La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1810

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XXI N°2

ottobre 2018

PAGINA 2         - 22

Segue da Pag.21: Modificare legge per revocare onorificenza a Tito? Una mozione alla regione FVG, di Marco Barone


Fuori dei casi previsti dagli articoli precedenti, le onorificenze possono essere revocate solo per indegnità. Il Cancelliere comunica all'interessato la proposta di revoca e gli contesta i fatti su cui essa si fonda, prefiggendogli un termine, non inferiore a giorni venti, per presentare per iscritto le sue difese, da sottoporre alla valutazione del Consiglio dell'Ordine. La comunicazione è fatta a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento nell'abituale residenza dell'interessato, o se questa non sia nota, nel luogo ove fu data partecipazione del decreto di concessione. Decorso il termine assegnato per la presentazione delle difese, il Cancelliere sottopone gli atti al Consiglio dell'Ordine, per il parere prescritto dall'art. 5 della legge.

In sostanza essendo Tito morto l'onorificenza riconosciuta dalla Repubblica italiana non può essere revocata. E contro ciò si sono scontrati già tutti coloro che hanno questa ossessione. Non è come revocare insomma una cittadinanza onoraria, il discorso è più complesso.

Ed allora ci penserà la regione del FVG, forse. Come?

Modificare la legge per revocare onorificenza riconosciuta a Tito  


Sul sito della regione FVG si legge:  "Far sì che la Giunta regionale si adoperi nei confronti del Governo per modificare la legge che disciplina la concessione delle onorificenze (legge 178/1951), al fine di revocare quelle "Al merito della Repubblica italiana" conferite a Josip Broz Tito, dal 1945 primo ministro e dal 1953 al 1980 presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia. È questo il senso della mozione depositata in Consiglio regionale, che vede come primo firmatario l'assessore regionale a Politiche comunitarie e corregionali all'estero, Pierpaolo Roberti, e punta a far decadere qualsiasi riconoscimento assegnato dallo Stato italiano nei confronti del Maresciallo per i crimini perpetrati contro le popolazioni italiane in Istria, Venezia Giulia e Dalmazia durante il suo periodo alla guida della Jugoslavia. Roberti ha evidenziato che "anche se è inusuale che un assessore proponga e sia primo firmatario di una mozione, ho scelto questa via per dare all'azione di pressing sul Governo una base condivisibile da tutte le forze politiche. La mozione, già depositata, è infatti aperta alla sottoscrizione di chiunque voglia contribuire a far in modo che quell'onorificenza ingiusta ed irrispettosa venga revocata". L'assessore ha quindi precisato che "quest'azione non può e non deve essere vista come un ritorno al passato ma, anzi, come la volontà di volgere lo sguardo al futuro. Revocare le onorificenze a Tito consentirà di relegare al passato una storia che ha lacerato le nostre terre, creando contrapposizioni che solo riconoscendo la verità potranno essere completamente e finalmente sanate".

Storia dell'onorificenza riconosciuta a Tito   

Il 2 ottobre del 1969 Saragat e Moro si recheranno a Belgrado, per una visita ufficiale che durerà cinque giorni. Sarà questa la prima visita compiuta da un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia dalla fine della guerra.. Moro ripartirà prima di Saragat, per impegni già concordati, poiché a New York, doveva partecipare all'assemblea delle Nazioni Unite. Si affrontarono varie questioni, dagli investimenti italiani nelle infrastrutture Jugoslave, alla possibilità di prevedere ulteriori contratti tra la Zastava e la FIAT per arrivare alla produzione da 50 mila auto a 180 mila annue. Il 4 ottobre durante una partecipata ed attesa conferenza stampa Tito accetterà l'invito rivolto pubblicamente da Saragat, ovvero venire in Italia e si parlerà pubblicamente del 1970 e la dimostrazione che i rapporti erano non buoni ma ottimi venne evidenziata da un colloquio non programmato tra i due Presidenti tanto che Tito per la prima volta aprì alla possibilità di ridiscutere la questione dei confini con l'Italia. 

La difficile visita di Tito tra attentati e colpi di stato 

Intanto, contestualmente a ciò, a Trieste ed al confine di Gorizia ci saranno attentati antisloveni, chiaramente collegati alla visita di Saragat in Jugoslavia, ed il 12 dicembre 1969 giorno in cui ci sarà l'espulsione della Grecia dal Consiglio d'Europa, giorno in cui, a Lubiana, si doveva svolgere il difficile incontro, per ovvi motivi, tra Tito e Bascev, ministro degli esteri della Bulgaria, uno dei Paesi che riconobbe la reggenza del regime greco, a Milano esploderà anche la nota bomba di Piazza Fontana.
E veniamo al 7/8 dicembre 1970 ed alla mancata visita di Tito, programmata e come comunicata pubblicamente già ne '69. In Italia si doveva realizzare il noto golpe. Non è un mistero che durante il dibattimento in ordine ai fatti del golpe Borghese emerse che a detta di alcuni il motivo della visita di Tito era lo scorporo della zona B di Trieste per cui il contro-ordine fu emanato nel momento in cui Borghese seppe che l'arrivo di Tito era stato rinviato. Ed emerse anche  che l'azione eversiva era stata suggerita dai servizi Segreti proprio per la visita di Tito.  
..segue ./.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1809

 La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA   ARTE 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.