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La VOCE ANNO XX N°2

ottobre 2017

PAGINA 1         - 21


In questo numero:

* Con Jasna parliamo di politica (A. Martocchia)
* In memoriam di Jasna Tkalec, 1941-2017 (M. Jakopović)
* L'italiano può essere una lingua discriminatoria
* Toh, in Kosovo c'è il separatismo etnico. Non lo sapevamo!
* Il nazismo contemporaneo come forza motrice delle integrazioni euroatlantiche


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Con Jasna parliamo di politica

Con la morte di Jasna Tkalec, esattamente un mese fa, se ne è andato un pezzo di noi. La nostra storia comune e il nostro sentimento sono tali che eventuali condoglianze sarebbero forse dovute a noi tanto quanto al figlio Luka e al marito Braco.
Avevamo incontrato Jasna la prima volta a Verona attorno al 1992, in occasione di una iniziativa pubblica organizzata dall'associazionismo pacifista (forse era AssoPace, oppure l'ICS, o tutt'e due insieme) sulla guerra in Jugoslavia appena scoppiata. Il nostro attuale presidente Ivan si recò lì in giornata, da Roma, interessato a sentire come avrebbero trattato una questione sulla quale erano già evidenti stonature se non pesanti cedimenti da parte della intellettualità di sinistra, stonature e cedimenti che hanno di fatto portato negli anni alla dissoluzione di quel pacifismo e sono stati premessa della partecipazione attiva dell'Italia alla guerra per la distruzione di quel paese. 
Jasna parlò assai bene, da croata fieramente antifascista e perciò perseguitata nella sua repubblica secessionista, da jugoslava coerente e non pentita, da comunista. Il nostro Ivan intervenne: "Questo è il giusto approccio se si vuole parlare della Jugoslavia!". Così iniziò una frequentazione, ed i rapporti si strinsero e si consolidarono nei mesi e negli anni drammatici a venire. Tra i momenti topici fu la partecipazione di Jasna, nel 1993 a Roma, al Meeting Internazionale per la Pace e la Solidarietà tra i popoli, organizzato all'ex Mattatoio di Testaccio, per un dibattito cui furono invitati anche altri esponenti della vera sinistra jugoslava – Mirjana Jakelić e Stevan Mirković, che presenziarono, nonché Mira Marković, leader della JUL, la quale non poté esserci ma inviò un messaggio di saluto. 
Jasna era all'epoca in Italia già da un paio d'anni, esule a seguito di una condanna comminata dal regime tudjmaniano: tre mesi di carcere per reati di opinione connessi alla sua attività giornalistica. Su quel periodo di esilio lei avrebbe avuto occasione di riflettere e di raccontarci meglio negli anni successivi, testimoniando della disgregazione della sinistra marxista italiana. Si chiedeva in particolare
quali chances potesse avere un movimento comunista un tempo forte e glorioso, come quello italiano, ridotto al velleitarismo, che andava cioè perdendo i mezzi materiali e le strutture concrete indispensabili per incidere nella società. "Come è possibile che giornali e riviste mi richiedano articoli e li pubblichino, ma nessuno dei compagni sia in grado di propormi soluzioni reddituali e abitative per la mia vita concreta, di esule politica?".
Solo la collaborazione con la rivista Balcanica diretta da Antonio Jerkov, diffusa in ambienti diplomatici e tra gli interessati alla politica estera, garantì a Jasna un introito certo per il periodo del suo esilio e successivamente, per alcuni anni dopo il suo rientro in Croazia. Dopo la fine delle pubblicazioni (2000) e poi con la morte di Jerkov (2003: https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/2864 ) ebbe inizio per Jasna Tkalec un diverso e non meno difficile "esilio", un esilio al contrario: estranea ai circoli intellettuali, giornalistici e politici egemoni, con le difficoltà economiche tipiche dei milioni di jugoslavi che con la fine del loro paese avevano perso proprio tutto, nella sua pur sempre affascinante casa zagabrese, immersa nei libri, Jasna visse un declino anche fisico, che poteva parere quasi psicosomatico.
A mantenerla attiva – anche come giornalista, nonostante la progressiva perdita dell'uso di una mano – e coinvolta negli avvenimenti del mondo fu in particolare la conoscenza e la collaborazione con giovani attivisti delle diverse repubbliche jugoslave ex-federate e italiani, curiosi di (ri)scoprire con lei e attraverso di lei la storia del movimento operaio e anticapitalista internazionale. Tra quei giovani cresceva lo stesso figlio Luka, vera figura di intellettuale transfrontaliero, che diventava nel frattempo un apprezzato docente di filofosia marxista. Jasna ebbe così occasione di raccontare ma anche ulteriormente approfondire ciò che da sempre le interessava, scrivendo saggi appassionati che comparivano non solo in internet – particolarmente con la nostra newsletter JUGOINFO, anche in lingua italiana – ma pure su carta, sulle pagine della giovane rivista Novi Plamen. Jasna era una grandissima lettrice (non si perdeva mai un best seller di valore), era una specialista della letteratura russa e sovietica, una conoscitrice raffinata delle vicende storiche dei movimenti rivoluzionari – dalla Rivoluzione d'Ottobre alla Guerra di Spagna –, una internazionalista convinta e una donna con una solida preparazione teorica. Era per di più una persona cordiale e sempre disponibile – un vero tesoro, insomma, per dei giovani disorientati, "orfani" politici ma idealisti e assetati di sapere.

..segue ./.

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