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La VOCE 1709

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La VOCE ANNO XX N°1

settembre 2017

PAGINA 4         - 20

Segue da Pag.19: Manifesto per la pace in Venezuela

Gli uomini e le donne di buona volontà, in tutto il mondo, devono celebrare questo gesto storico di autodeterminazione del Venezuela, respingendo le minacce interventiste e aggiungendosi a una grande catena di solidarietà.
Anche in Brasile si faranno ascoltare le voci che rifiutano la violenza e il sabotaggio contro il governo legittimo del presidente Nicolás Maduro.
Quale autorità morale ha un usurpatore come Michel Temer di parlare di democrazia mentre viola la stessa Costituzione del nostro paese, di adottare posizioni che offendono l’indipendenza venezuelana?
Il Brasile non può passare attraverso l’infamia di allearsi con governi che cospirano contro una nazione libera e di associarsi con fazioni che si dedicano a prendere d’assalto il potere, facendo appello al caos e alla coercizione.
Invitiamo tutti i brasiliani e le brasiliane a difendere la democrazia e l’autodeterminazione dei nostri fratelli venezuelani, il loro diritto a vivere in pace e a definire il proprio destino.
Respingiamo le manovre di blocco e aggressione tramate nell’ombra dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), sotto la direzione della Casa Bianca e con la complicità del governo golpista del nostro paese.
Denunciamo il comportamento ripugnante dei mezzi di comunicazione che manipolano informazioni e calpestano la verità, al servizio del piano di destabilizzazione e isolamento.
Dichiariamo la nostra solidarietà al coraggioso popolo di Bolívar. La sua lotta per la pace è anche la nostra.

Comitato Brasiliano per la pace in Venezuela
Hanno aderito al Comitato:
Articulação brasileira dos movimentos sociais da ALBA, Brasil de Fato, Brasil Justo para todos e para Lula, Caros Amigos, Central dos Trabalhadores e Trabalhadoras do Brasil – CTB, Centro Brasileiro de Solidariedade aos Povos e Luta pela Paz – Cebrapaz, Centro de Estudos da Mídia Alternativa Barão de Itararé, Conselho Mundial da Paz – CMP, Consulta Popular, Democracia no Ar, Fórum Nacional pela Democratização da Comunicação – FNDC, Fundação Perseu Abramo, Instituto Astrojildo Pereira, Intersindical – Central da Classe Trabalhadora, Jornalistas Livres, Levante Popular da Juventude, Movimento dos Trabalhadores Sem Terra– MST, Opera Mundi, Partido Comunista do Brasil – PCdoB, Partido dos Trabalhadores – PT, Resistência [www.resistencia.cc], Sindicato dos Arquitetos, Sindicato dos Bancários de Santos, União Brasileira de Mulheres – UBM, União Brasileira dos Estudantes Secundaristas – UBES, União da Juventude Socialista – UJS, União Nacional dos Estudantes – UNE.

Lettera dal Venezuela alle italiane e agli italiani

 

Care italiane, cari italiani, cari connazionali,

leggendo nei siti on line di gran parte dei quotidiani italiani ed ascoltando i report radiofonici e televisivi emessi dalla Rai e da altre catene, abbiamo purtroppo registrato che rispetto ai fatti venezuelani, vige una informazione a senso unico che rilancia esclusivamente le posizioni e le interpretazioni di una delle parti che si confrontano.

Abbiamo anche letto e ascoltato spesso che l’attenzione prestata alla situazione venezuelana viene giustificata per la presenza in Venezuela di una “consistente comunità italiana o di origine italiana” in sofferenza e che sembrerebbe essere accomunata in modo unanime alle posizioni dell’opposizione.

Noi sottoscrittori di questa lettera, siamo membri di questa comunità. Ma interpretiamo in modo assai diverso l’origine e le cause della grave situazione che attraversa il paese dove viviamo da tanti anni e dove abbiamo costruito la nostra vita e formato le nostre famiglie. Siamo in questo paese perché vi siamo arrivati direttamente o perché siamo figli e nipoti di emigrati italiani che raggiunsero il Venezuela nel dopoguerra per emanciparsi dalla situazione di povertà o di mancanza di opportunità e di lavoro in Italia.

In tanti abbiamo condiviso e accompagnato il progetto di socialismo bolivariano proposto da Chavez e proseguito da Maduro, sia come militanti o elettori, sia partecipando direttamente il progetto di un Venezuela più giusto e solidale.

Ciò che era ed è per noi inaccettabile è che in un paese così bello e ricco di risorse e di potenzialità, decine di milioni di persone vivessero da oltre un secolo in una situazione di oggettiva apartheid, al di fuori da ogni opportunità di emancipazione sociale e quindi senza i diritti essenziali che sono quelli di una vita dignitosa, cioè quello delle reali condizioni di vita, di lavoro, di educazione, di servizi sanitari pubblici, di pensioni per tutti.

Questa situazione è durata in Venezuela per oltre 100 anni e bisogna chiedersi perché, soltanto all’inizio di questo secolo, con Hugo Chavez, per la prima volta nella storia di questo paese, questi problemi sono stati affrontati in modo deciso. E come mai, prima, questo non era accaduto. Chi oggi manifesta nelle strade dei quartieri ricchi delle città del nostro paese, gridando “libertà!” dove stava, cosa faceva, di cosa si occupava, prima che Chavez fosse eletto in libere elezioni democratiche ?

In questi anni, diverse agenzie dell’Onu e l’Onu stessa, hanno certificato che il Venezuela è stato tra i primi paesi al mondo nella lotta alla povertà, all’analfabetismo, alla mortalità infantile, raggiungendo risultati che non hanno confronti per la loro entità, rapidità e qualità.

Si citano la mancanza di prodotti di primo consumo e di farmaci, ma nessuno dice che è in atto una azione coordinata di accaparramento e di speculazione che ha fatto lievitare i prezzi e fatto crescere in modo esponenziale l’inflazione. Chi ha in mano il settore dell’importazione di questi prodotti ? Alcune grandi e medie imprese private per giunta sovvenzionate dallo Stato. La penuria di questi prodotti è in realtà l’effetto dell’inefficienza di questi gruppi privati nel migliore dei casi, o piuttosto dell’uso politico che essi stanno operando, analogamente a quanto avvenne in Cile, nel 1973 per abbattere il governo democratico di Allende.

E’ evidente che l’obiettivo principale di questa specie di rivolta dei ricchi (perché dovete sapere che le rivolte sono situate solo nei quartieri ricchi delle nostre città) sia rimettere in discussione tutte le conquiste sociali raggiunte in questi anni, svendere la nostra impresa petrolifera e le altre imprese nascenti che operano in settori strategici, come il gas, l’oro, il coltan, il torio scoperti recentemente e in grandi quantità nel bacino del cosiddetto arco minero: l’obiettivo di questi settori sociali è tornare al loro mitico passato, un passato feudale in cui una piccola elite godeva di tanti privilegi e comandava sul paese, mentre decine di milioni languivano nell’indigenza.

Noi non abbiamo una verità da trasmettervi; abbiamo però tante cose che possiamo raccontare e far conoscere agli italiani in Italia. Che possiamo dire ai vostri giornalisti e ai vostri media. A partire dal fatto che la comunità italiana non è, come oggi si vuol dare ad intendere, schierata con i violenti e con i vandali che distruggono le infrastrutture del paese o con i criminali che hanno progettato e che guidano le cosiddette proteste che non hanno proprio nulla di pacifico.

La comunità italiana in Venezuela è composta di circa 150 mila cittadini di passaporto e oltre 2 milioni di oriundi. Questi cittadini, che grazie alla Costituzione venezuelana approvata sotto il primo governo di Hugo Chavez possono avere o riacquisire la doppia cittadinanza, hanno vissuto e vivono insieme agli altri venezuelani i successi e le difficoltà di questi anni. Gran parte di loro hanno sostenuto e sostengono il processo di

modernizzazione e democratizzazione del Venezuela. Molti di loro sono stati e sono sindaci, dirigenti sociali e politici, parlamentari della sinistra, imprenditori aderenti a “Clase media en positivo”, ad organizzazioni cristiane come Ecuvives ed hanno sostenuto e sostengono il processo bolivariano. Diversi di loro hanno partecipato alla stesura della Costituzione, che molto ha preso dalla Costituzione italiana. In gran parte hanno sostenuto Hugo Chavez e sostengono Maduro, opponendosi alle manifestazioni violente e vandaliche organizzate dai settori dell’ultra destra venezuelana.

Un’altra parte, limitata, come è limitata l’elite venezuelana, è sulle posizioni dell’opposizione. Grazie a sostegni finanziari esterni svolgono una continua campagna di diffamazione del Venezuela bolivariano in molti paesi, compresa l’Italia.

L'Ambasciata italiana censisce una ventina di associazioni italiane in Venezuela. Si tratta di associazioni costituite sulla base della provenienza regionale dei nostri emigrati, veneti, campani, pugliesi, abruzzesi, siciliane, ecc. che aggregano circa 7.000 soci e che intrattengono relazioni stabili con l’Italia e le proprie regioni. Solo alcune di queste associazioni, insieme a qualche giornale sovvenzionato con fondi pubblici italiani, hanno svolto in questi anni, in piena libertà, una campagna di informazione contro l’esperienza bolivariana; esse hanno costituito talvolta le uniche “fonti di informazione” privilegiate e accreditate da diversi organi di stampa italiani.

Ma questa non è “la comunità italiana” in Venezuela. Ne è solo una parte limitata, le cui opinioni vengono amplificate da alcuni organi di informazione. Il resto della comunità italiana e il resto del mondo degli oriundi italo-venezuelani si organizza e si mobilità in questo paese nello stesso modo in cui si mobilita e si organizza il resto del paese. Vi è chi è contro e chi è a favore del processo bolivariano.

Da questo punto di vista, non vi è alcun pericolo per la collettività italiana in Venezuela. Come in ogni paese latino americano, e come dovunque, si parteggia e si lotta con visioni politiche e sociali differenti.

Strumentalizzare la presenza italiana in Venezuela è un gioco sbagliato, pericoloso e che non ha alcun fondamento se non l’obiettivo di alimentare lo scontro e la menzogna.

Caracas, Venezuela, 23 giugno 2017

Giulio Santosuosso - Caracas, Donatella Iacobelli - Caracas, Mario Cavani - Cumana, Cecilia Laya - Caracas, Angelo Iacobbi Por la Mar - Margarita, Michelangelo Tavaglione - Maracay, Giordano Bruno Venier - Caracas, Mario Neri - Caracas,   Isa Carascon - Caracas, Franca Giacobbe - Valencia, Alfredo Amoroso, Caracas Evedia M. Ochoa - Caracas, Beda Sanchez - Caracas, Antonio Mobilia - Caracas, Ennio Di Marcantonio V. - Caracas,   Fulvio Merlo - Caracas,   Pietro Altilio - Caracas, Luca Spadageo - Caracas, Celestino Stasi - Maracay, Luigino Bracci - Caracas, Sandra Emanuela Neri - Caracas, Immacolata Diotaiuti - Caracas, Stella Coiro - Valencia, Nancy Guerra - Caracas, Marco Aurelio Venier - Caracas, Irving Francesco Sanchez - Caracas,   Leo Zanelli - Caracas,   Antonietta  Zanelli - Caracas, Damaris Alcala - Barcelona, Giovannina De Vita - Caracas, Domenico Mosuca - Caracas, Vittorio Altilio - Caracas, Marina Yanes - Caracas, Elio Gallo - Caracas, Antonio Gerardo Di Santi - Caracas,   Luisa Fabbro - Caracas, Vita Napoli - Caracas, Alfedo Tepedino - Caracas, Donato Jose Scudiero - Lecheria, Maria Bernieri - Valencia, Francesco Misticoni - Caracas, Gimar Patricia - Valencia,   Escudiero - Puerto La Cruz, Margy Rosina Escudiero - El Tigre, Orietta Caponi - Caracas,  Mario Gallo - Caracas, Mercedes de Cavani - Cumana, Maira Garcia - Caracas, Arcangelo Manganelli - Valencia, Franco Altilio - Caracas, Giuseppe Tramonte - Caracas, Antonieta Petroni - Guarico, Nelson Mendez - Puerto la Cruz, Ennio F. Di Marcantonio - Caracas, Monica Vistali - Caracas, Antonio Neri - Barcelona, Tramonte Andrea - Caracas, Biagio Scudiero - Lecheria, Giuliana Geremia - Valencia, Pasquale di Carlo - Maracay, Lira Millan - Caracas, Bruna Mijares - Caracas, Valeria D’Amico - Caracas, Maurizio Conforto - Barinas, Lucia Di Natale - Acarigua, Antonietta Rivoltella - Puerto la Cruz, Alessandro Carinelli - Caracas, Gianni Daverio - Morrocoy, Giacomo Altilio - Caracas, Mayira Leandro - Puerto la Cruz, Marta Trappiello - Valencia, Vincenzo Gallo - Caracas, Alfonso Bruni - Caracas, Claudio Manganelli - Valencia, Maria Eugenia Tepedino - Caracas, Luigi Puglia - Caracas, Mariaelena De Vita - Caracas, Rosanna Percepese - Caracas, Gabriela Merlo - Caracas, Vincenzo Policcello - Barquisimeto, Ada Martínez - Maracay.

Barbara Meo Evoli Caracas

Valeria D’Amico Puerto la Cruz

CBantoniogramsci@hotmail.com

*. Colectivo de Italovenezolanos Bolivarianos
* V.O.I. - Venezolanos de Origen Italiana;
* CEIC - Colectivo Estudiantes de Origen Italiano

* Circulo   Bolivariano Antonio Gramsci CBantoniogramsci@hotmail.com

Venezuela. Che cosa fa la sinistra internazionale?

di Jean Ortiz | Collective Communiste Polex

Traduzione di Marx21.it


Nessuno venga a piangere domani quando verranno assassinati, torturati e “scompariranno” i militanti chavisti. I precedenti storici sono, malauguratamente, numerosi.
Le classi dominanti venezuelane vogliono una rivincita sociale, liquidare la “rivoluzione bolivariana”, o ciò che ne resta, allo scopo di non far più sollevare la testa al popolo degli “invisibili”. L’oligarchia vuole che questi “figli del nulla”, a cui il chavismo ha offerto status e dignità, ritornino nel nulla.
Si può anche muovere delle critiche sulla gestione, sulla strategia del presidente Maduro. Ma egli è stato eletto, certo di poco, ma eletto. Quindi è un presidente legittimo. Propone il dialogo, e ha il diritto di difendersi dai rivoltosi. La maggior parte dei media venezuelani e stranieri offre con accanimento l’immagine di un paese nel caos, addossando ai chavisti i soprusi commessi da gruppi violentissimi, mascherati, spesso armati, le “guarimbas”, che vogliono la guerra civile.
L’opposizione venezuelana non è tutta favorevole a questo colpo di Stato permanente, che porterebbe al massacro. Ma i settori che dominano questa opposizione sono riusciti a radicalizzare, a strumentalizzare il malessere di settori popolari provati. Sono per lo più di ultra-destra, vogliono lo scontro, rapidamente. Apertamente incoraggiati dal bruto fautore della guerra Trump, raddoppiano i soprusi, i sabotaggi, la distruzione di edifici e servizi pubblici, le violenze di ogni tipo.
Nel paese che è ancora in gran parte capitalistico, l’oligarchia, i proprietari, i ricchi organizzano la guerra economica su prodotti presi di mira, e addossano le difficoltà strutturali della penuria e delle code interminabili al governo, che pure non è del tutto esente da responsabilità, ma che cerca, attraverso l’Assemblea Costituente, una soluzione pacifica alla crisi abissale.
Si può anche criticare gli errori del regime, ma non dobbiamo mai dimenticare che i chavisti e il popolo (anche se una parte può allontanarsi) sono permanentemente sotto il fuoco di una vera e propria guerra condotta dagli Stati Uniti contro un paese dalle enormi risorse petrolifere, che ha osato resistere all’ “Impero” per più di quindici anni. E che ha cercato un’altra via rispetto a quella dell’asservimento, verso l’indipendenza, la giustizia sociale, il socialismo. Che ha avuto il coraggio, attraverso la voce di Hugo Chavez, di mettere (“¡Váyanse pal carajo, yanquis de mierda!”) al loro posto.
Non è allora venuto il momento che la sinistra nel suo complesso agisca ed esprima la sua condanna dell’ingerenza straniera in un paese sovrano, ed affermi la sua solidarietà, anche critica (senza chiudere gli occhi e neppure impartendo lezioni), con la rivoluzione bolivariana? Bisogna essere ciechi, o incoerenti, per non capire che cosa oggi sia in gioco in Venezuela.


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