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La VOCE 1905 |
P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°9 | maggio 2019 | PAGINA 1 - 21 |
in questo numero:
per mira marković.
forum di belgrado nel ventennale della aggressione nato (22-23 marzo 2019).
intervento di jugocoord onlus.
dichiarazione finale.
documento dell'istituto "parri" per la libertà di ricerca e di parola.
per mira marković.
domenica 14 aprile 2019 a mosca, all'età di 77 anni, si è spenta mirjana "mira" marković.
era nata nel 1942 da genitori partigiani a brežane, vicino požarevac. la madre fu catturata e uccisa dagli occupanti tedeschi quando lei aveva appena un anno, e per questo fu allevata dai nonni. nel periodo del liceo, nelle file della skoj (lega dei giovani comunisti di jugoslavia) conobbe slobodan milošević che sarebbe poi divenuto suo marito nel 1965 e con il quale avranno i due figli marija e marko.
e' stata professoressa di sociologia all'università di belgrado, professoressa alla facoltà di management internazionale di belgrado, membro dell'accademia russa per le scienze sociali, insegnante a contratto all'università lomonosov di mosca che l'ha poi nominata professore emerito. parlava correntemente 5 lingue. tra le sue centinaia di pubblicazioni si annoverano diversi studi di tematica sociologica, tradotti in molte lingue compreso l'italiano. spesso questi libri uscivano con limitata visibilità ma attiravano in seguito grande attenzione ed interesse per il modo creativo e l'interpretazione che mira marković sapeva dare dei grandi temi del mondo contemporaneo.
la sua militanza politica è più nota della sua carriera accademica. quando si sciolse la lega dei comunisti, mira fu tra i fondatori della jul (sinistra unita jugoslava, coalizione di partiti socialisti, comunisti ed ecologisti) di cui sarebbe anche diventata segretaria, ma che fu bersaglio di una campagna forsennata di demonizzazione da parte dei media occidentali e filo-occidentali. non c'è bisogno di essere stati d'accordo con la sua linea politica o di avere apprezzato i suoi testi per riconoscere che mira marković si è sempre ispirata ai valori progressisti e antifascisti del socialismo jugoslavo, che si è battuta da patriota contro la distruzione del suo paese e che le accuse contro di lei e la sua famiglia sono state pesantemente esagerate nell'ambito del sistema di disinformazione strategica con cui è stata devastata la jugoslavia – sistema che mira marković ha sempre riconosciuto e combattuto, ma che non le risparmia attacchi gratuiti nemmeno dopo la morte.
il progressivo disfacimento della jugoslavia socialista e federativa ha segnato tragicamente la famiglia milošević. diffamati e denigrati, hanno subito anche sul piano personale il colpo di stato dell'ottobre 2000. a seguito del rapimento di slobodan, mira marković dal 2001 ha scelto l'esilio in russia. sono seguiti il processo-farsa e l'uccisione del marito, ma lei non si è nemmeno potuta recare ai funerali. in serbia era stata infatti pretestuosamente accusata di interesse privato nella gestione di immobili governativi, per il solo fatto che uno di questi era stato assegnato alla badante dei nipoti, i figli del figlio marko. a causa di questa subdola accusa è rimasta bloccata a mosca, con l'interpol alle costole, senza quindi poter visitare liberamente il marito all'aia né presenziare alle sue esequie celebrate a požarevac. commoventi le parole contenute nella sua ultima lettera a slobodan, una cui traduzione sarà contenuta nella seconda edizione del libro "in difesa della jugoslavia", in preparazione per le edizioni zambon.
negli ultimi anni mira ha continuato a scrivere, specialmente articoli di una serie intitolata "esiliata ma non smarrita", mai rassegnata quindi.
nel libro "la risposta" si avverte la lungimiranza, certo anche la stanchezza di una vita impegnatissima, ma pure la speranza. ha scritto mira: "in un altro tempo, in un altro posto, con altra gente, si starà molto meglio. perché noi attualmente siamo infelicemente innamorati della nostra vita“.
il coordinamento nazionale per la jugoslavia onlus esprime condoglianze sincere ai suoi familiari, alle persone che le sono state più vicine ed ai suoi compagni. che almeno la terra le sia lieve!
il direttivo di jugocoord onlus, 17.4.2019.
i funerali si terranno sabato 20 aprile 2019 alle ore 15 a požarevac, nella casa di famiglia dove è sepolto anche slobodan milošević.
numerosi testi di mira marković sono disponibili sul nostro sito:
http://www.cnj.it/home/it/.
http://www.cnj.it/milos/.
intervento di andrea martocchia, segretario del coordinamento nazionale per la jugoslavia (cnj) al forum di belgrado (23 marzo 2019).
traduzione:
parlo a nome del coordinamento nazionale per la jugoslavia, una associazione che è stata fondata a livello nazionale in italia nel 2002 con due scopi principali:
-da un lato, raccogliere e conservare informazioni che scarseggiavano, per fissare la memoria dei crimini commessi dall’occidente contro la comunità multinazionale della jugoslavia.
- e da un altro lato, favorire e collegare l’una con l’altra le tante attività contro la guerra che si erano sviluppate nel nostro paese, prima, durante e dopo l’attacco della nato.
potrei qui menzionare i gruppi di solidarietà che si erano formati a roma, trieste, bari, bologna, milano, torino, brescia, e così via, i numerosi eventi che venivano organizzati, ma la lista sarebbe troppo lunga. abbiamo altresì partecipato con la sezione italiana alle attività del comitato internazionale di difesa del presidente slobodan milosevic.
il movimento contro la guerra in jugoslavia si è sviluppato in molti paesi europei, come in grecia ovviamente, ma anche i germania, gran bretagna, irlanda e così via, così come in tutto il mondo, come negli usa, ma in italia c’era un particolare senso di vergogna, perché gli aerei decollavano dal nostro territorio, in particolare dalle basi di aviano, ghedi e gioia del colle, e questo non può essere dimenticato.
ovviamente l’aggressione diretta della primavera del 1999 è stato il più evidente crimine commesso da quella alleanza contro la pace nei balcani. provocando vittime innocenti ed enormi distruzioni, era finalizzato a far peggiorare più rapidamente le relazioni interetniche, e a provocare una ulteriore disgregazione di quel meraviglioso e multiforme paese che era la jugoslavia, portando infine alla sua ufficiale sparizione dalle carte geografiche nel 2003.
secondo noi, la perdita della jugoslavia è stata contro l’interesse di tutte le nazionalità che in essa vivevano, ma è stata un danno maggiore specialmente per i serbi, visto che, come qualcuno ha già osservato ieri, la jugoslavia era lo stato unitario in cui tutto il popolo serbo poteva vivere unito.
i bombardamenti della nato, come aggressione imperialista, erano diretti contro di voi, ma hanno scioccato anche molti italiani, dal momento che hanno reso improvvisamente chiaro a quale livello di irresponsabilità potessero arrivare i politici e gli intellettuali. infatti, alcune conseguenze finali dei crimini commessi dall’occidente in jugoslavia e in serbia continuano a ricadere anche su di noi, i cittadini dei paesi occidentali, per esempio: violazioni della sovranità di stati e popoli; spinte centrifughe indotte attraverso miti identitari e micro-nazionali; discredito delle legislazioni internazionali e interne, inclusa la costituzione italiana; odio religioso, terrorismo e massacri di matrice islamica. questi sono tutti esempi delle ripercussioni che stiamo subendo al giorno d’oggi in occidente, in una sorta di ben meritata nemesi storica.
la crisi della jugoslavia, che culminò con il bombardamento della nato, può essere considerata come paradigma del moderno metodo imperialista di interferenza e di conduzione della guerra. e per questo che, a vent’anni di distanza, la nostra associazione sta ancora sviluppando nuove attività su questi argomenti. tra le attività più importanti vi sono quelle che si riferiscono alla distruzione del diritto interazionale, compreso il percorso e gli effetti del “tribunale ad hoc” dell’aia per la ex jugoslavia icty.
l’icty è ora ufficialmente chiuso, ma ha passato tutte le sue carte e i procedimenti residui ad una nuova istituzione–fotocopia “ad hoc” il cui nome suona orwelliano: “mechanism” ( irmct ). uno dei doveri del “meccanismo” è gestire l’eredità della propaganda dell’icty, specialmente attraverso la creazione di “centri di informazione” dove l’enorme quantità di documentazione che è stata prodotta i 25 anni di attività dell’icty, sia filtrata appropriatamente per garantire che studenti, studiosi, giornalisti e politici adottino una narrativa della storia contemporanea dei balcani adeguata all’uso e consumo delle potenze occidentali. e’ per questo che l’eredità dell’icty deve essere una questione di interesse per noi. la nostra associazione perciò bandisce premi da assegnare per ricerche dedicate all’analisi critica dell’attività dell’icty.
..segue ./.
In questo numero: * Per Mira Marković * Forum di Belgrado nel ventennale della aggressione NATO (22-23 marzo 2019) – Intervento di Jugocoord Onlus – Dichiarazione finale * Documento dell'istituto "Parri" per la libertà di ricerca e di parola
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Per Mira Marković
Domenica 14 aprile 2019 a Mosca, all'età di 77 anni, si è spenta Mirjana "Mira" Marković. Era nata nel 1942 da genitori partigiani a Brežane, vicino Požarevac. La madre fu catturata e uccisa dagli occupanti tedeschi quando lei aveva appena un anno, e per questo fu allevata dai nonni. Nel periodo del liceo, nelle file della SKOJ (Lega dei Giovani Comunisti di Jugoslavia) conobbe Slobodan Milošević che sarebbe poi divenuto suo marito nel 1965 e con il quale avranno i due figli Marija e Marko. E' stata professoressa di Sociologia all'Università di Belgrado, professoressa alla Facoltà di Management Internazionale di Belgrado, membro dell'Accademia russa per le Scienze Sociali, insegnante a contratto all'Università Lomonosov di Mosca che l'ha poi nominata Professore emerito. Parlava correntemente 5 lingue. Tra le sue centinaia di pubblicazioni si annoverano diversi studi di tematica sociologica, tradotti in molte lingue compreso l'italiano. Spesso questi libri uscivano con limitata visibilità ma attiravano in seguito grande attenzione ed interesse per il modo creativo e l'interpretazione che Mira Marković sapeva dare dei grandi temi del mondo contemporaneo. La sua militanza politica è più nota della sua carriera accademica. Quando si sciolse la Lega dei Comunisti, Mira fu tra i fondatori della JUL (Sinistra Unita Jugoslava, coalizione di partiti socialisti, comunisti ed ecologisti) di cui sarebbe anche diventata segretaria, ma che fu bersaglio di una campagna forsennata di demonizzazione da parte dei media occidentali e filo-occidentali. Non c'è bisogno di essere stati d'accordo con la sua linea politica o di avere apprezzato i suoi testi per riconoscere che Mira Marković si è sempre ispirata ai valori progressisti e antifascisti del socialismo jugoslavo, che si è battuta da patriota contro la distruzione del suo paese e che le accuse contro di lei e la sua famiglia sono state pesantemente esagerate nell'ambito del sistema di disinformazione strategica con cui è stata devastata la Jugoslavia – sistema che Mira Marković ha sempre riconosciuto e combattuto, ma che non le risparmia attacchi gratuiti nemmeno dopo la morte. Il progressivo disfacimento della Jugoslavia socialista e federativa ha segnato tragicamente la famiglia Milošević. Diffamati e denigrati, hanno subito anche sul piano personale il colpo di Stato dell'ottobre 2000. A seguito del rapimento di Slobodan, Mira Marković dal 2001 ha scelto l'esilio in Russia. Sono seguiti il processo-farsa e l'uccisione del marito, ma lei non si è nemmeno potuta recare ai funerali. In Serbia era stata infatti pretestuosamente accusata di interesse privato nella gestione di immobili governativi, per il solo fatto che uno di questi era stato assegnato alla badante dei nipoti, i figli del figlio Marko. A causa di questa subdola accusa è rimasta bloccata a Mosca, con l'Interpol alle costole, senza quindi poter visitare liberamente il marito all'Aia né presenziare alle sue esequie celebrate a Požarevac. Commoventi le parole contenute nella sua ultima lettera a Slobodan, una cui traduzione sarà contenuta nella seconda edizione del libro "In difesa della Jugoslavia", in preparazione per le edizioni Zambon. Negli ultimi anni Mira ha continuato a scrivere, specialmente articoli di una serie intitolata "Esiliata ma non smarrita", mai rassegnata quindi. Nel libro "La risposta" si avverte la lungimiranza, certo anche la stanchezza di una vita impegnatissima, ma pure la speranza. Ha scritto Mira: "In un altro tempo, in un altro posto, con altra gente, si starà molto meglio. Perché noi attualmente siamo infelicemente innamorati della nostra vita“.
Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS esprime condoglianze sincere ai suoi familiari, alle persone che le sono state più vicine ed ai suoi compagni. Che almeno la terra le sia lieve!
Il Direttivo di Jugocoord Onlus, 17.4.2019
I funerali si terranno sabato 20 aprile 2019 alle ore 15 a Požarevac, nella casa di famiglia dove è sepolto anche Slobodan Milošević.
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Numerosi testi di Mira Marković sono disponibili sul nostro sito:
Intervento
di Andrea Martocchia, segretario del Coordinamento Nazionale per
la Jugoslavia (CNJ) al Forum di Belgrado (23 marzo
2019)
TRADUZIONE: Parlo a nome del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, una associazione che è stata fondata a livello nazionale in Italia nel 2002 con due scopi principali: -da un lato, raccogliere e conservare informazioni che scarseggiavano, per fissare la memoria dei crimini commessi dall’Occidente contro la comunità multinazionale della Jugoslavia. - e da un altro lato, favorire e collegare l’una con l’altra le tante attività contro la guerra che si erano sviluppate nel nostro Paese, prima, durante e dopo l’attacco della NATO. Potrei qui menzionare i gruppi di solidarietà che si erano formati a Roma, Trieste, Bari, Bologna, Milano, Torino, Brescia, e così via, i numerosi eventi che venivano organizzati, ma la lista sarebbe troppo lunga. Abbiamo altresì partecipato con la Sezione Italiana alle attività del Comitato Internazionale di Difesa del Presidente Slobodan Milosevic. Il movimento contro la guerra in Jugoslavia si è sviluppato in molti paesi europei, come in Grecia ovviamente, ma anche i Germania, Gran Bretagna, Irlanda e così via, così come in tutto il mondo, come negli USA, ma in Italia c’era un particolare senso di vergogna, perché gli aerei decollavano dal nostro territorio, in particolare dalle basi di Aviano, Ghedi e Gioia del Colle, e questo non può essere dimenticato. Ovviamente l’aggressione diretta della primavera del 1999 è stato il più evidente crimine commesso da quella alleanza contro la pace nei Balcani. Provocando vittime innocenti ed enormi distruzioni, era finalizzato a far peggiorare più rapidamente le relazioni interetniche, e a provocare una ulteriore disgregazione di quel meraviglioso e multiforme paese che era la Jugoslavia, portando infine alla sua ufficiale sparizione dalle carte geografiche nel 2003. Secondo noi, la perdita della Jugoslavia è stata contro l’interesse di tutte le nazionalità che in essa vivevano, ma è stata un danno maggiore specialmente per i Serbi, visto che, come qualcuno ha già osservato ieri, la Jugoslavia era lo stato unitario in cui tutto il popolo serbo poteva vivere unito. I bombardamenti della NATO, come aggressione imperialista, erano diretti contro di voi, ma hanno scioccato anche molti Italiani, dal momento che hanno reso improvvisamente chiaro a quale livello di irresponsabilità potessero arrivare i politici e gli intellettuali. Infatti, alcune conseguenze finali dei crimini commessi dall’Occidente in Jugoslavia e in Serbia continuano a ricadere anche su di noi, i cittadini dei Paesi occidentali, per esempio: violazioni della sovranità di Stati e popoli; spinte centrifughe indotte attraverso miti identitari e micro-nazionali; discredito delle legislazioni internazionali e interne, inclusa la Costituzione Italiana; odio religioso, terrorismo e massacri di matrice islamica. Questi sono tutti esempi delle ripercussioni che stiamo subendo al giorno d’oggi in Occidente, in una sorta di ben meritata nemesi storica. La crisi della Jugoslavia, che culminò con il bombardamento della NATO, può essere considerata come paradigma del moderno metodo imperialista di interferenza e di conduzione della guerra. E per questo che, a vent’anni di distanza, la nostra Associazione sta ancora sviluppando nuove attività su questi argomenti. Tra le attività più importanti vi sono quelle che si riferiscono alla distruzione del Diritto Interazionale, compreso il percorso e gli effetti del “Tribunale ad hoc” dell’Aia per la ex Jugoslavia ICTY. L’ICTY è ora ufficialmente chiuso, ma ha passato tutte le sue carte e i procedimenti residui ad una nuova istituzione–fotocopia “ad hoc” il cui nome suona Orwelliano: “Mechanism” ( IRMCT ). Uno dei doveri del “Meccanismo” è gestire l’eredità della propaganda dell’ICTY, specialmente attraverso la creazione di “Centri di informazione” dove l’enorme quantità di documentazione che è stata prodotta i 25 anni di attività dell’ICTY, sia filtrata appropriatamente per garantire che studenti, studiosi, giornalisti e politici adottino una narrativa della storia contemporanea dei Balcani adeguata all’uso e consumo delle potenze occidentali. E’ per questo che l’eredità dell’ICTY deve essere una questione di interesse per noi. La nostra Associazione perciò bandisce premi da assegnare per ricerche dedicate all’analisi critica dell’attività dell’ICTY. ..segue ./.
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