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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA 4         - 24


Perciò il 21 NOVEMBRE 2013 il presidente Janukovyč rifiuta gli Accordi di associazione con la UE e il Deep and Comprehensive Free Trade Agreement; la Rada (Parlamento ucraino) respinge gli emendamenti sulla liberazione dell’ex primo ministro Tymošenko, condizione che l’UE vincolava alle intese.
Il movimento che si sviluppa nel 2013-2014 con le proteste attorno al Majdan (piazza centrale di Kiev) si fa chiamare EURO-Majdan perché contesta tale rottura con la Unione Europea. Il movimento ha infatti come principale rivendicazione proprio l'ingresso dell'Ucraina nell'UE e la rottura delle relazioni con l'odiata Russia.
Il 21 FEBBRAIO 2014 Janukovyč e i principali membri dell’opposizione – Vitalij Kličko, leader di UDAR, Oleh Tyahnibok, leader di Svoboda, Arsenij Jatsenjuk di Bat'kivščyna – alla presenza dei ministri degli esteri di Germania (Frank-Walter Steinmeier), Francia (Laurent Fabius), Polonia (Radoslaw Sikorski) per l’Unione europea e di Vladimir Lukin, inviato speciale della Federazione Russa, firmano un accordo per tornare alla Costituzione del 2004, ridurre i poteri del presidente, formare un governo di unità nazionale e organizzare delle elezioni presidenziali entro dicembre... Ma subito dopo l’incontro i ministri europei e il loro entourage si intrattengono in strada con esponenti delle formazioni di estrema destra.
Gianni Pittella (PD), vice-presidente del Parlamento Europeo, posta sul suo profilo FB a proposito del suo "Viaggio a Kiev": «L'Ue non è sorda alla battaglia per la democrazia del popolo ucraino. Sia il popolo ucraino a decidere liberamente se entrare a far parte della grande famiglia europea.» Pittella è infatti sul palco della piazza dei rivoltosi a Kiev ad incitare il rovesciamento del governo legittimo; nello stesso mese Pittella accompagna Eugenia Timoshenko, figlia della oligarca mafiosa di estrema destra Julija, dalla presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini.
Sulla stessa piazza Majdan, Jatsenjuk si fa fotografare a braccetto con Catherine Margaret Ashton, Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea.

Con dichiarazioni rilasciate alla stampa proprio nei giorni del golpe (22 FEBBRAIO 2014) il presidente del Parlamento Europeo Martin Schultzafferma che adesso si deve dialogare con Svoboda, mentre l'ex pacifista, ex ecologista ed ex ministro degli Esteri tedesco Josckha Fischer (che già bombardò la Jugoslavia) appoggia il golpe affermando che l'UE deve capire che “difendere i propri interessi non è a costo zero.
Perciò dall'UE non arriva alcuna condanna delle violenze dei golpisti ucraini: in particolare nessuna condanna del pogrom di Korsun (20-21 FEBBRAIO: attivisti dell'EURO-Majdan fermano autobus alla ricerca di sostenitori del governo legittimo che rientrano in Crimea, circa 350 persone sono fatte scendere, dapprima maltrattate e torturate, poi uccise a decine) né del successivo e più noto pogrom di Odessa (2 MAGGIO: in piazza Kulikovo bande di EURO-Majdan assaltano e danno alle fiamme la “Casa dei Sindacati”, quelli che riescono a fuggire sono linciati: 42 i morti ufficiali).

Il 13 MARZO 2014 un'altra Risoluzione del Parlamento europeo, approvata per alzata di mano, preferisce condannare “l’atto di aggressione commesso dalla Russia con l’invasione della Crimea” (dove si era tenuto un legittimo referendum per l'autodeterminazione) e la “propaganda diffamatoria russa finalizzata a ritrarre come fascisti i manifestanti che protestano contro la politica di Janukovyč”.
Si decide di fornire all’Ucraina aiuti pari a 11 miliardi di euro.
I leader golpisti sono oramai ricevuti in pompa magna dalle istituzioni europee: anche Tjahnjbok di Svoboda è accolto dal Commissario UE all'Allargamento Stefan Fuele. Jatsenjuk, diventato Primo ministro, incontra il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy.
Cosicché il 21 MARZO 2014, tra i primissimi provvedimenti presi dal suo governo golpista, Jatsenjuk può annunciare la finalizzazione del Trattato di Associazione con l'Unione Europea. Ne entra subito in vigore la parte politica, quella economica sarà messa a punto in giugno. Il Parlamento Europeo ratificherà il Trattato a settembre.
25 MAGGIO 2014: appena eletto nuovo “presidente”, Petro Poroshenko (oligarca dell'industria alimentare ed ex informatore della ambasciata USA a Kiev) è immediatamente ricevuto a Bruxelles (in fotografia con Barroso e Van Rompuy). Contemporaneamente, Poroshenko scatena la aggressione (“Operazione Anti Terrorismo” – ATO) contro le popolazioni ribelli delle aree sud-orientali del paese (Donbass).

29 MAGGIO 2014: il premier della junta golpista Jatsenjuk è invitato come relatore alla cerimonia per il conferimento del Premio Carlomagno, riconoscimento altamente simbolico che dal 1950 viene attribuito ai personaggi di punta della costruzione dell'Europa neocarolingia e reazionaria.

17 GIUGNO 2014: mentre Slavijansk è bombardata con il fosforo bianco, la Commissione Europea versa al governo golpista di Kiev ancora 500 milioni di Euro, che si sommano a 100 milioni versati il 20 maggio. L'ammontare degli aiuti che l'UE si è impegnata a versare in tutto all'Ucraina è di 1 miliardo 610 milioni di euro. Il Commissario europeo all'Economia e agli Affari Monetari, Olli Rehn, dichiara che "spetta a Kiev decidere come usarli, secondo i suoi bisogni", quindi anche per finanziare la guerra civile contro il Donbass...
Dove prende la Commissione Europea queste somme ingenti? Indebitandosi sui mercati finanziari; e i debiti saranno saldati, attraverso le note politiche di austerità, dai lavoratori europei.
27 GIUGNO 2014: PIENAMENTE IN VIGORE IL TRATTATO DI ASSOCIAZIONE ALLA UE. Dopo quella politica, Kiev ha siglato anche la parte economicadell'accordo con l'Unione Europea.

Il 2 SETTEMBRE 2014 nel Parlamento gli interventi degli euro-deputati Javier Couso e Pablo Iglesias sono interrotti ed è a loro negata una risposta dalla Mogherini sul golpe in Ucraina.

16 SETTEMBRE: Il Parlamento UE ratifica la ASSOCIAZIONE DELL'UCRAINA ALLA UNIONE EUROPEA.

Il 26 GIUGNO 2015 eurodeputati del M5S denunciano che al Parlamento Europeo è allestita una mostra elogiativa del golpe che esibisce anche i simboli del battaglione AZOV, di derivazione nazista...

In tutti questi anni l'Unione Europea è stata inoltre alacre protagonista della politica delle sanzioni contro la Federazione Russa.
Continua invece fino ad oggi il trattamento di favore per l'Ucraina, ad esempio con la recente concessione dell'entrata senza visto in zona Schengen ai suoi cittadini.
Il resto è storia di una guerra che dura fino ad oggi.

Nella vicenda ucraina la UE dimostra una volta di più di sconfessare nei fatti le sue stesse dichiarazioni d'intenti, con una apparente divaricazione tra le prese di posizione occasionalmente equilibrate da parte del suo organo consultivo (il Parlamento, vero e proprio specchietto per le allodole per i cittadini europei) e gli atti gravi e persino guerrafondai dei suoi organi esecutivi (in primis la Commissione).
Nei momenti decisivi la UE abbraccia sempre le politiche dettate dai poteri forti germanici, di ispirazione revanscista, neo-imperialista ed atte a promuovere un nuovo colonialismo interno al Continente, non disdegnando di riportare in auge quei circoli della destra estrema uscita perdente dalla II Guerra Mondiale e imboscata in Occidente durante la Guerra Fredda.
L'atteggiamento verso la crisi ucraina è in questo senso identico a quello tenuto verso la Jugoslavia. Va infatti ricordato che anche sulla Jugoslavia la allora Comunità Economica Europea operò la scelta-chiave che rese irreversibile la guerra civile e fratricida, barattando nel dicembre 1992 (vertice di Maastricht) la nascita dell'euro con il riconoscimento dei nuovi Stati micro-nazionali e dei loro governi neonazisti.


A cura di Andrea Martocchia (JUGOCOORD ONLUS e CUA-BO)

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