmodernismo . il postmodernismo può essere considerata l’ideologia dominante negli ultimi decenni in ambito continentale, ossia il pensiero dominante nei paesi del polo imperialista in via di costituzione lungo l’asse franco-tedesco. dal momento che, per i marxisti, è decisiva la critica dell’ideologia dominante, quale espressione della classe dominante, e considerato che il nostro “imperialismo straccione” è parte integrante di questo polo, non possiamo esimerci da una critica del postmodernismo [1]. innanzitutto, come osservava già g. lukács ne la distruzione della ragione, le ideologie dominanti, espressione del dominio della borghesia a livello delle sovrastrutture, hanno due caratteristiche fondamentali: in primo luogo contrastare il marxismo quale unica visione del mondo progressista in grado di mettere in discussione il dominio borghese a livello delle sovrastrutture; in secondo luogo rappresentano un’apologia indiretta del capitalismo, in quanto i tratti ingiusti e irrazionali di quest’ultimo sono ormai così evidenti che un’apologia diretta rischierebbe di essere controproducente. tale tendenza è particolarmente importante in paesi in cui si è sviluppata un’ampia società civile e il conflitto per l’egemonia al suo interno è stato per un certo numero di anni messo in discussione dalla diffusione e affermazione del marxismo. te l'ho mai detto? i diritti lgbti+ al lavoro . legge omotransfobia: chiediamo aiuto alla commissione europea- brunei: lottiamo contro i codici medievali- le parole sono importanti (pt 1): pillon condannato -le parole sono importanti (pt 2): accept, il nostro progetto europeo- la giornata della visibilità lesbica . medio oriente. russia. scienza. la guerra del petrolio e il passaggio all’idrogeno . lo sciopero contro i cambiamenti climatici del 15 marzo scorso, con milioni di persone, specialmente giovani, in piazza in tutto il mondo è stato un ottimo segnale, che la sinistra migliore deve valorizzare e rilanciare. si stanno osservando due emergenze parallele: i cambiamenti climatici, appunto, e l’esaurirsi delle risorse fossili. è urgente che le forze più responsabili diano delle risposte forti, anche e soprattutto per evitare che la situazione evolva nella terza guerra mondiale. dai dati di “eni oil and gas review 2018” [1] si ricava una situazione molto grave in termini di limitatezza delle risorse fossili (49 anni per il petrolio, 53 per il gas), molto squilibrata tra paesi ricchi e paesi poveri, di lentezza nel passaggio alle energie rinnovabili. mentre da altre fonti informative si ricavano i danni, probabilmente irreversibili, sulle alterazioni climatiche, che ricadranno prevalentemente sui paesi più poveri.
In questa pagina potete trovare articoli molto interessanti, che non hanno trovato spazio in questo numero de La VOCE, ma di cui consigliamo ugualmente la lettura.

AFRICA

In Libia la guerra civile torna ad infiammarsi
TRIPOLI. La storia ci racconta anche dettagliatamente cosa è stata e cos’è la Libia degli ultimi anni. Un agglomerato di città, deserto, giacimenti petroliferi, interessi internazionali, lotte tribali, centri per rifugiati in arrivo dal centro e sud Africa, violenze e disumanità. Adesso, in quella che ogni giorno si può definire una guerra, le forze governative di unità nazionale (GNA), riconosciute dall’ONU, annunciano controffensive contro l’esercito delle forze ribelli guidato dal settantacinquenne Khalifa Haftar, militare libico fuggito nel 1987 e divenuto cittadino statunitense. Il governo ha affidato la difesa al colonnello Mohamed Gnounou. Lui ha dichiarato ad Al-Jazeera Tv che vuole “eliminare la presenza di aggressori e forze illegittime da tutte le città della Libia”. L’operazione ha un nome: si chiama “Vulcano di rabbia”. Intanto il Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo insiste sullo stop immediato alle operazioni militari, la presidenza Trump ha già in programma altri interventi armati: il sud America è più facilmente raggiungibile.
Gli scontri che sono alle porte della capitale hanno già lasciato decine di morti, secondo le fonti del governo di Al-Serraj. La controffensiva del GNA ha consentito di riprendere l’aeroporto di Tripoli, mentre il capo dei ribelli, lo statunitense Haftar, ha lanciato razzi sulla città. Il generale “traditore” non ha comunque trovato l’appoggio delle città militari di Misurata e Zintan. È stato proprio da Misurata che è partito un attacco alle forze di Haftar da Est, a 50 km da Tripoli.

AMERICA

Wikileaks, Assange "cacciato" dall'ambasciata dell'Ecuador: sarà arrestato
Sempre secondo WikiLeaks, sarà arrestato dalle autorità britanniche, con le quali sarebbe già stato fatto un accordo. In un post sul sito di raccolta fondi di WikiLeaks si sostiene che si tratta di un tentativo del presidente dell'Ecuador, Lenin Moreno, di coprire il suo ricorso ad un paradiso fiscale offshore. Per questo "lui è attualmente indagato e rischia l'impeachment", si denuncia nel blog di Wikileaks.

Julian Assange: l’ “impero” non tollera la libera informazione
Il giornalista Julian Assange, un autentico patriota antimperialista, è stato illegalmente arrestato dalla polizia britannica e Londra, da vero scendiletto di Washington, potrebbe consegnarlo allo Stato Profondo USA. Chi sono gli architetti di questo ennesimo crimine? Certamente il governo britannico, la CIA, Trump ed i Clinton, ma anche Lenin Moreno che si è tirato dietro tutta la sinistra imperiale e gran parte della sinistra post-marxista: Pedro Sanchez, il PSE, diversi micro-gruppi trotskisti prontissimi nel mobilitarsi in difesa dei Dissidenti Artificiali schierati contro Russia e Cina, ma spocchiosi di fronte alle reali violazioni dei diritti umani. Questa categoria di attivisti politici – dalla “sinistra politicamente corretta” agli anarchici, ai “marxisti post-modernisti” – rientra in ciò che Primo Levi definì i grigi ovvero le piccolissime burocrazie esperte nel vivacchiare scegliendosi istanze di comodo; visibilità, relativo successo ed istinto di sopravvivenza. Su queste basi è stata fondata la ‘’sinistra capitalista’’.

L'odio sa attendere
Non me la prendo con il Deep State USA che ha atteso pazientemente sette anni prima di riuscire a mettere le mani su Julian Assange; il gelido odio dei poteri forti allorché viene smascherata la loro protervia e la loro menzogna sa attendere. In fondo - come si dice - la vendetta è un piatto che si consuma freddo. Non me la prendo con Hillary Clinton che ieri non è riuscita a dissimulare la sua esultanza di fronte alla cattura del giornalista australiano, trascinato fuori come un animale da macello dall’Ambasciata ecuadoriana, citando anche le parole che usò di fronte al vergognoso assassinio di Gheddafi, infilzato da una baionetta nell’ano: “We came, we saw, he died”; in fondo gli sciacalli sono sciacalli, il loro karma è di nutrirsi di cadaveri, altro non possono fare. Non me la prendo con il presidente ecuadoriano, il vile Lenín Moreno, che di fronte alle pressioni - ed al fiume di dollari di finanziamenti USA - ha tradito non solo Assange ma anche la sua propria dignità, il suo popolo ed ogni legalità internazionale; in fondo i politici - nella maggior parte dei casi - sono come le prostitute; vanno con chi offre di più. Non me la prendo neanche con l’ineffabile Donald Trump, che dopo aver dichiarato più volte la sua simpatia per Wikileaks - in campagna elettorale diceva “I love Wikileaks” - oggi ha dichiarato “I know nothing about WikiLeaks” e “Wikileaks is not my thing”; in fondo un presidente - se vuole sopravvivere - deve fare la marionetta dei poteri veri e allora: “chi volete crocifisso Barabba o Gesù?”. E non me la prendo neppure con il colpevole, miserabile, osceno silenzio dei vassalli e dei servi sciocchi degli USA, tutti quei Paesi che hanno paura della propria ombra e dicono una parola per poi rimangiarsela il giorno successivo; in fondo i servi sono tanto più servi quando si credono liberi.

CINA

Cosa accade in Vietnam?
Dalla fine della guerra contro gli Stati Uniti, nel 1975, il Việt Nam ha compiuto una serie di trasformazioni, economiche e sociali, che lo rendono oggi un paese fortemente dinamico e in costante sviluppo. Cosa stia accadendo in Việt Nam, non è d’interesse per l’Italia solo da un punto di vista dei rapporti commerciali, ma anche (e soprattutto) dal punto di vista sociale: l’Italia deve infatti fare conti con una comunità vietnamita in crescita e composta, in particolare dagli studenti vietnamiti iscritti nelle università italiane. Torino è ad oggi una delle città con la maggiore presenza di vietnamiti in Italia. Dunque è più che mai opportuno approfondire la conoscenza di questo paese e del suo popolo. Per avere una panoramica sul Vietnam contemporaneo abbiamo deciso di rivolgere alcune domande ad una persona che di questo paese si è occupata per più di trent’anni, oltre a svolgere un importante ruolo di divulgazione e diffusione della conoscenza del popolo e della cultura vietnamita in Italia.

EUROPA

Per un bilancio dell’aggressione alla Jugoslavia
Per quanto spaventosa e devastante sia stata l’aggressione imperialistica euro-statunitense alla Federazione di Jugoslavia, essa ha involontariamente inferto un colpo micidiale all’ideologia dominante che si era affermata dopo la tragica fine della guerra fredda.
Il trionfo delle forze della reazione nei paesi del blocco sovietico, capaci di egemonizzare una parte stessa delle classi destinate a divenire subalterne, aveva portato l’industria monopolistica culturale statunitense ad affermare a livello internazionale l’ideologia della fine della storia. Con il trionfo dato per definitivo del libero mercato, ormai destinato ad affermarsi a livello internazionale, le forze produttive della società civile sarebbero state libere di svilupparsi senza più vincoli e ostacoli da parte del potere politico dello Stato e da parte dei regimi totalitari d’ispirazione comunista. In tal modo, niente avrebbe più potuto fermare lo sviluppo costante e inarrestabile delle forze produttive economiche che, grazie alla libera concorrenza e al libero mercato avrebbero definitivamente superato ogni tipo di crisi economica. La prospettiva della mano invisibile riequilibratrice di ogni scompenso, garantita dalla piena libertà economica dei soggetti agenti nella società civile, profetizzata da A. Smith, si sarebbe finalmente potuta affermare compiutamente e nulla avrebbe più ostacolato quella eterogenesi dei fini per cui pur perseguendo ognuno il proprio interesse privato, questo avrebbe prodotto, grazie alla concorrenza, una crescita esponenziale della ricchezza delle nazioni.

DOMENICO GALLO - Il cielo sopra Belgrado
“Il messaggero del Male, coperto dal manto nero intessuto di buio e di morte, si è fermato stamattina alla mia porta, poco prima delle otto:” così la scrittrice serba Tijana Djerkovic descrive il suo risveglio, la mattina del 24 marzo 1999, con la notizia che nella notte sono iniziati i bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia (Il cielo sopra Belgrado, Besa editrice, 2018).
Nel 1999 dopo oltre 50 anni di pace in un paese europeo è ritornata la guerra; ancora una volta le città sono state lacerate dal suono delle sirene; ancora una volta nella notte i cieli sono stati solcati dai traccianti della contraerea e i vetri delle finestre infranti dai boati delle esplosioni; ancora una volta le madri hanno aspettato con terrore la notte scrutando il cielo.
I bombardamenti si sono susseguiti ininterrottamente per 78 giorni.

Bombe su Belgrado
Bombe su Belgrado vent'anni dopo: all'origine delle guerre umanitarie.
Venti anni fa, nella primavera del 1999, i bombardieri della NATO, dall'alto dei cieli, si accanirono per 78 giorni contro la Repubblica Federale di Jugoslavia. Violando la Costituzione, l'Italia vi partecipò con un ruolo di primaria
importanza: dalle sue basi decollarono molti dei 1100 aerei che effettuarono 38 mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili.
Per giustificare il ritorno della guerra in Europa fu coniata l'ossimorica formula della "guerra umanitaria", che implicava l'assoluta demonizzazione e de-umanizzazione del nemico. La Menzogna non fu mai così ampiamente praticata come per la "guerra del Kosovo" dai maggiori capi di Stato e di governo del tempo, quasi tutti "democratici" e "di sinistra" - da Clinton a Blair, da Schröder a D'Alema - nonché da solerti intellettuali che abdicarono all'esercizio della critica per suonare le fanfare di guerra.

La lezione inascoltata del Kosovo sul nazionalismo
Il 24 marzo 2019 il presidente della Serbia Aleksandar Vučić si è commosso fino alle lacrime ricordando nella città di Niš il bombardamento della Nato di vent’anni prima contro il suo paese. Era con un ufficiale dell’esercito rimasto invalido in quel conflitto. Il 24 marzo del 1999 cominciarono infatti i bombardamenti dell’Alleanza atlantica contro la Jugoslavia guidata da Slobodan Milošević, durati 78 giorni. Il paese, di cui ormai facevano parte solo le due repubbliche di Serbia e Montenegro, portava ancora il nome di quella che, tra il 1945 e gli anni novanta, era stata la repubblica di Tito.

Processo all’Europa
Si può processare l’Europa? Ma soprattutto: chi potrebbe processarla? La Politica? La parola Politica, dal greco antico polis, città-stato, non si darebbe neanche senza l’origine stessa dell’Europa. Sarebbe direttamente un processo della Politica a stessa. Può processarla la Giustizia? Una Corte Giuridica Internazionale? Non potrebbe che essere un processo politico, condotto da una Corte con un preciso mandato politico, anche se ammantato da alti codici giuridici. Niente di più ingiusto. Può processarla Dio? Quale Dio? Zeus, Geova, Yahweh, il Dio Uno e Trino? L’ipotesi di un’assemblea politeista sarebbe già una bestemmia in sé. Chi, allora, potrebbe processare l’Europa? Politica, Giustizia, Divinità sono in realtà processati, nel senso del trattare per procedimento critico, che è il cammino originario che costituisce l’Europa attraverso il teatro. La nascita della tragedia, di Friedrich Nietzsche, 1872, descrive questo cammino dalle prime processioni, deambulazioni ritmiche, orgiastico-dionisiache nei boschi fino alla grande tragedia greca classica. Politica, potere, religione, arte, filosofia, antropologia, psicologia sono processate, trattate criticamente nel fuoco del dramma umano quotidiano che si fa tragedia storica dai grandi poeti teatrali greci. Solo quel peculiare, originario tribunale chiamato “Teatro” – che è anche una corte, un foro interiore– può mettere davanti a sé l’Europa e processarla. Perché il teatro è la prima forma di agorà, di piazza cittadina, di assemblea critica pubblica che anticipa ogni altra forma di politica, in particolare quella più propria dell’Europa chiamata democrazia.

ITALIA

Ddl Pillon: ogni tanto ci riprovano
Credits: pressenza.com VERONA. Un pessimo disegno di legge, il 735 “Pillon”, presentato il 1 agosto 2018 e difeso da Salvini come il punto di partenza della riforma del diritto di famiglia, i cui temi di massima erano nel contratto di governo Lega-Cinque Stelle. Un segmento di un programma di riforma legislativa della separazione, del divorzio e dell’affido condiviso dei minori dichiarata nel “Contratto di Governo” e subito avversata dalla galassia di sigle e associazioni che popola il Movimento delle donne – Non Una di Meno attivissima fra tutte – e dai Centri Antiviolenza laici che affiancano donne che intraprendono divorzi in casi di maltrattamenti e violenze domestiche.
I punti chiave del Ddl Pillon - che reca Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità - evidenziano come anche soltanto sotto il profilo della tecnica giuridica esso sia praticamente inapplicabile. Tortuoso il percorso che obbliga a una burocrazia reiterata e immensa (Piano genitoriale dettagliato dei tempi e delle spese, che non ammette alcuno degli imprevisti o delle defaillance che capitano a due normali genitori nella vita reale come malattie, interventi chirurgici, trasferimenti e licenziamenti). La bigenitorialità impone due case, una presenza costante e orari ferrei, impossibilità di accordo diretto fra i due ex coniugi magari per sostituirsi vicendevolmente al bisogno: in breve tempo i due malcapitati che si dovessero imbarcare in un divorzio alla “Pillon” si ritroverebbero poveri in canna, sul lastrico ed esauriti per l’onere immenso che nessuna persona sana di cervello si sobbarcherebbe. Morale: rinuncia al divorzio!

Marx21 di nuovo sotto attacco
Marx21 è di nuovo sotto attacco. Alcuni giorni fa, senza fornire alcuna spiegazione, è stata chiusa la pagina Facebook e siamo stati costretti ad aprirne una nuova. In questo modo tutti i contatti della pagina sono andati persi ed abbiamo dovuto ricominciare da capo.
Da ieri, due amministratori della nuova pagina Facebook non riescono più ad accedere al pannello di controllo. In alcuni casi, è stato inibito loro l’accesso anche ad altre pagine di cui erano amministratori. Ad altri amministratori, per alcuni giorni, è stato impedito di pubblicare dei post con link ad articoli di Marx21.it.

Per una nuova teoria del valore
di TOMMASO REDOLFI RIVA
Per Riccardo Bellofiore, che ha esposto questa tesi nel suo ultimo "Le avventure della socializzazione. Dalla teoria monetaria del valore alla teoria macro-monetaria della produzione capitalistica" (Mimesis), non è più possibile procedere a una semplice interpretazione dell’opera di Marx. È invece necessario guardare ai punti alti della teoria economica, svilupparli e incorporarli in una critica dell’economia politica che sia al contempo economia politica critica: messa in discussione del rapporto sociale capitalistico e indagine sulla sua forma di movimento.

DOMENICO GALLO - La vigilia della guerra
Questa settimana è maturato il settantesimo anniversario del Patto Atlantico, stipulato a Washington il 4 aprile 1949. Sulla stampa italiana non sono mancati i panegirici sulle virtù salvifiche della NATO. Trattandosi di atti di fede, non sono comparsi dubbi di sorta, soprattutto nessuno si è interrogato sulla legittimità o sull’utilità della guerra aerea condotta dalla NATO contro la Jugoslavia, di cui il 24 marzo ricorreva il ventesimo anniversario.
Per la critica del postmodernismo
Il postmodernismo può essere considerata l’ideologia dominante negli ultimi decenni in ambito continentale, ossia il pensiero dominante nei paesi del polo imperialista in via di costituzione lungo l’asse franco-tedesco. Dal momento che, per i marxisti, è decisiva la critica dell’ideologia dominante, quale espressione della classe dominante, e considerato che il nostro “imperialismo straccione” è parte integrante di questo polo, non possiamo esimerci da una critica del postmodernismo [1].
Innanzitutto, come osservava già G. Lukács ne La distruzione della ragione, le ideologie dominanti, espressione del dominio della borghesia a livello delle sovrastrutture, hanno due caratteristiche fondamentali: in primo luogo contrastare il marxismo quale unica visione del mondo progressista in grado di mettere in discussione il dominio borghese a livello delle sovrastrutture; in secondo luogo rappresentano un’apologia indiretta del capitalismo, in quanto i tratti ingiusti e irrazionali di quest’ultimo sono ormai così evidenti che un’apologia diretta rischierebbe di essere controproducente. Tale tendenza è particolarmente importante in paesi in cui si è sviluppata un’ampia società civile e il conflitto per l’egemonia al suo interno è stato per un certo numero di anni messo in discussione dalla diffusione e affermazione del marxismo.

Te l'ho mai detto? I diritti LGBTI+ al lavoro
Legge Omotransfobia: chiediamo aiuto alla Commissione Europea- Brunei: lottiamo contro i codici medievali- Le parole sono importanti (pt 1): Pillon condannato -Le parole sono importanti (pt 2): Accept, il nostro progetto europeo- La giornata della visibilità lesbica

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SCIENZA

La guerra del petrolio e il passaggio all’idrogeno
Lo sciopero contro i cambiamenti climatici del 15 marzo scorso, con milioni di persone, specialmente giovani, in piazza in tutto il mondo è stato un ottimo segnale, che la sinistra migliore deve valorizzare e rilanciare. Si stanno osservando due emergenze parallele: i cambiamenti climatici, appunto, e l’esaurirsi delle risorse fossili. È urgente che le forze più responsabili diano delle risposte forti, anche e soprattutto per evitare che la situazione evolva nella terza guerra mondiale.
Dai Dati di “ENI Oil and gas review 2018” [1] si ricava una situazione molto grave in termini di limitatezza delle risorse fossili (49 anni per il petrolio, 53 per il gas), molto squilibrata tra paesi ricchi e paesi poveri, di lentezza nel passaggio alle energie rinnovabili. Mentre da altre fonti informative si ricavano i danni, probabilmente irreversibili, sulle alterazioni climatiche, che ricadranno prevalentemente sui paesi più poveri.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

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