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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA 3         - 23

"Invece il cimitero è stato abbandonato da tutti... e persone di tutte le nazionalità sono morte e vi sono state sepolte insieme".

da FuoriBinario (Firenze) n.190, Maggio 2017, p.15

Sono nata in Kosovo e sono rom...

Sono nata in Kosovo e sono rom, ho frequentato la scuola per alcuni anni, poi ho conosciuto un giovane e mi sono sposata, avevo 15 anni. Sono nata in una famiglia cristiano-ortodossa, poi mi sono avvicinata alla religione musulmana che è la religione di mio marito. Tito, il presidente jugoslavo, è morto nel 1980, quando c'era Tito la vita per i rom in Jugoslavia era buona, c'erano giornali, radio e televisioni in lingua rom, si trovava lavoro, avevamo le case e frequentavamo le scuole. Dal 1982 la situazione generale è iniziata a peggiorare, io lavoravo all'ospedale, facevo le pulizie, aiutavo in cucina, ma mio marito aveva difficoltà a trovare lavoro, così ha deciso di partire per l'Italia per cercare lavoro ed è arrivato a Firenze, era il 1988, ogni tre o quattro mesi mio marito tornava a trovarci, abbiamo avuto quattro figli, un ragazzo e tre ragazze, io vivevo con i miei figli e con la madre ed un fratello di mio marito. Era un grande sacrificio stare per lungo tempo senza mio marito, ma i soldi che guadagnava in Italia servivano per la nostra famiglia in Kosovo, io continuavo a lavorare all'ospedale e in questi anni siamo riusciti a costruire una nuova grande casa ed è venuto a stare con noi anche un altro fratello di mio marito con la sua famiglia.
A marzo del 1999, una sera hanno fatto un appello al telegiornale delle 20: "Preparate un po' di bagagli, qualcosa per mangiare e cercate di nascondervi, se avete la possibilità di usare una cantina o salite in montagna." Noi siamo andati tutti da un nostro parente che aveva una grande cantina ed eravamo circa 70 persone. Sono iniziati i terribili bombardamenti (24 marzo 1999), quando suonava l'allarme noi si correva in questa cantina sotto la casa, i bambini piangevano a sentire questi grandi scoppi. Eravamo spesso senza luce e con il passare dei giorni era sempre più difficile trovare da mangiare. Poi gli albanesi dell'UCK sono venuti a casa col viso coperto e con le armi, hanno portato via tutto quello che poteva avere un valore e poi ci hanno costretto a scappare minacciando che avrebbero ucciso i bambini. Siamo riusciti a trovare dei posti su un autobus e ci siamo rifugiati in una cittadina serba, abbiamo trovato una casa in affitto. Ma dopo poco dovevo tornare a lavorare in ospedale così sono ritornata con i miei figli nella nostra casa a Pristina in Kosovo. Il 10 giugno del 1999, dopo 78 giorni, i bombardamenti si sono fermati e si pensava finalmente di avere un po' di pace, invece sono venuti di nuovo quelli dell'UCK, erano persone che conoscevamo bene, abitavano vicino a noi, prima si può dire che eravamo come amici, sono arrivati armati, hanno picchiato mia suocera, anche io sono stata ferita, volevano uccidere mio figlio ed hanno anche dato fuoco alla nostra casa così siamo stati costretti a scappare di nuovo, in quei giorni tante famiglie rom, serbe, ecc sono dovute scappare ed hanno perso le loro case.
Siamo scappati a Belgrado, abbiamo vissuto in una palestra, eravamo tante famiglie rom. Volevamo raggiungere l'Italia, ma ci volevano molti soldi, verso metà agosto si pensava di prendere un traghetto, ma proprio in quei giorni un traghetto carico di rom del Kosovo affondò vicino alle coste del Montenegro e morirono 115 persone, si salvò solo un giovane. Così noi si decise di aspettare ancora e cercare di trovare i soldi (migliaia di euro) per poter arrivare in Italia via terra. Finalmente nel mese di ottobre del 2001 siamo riusciti ad arrivare a Firenze.


(testimonianza raccolta da Paola Cecchi)
PRO MEMORIA sulle responsabilità della Unione Europea nell'instaurare un regime banderista (nazionalista e razzista) e nel far scoppiare la guerra fratricida in Ucraina


Il 12 luglio u.s. la Carovana Antifascista della Banda Bassotti si è recata al Parlamento Europeo per partecipare ad una conferenza promossa dalla europarlamentare Eleonora Forenza (PRC-SE/GUE-NGL) sul tema della guerra in Donbass.
Nell'occasione è stato consegnato alla compagna Forenza e al suo bravissimo collega J. Couso, di Izquierda Unida, il seguente Promemoria, finalizzato tra l'altro ad evidenziare i legami tra la crisi ucraina e la precedente crisi jugoslava.
L'iniziativa ha portato una boccata d'ossigeno nel contesto conformista e ovattato di quel Palazzo, con interventi forti e chiari tanto da lasciare a occhi sgranati e bocca aperta il presidente della Commissione esteri del Parlamento Europeo, venuto ad ascoltare in silenzio una discussione assolutamente atipica.


PRO MEMORIA sulle responsabilità della Unione Europea
nell'instaurare un regime banderista (nazionalista e razzista) e nel far scoppiare la guerra fratricida in Ucraina


7 FEBBRAIO 2010: al secondo turno delle elezioni presidenziali vince Viktor Janukovyč, del Partito delle Regioni, che opta una Ucraina neutrale, ponte tra la Russia e l’Occidente. Con il nuovo corso si pone un freno anche alla deriva revisionista degli anni precedenti, lamentata persino in una Risoluzione del Parlamento Europeo del 25 FEBBRAIO che “deplora profondamente la decisione del presidente uscente dell'Ucraina, Viktor Jushchenko di onorare in forma postuma Stepan Bandera (…) che collaborò con i nazisti tedeschi, con il titolo di Eroe Nazionale...

1 MARZO 2012: il congresso del Partito Popolare Europeo chiede di boicottare i campionati europei di calcio (che si sarebbero svolti a giugno-luglio in Ucraina e Polonia) per protestare contro i “maltrattamenti” che Julija Tymošenko avrebbe subito durante la detenzione. Stessa posizione del Presidente della Commissione europea José Barroso e del Commissario europeo Viviane Reding. La Tymošenko non è solo la leader di una formazione della destra nazional-sciovinista ucraina, ma è anche una oligarca con rapporti mafiosi arrestata per reati economici.
Più saggiamente il 13 DICEMBRE 2012 il Parlamento Europeo in una nuova Risoluzione sulla situazione in Ucraina “esprime preoccupazione per il diffondersi di sentimenti nazionalistici in Ucraina, che trova espressione nel seguito del partito Svoboda, il quale è così diventato uno dei due nuovi partiti rappresentati in seno alla Verchovna Rada; ricorda che le idee razziste, antisemite e xenofobe contrastano con i valori e i principi fondamentali dell’Unione europea; rivolge quindi ai partiti di orientamento democratico presenti in seno alla Verchovna Rada un appello a non associarsi né formare o appoggiare coalizioni con il citato partito”.

I rapporti tra la leadership ucraina di Janukovyč e la UE sono però oscillanti, in particolare perché la UE, nell'ambito delle trattative per l'Associazione, cerca di imporre condizioni miranti a danneggiare i legami economici dell'Ucraina con la Federazione Russa.

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