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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA c         - 27

Segue da Pag.26: L’editore (di origini ebree) Zambon risponde a chi lo accusa di "antisemitismo"!

Ho riportato poi, senza commentarli:

alcuni passaggi biblici, degni quanto meno di riflessione, in cui il profeta MICHA condanna "chi si appropria con la violenza degli altrui campi"

una ben motivata dichiarazione antisionista del rabbino Mordechai Weberman

una dichiarazione del portavoce di Hamas a Gaza che esprime una sostanziale identità politica con le tesi espresse da Weberman

Evidentemente su queste mie citazioni Lei era d’accordo, visto che non ha ritenuto opportuno citarle fra le accuse nei miei confronti. (voglio davvero sperare che questa mia affermazione non sia solo una battuta ironica)
La invito poi a prender visione di un angolo riservato alla lingua ivrit nella nostra libreria di Francoforte (in Kaiser Strasse 55)

2) Sul libro di Petras

È una manifestazione di antisemitismo quella di denunciare l’innegabile potere esercitato da Israele e dalla lobby AIPAC sui governi USA?

A me pare sia soltanto una manifestazione di Antisionismo (senza virgolette per favore!).

A conclusione posso solo azzardare la tesi che a essere "antisemiti"(*) siano invece tutti coloro che, volendo difendere ad oltranza i crimini di uno stato razzista, prevaricatore e che nega i diritti umani (**) tentano di criminalizzare coloro (ebrei e non ebrei) che si sentono in dovere di elevare una necessaria e liberatoria protesta contro l’ingiustizia.
Distinti saluti

Giuseppe Zambon

(*) uso anch’io la definizione di "semita" e "antisemitismo" malgrado il termine non sia corretto e riprenda pari pari uno stereotipo - coniato dai razzisti tedeschi nella seconda metà dell’ottocento traducendo in chiave moderna e razziale l’odio contro gli ebrei, tipico dell’antigiudaismo cristiano.

A far piazza pulita di ogni forma di stereotipo o pregiudizio su questa tematica è l’autore israeliano Shlomo Sand: L’invenzione del popolo ebraico (Rizzoli) che lei certamente conosce e la cui lettura consiglio vivamente ad ognuno perché stabilisce correttamente la distinzione fra l’ebraismo (in quanto religione) e l’essere semiti (appartenere cioè ad una etnia).

(**) quasi il 50% dei palestinesi in età adulta è passato attraverso le carceri israeliane!

3 allegati
Rapporto_antisemitismo_Italia_2016.pdf 2930K
3. LETTERA DI EINSTEIN AL NYT.docx 248K
2. PRIVILEGIO DI ESSERE EBREO.doc 34K

Dalla parte del popolo Palestinese

Tutte le Associazione che fanno solidarietà con la Palestina a Roma, INVITAN
OGGI, PRIMO AGOSTO, ALLE ORE 17 AL PANTEON - ROMA:
SIETE TUTTI INVITATI A PARTECIPARE. FREE PALESTINE...

Che e’ successo, cosa succede a Gerusalemme Est?
violenze, morti, feriti per giorni e giorni
ma la verità non tutti né tutte la sanno.
Ciò che è stato ed è in gioco non è:
 una questione di sicurezza, come sostiene il governo israeliano, unoscontrotraduefondamentalismireligiosi,come sostengono
taluni benpensanti.
Ciò che è stato ed è in gioco è:
 il diritto del Popolo Palestinese a vivere in libertà sulla propria
terra,
la capacità della comunità internazionale di imporre anche a
Israele il rispetto del Diritto Internazionale.
Il governo israeliano ha istallato telecamere e metal detector sulla spianata delle moschee per dimostrare al mondo che anche Gerusalemme Est apparterrebbe ad Israele sfidando così non solo il mondo arabo, ma l’intera comunità internazionale.
Gli è andata male: l’ONU è intervenuta smentendolo e la RESISTENZA del Popolo Palestinese lo ha costretto a smantellare videocamere e metaldetector.
IL PROBLEMA E’ L’ILLEGALE OCCUPAZIONE ISRAELIANA DELLA PALESTINA. DEVE CESSARE!
CHI E’ DALLA PARTE DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE NON PUO’ CHE CHIEDERE IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE.
COMUNITA’PALESTINESE DI ROMA E DEL LAZIO / CSOA LA STRADA / CSOA ACROBAX/ CON LA PALESTINA NEL CUORE / ASSOPACE PALESTINA / RETE-ECO, EBREI CONTRO L’OCCUPAZIONE / RETE ROMANA DI SOLIDARIETA CON IL POPOLO PALESTINESE / SINISTRA ITALIANA / BDS ROMA / PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA / PER NON DIMENTICARE GAZA / U.S. CITIZENS FOR PEACE & JUSTICE - ROME
per adesioni e contributi collegamentoproPalestina@gmail.com
Martedì 1/8/2017, dalle ore 17 alle ore 20, manifestazione culturale con la lotta del popolo palestinese:
Mostra fotografica, interventi politici, dabkah, poesie...


Palestina, questa NON è vita
ACTIONAID

-REALIZZA IL CAMBIAMENTO-


SHAREK CENTER, UN’OASI NEL CENTRO DI HEBRON.

A Hebron, in Cisgiordania, l’occupazione e le misure di sicurezza imposte dalle forze israeliane nella zona H2, sotto il loro controllo, hanno un impatto devastante sulla vita dei palestinesi che ci vivono.

Lo Sharek Center, partner di ActionAid da più di due anni, offre un rifugio sicuro a giovani, donne e bambini, coinvolgendoli a vari livelli, nelle sfere sociali, culturali ed educative.

Hebron, città a sud della Cisgiordania, è una delle più antiche città del mondo ed è anche uno dei siti storici e religiosi più significativi della ​​Palestina.

Nei secoli Hebron ha sopportato numerose guerre e conflitti, che continuano anche oggi a causa dell’occupazione israeliana. A seguito degli accordi di Oslo, le città palestinesi della Cisgiordania sono state inserite sotto l’Autorità palestinese. Tuttavia, nel 1997, il Protocol Concerning the Redeployment in Hebron - cosiddetto “Protocollo di Hebron” - ha suddiviso la città in due aree:

H1, con una popolazione di circa 140.000 palestinesi, sotto il controllo dell’Autorità palestinese;
H2, che comprende la città vecchia e alcune zone limitrofe, sotto il controllo militare israeliano.
Nella zona H2 ci vivono circa 30.000 palestinesi e 500 coloni israeliani illegali protetti da soldati israeliani.

L’occupazione e le misure di sicurezza imposte dalle forze israeliane per difendere i cinque insediamenti nel cuore della città vecchia di Hebron hanno avuto un impatto devastante su ogni aspetto della vita dei palestinesi che vivono nella zona H2, inclusa la sicurezza personale, l’accesso ai servizi, la libertà di movimento e l’accesso a mezzi di sussistenza.

Lo Sharek Center è stato istituito dalla municipalità di Hebron nel 2000 con l’obiettivo di offrire ai giovani e ai bambini un rifugio sicuro in un luogo caotico e anche per sostenere lo sviluppo e la partecipazione dei giovani, per aumentare il loro coinvolgimento nelle sfere sociali, culturali ed educative.

Il nome non è casuale - “sharek” in arabo significa partecipazione - e infatti il centro intende essere una piattaforma e un luogo dove la gente può esprimersi e attivarsi, per sé stessa e la comunità. Lo Sharek Center, partner da più di due anni di ActionAid, lavora con tutti i segmenti della società (bambini, giovani, donne) con l’obiettivo di fornire servizi culturali, sociali e ricreativi, tra cui la sensibilizzazione e la consulenza psico-sociale per le donne e i giovani. In questi anni molti sono i progetti partiti fra cui la nascita di un gruppo di artisti e una band musicale; un team di giovani esperti di media che documentano e raccontano le violazioni dei diritti umani subite dalla popolazione; diverse iniziative comunitarie tra cui campagne per affrontare il lavoro minorile e la disoccupazione giovanile e corsi per l’empowerment delle donne, di alfabetizzazione, di sartoria e lavorazione di prodotti alimentari.

@photocredit: Paolo Chiovino

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