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La VOCE ANNO XXI N°6

febbraio 2019

PAGINA b         - 30

Crimea reagisce a proposta di Berlino su invio ispettori europei nello Stretto di Kerch



L'arrivo di esperti tedeschi e francesi per valutare la situazione nello Stretto di Kerch confermerà la stretta osservanza della Russia di tutti gli standard internazionali per le ispezioni e controlli alle navi, ha dichiarato a Sputnik Yury Hempel, presidente della commissione per le relazioni delle comunità nazionali del Parlamento di Crimea.

In questo modo ha commentato la notizia, secondo cui la cancelliera tedesca Angela Merkel ha proposto al presidente russo Vladimir Putin l'invio di esperti europei nella zona dello Stretto di Kerch.

"La Crimea non ha nulla da nascondere. Siamo aperti e a disposizione, anche sulla situazione relativa allo Stretto di Kerch. La proposta di Angela Merkel è abbastanza ragionevole e corretta se Berlino e Parigi sono disposte a condurre un dialogo costruttivo e dare una valutazione obiettiva di tutto ciò che accade nello Stretto di Kerch", — ha riferito Hempel a Sputnik.

A suo parere anche gli esperti ucraini potrebbero recarsi nello Stretto di Kerch, tuttavia manca la fiducia nella loro obiettività ed imparzialità.

Ha riferito ieri della proposta della Merkel di inviare osservatori tedeschi e francesi nello Stretto di Kerch il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Secondo il capo della diplomazia russa, la cancelliera tedesca ha proposto questa idea a Putin durante il vertice del G20 a Buenos Aires ed il capo di Stato ha dato parere favorevole. Tuttavia la visita degli esperti non è ancora avvenuta.

Lavrov ha osservato che Berlino intende preparare questa "semplice visita" con una sorta di documento che deve essere coordinato con le autorità ucraine.

NI: nuovo aereo russo potrebbe diventare un serio problema per la NATO



Un nuovo aereo radar di allarme preventivo, l’AWACS A-100 Premier, potrebbe dare alla Russia un vantaggio rispetto alle forze della NATO, scrive The National Interest.

La testata rileva che l'aeromobile sarà in grado di vantare significativi miglioramenti nelle funzionalità rispetto al suo predecessore A-50. In particolare, i motori D-30KP2 standard saranno sostituiti dal più potente e moderno PS-90A-76, il telaio sarà rinforzato.

Dopo la modernizzazione, l'IL-76MD-90A verrà dotato di un nuovo sistema di scansione ibrido Premier-476. Il nuovo sistema radar russo è in grado di condurre la scansione verticale radioelettronica attiva e la triangolazione.

Pertanto, l'Aeronautica russa avrà "una capacità senza precedenti di rilevare bersagli aerei e terrestri", spiega NI.

L'economia della Russia supererà quella della Germania entro il 2020, nonostante le sanzioni



Nonostante anni di sanzioni occidentali, la Russia diventerà la quinta più grande economia del mondo già dal prossimo anno, superando la Germania e il Regno Unito. Questo è quanto afferma nel suo ultimo rapporto
sull’economia mondiale stilato dalla banca multinazionale Standard Chartered.

In un rapporto che delinea le proiezioni sull'economia mondiale fino al 2030, la banca prevede che la Cina rischia di spodestare gli Stati Uniti nel diventare la più grande economia del mondo ad un certo punto già nel prossimo anno.

«Entro il 2020, la maggioranza della popolazione mondiale sarà classificata come classe media. L'Asia guiderà l'aumento delle popolazioni catalogate come classe media anche se le classi medie ristagnano in Occidente».

Il rapporto prevede che le economie asiatiche cresceranno significativamente nel prossimo decennio, portando ben 7 paesi nella lista che comprende le 10 maggiori economie del mondo entro il 2030.

Previsioni buone per la Russia sono anche quelle di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.

Secondo le sue previsioni, la Banca Mondiale, stima un tasso di crescita del PIL russo all'1,8% nel 2020 e nel 2021. La banca ha riferito che l'economia russa si è espansa all'1,6% l'anno scorso, vivendo «inflazione relativamente bassa e stabile e aumento della produzione di petrolio» nonostante le sanzioni economiche più restrittive.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha alzato le sue previsioni per la crescita del PIL della Russia nel 2019 all'1,8 per cento. L'impatto positivo dell'aumento dei prezzi del petrolio mondiale sull'economia russa supererebbe l'effetto negativo delle sanzioni di Washington.

Al contempo la Germania, maggiore economia europea, ha rallentato bruscamente nel 2018. L'anno scorso il PIL è cresciuto dell'1,5 percento, il tasso più basso dal 2013.

Fonte: RTNotizia del: 16/01/2019

Un entusiasmo al calor bianco ha accolto Putin in Serbia: è tornata la questione balcanica?



"Quando la Nato e l’Italia bombardarono Milosevic nel marzo 1999 un battaglione russo fece una veloce parata per le vie di Pristina e poi lo vidi scomparire nella zona dell’aereoporto. Ma quella era ancora la Russia di uno Yeltsin a un etilico passo d’addio. Putin ora si prende la rivincita.

di Alberto Negri* - il Manifesto

C’è un Est europeo di avvoltoi che vuole cancellare la memoria, come scriveva domenica Tommaso Di Francesco su il manifesto, e un altro che non dimentica mai nulla. Vladimir Putin si è così preso la rivincita russa in Serbia.

Quando la Nato e l’Italia bombardarono Slobodan Milosevic nel marzo 1999 (al governo da noi c’era D’Alema) sui muri di Belgrado qualcuno ironicamente scrisse: «Russia se hai bisogno ti aiutiamo». Allora un battaglione russo inviato in Kosovo dalla Bosnia fece una veloce parata per le vie di Pristina e poi lo vidi scomparire nella zona dell’aereoporto. Ma quella era ancora la Russia di uno Yeltsin ad un etilico passo d’addio.

Ben diverso il clima di entusiasmo al calor bianco che ha accolto Putin con il presidente serbo Aleksandar Vucic alla cattedrale ortodossa di San Sava, un’adunata quasi oceanica di 120mila persone, in contrasto con le manifestazioni del giorno prima dell’opposizione per ricordare Oliver Ivanovic, politico serbo-kosovaro, di cui ricorreva il primo anniversario dall’omicidio. Ma ci sono sempre due Serbie, l’una in conflitto con l’altra quasi a dare un senso alle due teste dell’aquila dello stemma del paese.

Una visita quella di Putin durata poche ore ma che è servita a rafforzare i rapporti, già solidi e stretti, tra Russia e Serbia, principale alleato di Mosca nei Balcani. E soprattutto per lanciare un avvertimento sul Kosovo e sull’espansione della Nato nei Balcani.

Mosca e Belgrado hanno masticato amaro per l’ingresso del Montenegro nell’Alleanza Atlantica e guardano con sospetto i recenti passi della Macedonia del Nord per entrare sia nell’Unione europea che nella Nato. Anche Belgrado è candidata e entrare nell’Unione ma come ha ripetuto Vucic non ha nessuna voglia di aderire all’Alleanza che ha bombardato la Serbia vent’anni fa.

E la Serbia, come ha già detto Vucic più volte, non ha neppure l’intenzione di rinunciare al suo alleato russo per aderire alla Ue, rifiutando di unirsi al fronte occidentale sulle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina. Anzi, Mosca – ha annunciato Putin – è pronta a investire 1,4 miliardi di dollari nel prolungamento del Turkish Stream nei paesi europei attraverso la Serbia, una sorta di cordone ombelicale per la sopravvivenza energetica di Belgrado.

Questi forti legami, politici ed economici, tra Serbia e Russa sono un aspetto certo non secondario di cui dovrà tenere conto anche l’Italia che quest’anno ha la presidenza dell’Iniziativa centro europea, il più esteso forum di cooperazione e integrazione regionale nell’Europa Centrale, Orientale e Balcanica con sede a Trieste. Quella riservata al presidente russo è stata dunque un’accoglienza straordinaria e al tempo stesso impensabile in una qualsiasi altra capitale europea, a dimostrazione della enorme popolarità di cui gode tra i serbi il leader del Cremlino. Non solo per la storica vicinanza spirituale, religiosa e linguistica tra i due Paesi slavi ma anche per la ferma posizione di Mosca a sostegno dell’integrità territoriale della Serbia contro l’indipendenza del Kosovo. I motivi di tensione sono continui e permanenti, l’ultimo i dazi doganali insostenibili imposti da Pristina alle importazioni dalla Serbia e la costituzione stessa dell’esercito kosovaro – contro la Risoluzione Onu 1244 -, ritenuto come parte di un progetto di Grande Albania che coinvolgerebbe oltre a Tirana, la Macedonia e parti della Serbia meridionale. La guerra del Kosovo è stata l’ultimo atto dell’apocalisse balcanica, fatta di pulizie etniche, stragi, stupri di massa, che costituirono in un certo senso la fase terminale di un orrore che aveva già riempito i cimiteri nella seconda guerra mondiale. Questi Balcani sanguinanti hanno cominciato a ricostruirsi soltanto ora, dopo una lunga sequenza di eventi drammatici. Mai dimenticare però una frase di qualche anno fa dello storico George Prévélakis che suona ancora oggi, come un ammonimento: «I Balcani sono un avvertimento mortale per chi crede che il prestigio di uno Stato, la sua potenza e la prosperità restino tali nel corso del tempo. I Balcani sono tutto il contrario del facile ottimismo». Qui la memoria è più viva che mai, forse anche troppo. Notizia del: 19/01/2019

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