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La VOCE ANNO XX N°3

novembre 2017

PAGINA G         - 39

Nuovo articolo su KFA Italia - notizie e attività

Il rappresentante permanente della RPDC all’ONU invia una lettera al Segretario Generale dell’ONU

di kfaitalia

Il rappresentante permanente della RPDC all'ONU ha inviato una lettera al segretario generale dell'ONU il 26 ottobre.

Nella lettera egli ha proposto un piano dettagliato per organizzare un forum internazionale di esperti legali per verificare le fondamenta legali della "risoluzione di sanzioni" del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro la Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC).

La lettera dice:

Poiché i dubbi sulla giustificazione legale e morale della "risoluzione di sanzioni" del Consiglio di Sicurezza dell'ONU stanno ora aumentando nella comunità internazionale, il forum internazionale testé proposto è la sede ove la legalità della "risoluzione di sanzioni" può essere valutata dal punto di vista della giustizia e della correttezza.

In questo forum le seguenti questioni possono essere dibattute come punti all'ordine del giorno:

La "risoluzione di sanzioni" del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che ha proibito i lanci di satelliti della RPDC è conforme al diritto internazionale il quale stipula chiaramente che l'uso pacifico dello spazio è un diritto inalienabile degli Stati?

La "risoluzione di sanzioni" del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che ha proibito i test nucleari della RPDC ha validità legale in una situazione in cui la legge internazionale sul bando totale dei test nucleari non è ancora entrata in vigore?

I membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che impediscono l'entrata in vigore della legge internazionale sul bando totale dei test nucleari hanno alcuna giustificazione morale per proibire i test nucleari di altri paesi?

Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha condannato i test nucleari e i lanci di satelliti della sola RPDC quali "minacce alla pace e alla sicurezza internazionali" e imposto sanzioni senza considerare simili test e lanci da parte di altri paesi. Questi doppi standard del Consiglio di Sicurezza sono conformi agli articoli 2 e 51 della Carta delle Nazioni Unite che riconoscono i princìpi di eguaglianza sovrana e diritto all'autodifesa delle nazioni?

Oltre a ciò, i partecipanti al forum possono proporre altre questioni quali punti all'ordine del giorno.

Vorremmo richiedere ancora una volta al Segretariato dell'ONU di organizzare il forum internazionale di esperti legali per una data la più prossima possibile.

Nord Corea: intrighi ma anche mediazioni

di Angelo Baracca

Dietro gli allarmi mediatici – spesso inutili o controproducenti – la crisi coreana deve essere seguita e commentata per quella che è, in termini realistici.
Ho già discusso un aspetto di fondo[1], ancora falsato in molti commenti: ormai – in conseguenza degli imperdonabili errori dovuti al solito atteggiamento arrogante degli Stati Uniti, che conoscono solo il linguaggio delle minacce e della coercizione – Pyonhyang non costituisce più un problema di proliferazione, ma piaccia o no è, e va riconosciuta e trattata come uno Stato nucleare a tutti gli effetti. Da qui bisogna partire, altrimenti si rischia di fare passi avventati ed estremamente pericolosi.
Ma cerchiamo di vedere più a fondo le posizioni di Kim Jon-un, che probabilmente sono più leggibili delle trombonate di Trump, che oscillano tra minacce epocali e segnali contraddittori: forse Kim non è affatto il più “pazzo” dei due.

Kim ha una strategia?
È assai probabile che egli abbia una strategia di fondo, ispirata proprio dalle esperienze passate della politica degli Usa. Il destino che hanno subito Saddam Hussen e Gheddafi gli insegna che le armi nucleari sono le sole che gli garantiscono la sopravvivenza: Kim lo ha detto con estrema chiarezza nel gennaio 2016, «Saddam ha rinunciato al nucleare ed è stato abbattuto, Gheddafi ha rinunciato al nucleare e lo hanno ucciso».
In risposta all’atteggiamento degli Usa, alzare il livello della tensione gli offre vari vantaggi. In primo luogo, sotto il profilo delle relazioni internazionali, qualora davvero gli Usa tentassero un attacco militare egli potrebbe avere buon gioco a giustificare la reazione della Corea del Nord: e come abbiamo osservato in precedenza, sarebbe estremamente rischioso un attacco “decapitante” della deterrenza nucleare di Pyongyang (abbiamo osservato anche la sua potente artiglieria, a soli 50 km da Seul, e con 23.000 soldati americani che stazionano in Sud Corea). Se poi gli Usa dovessero arrivare all’azzardo di un demenziale first-strike nucleare, sicuramente Kim dispone di rifugi anti-atomici profondi, dai quali potrebbe guidare la ritorsione: ed è probabilmente fiducioso di poter far pagare all’aggressore un prezzo pesantissimo.
Ho già sottolineato che questa è la conseguenza della stessa esistenza delle armi nucleari, e si può risolvere solo con la loro eliminazione.
Rispetto poi alla posizione interna di Kim, sicuramente la paranoia di un attacco militare rafforza la sua posizione e giustifica in qualche modo i sacrifici e la mobilitazione della popolazione: il ricordo della barbarie della Guerra di Corea del 1950-53 rimane assai vivo nella popolazione, con una grandine di bombe superiore a tutte quelle usate nel Pacifico nella Seconda Guerra Mondiale e l’uso micidiale del napalm! Senza contare che quella guerra non si concluse con un trattato di pace, ma solo con un armistizio, per cui potrebbe riprendere in qualsiasi momento.
In conclusione, le minacce a Kim rafforzano la sua posizione: come nel passato hanno portato alla sua ascesa nucleare[2] (armistizio: accordo fra stati belligeranti che sospende, totalmente o parzialmente, a tempo determinato o indeterminato, le ostilità).
Complicità internazionali
Certamente molti si chiedono come è stato possibile che in piccolo Stato come la Corea del Nord abbia potuto sviluppare un armamento nucleare moderno ed efficace. Ho già avuto occasione di rilevare una rete si complicità internazionali, con le origini più diverse[3] (“multipartisan”, ricalcando il termine comune “bipartisan”): circostanza che non può in alcun modo stupire, perché è presente in moltissime questioni, ma è la regola nelle questioni nucleari. Come risultò evidente nel caso della bomba nucleare del Pakistan, il cui “padre” Abdel Qadeer Kahn, godette di una rete di complicità che vanno, con alterne e contraddittorie vicende, dagli Usa, alla Cina, alla Germania, alla Francia[4], e hanno coinvolto perfino in uno scandalo la Svizzera[5] (Kahn fu evidentemente solo la vittima sacrificale). Nel caso di Pyongyang è possibile che all’origine abbia ricevuto la tecnologia delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio, di rinterzo, proprio dal Pakistan.
Un rapporto delle Nazioni Unite del febbraio scorso riporta che fra i detriti recuperati dal test missilistico nord coreano del febbraio 2016 sono stati trovati componenti cinesi e parti acquistate dall’Europa attraverso la Cina, risalenti alla Russia[6]. Pyongyang ha utilizzato conti bancari e società di copertura situati soprattutto in Cina e in Malesia per procurarsi componenti e sistemi completi.
La Corea del Nord fa affari con la vendita di componenti missilistiche e tecnologia correlata: nel corso degli anni i clienti sarebbero stati l’Iran, l’Egitto, il Pakistan, la Libia, la Siria, gli Emirati Arabi Uniti (UAE), l’Angola, il Vietnam e il Myanmar[7].
D’altra parte, ho già avuto occasione di osservare che, oltre alle responsabilità primarie degli Stati Unite nell’ascesa nucleare della Corea del Nord, ve ne sono state altre. Non hanno certo contribuito a una politica distensiva e rassicurante l’annuncio del Giappone nel 2003 dell’acquisto di un sofisticato sistema antimissile dagli Stati Uniti e nel 2007 di avere schierato il primo sistema antimissile terra-aria importato dagli USA, né l’annuncio della Corea del Sud nel 2007 dell’intenzione di sviluppare un missile intercettatore terra-aria a medio raggio per distruggere i missili balistici di Pyongyang, oltre a un nuovo sommergibile a propulsione Diesel (in collaborazione con la Germania) ed un destroyer, equipaggiati con un sistema avanzato di difesa aerea.
Diplomazia dietro le quinte
Ma vi è anche un aspetto per così dire opposto (meglio, forse, opportunistico) della politica internazionale: se in apparenza sembra dominare la politica delle minacce e dell’escalation, non si deve pensare che la diplomazia internazionale non sia in moto dietro le quinte.
La notizia che è trapelata è che la Svizzera e la Svezia stanno promuovendo in forma molto riservata incontri segreti fra gli Usa e la Corea del Nord nei pressi di Ginevra, a Montreux sul lago omonimo[8]. È un segnale che almeno per ora l’eventualità di azioni inconsulte non è vicina.
Non solo, il Washington Post riporta che funzionari del governo nord coreano stanno allacciando contatti con analisti legati al partito Repubblicano a Washington, con il presunto scopo di capire il senso dei confusi messaggi e minacce inviati da Trump[9], e sembra abbiano anche invitato un quotato ex-analista della Cia a visitare Pyongyang. Tutto ciò non è certo un segnale che né Kim né Trump siano disposti ad aprire prossimamente negoziati, ma l’articolo conferma la ricerca da parte coreana di sedi (forums) per venire riconosciuta come Stato Nucleare.
In questo momento sembra il nocciolo della questione, per ripartire con il piede giusto: e una condizione che dobbiamo per ora accettare, per quanto a malincuore.

NOTE [1] A. Baracca, “Corea del Nord o Usa: qual è il vero pericolo?”, Pressenza, 15/09/2017,
[2] A. Baracca, “La resistibile ascesa nucleare della Corea del Nord”, Pressenza, 03/05/2017,
[3] Cfr. nota 2.
[4] N. Ténezère, “Il Pakistan e il mito della ‘bomba islamica’”, 26/07/2009, .
[5] “Nucleare: il governo svizzero sotto pressione”, 30/05/2008, ; “Traffici nucleari: lo strano caso della spy-story pakistana della famiglia Tinner”, Greenreport, 27/12/2010, .
[6] Bill Gertz, “UN report reveals how North Korea sources missile technology”, Asia Times, 21 aprile 2017, .
[7] Bertil Lintner, “North Korean missiles officially banned and widely available”, Asia Times, 19 aprile 2017, .
[8] Dan Drollette, ”Are Switzerland and Sweden the keys to easing the North Korean crisis?”, 26/09/2017, .
[9] Anna Fifield, “North Korea taps GOP analysts to better understand Trump and his messages”, 26/09/2017, .

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