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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA 3

«TRE MARI» USA/NATO IN EUROPA / G. CHIESA: UNA NATO «PARLAMENTARIZZATA»?

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
4 LUG 2017 — SUI TRE MARI DELL’EUROPA BANDIERA USA

Manlio Dinucci

Sarà un trionfo per il presidente Trump quando, il 6 luglio, arriverà in visita a Varsavia. La Polonia, assicura la Casa Bianca, è «fedele alleato Nato e uno dei più stretti amici dell’America». In effetti è la punta di lancia della strategia Usa/Nato che ha trascinato l’Europa in una nuova guerra fredda contro la Russia.

In Polonia, dove è stata trasferita in gennaio la 3a Brigata corazzata Usa, è schierato in funzione anti-Russia, sotto comando Usa, uno dei quattro gruppi di battaglia Nato «a presenza avanzata potenziata».

La Polonia ha anche il merito di essere uno dei quattro paesi europei della Nato che hanno realizzato l’obiettivo, richiesto dagli Usa nel 2014, di spendere per il militare oltre il 2% del pil. In compenso, annuncia Varsavia, la Polonia non contribuirà al «Fondo per la difesa» lanciato dall’Unione europea il 22 giugno.

La Polonia del presidente Duda ha quindi agli occhi di Washington tutte le carte in regole per assumere un altro impegnativo incarico, quello di lanciare e guidare l’«Iniziativa dei tre mari», un nuovo progetto che riunisce 12 paesi compresi tra il Baltico, il Mar Nero e l’Adriatico: Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Ungheria, Cechia, Austria, Bulgaria, Romania, Croazia, Slovacchia e Slovenia.

Tutti membri della Ue, per cui il presidente Duda definisce l’Iniziativa «un nuovo concetto per promuovere l’unità europea». Ma questi paesi sono allo stesso tempo, tutti tranne l’Austria, membri della Nato sotto comando Usa, legati più a Washington che a Bruxelles.

L’«Iniziativa dei tre mari» sarà tenuta a battesimo dal presidente Trump, alla conferenza che si svolgerà a Varsavia il 6 luglio, ma è stata concepita dall’amministrazione Obama.

Essa venne annunciata il 25 agosto 2016 con la Dichiarazione congiunta di Dubrovnik, che la presentava come una iniziativa mirante a «connettere le economie e infrastrutture dell’Europa centrale e orientale da Nord a Sud, espandendo la cooperazione nei settori del’energia, dei trasporti, delle comunicazioni digitali e in generale dell’economia». Scopo ufficiale, «rendere l’Europa centrale e orientale più sicura e competitiva». A questo penseranno gli Usa.

Nel suo discorso alla Conferenza dei Tre mari, annuncia la Casa Bianca, il presidente Trump «si concentrerà sullo sviluppo delle infrastrutture e sulla sicurezza energetica, evidenziando tra l’altro le prime spedizioni di Lng (gas naturale liquefatto) americano alla Polonia presto entro questo mese». Un terminale nel porto baltico di Swinoujscie, costato circa un miliardo di dollari, permetterà alla Polonia di importare Lng statunitense nella misura di 5 miliardi di metri cubi annui, espandibili a 7,5.

Attraverso questo e altri terminali, tra cui uno progettato in Croazia, il gas proveniente dagli Usa, o da altri paesi attraverso compagnie statunitensi, sarà distribuito con appositi gasdotti all’intera «regione dei Tre mari».

Lo scopo del piano è chiaro:
colpire la Russia facendo calare il suo export di gas in Europa (obiettivo realizzabile solo se l’export di gas Usa, più caro di quello russo, sarà incentivato con forti sovvenzioni statali);
legare ancor più agli Usa l’Europa centrale e orientale non solo militarmente ma economicamente, in concorrenza con la Germania e altre potenze europee;
creare all’interno dell’Europa una macroregione (quella dei Tre mari) a sovranità limitata, direttamente sotto influenza Usa, che spezzerebbe di fatto l’Unione europea e si allargherebbe all’Ucraina e oltre.

La carta politica dell’Europa sta per cambiare di nuovo, ma vi resta piantata la bandiera a stelle e strisce.

(il manifesto, 4 luglio 2917)

COSI’ GLI USA «RASSICURANO» L’EUROPA

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
18 AGO 2017 — Manlio Dinucci

Nell’anno fiscale 2018 (che inizia il 1° ottobre 2017) l’amministrazione Trump accrescerà di oltre il 40% lo stanziamento per la «Iniziativa di rassicurazione dell’Europa» (Eri), lanciata dall’amministrazione Obama dopo «la illegale invasione russa dell’Ucraina nel 2014»: lo annuncia il generale Curtis Scaparrotti, capo del Comando europeo degli Stati uniti e quindi per diritto Comandante supremo alleato in Europa.

Partito da 985 milioni di dollari nel 2015, il finanziamento della Eri è salito a 3,4 miliardi nel 2017 e arriverà (secondo la richiesta di bilancio) a 4,8 miliardi nel 2018. In quattro anni, 10 miliardi di dollari spesi dagli Stati uniti al fine di «accrescere la nostra capacità di difendere l’Europa contro l’aggressione russa».

Quasi la metà della spesa del 2018 – 2,2 miliardi di dollari – serve a potenziare il «preposizionamento strategico» Usa in Europa, ossia i depositi di armamenti che, collocati in posizione avanzata, permettono «il rapido spiegamento di forze nel teatro bellico».

Un’altra grossa quota – 1,7 miliardi di dollari – è destinata ad «accrescere la presenza su base rotatoria di forze statunitensi in tutta Europa». Le restanti quote, ciascuna nell’ordine di centinaia di milioni di dollari, servono allo sviluppo delle infrastrutture delle basi in Europa per «accrescere la prontezza delle azioni Usa», al potenziamento delle esercitazioni militari e dell’addestramento per «accrescere la prontezza e interoperabilità delle forze Nato».

I fondi della Eri – specifica il Comando europeo degli Stati uniti – sono solo una parte di quelli destinatati all’«Operazione Atlantic Resolve, che dimostra la capacità Usa di rispondere alle minacce contro gli alleati».

Nel quadro di tale operazione, è stata trasferita in Polonia da Fort Carson (Colorado), lo scorso gennaio, la 3a Brigata corazzata, composta da 3500 uomini, 87 carrarmati, 18 obici semoventi, 144 veicoli da combattimento Bradley, oltre 400 Humvees e 2000 veicoli da trasporto.

La 3a Brigata corazzata sarà rimpiazzata entro l’anno da un’altra unità, così che forze corazzate statunitensi siano permanentemente dislocate in territorio polacco.

Da qui, loro reparti vengono trasferiti, per addestramento ed esercitazioni, in altri paesi dell’Est, soprattutto Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania e probabilmente anche Ucraina, ossia vengono continuamente dislocati a ridosso della Russia.

Sempre nel quadro di tale operazione, è stata trasferita nella base di Illesheim (Germania) da Fort Drum (New York), lo scorso febbraio, la 10a Brigata aerea da combattimento, con oltre 2000 uomini e un centinaio di elicotteri da guerra. Da Illesheim, sue task force vengono inviate «in posizioni avanzate» in Polonia, Romania e Lettonia.

Nelle basi di Ämari (Estonia) e Graf Ignatievo (Bulgaria), sono dislocati cacciabombardieri Usa e Nato, compresi Eurofighter italiani, per il «pattugliamento aereo» del Baltico.

L’operazione prevede inoltre «una persistente presenza nel Mar Nero», con la base aerea di Kogalniceanu (Romania) e quella addestrativa di Novo Selo (Bulgaria).

Il piano è chiaro. Dopo aver provocato col putsch di Piazza Maidan un nuovo confronto con la Russia, Washington (nonostante il cambio di amministrazione) persegue la stessa strategia: trasformare l’Europa in prima linea di una nuova guerra fredda, a vantaggio degli interessi degli Stati uniti e dei loro rapporti di forza con le maggiori potenze europee.

I 10 miliardi di dollari investiti dagli Usa per «rassicurare» l’Europa, servono in realtà a rendere l’Europa ancora più insicura.

(il manifesto, 15 agosto 2017)

"L’Italia ratifichi il Trattato per la proibizione delle armi nucleari accogliendo il diritto dell’Umanità alla sopravvivenza"

DICHIARAZIONE STAMPA DEI DISARMISTI ESIGENTI
di Alfonso Navarra
Dopo la discussione alla Camera (24 luglio 2017) della mozione Basilio del M5S sul disarmo nucleare (voto rinviato)
Documento per la Stampa

Milano, 24 luglio 2017
Oggi, 24 luglio 2017, alla Camera dei deputati, è stata discussa una mezz’oretta (dalle 14 alle 14.30) la mozione del M5S in materia di disarmo nucleare dell’Italia (vedi testo sotto riportato), prima firmataria Tatiana Basilio, deputata originaria di Brescia. Non si è arrivati al voto ma si è, in un certo senso, ripetuto il film che abbiamo visto il 18 luglio al Senato: le mozioni in qualche modo concordate con il movimento disarmista contestate, in nome della “centralità del Trattato di non proliferazione (TNP)”, dal Partito democratico (al Senato il voto del PD, insieme a quello della destra, le ha esplicitamente respinte).
Va segnalata una difformità di un certo rilievo: la mozione alla Camera del M5S a differenza di quella del Senato, primo firmatario Roberto Cotti, non fa cenno alla necessità, da parte dell’Italia, di firmare il nuovo, “storico”, accordo adottato il 7 luglio scorso alla Conferenza ONU di New York: il nuovo Trattato per la proibizione delle armi nucleari (voto favorevole di 122 Stati, potenze nucleari e NATO invece contrarie). La deputata Basilio ne ha fatto cenno, di striscio, solo nel suo intervento orale.
Alla Camera, con ogni evidenza, non è avvenuta la sensibilizzazione che i “Disarmisti esigenti” sono riusciti a generare in Senato: bisogna uscire da una vecchia impostazione nazionale (“fare gli interessi sovrani dell’Italia”) per accogliere invece il nuovo punto di vista della comune umanità. Qui sta il cuore della cultura di pace, che impara a percorrere il cammino della nonviolenza. Prima viene il diritto dell’Umanità, intesa come unico soggetto collettivo, ad essere liberata dalle minacce che pendono contro la sua sopravvivenza (nel contesto del rispetto della Madre Terra); dopo vanno considerate le esigenze dei singoli Stati, che comunque non possono e devono essere esercitate mettendo a rischio i beni comuni di tutti, ed in primo luogo il bene dei beni: la vita stessa. Questo principio è stato affermato nel diritto ambientale internazionale, in particolare quando è stato adottato, il 12 dicembre 2015, l’accordo di Parigi sul clima globale. Ed è per questo che i Disarmisti esigenti saranno presenti alla COP 23, che si svolgerà dal 6 al 17 novembre a Bonn, con lo scopo di andare avanti nell’attuazione degli accordi di Parigi, ripudiati dal nuovo presidente USA, Donald Trump.
Il disarmo nucleare, indispensabile se si tiene conto che occorre liberarsi degli ordigni atomici prima che essi distruggano l’Umanità e forse la stessa biosfera (la guerra nucleare può essere scatenata persino per caso, per incidente o per errore di calcolo), deve essere perseguito anche con atti indipendenti nazionali o di blocchi di Stati che compiano il primo passo nella direzione giusta. Ecco perché è nostro l’obiettivo, indicato anche nella mozione Basilio, che l’Italia dichiari l’indisponibilità ad utilizzare armi nucleari (ed a minacciarne l’utilizzo! – ndr) escludendo l’acquisizione, per i propri sistemi d’arma, di tecnologie in grado di rendere gli stessi atti all’impiego di armi nucleari. Si tratta di uscire dalla condivisione nucleare NATO, di rispedire al mittente americano le B-61 di Ghedi ed Aviano in via di ammodernamento e predisposte per i nuovi F35 che stiamo comprando (ed in parte anche producendo), di prevedere il divieto di attracco in porti e moli nazionali di navi o sommergibili, anche di Paesi alleati, che possano portare a bordo armi nucleari.

Alfonso Navarra (LDU) email alfiononuke@gmail.com ed Antonia Sani (WILPF Italia) – portavoci dei Disarmisti esigenti - cell. 340-0736871 oppure 349-7865685
Diffuso alle ore 15.00

Testo mozione Basilio ed altri n. 1-01081 (gruppo M5S)

"OSSIGENO"

Pubblicato il 11 ago 2017 da Mario Albanesi
Pandora Tv, Russia Today, Sputnik Tv, tre mezzi di informazione che finalmente offrono una possibilità informativa diversa da quella delle centrali di propaganda della Cia che imperversano fin dalla fine della Seconda Guerra mondiale.

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