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La VOCE ANNO XX N°3

novembre 2017

PAGINA 8

G8 Genova, Strasburgo condanna Italia: "A Bolzaneto fu tortura"


La sentenza per le azioni dei componenti delle forze dell’ordine e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. Fiano (Pd) e Fratoianni (Si): "Pagina orribile della nostra storia". Tortura anche in carcere ad Asti

STRASBURGO - Gli atti commessi dalle forze dell’ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per le azioni dei membri delle forze dell’ordine, e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. Parti civili una quindicina di persone di 8 diverse nazionalità, riconosciute come vittime di torture da parte delle forze dell’ordine durante i giorni del G8 a Genova, nel luglio del 2001. Si tratta in particolare di persone che furono rinchiuse fra il 20 e il 22 luglio nel carcere di Bolzaneto. I giudici hanno riconosciuto ai ricorrenti il diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro a testa per i danni morali.


Nella stessa sentenza l’Italia è stata condannata anche perchè alcuni agenti di polizia penitenziaria di Asti nel 2004 hanno torturato due detenuti, Andrea Cirino e Claudio Renne. "Oggi contro fatti così gravi abbiamo la legge che punisce il reato di tortura", scrive su Twitter la ministra dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro.

• FIANO (PD) E FRATOIANNI (SI): "BOLZANETO PAGINA ORRIBILE"
"Bolzaneto è stata una pagina orribile della nostra storia - commenta il responsabile Sicurezza del Pd, Emanuele Fiano - non ci possono essere giudizi diversi, questa sentenza lo conferma, ancora una volta". "Ci fu tortura - dichiara Nicola Fratoianni, Sinistra italiana - noi lo sapevamo. Amareggiati per aver atteso quasi 20 anni. Ora mai più quelle scene e quelle infamie". "L’amarezza - aggiunge Fratoianni - è che i responsabili di quelle atrocità siano stati coperti prima e poi tra indulti, falle legislative abbiano avuto punizioni ridicole". "Questa sentenza rappresenta un risarcimento politico-istituzionale per il movimento no global che in quei giorni si mobilitò a genova contro il G8", afferma Paolo Cento (Si).

• STRASBURGO: "TRATTATI COME OGGETTI DEL POTERE PUBBLICO"
"I ricorrenti, trattati come oggetti per mano del potere pubblico, hanno vissuto durante tutta la durata della loro detenzione in un luogo ’di non diritto’ dove le garanzie più elementari erano state sospese". Così i giudici di Strasburgo definiscono, nella sentenza di condanna dell’Italia, la situazione vissuta da 48 persone a Bolzaneto. I togati evidenziano inoltre che "l’insieme dei fatti emersi dimostra che i membri della polizia presenti, gli agenti semplici, e per estensione, la catena di comando, hanno gravemente contravvenuto al loro dovere deontologico primario di proteggere le persone poste sotto la loro sorveglianza".

Nella sentenza è anche messo in risalto il fatto che "nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti". E la Corte osserva che questo è stato causato principalmente da due elementi. Il primo, dicono i giudici, è stata l’impossibilità di identificare gli agenti coinvolti, sia perché a Bolzaneto non portavano segni distintivi sulle uniformi, che per la mancanza di cooperazione della polizia con la magistratura. Il secondo fattore invece "sono le lacune strutturali dell’ordine giuridico italiano" al tempo dei fatti. Nella sentenza la Corte afferma di "aver preso nota della nuova legge sulla tortura entrata in vigore il 18 luglio di quest’anno, ma che le nuove disposizioni non possono essere applicate a questo caso".

• A FARE RICORSO CINQUANTANOVE VITTIME
A fare ricorso a Strasburgo sono state 59 persone tutte condotte a Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001. Alcuni di loro provenivano dalla scuola Diaz, dove avevano già subito numerose violenze che la Corte di Strasburgo ha definito come torture in una sentenza di condanna dell’ Italia emessa lo scorso giugno. Tutti i ricorrenti affermano di aver subito violenze. Alcuni sono stati picchiati più volte, sono stati fatti spogliare davanti ad agenti del sesso opposto, a molte delle ragazze sono stati fatti togliere anche gli assorbenti ed è stato poi negato l’uso di salviette igieniche.

Ad altre persone gli agenti hanno sottratto, a volte strappandoli via, gli oggetti personali, mai restituiti. Altri hanno dovuto gridare "viva il duce, viva il fascismo, viva la polizia penitenziaria". Le celle in cui erano una parte dei ricorrenti sono state spruzzate con gas urticanti. Tutti si sono visti negare la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati.
Undici dei 59 ricorrenti hanno accettato un accordo con il governo italiano che si è impegnato a versargli 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute.

Agli altri la Corte, avendo stabilito che sono stati vittime di tortura e che "nonostante gli eccezionali sforzi dei magistrati italiani" nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti, ha riconosciuto risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85 mila euro. La differenza nelle somme dipende da due fattori: la gravità delle torture subite, e il fatto se lo Stato ha già versato oppure no gli indennizzi accordati
dai tribunali nazionali.

• G8 2001, IL PROCESSO: 300 PERSONE PICCHIATE E MINACCIATE
Nei giorni del G8 del 2001, secondo quanto ricostruito dal processo sulla base anche delle testimonianze di decine di vittime, oltre 300 persone vennero private della possibilità di incontrare i loro legali, umiliate, picchiate, minacciate. Tra le mura della caserma risuonarono a più ripresa inni fascisti, molti dei ragazzi vennero costretti a rimanere immobili per ore, le donne subirono violenze fisiche e morali.

Il processo in Cassazione per le violenze di Bolzaneto si era concluso, nel giugno 2013, con  sette condanne e quattro assoluzioni. Per una decina di imputati erano scattate la prescrizione in sede penale ma non in quella civile: tra questi anche i medici che torturarono i pazienti detenuti. La quinta sezione penale della Corte aveva assolto Oronzo Doria, all’epoca colonnello del corpo degli agenti di custodia, e gli agenti Franco, Trascio e Talu. Erano invece state confermate  le 7 condanne che erano state inflitte dalla Corte d’Appello di Genova il 5 marzo 2010 nei confronti dell’assistente capo di Pubblica sicurezza Luigi Pigozzi (3 anni e 2 mesi) - che divaricò le dita della mano di un detenuto fino a strappargli la carne - degli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (1 anno) e del medico Sonia Sciandra.

Per quest’ultima la Cassazione aveva ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. La pene erano però quasi integralmente coperte da indulto.

La Cassazione aveva anche bocciato il ricorso della procura di Genova che chiedeva di contestare il reato di tortura, cosa che appunto avrebbe evitato l’estinzione del reato. Reato che come già era stato evidenziato nella sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento.

• IL GOVERNO HA GIÁ RICONOSCIUTO I PROPRI TORTI
Nell’aprile scorso il governo italiano aveva riconosciuto i propri torti nei confronti di sei cittadini per quanto subito nella caserma di Bolzaneto il 21 e 22 luglio 2001, ai margini del G8 di Genova, e gli verserà 45 mila euro ciascuno per danni morali e materiali e spese processuali. Lo rende noto la Corte europea dei diritti umani in due decisioni in cui "prende atto della risoluzione amichevole tra le parti" e stabilisce di chiudere questi casi.

Il governo italiano, secondo quanto reso noto a Strasburgo, ha raggiunto una ’risoluzione amichevole’ con sei dei 65 cittadini - tra italiani e stranieri - che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani. Ricorsi in cui si sostiene che lo Stato italiano ha violato il loro diritto a non essere sottoposti a maltrattamenti e tortura e si denuncia l’inefficacia dell’inchiesta penale sui fatti di Bolzaneto. I sei ricorrenti che hanno accettato l’accordo sono Mauro Alfarano, Alessandra Battista, Marco Bistacchia, Anna De Florio, Gabriella Cinzia Grippaudo e Manuela Tangari.

SOSTEGNO E SOLIDARIETÀ ALLA REPUBBLICA POPOLARE DEMOCRATICA DI COREA

Diffondiamo la Risoluzione a sostegno della Repubblica Popolare Democratica di Corea adottata dai partecipanti alla Conferenza per il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre tenuta ad Amsterdam il 23 e 24 settembre scorso, cui il Partito dei CARC ha preso parte.

La Risoluzione è espressione del fatto che la Conferenza riconosce nella Repubblica Popolare della Corea del Nord un importante caposaldo del movimento comunista internazionale che dalla Rivoluzione d’Ottobre ha avuto origine.

La Risoluzione esprime in modo netto la posizione del Partito dei CARC contro la borghesia imperialista italiana e la sua Repubblica Pontifica, asservita all’imperialismo USA, come ha dimostrato ieri il ministro degli Esteri Alfano, che ha interrotto il processo per l’accreditamento dell’Ambasciatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea e ha dichiarato di volerlo espellere. Noi esprimiamo la nostra solidarietà all’ambasciatore della RPDC, compagno Mun Jong Nam, e al resto del personale diplomatico, nonché a tutto il popolo coreano in lotta per affermare i suoi diritti sovrani.

Questo governo, nemico della classe operaia e del resto delle masse popolari del nostro paese, è nemico anche delle nazioni che fanno fronte all’imperialismo, non cedono alle sue minacce, costruiscono il socialismo. È nemico della Repubblica Democratica di Corea, ed è nemico della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, alla quale la Conferenza per il Centenario della Rivoluzione d’Ottobre ha espresso solidarietà con un’altra Risoluzione, che pure pubblichiamo e diffondiamo.

Il movimento comunista sta rinascendo in Italia e nel mondo. Il livore dei Trump, degli Alfano e della Comunità Internazionale degli Stati imperialisti contro gli Stati che avanzano verso il socialismo e lo costruiscono lo conferma. Mao Tse tung scrive:

È bene se siamo attaccati dal nemico, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi. È ancora meglio se il nemico ci attacca con violenza e ci dipinge a fosche tinte e senza un’ombra di virtù, poiché ciò dimostra che non solo abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi, ma abbiamo anche riportato notevoli successi nel nostro lavoro.

Sosteniamo la Repubblica Popolare Democratica di Corea! Sosteniamo il Governo Maduro e la Rivoluzione Bolivariana in Venezuela! Impariamo da Mao a riconoscere i nostri alleati e i nostri compagni nella lotta di classe, in quelli che il nemico di classe attacca!

Impariamo a riconoscere che quando il nemico di classe dichiara che il comunismo è morto questo significa che il movimento comunista sta rinascendo. Impariamo anche e soprattutto a riconoscere l’opera già in corso per la vittoria la rivoluzione socialista nel nostro paese. Cominciamo anche una “rivoluzione nelle menti”, come fu la Rivoluzione d’Ottobre: “La Rivoluzione d’Ottobre non è soltanto una rivoluzione nel campo dei rapporti economici, politici e sociali. Essa è anche una rivoluzione nelle menti, una rivoluzione nell’ideologia della classe operaia.” (Stalin, Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre, Pravda, 6-7 novembre 1927)

..segue ./.

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