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La VOCE 1902

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La VOCE ANNO XXI N°6

febbraio 2019

PAGINA 4         - 24

Segue da Pag.23: Le foibe e il 10 febbraio, "giorno del ricordo"

commette un vero ed efferato sterminio sono le SS assieme ai repubblichini di Salò quando nell'inverno del '43 riprendono il controllo della penisola istriana e massacrano 13mila persone. La maggioranza dei cadaveri (questi sì) viene gettata nelle foibe.

b) il secondo caso riguarda 40 giorni di potere partigiano nel maggio del 1945. In quel periodo scompaiono tra le 2000-3000 persone. Si tratta sempre di uomini e donne processati per la loro conclamata corresponsabilità in crimini di guerra e in atti di collaborazionismo con il nemico oppressore ora sconfitto. I processi politici sono svolti spesso in maniera sommaria e contro le indicazioni venute dal centro politico della direzione partigiana titina. Ad essi seguono fucilazioni, arresti e deportazioni in campi di prigionia. Pochi sono i cadaveri dei giustiziati che sono finiti nelle foibe. Le stime complessive parlano di 500 persone in tutto tra il '43 e il '45. È del tutto falso che fosse pratica usuale quella di giustiziare direttamente i condannati sull'orlo della foiba. Storiche locali come Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan parlano di un ordine di grandezza di alcune decine di infoibati collegati per lo più alle forze fasciste e di occupazione. Sulle famigerate foibe in cui si sostiene siano state gettate migliaia di italiani, le loro ricerche evidenziano che: nella foiba di Basovizza (che non è nemmeno una foiba ma il pozzo di una miniera), quando si è scavato alla ricerca di corpi, si sono trovati i resti di alcuni militari tedeschi risalenti alla prima guerra mondiale e qualche carcassa di animale; nella foiba di Opicina (Monrupino) si trovarono solo alcuni corpi di soldati morti in battaglia gettati lì per evitare che le carcasse diffondessero epidemie; nella foiba di Fianona non si è mai trovato nulla e nella zona nessuno ha mai sentito parlare di corpi ivi gettati. Infine, si è pure parlato delle foibe di Fiume…c'è solo un piccolo problema: a Fiume non ci sono foibe! L'unica foiba in cui si rinvennero i cadaveri di 18 fucilati è l'abisso Plutone. Si tratta in questo caso di prigionieri fascisti che vennero fucilati dalla cosiddetta banda Steffè, una banda composta in realtà da militari della X MAS che commettevano crimini facendosi passare per partigiani al fine di screditare questi ultimi agli occhi della popolazione.

Al di là del fenomeno contestato delle foibe occorre ribadire il bilancio bellico finale nella regione jugoslava, che ha visto morire 15 mila italiani a fronte di un milione di slavi.

4) 1945-50s – L'esodo
Con il Trattato di Pace di Parigi siglato il 10 febbraio 1947 la gran parte dell'Istria viene assegnata alla Jugoslavia, grazie ad accordi che verranno stabilizzati definitivamente solo con il Trattato di Osimo del 1975. A questo punto entra in gioco il tema dell'esodo, ossia della cosiddetta "cacciata" degli italiani dalle terre entrate a far parte della Jugoslavia. In realtà non c'è mai stata nessuna cacciata né tantomeno una persecuzione degli italiani in quanto tali. La presenza italiana in Istria e Dalmazia è rimasta viva ed attiva da allora fino ad oggi: sotto la Jugoslavia ha goduto sempre di tutele (scuole, istituzioni culturali, bilinguismo ecc) ed ancora oggi, nonostante il nazionalismo croato abbia ripreso vigore, è rispettata. A parte chi si macchiò di gravi colpe, nessuno fu costretto a lasciare la propria casa. L'esodo fu un'iniziativa volontaria, spalmatasi nell'arco di un decennio, della maggioranza della popolazione italiana presente in Istria e Dalmazia. Tra le 200 e le 250 mila persone emigrarono dalla regione, la gran parte verso l'Italia ma anche verso altri Paesi (Canada, USA, Australia). Occorre ricordare che agli abitanti delle zone divenute jugoslave venne data la possibilità di decidere quale cittadinanza scegliere, tant'è che in questo flusso migratorio si infilarono anche 30 mila croati e 10 mila sloveni, che non gradivano l'idea di vivere in uno Stato socialista. Questa in effetti è stata la principale motivazione per cui anche migliaia di italiani, in molti casi insediatisi sul territorio in epoca fascista, decisero di rientrare in Italia per il timore di essere identificati come ex fascisti e perdere il posto di lavoro; contano anche le pressioni del Governo italiano e del CLN di Fiume e Pola, controllati dalle forze partigiane più moderate e nazionaliste. L'assenza di una politica esplicitamente discriminatoria nei confronti degli italiani è confermata indirettamente dal fatto che 2500 operai italiani della "Cantieri riuniti" nell'arco del biennio '46-'48 decidono di trasferirsi a Fiume e Pola per lavorare al servizio del nuovo Stato socialista.

5) Il revisionismo storico
Dato che questi sono i fatti accertati storicamente, perché e come si è arrivati ad istituire il 10 febbraio "giornata del Ricordo"? Per 50 anni in effetti la retorica delle decine di migliaia di italiani "infoibati" e di altre centinaia di migliaia "in fuga" ha fatto parte solo della propaganda neofascista, mentre né lo Stato Italiano né le principali forze politiche italiane (ma neanche gli storici seri) hanno mai posto con forza la questione. Ciò è dipeso da svariati fattori, non ultime le ragioni della Guerra Fredda che vedeva la Jugoslavia un Paese sì socialista ma "amico" dell'Occidente, risultando così sconveniente polemizzare su tali fatti, sapendo peraltro quanto sarebbe stato facile agli jugoslavi rinfacciare i disastri compiuti dall'aggressione fascista, mostrando il reale rapporto di causa e conseguenza. Questi temi trovano nuovo spazio all'inizio degli anni '90, in un nuovo contesto storico che ha visto il crollo dell'URSS e della Jugoslavia socialista, ma anche del forte e radicato PCI. Nel 1994 va al Governo in Italia Silvio Berlusconi, alla guida di un'alleanza politica di centro-destra comprendente per la prima volta nella storia repubblicana forze politiche di origine fascista (Alleanza Nazionale, ex-MSI, il partito nostalgico del fascismo durante la Prima Repubblica). In questo periodo inizia anche in Italia l'accostamento tra fascismo e comunismo nell'ambito degli opposti totalitarismi criminali e in tale ottica risulta utile riprendere anche il tema delle foibe, su spinta della destra italiana, che appoggia e sostiene pubblicamente una serie di storici e di "testimoni" di simpatie e trascorsi fascisti, che pubblicano una serie di lavori su cui è stata espressa una dubbia metodologia scientifica.
[1]

Anche le forze di centro-sinistra, in buona misura ex-comuniste, appoggiano e sostengono tali processi di revisionismo, per mostrare di aver tagliato i ponti con le ideologie passate e per legittimarsi pienamente al Governo dopo 50 anni di "fattore K" (ostruzione dei comunisti dal Governo per le ragioni della Guerra Fredda). Hanno poi una grande responsabilità i presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano, che inseriscono il "giorno del ricordo" in un progetto complessivo in cui rientra anche la ripresa delle celebrazioni in pompa del 4 novembre, "festa delle forze armate e dell'unità nazionale" tesa a celebrare la vittoria della Prima Guerra Mondiale, un massacro di contadini e lavoratori definito "inutile strage" perfino da Papa Benedetto XV. È un progetto teso a ricostruire un'identità nazional-patriottica agli italiani che recupera temi irredentisti e militareschi, legittimando al contempo le forze politiche che per anni
li avevano portati avanti e che anche per questo erano state considerate una minaccia per la democrazia. È il periodo in cui il Presidente del Consiglio Berlusconi nel 2003 afferma testualmente che "Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino", dichiarazioni che andavano a gettare ulteriore discredito sul valore della Resistenza Partigiana Antifascista, base costitutiva della Repubblica Italiana. I discorsi parlamentari del Presidente della Repubblica Napolitano hanno peraltro provocato anche gravi tensioni diplomatiche con i Governi della Croazia e della Slovenia, i quali hanno protestato vigorosamente per la nuova narrazione storica proveniente dall'Italia, improntata al recupero di minacciosi argomenti imperialisti e razzisti. Argomenti diffusi non solo con discorsi e libri ma anche nel senso comune: per diffondere la nuova narrazione delle foibe è stato messo in atto "un progetto integrato piuttosto articolato e complesso" (Tenca-Montini), che ha previsto ampi finanziamenti pubblici alle associazioni dei reduci e un'attenzione particolare alle potenzialità della televisione, principale strumento di informazione. Il risultato più evidente di questo processo di propaganda è stata la fiction televisiva della RAI "Il cuore nel pozzo", improntata ad un bieco razzismo anti-slavo e anti-partigiano. Si è giocato poi negli anni sull'equiparazione tra Shoah e Foibe e si è riusciti con ampie pressioni mediatiche e politiche organizzate dalle forze di centro-destra a far intitolare vie, monumenti e parchi ai "martiri delle foibe", pur non senza ampie resistenze politiche provenienti da alcune forze politiche di sinistra oltre che dai settori dell'ANPI e degli intellettuali.

6) Una lotta storiografico-politica ancora in corso
Tutte queste sono le ragioni principali per cui negli ultimi anni è stato istituito il "Giorno del Ricordo" e si è messa in atto una riscrittura della Storia alla quale si sono opposti gli storici italiani di livello internazionale, oltre alle organizzazioni politiche rimaste coerentemente antifasciste. Ad oggi il numero totale dei "martiri italiani" alla cui memoria sono stati attribuiti i riconoscimenti pubblici e finanziari previsti dalla Legge n° 92 del 2004, è di appena 323, di cui "infoibati" in senso stretto una minima frazione, mentre la gran parte di queste figure sono appartenenti alle forze armate o personale politico dell'Italia fascista, senza contare gli episodi che non hanno niente a che fare con la narrazione ufficiale delle "più complesse vicende del confine orientale" cui si riferisce la Legge. Tutto ciò considerato, il 2 aprile 2015 la stessa Segreteria Nazionale dell'ANPI ha chiesto di interrompere quantomeno l'attribuzione di onorificenze e medaglie della Repubblica, mentre nel 2017 numerose personalità antifasciste in una Lettera Aperta al MIUR hanno invocato un drastico cambiamento di rotta rispetto alla modalità revisionista e rovescista con cui l'argomento è trattato nelle scuole. Si è arrivati all'assurdo per cui un partito neofascista come Casapound abbia attaccato l'ANPI accusandola di "revisionismo storico" (!) e di "negazionismo", incriminazioni che sono mosse a chiunque intenda mettere in dubbio pubblicamente la versione dominante decisa politicamente, in una riscrittura della Storia di stampo orwelliano. In questo stesso giorno, 10 febbraio 2018, si svolge invece a Torino tra le polemiche un contrastato convegno (organizzato tra gli altri dalla illustre rivista di storia critica Historia Magistra), che si intitola "GIORNO DEL RICORDO, UN BILANCIO", con l'obiettivo di investigare "le ricadute dell'inserimento del 
Giorno del Ricordo nel calendario civile della Repubblica, che appaiono molto pesanti a livello politico, culturale e di autopercezione identitaria della Nazione, nonché a livello didattico-scientifico e financo per le casse dello Stato." La lotta insomma, sia a livello storiografico che politico, è su questo tema tuttora in corso e non è detto che tutti gli studenti futuri abbiano professori che decidano di far loro una lezione su questi argomenti con un simile livello di approfondimento. La scuola è uno degli ultimi baluardi per reagire a questa offensiva culturale semi-totalitaria.

Tutto ciò non deve comunque impedire il ricordo di quei pochi italiani innocenti e inconsapevoli che possano essere incappati in persecuzioni per errore, per vendette personali o per l'associazione italiano=fascista fatta da settori minoritari dei popoli slavi, in ogni caso mai legittimati formalmente dal governo jugoslavo. Serve però a ricordare la responsabilità primaria imputabile al nazifascismo degli orrori che hanno colpito in primo luogo i popoli slavi e in in misura quantitativa assai minore anche quegli italiani che si sono fidati malamente delle promesse di Mussolini.

Fonti
- Eric Gobetti, "Alleati del nemico. L'occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943), Laterza, Roma-Bari 2013;
- Claudia Cernigoi, "Operazione foibe a Trieste. Come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo", Kappa Vu, Udine 1997;
- Federico Tenca Montini, "Fenomenologia di un martirologio mediatico. Le foibe nella rappresentazione pubblica dagli anni Novanta ad oggi", Kappa Vu, Udine 2014;
- i materiali presenti sul sito 
http://www.diecifebbraio.info/;
- le pagine Wikipedia "I massacri delle foibe" (
https://it.wikipedia.org/wi.._foibe), "Giorno del Ricordo" (https://it.wikipedia.org/w..ricordo), "Invasione della Jugoslavia" (https://it.wikipedia.org/..Jugoslavia) e "Occupazione italiana del Montenegro e del Sangiaccato"; (https://it.wikipedia.org/wi..Sangiaccato)
- Lorenzo Filipaz, "#Foibe o #Esodo? «Frequently Asked Questions» per il #GiornodelRicordo", 2015, disponibile su 
https://www.wumingfoundation.com..giornodelricordo/;
- Piero Purini, "Come si manipola la storia attraverso le immagini: il #GiornodelRicordo e i falsi fotografici sulle #foibe", 2015, disponibile su 
https://www.wumingfoundation.com/..-foibe/;
- Video "Le foibe. Per non dimenticare" (disponibile su youtube al link 
https://www.youtube.com/watch?v=h_n_afXJOkU) come esempio di video di propaganda fazioso e mistificatorio.

Note:
[1] Per capire la colossale montatura nascosta dietro alla favola delle foibe basta sapere chi sono gli "eminentissimi" storici che sono stati fonte di questa propaganda. Nell'ordine: Luigi Papo, noto fascista sotto il regime e a capo della Milizia Montona, responsabile di eccidi e di rastrellamenti partigiani, considerato dalla Jugoslavia un criminale di guerra di cui chiese l'estradizione (senza ottenerla, il che vale anche per molti altri casi); Padre Flaminio Rocchi, fascista esponente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia; Maria Pasquinelli collaboratrice della X MAS e dei servizi segreti della RSI; Marco Pirina, incriminato per il tentativo di golpe Borghese del 1970; Giorgio Rustia, militante di Forza Nuova; Ugo Fabbri associato al MSI. Il tutto coordinato dalla regia dell'avvocato Augusto Sinagra, legale di Licio Gelli ed asserito iscritto alla loggia P2. E che dire dell'unico sedicente supersite ad una Foiba che si conosca, Graziano Udovisi? Oggi intervistato con tutti gli onori dalla RAI, si tratta di un criminale di guerra già condannato dalla giustizia italiana: la sua pena, ma guarda un pò, venne attenuata in quanto scampato ad una famigerata foiba a Fianona.



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