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La VOCE ANNO XXI N°6

febbraio 2019

PAGINA F         - 38

Segue da Pag.37: Posizioni di sinistra tedesche e statunitensi sul Venezuela. È tutta una sorpresa.

Dopo questo violentissimo attacco contro Maduro, l'invito successivo nello "statement" di Sanders, che è quanto è stato esaltato dal Manifesto, è quindi quello di far rispettare l'Assemblea Nazionale cioè, il suo leader golpista Guaidó. Solo un mentecatto avrebbe potuto fraintendere. Oppure qualcuno che preso da deliri negriani non può pensare che gli Usa e le sue élites, di cui Sanders fa parte, siano imperialisti.
Verso la fine dello "statement" Bernie Sanders vuole distinguersi da Donald Trump e mostrare il suo lato ragionevole-e-di-sinistra. Così afferma che, tuttavia, gli Usa, al contrario di come hanno sempre fatto in America Latina, non devono più praticare ingerenze esterne, definite "inappropriate", e tentativi di regime change.
Ragazzi, è fantastico, letteralmemnte fantastico! Sanders appoggia il golpista designato da Washington ma dice che Washington non deve designare golpisti!
Il celebre paradosso del mentitore - "Un cretese affermava che tutti i cretesi mentono sempre": diceva la verità o mentiva? - sarebbe più facilmente risolvibile. E il Manifesto ci scodinzola dietro. Troppo sforzo parlare dall'inizio alla fine di "golpe" ispirato dagli Usa, per il  Manifesto. La prima parte dell'articolo era decente; e anche il finale, con le parole di Lula, era  congruo. Ma una forza oscura, un virus presente da anni in redazione, ha operato per infilarci verso la fine la cifra desiderante e globalista in cui il sedicente "quotidiano comunista" trova il senso di sé.
Fantastico anche che la logica di Sanders sia simile in tutto e per tutto a quella della CGIL e dei vari "né né": "Né con Maduro né con le ingerenze esterne". Gli “internazionalisti” dicevano così per la Libia e continuano a dire così per la Siria.
Ma gli "internazionalisti" sono molto indietro, perché una comunità di sensi internazionale già esiste, ed è miracolosa, spettacolare. 
Non c'è infatti nemmeno bisogno che Landini si sia sentito con Sanders, è la stessa cultura politica che viene condivisa da entrambi, un entaglement, una miracolosa simultaneità a distanza che farebbe rifare i calcoli a qualsiasi fisico quantistico (in realtà le variabili nascoste ci sono e tante).

Fanno meglio le nuove Rappresentati democratiche Ilhan Omar e Alexandria Ocasio-Cortez: la prima ha parlato apertamente di " US backed coup in Venezuela" e la seconda di " non democratic means" usati dagli Stati Uniti per determinare chi comanda nel paese sudamericano ricco di petrolio e riottoso al neoliberismo. Per la cronaca, e non solo, Trump ha pensato bene di denunciare come "chavista" la proposta della Ocasio-Cortez di una tassa marginale sui ricchi del 70%. Una cosa normalissima in tutta Europa nel ventennio "keynesiano" del dopoguerra e negli Stati Uniti di Kennedy, ma oggi considerata né più né meno che come un attacco ai "diritti umani". 
Chiarissima, infine, la posizione della Rappresentante democratica Tulsi Gabbard, che da poco ha ufficializzato che correrà per le prossime primarie (e che Dio la preservi, anche fisicamente perché il rischio che incorra in un "incidente" mortale, se continuerà a pensarla nella stessa maniera, è grande - Esagero? guardate che abbiamo a che fare con degli assassini, né più né meno. "Atenta ti ... " avrebbe detto Bonif acio VIII – ve lo ricordate Mistero Buffo di Dario Fo? "Atenta ti ..." dirà l'establishment alla Gabbard). Ecco dunque la nostra Tulsi Gabbard:

"Gli Stati Uniti devono starsene fuori dal Venezuela. Si lasci che sia il popolo del Venezuela a determinare il proprio futuro. Noi non vogliamo che altri paesi scelgano i nostri leader - così dobbiamo smetterla di tentare di scegliere i loro". 

Ricordo che Tulsi Gabbard, che pure non ama il presidente siriano al-Assad, andò a trovarlo  due anni fa, in piena guerra, per capire le sue ragioni. E tornò consapevole che la ragione stava dalla parte di Damasco e non di Washington. Ecco cosa dichiarò alla Camera dei Rappresentanti lo scorso settembre, in vista di un possibile nuovo bombardamento USA sulla Siria:

Lui [Donald Trump] e la sua squadra stanno facendo un calcolo politico e cercano qualsiasi scusa o opportunità per lanciare un altro attacco militare, in modo che Trump possa essere nuovamente glorificato per aver sganciato bombe.
Altri che guadagnerebbero di più sono Al Qaeda e tutte le organizzazioni terroristiche che vogliono mantenere in vita la guerra per cambiare il governo di Assad. La loro guerra per rovesciare Assad sta per finire. Finalmente stanno affrontando la sconfitta. Un attacco americano che indebolisca significativamente l’esercito siriano sarebbe un regalo per questi gruppi terroristici che vogliono rovesciare il governo e istituire una teocrazia estremista sunnita a Damasco. Arabia Saudita, Turchia e Qatar sarebbero i beneficiari
."
..segue ./.

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