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P R E C E D E N T E | S U C C E S S I V A |
La VOCE ANNO XXI N°5 | gennaio 2019 | PAGINA C - 35 |
In queste dichiarazioni rilasciate in un’intervista a una rivista scolastica online2 sono presenti molti elementi che, al di là della propaganda spicciola, mettono in chiaro il disegno complessivo e i valori ispiratori della scelta politica autonomista. Accanto alla tirata nazionalistica e sciovinistica contro la provincia di Bolzano, rea di usare soldi italiani per assumere solo docenti che sanno il tedesco, il vero cuore del discorso politico sta tutto nella seconda parte. È qui infatti che vengono attaccate genericamente le Regioni cicale del Sud che non sanno amministrare le risorse e che, pertanto, devono essere punite con meno autonomia e, soprattutto, con meno fondi. Al Nord virtuoso più soldi, più poteri, più autonomia di spesa, al Sud spendaccione meno soldi e meno poteri decisionali.
Per il nostro Meridione e per i paesi mediterranei dell’eurozona, la narrazione dell’assessore veneto all’istruzione non rappresenta certo una novità. Fu lo stesso presidente dell’eurogruppo Dijsselbloem che un anno fa accusò i popoli dell’Europa mediterranea di fare debito, spendendo in alcol e donne per poi chiedere aiuto alla UE. Una giunta leghista del Veneto non ha certo bisogno dell’ex capo dell’Eurogruppo per confezionare tali narrazioni che al Nord circolano già da decenni. Il problemi che deve affrontare la piccola e media borghesia del Nord, base storica di massa del consenso leghista, sono oggi molto più complessi di quelli affrontati ai tempi di Bossi. Si tratta da un lato di restare aggrappati allo zoccolo duro della UE che, sempre più arroccata attorno alla Germania e ai suoi satelliti nordici, dirige dall’esterno le altre economie europee in base ai propri interessi, dall’altro bisogna tentare una rinegoziazione con la grande borghesia europea per riuscire a dare ossigeno alla piccola e media impresa settentrionale. Da queste esigenze trae significato l’apparente schizofrenia tra una politica nazionale che finge di tuonare contro la UE dei burocrati e una politica regionale che vuole omogeneizzarsi al modello tedesco di gestione virtuosa del denaro e di asservimento sistemico ai dettami del capitale. Il peso considerevole in termini economici, finanziari e demografici dell’Italia, Sud compreso, serve al governo fasciostellato per giocare sul tavolo europeo una partita che è tutta in funzione della media borghesia del nord . A giustificare tale dualismo non ci sono solo dinamiche esogene, ma anche una serie di dinamiche endogene. Un’economia e un’istruzione a due velocità servono, infatti, anche a valorizzare “il capitale umano” che il sistema Italia esporta internamente ed esternamente da Sud a Nord, con vantaggi che vanno, neanche a dirlo, soprattutto all’economia settentrionale3. Anche il sistema dell’istruzione deve dunque adeguarsi al dualismo italiano tra un Nord che cerca disperatamente di aggrapparsi alla produttiva Germania e un Sud che funge da riserva di manodopera a basso costo e da economia di complemento. D’altronde, il sistema economico dei distretti del Triveneto è fortemente ancorato alla zona UE e si basa su una politica mercantilista, omogenea e fortemente interfacciata alla filiera dei paesi forti dell’Europa produttiva4. Non deve allora stupire la tendenza di regioni come il Veneto che perseguono ostinatamente una politica autonomista per cercare di scrollarsi di dosso la “zavorra” del “malgoverno” centralista e meridionale, al fine di rendersi più omogenee possibili al Nord Europa e meritevoli del club di serie A dell’eurozona. La secessione scolastica non è solo il risultato del provincialismo, della xenofobia o della nostalgia delle piccole patrie, è la risultante di un processo materiale e politico messo in moto dalle trentennali politiche ordoliberiste della UE che stanno desertificando intere aree economiche dell’Europa mediterranea. In tale dinamica, intere classi sociali e intere regioni del continente sono giocate le une contro le altre in una lotta darwinista tra ultimi e penultimi. La speranza di salvarsi dal declino economico e politico e di accedere così all’Europa di serie A fa soffiare sempre più forte il vento della secessione materiale e rompe ogni residuo legame di solidarietà e condivisione tra aree disomogenee del nostro paese. Rompere la gabbia europea è la sola speranza di emancipazione delle classi popolari e la sola possibilità che abbiamo per riunire un paese ormai nettamente diviso. di Giorgio Lonardi – Rete dei Comunisti 1 ..anticipazioni_testo.pdf 2 https://www.orizzontescuola.it/docenti-ed-ata.. 3 Così si esprime il Rapporto Svimez 2018 in merito: “L’integrazione Nord-Sud, oltre che trasferimenti netti di risorse pubbliche da Nord a Sud, implica anche corposi trasferimenti di risorse a vantaggio del Nord. Il Mezzogiorno è un primario mercato di sbocco dell’industria settentrionale; il risparmio meridionale è impiegato per finanziare investimenti meno rischiosi e più redditizi nel Centro-Nord; l’emigrazione di giovani meridionali in formazione o con elevate competenze già̀ maturate alimenta l’accumulazione di capitale umano nelle regioni settentrionali.” 4 Così il Monitor dei distretti del Triveneto steso da Intesa san Paolo nel luglio 2018: “Nel primo trimestre 2018, 4 primari mercati di sbocco europei sono risultati trainanti per i distretti veneti: nell’ordine Francia, Paesi Bassi, Germania e Spagna, che insieme al Messico si sono collocati nelle prime 5 posizioni con maggiore crescita delle esportazioni, seguiti poi dai nuovi mercati di Cina, Repubblica Ceca, Turchia, Brasile e Russia. In particolare in Cina e in Russia la crescita tendenziale (rispettivamente pari al +8,0% e al +6,6%) prosegue l’ottima performance ottenuta dalle imprese distrettuali venete nel 2017.” |
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