Segue da Pag.37: Posizioni di sinistra tedesche e statunitensi sul Venezuela. È
tutta una sorpresa.
Dopo
questo violentissimo attacco contro Maduro, l'invito successivo nello
"statement" di Sanders, che è quanto è stato
esaltato dal Manifesto,
è quindi quello di far rispettare l'Assemblea Nazionale cioè,
il suo leader
golpista Guaidó.
Solo un mentecatto avrebbe potuto fraintendere. Oppure qualcuno che
preso da deliri negriani non può pensare che gli Usa e le sue
élites, di cui Sanders fa parte, siano imperialisti.
Verso
la fine dello "statement" Bernie Sanders vuole distinguersi
da Donald Trump e mostrare il suo lato ragionevole-e-di-sinistra.
Così afferma che, tuttavia, gli Usa, al contrario di come
hanno sempre fatto in America Latina, non devono più praticare
ingerenze esterne, definite "inappropriate", e tentativi
di regime
change.
Ragazzi,
è fantastico, letteralmemnte fantastico! Sanders
appoggia il golpista designato da Washington ma dice che Washington
non deve designare golpisti!
Il
celebre paradosso del mentitore - "Un cretese affermava che
tutti i cretesi mentono sempre": diceva la verità o
mentiva? - sarebbe più facilmente risolvibile. E
il Manifesto ci
scodinzola dietro. Troppo sforzo parlare dall'inizio alla fine di
"golpe" ispirato dagli Usa, per il Manifesto.
La prima parte dell'articolo era decente; e anche il finale, con le
parole di Lula, era congruo. Ma una forza oscura, un virus
presente da anni in redazione, ha operato per infilarci verso la fine
la cifra
desiderante e globalista in
cui il sedicente "quotidiano comunista" trova il senso di
sé.
Fantastico
anche che la logica di Sanders sia simile in tutto e per tutto a
quella della CGIL e dei vari "né né": "Né
con Maduro né con le ingerenze esterne". Gli
“internazionalisti” dicevano così per la Libia e
continuano a dire così per la Siria.
Ma
gli "internazionalisti" sono molto indietro, perché
una comunità di sensi internazionale già esiste, ed è
miracolosa, spettacolare.
Non
c'è infatti nemmeno bisogno che Landini si sia sentito con
Sanders, è la stessa cultura politica che viene condivisa da
entrambi, un entaglement,
una miracolosa simultaneità a distanza che farebbe rifare i
calcoli a qualsiasi fisico quantistico (in realtà le variabili
nascoste ci sono e tante).
Fanno
meglio le nuove Rappresentati democratiche Ilhan
Omar e Alexandria
Ocasio-Cortez:
la prima ha parlato apertamente di " US
backed coup in Venezuela"
e la seconda di " non
democratic means"
usati dagli Stati Uniti per determinare chi comanda nel paese
sudamericano ricco di petrolio e riottoso al neoliberismo. Per la
cronaca, e non solo, Trump ha pensato bene di denunciare come
"chavista" la proposta della Ocasio-Cortez di una tassa
marginale sui ricchi del 70%. Una cosa normalissima in tutta Europa
nel ventennio "keynesiano" del dopoguerra e negli Stati
Uniti di Kennedy, ma oggi considerata né più né
meno che come un attacco ai "diritti umani".
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Chiarissima,
infine, la posizione della Rappresentante democratica Tulsi
Gabbard,
che da poco ha ufficializzato che correrà per le prossime
primarie (e che Dio la preservi, anche fisicamente perché il
rischio che incorra in un "incidente" mortale, se
continuerà a pensarla nella stessa maniera, è grande -
Esagero? guardate che abbiamo a che fare con degli assassini, né
più né meno. "Atenta ti ... " avrebbe detto
Bonif acio VIII – ve lo ricordate Mistero
Buffo di
Dario Fo? "Atenta ti ..." dirà l'establishment alla
Gabbard). Ecco dunque la nostra Tulsi Gabbard:
"Gli
Stati Uniti devono starsene fuori dal Venezuela. Si lasci che sia il
popolo del Venezuela a determinare il proprio futuro. Noi non
vogliamo che altri paesi scelgano i nostri leader - così
dobbiamo smetterla di tentare di scegliere i loro".
Ricordo
che Tulsi Gabbard, che pure non ama il presidente siriano al-Assad,
andò a trovarlo due anni fa, in piena guerra, per capire
le sue ragioni. E tornò consapevole che la ragione stava dalla
parte di Damasco e non di Washington. Ecco cosa dichiarò alla
Camera dei Rappresentanti lo scorso settembre, in vista di un
possibile nuovo bombardamento USA sulla Siria:
" Lui
[Donald Trump] e la sua squadra stanno facendo un calcolo politico e
cercano qualsiasi scusa o opportunità per lanciare un altro
attacco militare, in modo che Trump possa essere nuovamente
glorificato per aver sganciato bombe.
Altri che guadagnerebbero
di più sono Al Qaeda e tutte le organizzazioni terroristiche
che vogliono mantenere in vita la guerra per cambiare il governo di
Assad. La loro guerra per rovesciare Assad sta per finire. Finalmente
stanno affrontando la sconfitta. Un attacco americano che indebolisca
significativamente l’esercito siriano sarebbe un regalo per
questi gruppi terroristici che vogliono rovesciare il governo e
istituire una teocrazia estremista sunnita a Damasco. Arabia Saudita,
Turchia e Qatar sarebbero i beneficiari."
..segue ./.
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