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La VOCE ANNO XXI N°5

gennaio 2019

PAGINA 3         - 23

Segue da Pag.22: SERBIA – SITUAZIONE ATTUALE

Al contrario, la realtà ci dimostra che con salario medio stiamo quasi ultimi d’Europa e da anni non ci spostiamo con la crescita economica trascurabile.

Non sorprende il dato che 25,6 % della popolazione (uno su quattro) vive sotto la soglia di povertà e più in rischio sono i giovani tra i 18 – 26 anni. La maggioranza di quelli che lavorano ricevono il salario minimo (cca 200 euro), lavorano tramite agenzie interinali “importate” dall occidente, non osano costruire proprie famiglie, non hanno casa loro e vivono dai genitori.

Il tenore di vita e dimostrato dal paniere mensile calcolato per una famiglia di quattro componenti. Per cibo, bollette, tasse, materiale igienico, istruzione, trasporto, farmaci necessita spendere circa 110.000,00 dinari (920 euro). Siccome il salario medio risulta di 46.000,00 dinari (390 euro) e se supponiamo che tutti e due genitori lavorino (???) risulta che ogni mese mancano circa 18.000,00 dinari (140 euro). I calcoli sono fatti  per salario medio statistico e cosa dire per la famiglia in cui genitori ricevono il salario minimo di 24.800,00 dinari (cca 200 euro) che è il caso di maggioranza dei lavoratori nel settore industriale.

Un altro dato significativo – in Serbia ci sono 76 “cucine popolari” dove si distribuisce un pasto gratuito al giorno alle persone che non hanno nessun sussidio..

I giovani laureati che non vedono un futuro promettente studiano il tedesco ed il norvegese sperando di costruire la vita fuori Serbia. Il dato ufficiale dimostra  che in questo secolo dalla Serbia sono andati via 486.940 cittadini.


FIAT – SITUAZIONE ATTUALE

 

In Serbia, uno stato dove si vive con costanti problemi e sotto stress, non fa grande notizia che il 23 novembre la Fiat ha sospeso produzione e che i lavoratori di tutti e due turni sono mandati in ferie lunghe, più probabilmente entro metà gennaio 2019. Oltre ferie di Capodanno i lavoratori saranno pagati 6 giorni con 65 % che significa i salari di dicembre ridotti. Tutto sommato i lavoratori Fiat nell’anno 2018 sono stati a casa 40 giorni.

Non è la prima volta che la Fiat cessa la produzione prima delle feste natalizie però i lavoratori sono preoccupati perchè questa volta è successo con un mese di anticipo e perchè la direzione si è decisa per un mese intero invece di più interruzioni periodiche come si faceva in precedenza. Viene spiegato che il motivo è la richiesta del mercato calata e com’è già noto la Fiat non produce scorte ma si adegua alle richieste del mercato.

Questa interruzione porta all’interruzione di produzione dell’indotto. Quando sarà ripresa la produzione non si sa.

Il sindacato in Fiat con segretario Zoran Marković fa pressioni costanti su premier Ana Brnabić di dare informazioni sul futuro della fabbrica. La premier aveva promesso che il management della Fiat avrebbe presentato i piani per i 5 anni successivi entro fine 2018 e non oltre i primi di gennaio 2019.

Ricordiamo che Fiat Chrysler Automobili il 1. giugno in Italia e poi il 29. settembre a Kragujevac (dopo la scadenza del contratto stipulato per 10 anni) ha pubblicato che la produzione a Kragujevac sarebbe continuata. Oltre al modello standard 500L sarebbe prodotta anche la versione ibrida e quella con elettromotore mentre la produzione di un modello completamente nuovo dovrebbe iniziare nella seconda metà del 2019.

Ricordiamo il grande sciopero nel 2017 quando gli operai non contenti delle condizioni di lavoro, della non adeguata organizzazione del lavoro e  dei salari bassi, hanno abbandonato i posti di lavoro ed hanno scioperato prima in fabbrica e poi davanti al Comune. Allora la premier Brnabić ha dichiarato rivolgendosi agli operai "forse il salario di 42.000 dinari (350 euro) non vi basta per la vita però se la Fiat se ne va avrete ZERO dinari e verrete di nuovo davanti al governo serbo per chiedere risoluzione del problema."

Tale posizione della premier dimostra in quale categoria sono lavoratori in industria. Ha altresì dichiarato che lo sciopero era una vergogna perchè i loro posti di lavoro erano pagati con soldi di tutti i cittadini serbi. Questo è vero perchè ha pensato alle enormi sovvenzioni che sono state date alla Fiat nei 10 anni precedenti.

Tenendo presente tutto questo ci chiediamo se il problema consiste in un contratto nuovo tra la Fiat e lo stato serbo? Non è un segreto che  il management di Torino vorrebbe il contratto senza modificare quello precedente. Il governo serbo però, che parecchie volte ha criticato il governo precedente per questo contratto, ritiene che alla Fiat non debbano dare agevolazioni cioè che la Fiat debba iniziare a versare i contributi per 2500 lavoratori con tutti i dazi, tasse e IVA. Con tale contratto nuovo anche la città di Kragujevac potrebbe finalmente avere qualche vantaggio che finora non aveva. Ciò si riferisce anche al terreno che la fabbrica occupa – 140 ettari e le fabbriche dell’indotto – 30 ettari, che sono di proprietà del Comune di Kragujevac.

Nel 2017 la Fiat ha prodotto e venduto 65.000 delle 500L (le capacità produttive sono per 180.000 unità) mentre i dati per l’anno 2018 non sono ancora pubblicati ma si sa già che il numero sarà ridotto.

Lo stato serbo partecipa con il 33% del capitale.. Nella fabbrica sono stati investiti 1,3 miliardi di euro però è un dato sconosciuto quanto è stato investito da ciascuna delle parti.

 

Rajko Blagojević

29.11.2018.


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Cent’anni di Jugoslavia

di Giorgio Fruscione

Fonte: East Journal, 30 novembre 2018 – http://www.eastjournal.net/archives/94161



Da BELGRADO – Domani ricorre il centenario della proclamazione dell’unione di serbi, croati e sloveni in un unico regno, ovvero la Jugoslavia, come verrà ufficialmente rinominato il paese nel 1929.


La nascita del Regno di Serbi, Croati e Sloveni può considerarsi l’esito più politicamente rilevante della Prima guerra mondiale per la regione balcanica. Uno degli artefici della realizzazione dell’unione, re Aleksandar Karadjordjevic – che si guadagnerà l’epiteto di “unificatore” – sostenne personalmente che l’obiettivo principale dell’esercito serbo nella Grande Guerra fosse quello di arrivare a una liberazione degli slavi nel sud e alla costruzione della Jugoslavia.

D’altronde, la Jugoslavia viene spesso erroneamente fatta coincidere quasi esclusivamente con la successiva federazione di Tito, che invece non è che una delle realizzazioni di quell’ideale – lo jugoslavismo, appunto – nato circa un secolo prima la stessa Jugoslavia socialista.
Un errore che si accompagna a quello di ritenere la Jugoslavia come un ideale e uno strumento a servizio della politica “granserba”. Lo dimostrano l’attività letteraria e artistica di molti croati che fondarono il movimento culturale jugoslavo, che vide una moltitudine di collaborazioni sull’
asse Belgrado-Zagabria. Ne è esempio Ljudevit Gaj, che nella seconda metà dell’Ottocento collaborò con Vuk Karadzic, padre della riforma della lingua serba, arrivando insieme a gettare le basi della futura lingua serbo-croata

..segue ./.

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