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La VOCE ANNO XXI N°5

gennaio 2019

PAGINA 7

Milano antifascista in piazza

3.000 in corteo per l’anniversario della strage di piazza Fontana.

Oggi, in una giornata lavorativa, circa 3.000 persone hanno sfilato per ricordare la strage di piazza Fontana del 12 Dicembre 1969. Quel giorno, una bomba esplose nella Banca Nazionale dell’Agricoltura causando la morte di 17 persone e il ferimento di 88.

Nonostante siano passati 49 anni, l’anniversario della strage di Piazza Fontana e dell’omicidio in Questura di Giuseppe Pinelli sono ancora ferite aperta per la parte più consapevole e generosa di questa città. Una parte di città che continua a offrire dimostrazioni di impegno e sensibilità sociale e, dopo aver portato in piazza 20.000 persone meno di due settimane fa contro il progetto di riapertura di CPR in via Corelli, anche oggi è scesa in piazza tenendo alto il vessillo dell’antifascismo. Una battaglia, quella antifascista, molto complicata, in una fase storia in cui un pesante vento reazionario e xenofobo spira su tutto il globo.

La Strategia della Tensione, di cui la strage di Milano fu il primo passaggio dirompente, ordita in chiave atlantica per fermare i poderosi movimenti di studenti e lavoratori e bloccare l’avanzata delle sinistre tra il ’68 ed il ’69 (ed eseguita da manovalanza fascista pesantemente eterodiretta dai vari servizi italiani) diede il via a una serie di eventi a catena.

Pochi giorni dopo la strage, l’anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto illegalmente in Questura ben oltre i tempi legali del fermo, precipitò dal quarto piano di via Fatebenefratelli perdendo la vita.

I vertici della Questura meneghina parlarono di suicidio e di “prove schiaccianti” del coinvolgimento di Pinelli nella strage.

Quanto quelle prove fossero schiaccianti lo si è visto in seguito…

Nel pomeriggio si è mosso da piazza Abbiategrasso uno spezzone di circa 200 antifascisti che hanno percorso le vie del quartiere Stadera dove i fascisti hanno una sede concessa da Aler in via Palmieri. Lo spezzone ha ancora una volta evidenziato il lavoro capillare di antirazzismo e antifascismo che viene praticato quotidianamente sull’asse di Milano Sud per poi andare a raggiungere piazza San Babila e unirsi al corteo cittadino.


Dario Fo Sull'assassinio di Saltarelli



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dal sito Il pane e le rose:

Il compagno Saverio nacque il 25 maggio 1947 a Pescasseroli (L'Aquila) da una famiglia di pastori. Trasferitosi a Milano, frequentò il liceo e poi l'università, alternando studio e lavoro. Al paese aveva organizzato delle lotte contro la devastazione del Parco Nazionale degli Abruzzi ad opera della speculazione edilizia e per alleviare la grave condizione dei lavoratori stagionali e...


Che cosa è stato il 12 dicembre 1969
Strage di Stato, terrorismo fascista, ipocrisia democratica.

Quel giorno vengono compiuti quattro attentati:una bomba esplode nella sede dellaBanca Nazionale dell’Agricoltura diPiazza Fontana a Milano, facendo 16morti e oltre 100 feriti; un’altra rimaneinesplosa nella sede della vicina BancaCommerciale; due altri ordigni esplodonoa Roma, sotto l’altare della patria(4 feriti) e nella sede della BNL (14 feriti).Questi attentati sono il culmine dellacampagna terroristica attuata durantetutto il 1969 da un gruppo neofascistadi Padova, guidato da Franco Freda, cuipartecipano uomini collegati ai servizisegreti.

La montatura poliziesca - Governodi centro-sinistra DC-PSI, partiti parlamentarie magistratura, prendendo apretesto la strage di Piazza Fontana, scatenanola macchina repressiva dello Statocontro i raggruppamenti anarchici edi estrema sinistra. Centinaia di militantivengono arrestati. Numerose sedivengono perquisite. I gruppi vengonotrattati come se fossero, di fatto, fuorilegge. Il 15 dicembre vengono imputatidegli attentati gli anarchici del CircoloXXII Marzo di Roma: Pietro Valpreda,Emilio Borghese, Roberto Mander e RobertoGargamelli. Con loro viene imputatoanche Mario Merlino, fascista amicodello squadrista Delle Chiaie, infiltratonel gruppo anarchico. Il 16 dicembreviene ucciso durante un interrogatorionella questura di Milano il ferroviereanarchico Pino Pinelli.

Perché la strage? - Per rispondere a questa domanda bisogna ricordare che nel 1968-69 si chiude l’epoca della grande espansione economica post-bellica, in Italia e nel mondo; e inizia l’epoca della crisi del sistema mondiale dell’imperialismo, che - aggravata - dura tuttora.
In quegli anni, il proletariato italiano entra sulla scena politica con le sue grandi lotte per l’aumento del salario e per la riduzione dell’orario. Il conflitto tra la borghesia e il proletariato si acutizza.
Al contempo inizia la crisi di regime della borghesia italiana, che si divide sulle soluzioni politiche da dare alla necessità di riorganizzare il suo sistema industriale e finanziario e aumentare lo sfruttamento del proletariato.
Lo squadrismo e lo stragismo fascisti vengono sostenuti da una parte dei gruppi economico-finanziari più legati ai grandi monopoli americani (armatori, petrolieri) o basati sulla rendita, da
strati della media e piccola borghesia imprenditrice e commerciale, da una parte della burocrazia statale e militare, che puntano a risolvere con metodi autoritari ed extraparlamentari la crisi di regime (i conflitti con i gruppi monopolistici allora predominanti in Italia: IRI, ENI, Fiat, Pirelli, Montedison) e più in generale il conflitto con la classe operaia.
Le stragi del 1969, e tra queste Piazza Fontana, dovevano servire a imporre una svolta a destra della politica di governo e sostenere lo sviluppo elettorale del partito fascista (il MSI, oggi AN).In seguito, fallito questo tentativo, la strage di Brescia (28 maggio 1974) ha segnato il passaggio dell’ala fascista della borghesia alla politica del "colpo di Stato", perseguita per tutti gli anni ´70 e parte degli anni `80 del 1900.

Perché la montatura contro gli anarchici? – L’incarcerazione di Valpreda e compagni e la caccia al rosso sono servite immediatamente a tutta la borghesia per cercare, senza peraltro riuscirci, di mettere in ginocchio la classe operaia di fronte al padronato, durante gli scioperi per i rinnovi dei contratti nazionali. Queste montature sono servite anche per tentare di stroncare i raggruppamenti di estrema sinistra, che avevano una presa crescente tra i giovani operai e studenti. Ma il vero scopo della montatura e della campagna terroristica di Stato era quello di nascondere che il fascismo stava nei vertici della Repubblica costituzionale: nella polizia, magistratura, servizi segreti, alti comandi militari. Nulla di strano in questo: la Repubblica democratica prese di peso l’intero apparato amministrativo, giudiziario, militare del fascismo. Il personale dirigente di questo apparato fu per giunta rivalorizzato nel dopoguerra dalla politica controrivoluzionaria della NATO, sotto l’egemonia dell’ imperialismo americano in Europa (vedi le strutture di Gladio e la Loggia P2). Poliziotti, magistrati e uomini di governo conoscevano perfettamente da chi e perché era stata organizzata la strage di Piazza Fontana e quali fossero i rapporti tra il gruppo di Freda-Ventura, cellula padovana del gruppo neofascista Ordine Nuovo, gli uomini dei servizi segreti e gli alti gradi militari, sia italiani sia americani.
Ma essi non potevano colpire i fascisti inseriti nei vertici dello Stato,con i quali collaboravano da 25 anni per opprimere le masse sfruttate, né potevano impedire a quei compari di sviare, insabbiare le inchieste sulla strage di Piazza Fontana e sulle altre che sono seguite (difatti queste indagini continuano tuttora e non avranno mai fine).

12 dicembre 1970: la polizia del centro-sinistra uccide il nostro compagno Saverio Saltarelli - In questo clima di ipocrisia democratica e livore antiproletario, la polizia vieta la manifestazione organizzata a Milano il 12 dicembre 1970 dagli anarchici per la liberazione di Valpreda. Il nostro raggruppamento partecipa al corteo per solidarietà con i prigionieri e contro il divieto deciso dal ministro dell’interno, che invece ha autorizzato: un corteo antifranchista promosso da PCI- PSI-DC-Sindacati e un presidio antifascista davanti all’università da parte del Movimento Studentesco della Statale (MSS). Il corteo anarchico viene caricato duramente dalla polizia nei pressi dell’ università, ma il servizio dell’ordine del MSS impedisce ai manifestanti di rifugiarsi nell’ateneo. Durante una carica i celerini sparano lacrimogeni ad altezza d’uomo: Saverio Saltarelli, 23enne studente-lavoratore militante del nostro Comitato studentesco di agitazione rivoluzionaria viene colpito al cuore e muore. Questo assassinio dimostra che ad un anno dalla strage il governo di centro- sinistra prosegue la politica di repressione statale e che la sinistra parlamentare ( PCI-Psiup-Sindacati, con la ruota di scorta dell’ MSS diventato una polizia civica) è parte integrante dello schieramento ordinista.

"La strage è di Stato" -Il repressivismo poliziesco non ha piegato le centinaia di migliaia di giovani che il 12 dicembre del 1971 e del 1972 sono nuovamente scesi in piazza, fino ad ottenere la scarcerazione dell’ anarchico Valpreda e dei suoi compagni. " La strage è di Stato - Pinelli è stato assassinato": queste verità, gridate nelle piazze dimostravano la consapevolezza non solo delle responsabilità dei fascisti ma anche della complicità dei vertici statali e del livore antiproletario degli uomini di governo.

La "storia infinita" dei processi su Piazza Fontana

-Dal 1969 al 2005 lo stato italiano ha celebrato 7 processi su Piazza Fontana-.

Il primo processo, a Milano e Roma, fu costruito per imputare gli anarchici e terrorizzare il movimento operaio e studentesco. Dal 1971, prima a Treviso e poi a Milano, vennero indagati i fascisti padovani di Ordine Nuovo, Freda e Ventura; protetti dai servizi segreti. Le "finezze processuali" della Cassazione riuscirono a far confluire entrambi i procedimenti nel mostruoso processo di Catanzaro, ove erano imputati insieme Valpreda e Merlino, Freda, Ventura, per tenere in piedi la tesi degli "opposti estremismi contro lo Stato". Dopo varie vicende, il 27/1/1987 la Cassazione chiudeva definitivamente questo processo, confermando la sentenza della Corte d’Appello di Bari, che aveva assolto per "insufficienza di prove" sia Valpreda sia i fascisti Freda, Ventura, Merlino.
Negli anni ´90, iniziava a Milano una nuova indagine contro la cellula veneta di Ordine Nuovo. Venivano imputati per la strage i componenti del gruppo di Mestre - Venezia, collegati al gruppo di Padova (ma Freda e Ventura non potevano essere nuovamente processati): Carlo Digilio, "pentito" accusatore; Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi più Giancarlo Rognoni; noto fascista milanese. La Corte d’Assise di Milano, con sentenza del 30/6-30/9/2001, condannava all’ergastolo Zorzi, Maggi e Rognoni, ed assolveva Digilio, riconoscendogli le attenuanti per la "collaborazione" e dichiarando prescritto il suo reato. Il 12/3/2004, però, la Corte d’Assise d’appello di Milano ribaltava la sentenza, mandando assolti Rognoni (con formula piena) e Zorzi più Maggi (per insufficienza di prove). Nella sentenza d’appello, la Corte ha scritto che della strage sono responsabili Freda e Ventura, la cui precedente assoluzione sarebbe stata un "errore giudiziario", ma che non vi sono prove sufficienti per collegare la cellula padovana di Ordine Nuovo con quella veneziana, nell’esecuzione dell’attentato.
L’ipocrisia giudiziaria ha dunque raggiunto il massimo, poiché lo Stato ha trovato il modo di non punire i suoi complici neofascisti, che sono tutti in libertà. La Corte di Cassazione, il 30/5/2005 Ha confermato definitivamente questa sentenza, aggiungendo alla beffa il danno: i parenti delle vittime della strage, che si erano costituiti parte civile, sono stati condannati alle spese.

Non "celebrare" il 12 dicembre ma lottare per la rivoluzione e il comunismo -I giovani di oggi non devono perdere tempo dietro alle ricorrenze ipocrite, che servono solo a nascondere la natura profondamente reazionaria della borghesia reazionaria, che unisce contro il proletariato sia i fascisti che gli antifascisti,clericali e massoni,golpisti e antigolpisti. I giovani proletari e studenti che vogliono ricordare con la lotta i morti nelle stragi fasciste e sotto il piombo poliziesco si portino sulla linea della rivoluzione comunista, dando il loro appoggio e il loro entusiasmo al partito proletario, per combattere lo Stato reazionario e costruire una società comunista,di liberi e uguali.
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IL TRIBUNALE DI MILANO CONDANNA A NOVE MESI IL CAPITANO ANTONETTI.

Ma Saverio Saltarelli dovrà ancora avere la sua giustizia!

Alle ore 22 del primo luglio 1976 il tribunale di Milano, II° sezione penale, ha emesso la sentenza a carico del capitano di polizia Antonetti, condannandolo a 9 mesi di reclusione con la condizionale, nonché al pagamento di una provvisionale di un milione di lire a testa per le parti civili (il padre di Saverio e 6 fratelli e sorelle) più le spese legali e il risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede. Con questa sentenza di condanna si conclude, in primo grado, il processo farsa iniziato circa 6 anni dopo l’assassinio del nostro militante il 12 dicembre 1970.

La giustizia borghese è questa; al massimo può arrivare a una condanna per colpa. Essa non punirà mai per omicidio volontario un suo funzionario. Comunque, considerando il codismo statale della nostra magistratura , questa sentenza è una delle poche di condanna pronunciata nei confronti di ufficiali di polizia. Ci auguriamo, per i familiari del compagno assassinato, che essa non venga travolta dall’appello fatto dall’imputato, perché sarebbe una burla grottesca.

Il processo si è svolto nella più completa indifferenza e sul terreno del più controllato tecnicismo. La nostra sede milanese locale che, con stampa e volantini, ha rievocato gli avvenimenti di allora e la figura politica di Saverio Saltarelli, lo ha seguito con discrezione, in quanto la vicenda giudiziaria così impostata aveva esclusivamente valore sul piano risarcitorio, per i familiari.

Sul piano politico e su quello morale, nessun risarcimento poteva venire, dal processo, al nostro compagno. I responsabili dell’assassinio di Saverio non sono solo gli esecutori materiali: gli agenti e il capitano di polizia. Sono anche i mandanti: l’allora ministro Restivo ed il centro-sinistra, allora governo in carica. Saverio è stato una vittima del centro-sinistra e non può essere la sentenza di condanna dell’Antonetti che può rendergli giustizia!

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