La VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA 

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1711

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  


GIÙ

SU


La VOCE ANNO XX N°3

novembre 2017

PAGINA 4         - 24

Segue da Pag.23: Il cortocircuito della Catalogna

Gli Stati nazionali non servono più a niente, perciò è ora di voltare pagina e inaugurare la federazione europea, ovvero gli Stati Uniti d’Europa. (…). L’Europa federale è il cammino per proteggere la nostra sovranità e preservare il nostro modello sociale in un mondo dominato da imperi come Usa, Cina, India, Russia e Brasile (…) Ma cos’è in pratica la federazione europea? Il discorso è lungo, ma si può riassumere così: lo Stato nazionale (Roma, Berlino, Parigi e così via) viene scavalcato sia verso il basso, valorizzando ad esempio il ruolo degli enti locali e delle regioni, che verso l’alto, con la delega di tutta una serie di competenze a Bruxelles, come la politica estera, la difesa e, appunto, la politica economica. Una delle critiche che vengono mosse più spesso all’Euro, infatti, è di non avere uno Stato unitario dietro. Ecco che la federazione europea colmerebbe esattamente questa lacuna.

Dal nostro punto di vista, una volta che la secessione catalana si sarà realizzata, il minimo che dovrebbe succedere – anzi: il minimo che si dovrebbe esigere – è che si apra una battaglia frontale da parte della CUP e degli altri settori antiliberisti contro l'attuale potere catalano, che la vera sinistra prenda il potere nel nuovo Stato e che l'allontanamento della Catalogna dalla UE diventi in tal modo irreversibile. Solo così la risultante del processo indipendentista sarà un incremento di sovranità popolare e territoriale e, forse, l'avvio della crisi esiziale della stessa UE.

In caso contrario si andrà viceversa verso una perdita netta di sovranità. Dal punto di vista di quei settori reazionari che scommettono sulla disgregazione degli Stati nazionali nel nostro continente per realizzare l'"Europa delle regioni" a egemonia tedesca, la secessione della Catalogna dovrebbe aprire infatti ben altri scenari. Il lavorìo che questi ambienti portano avanti, da tanto tempo oramai, è stato da noi seguito ed investigato a fondo nell'ultimo quarto di secolo (9) e riteniamo persino superfluo accennarvi qui, così come non abbiamo voluto richiamare la mera teoria sulla questione nazionale in generale.

La Spagna monarchica non è la Jugoslavia socialista, perciò i parallelismi che si possono tracciare ci forniscono degli spunti di riflessione ma hanno valore relativo. 
La lezione jugoslava ci ha insegnato da un lato la compatibilità del regionalismo e dell'identitarismo con il progetto europeista, liberista e pan-germanico; dall'altro ci ha dimostrato che la spregiudicatezza delle classi dirigenti che portano avanti questo progetto non ha limiti e da loro c'è da aspettarsi di tutto. 
Quella lezione non ha però niente da dire a proposito della storia della Spagna e della funzione dei movimenti catalano e basco, che si sono sempre mossi su di un solco di progresso e sono stati in prima linea nelle lotte antifranchiste e repubblicane. Il fatto che Jordi Pujol già nel dicembre del 1990 abbia invitato Kucan a Barcellona per spingerlo alla secessione (10), o la solidarietà di Matteo Salvini o di altri ambienti reazionari verso la lotta dei catalani, non ci alienano la simpatia per la storia e le lotte attuali degli anticapitalisti catalani... purché queste ultime vadano fino in fondo. 

Ciò che conta sono gli esiti rispetto al processo strutturale di edificazione del regime ordoliberista europeo. Quali saranno tali esiti non sappiamo dirlo. 
Si è determinata una vertigine, la sensazione di un crinale stretto tra due piani inclinati e relative accelerazioni possibili, ciascuna senza ritorno. Tale sensazione sicuramente non è solo nostra, di militanti internazionalisti e intellettuali che tengono alla libertà ed alla fratellanza tra i popoli, ma siamo convinti che esista anche nella controparte, nella borghesia europea più influente. Anche la classe dirigente europeista vive oggi, crediamo, una simile vertigine: il giocattolino può finalmente ritorcersi contro chi l'ha creato, proprio come nella favola dell'apprendista stregone. 

Dopo un quarto di secolo di atteggiamenti ed azioni eversive – nel senso del sovversivismo delle classi dirigenti – si è determinato un evidente cortocircuito e qualcuno, per forza, ci resterà fulminato.


Andrea Martocchia
(segretario, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS)


NOTE:

(1) Su Contropiano del 30 settembre 2017

(4) Su Investig'Action del 12 luglio 2017

(5) Fonte: La Vanguardia, 16 agosto 2016 

(6) Sconcertante il balletto delle smentite e delle interpretazioni:

(7) Si ascolti David Carretta su Radio Radicale del 21 settembre 2017
https://www.radioradicale.it/scheda/520455/lunione-europea-e-la-situazione-in-catalogna-collegamento-con-david-carretta
Dalla Commissione Europea è stato più volte "velenosamente" ribadito che si tratta di una questione interna allo Stato spagnolo. 
Si noti per inciso che l’amministrazione statunitense non ha condannato il referendum affermando che “lavorerà con l’entità o il governo che ne usciranno” 
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/09/28/unione-europea-catalogna-096030
ed anche le dichiarazioni di Trump sono state contraddittorie ( https://youtu.be/0xDEaxybI-M?t=4m14s ).

(8) Fonte: Se l’Europa diventa federale (di Alessio Pisanò | 9 ottobre 2012)

(9) Come Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, e soggetti collegati, dagli anni Novanta praticamente non abbiamo fatto altro che parlare di questi temi. Una sintesi della questione della esistenza di una "internazionale reazionaria" euro-regionalista si trova alla nostra pagina internet 
Si vedano anche le numerose preziose analisi sul tema su German Foreign Policy:

(10) Fonte: Lucio Caracciolo in LIMES del 3/09/1994:


  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

Stampa pagina

 Stampa inserto 

La VOCE 1711

 La VOCE  COREA  CUBA  JUGOSLAVIA  PALESTINA   RUSSIA   SCIENZA 

Visite complessive:
Copyright - Tutti gli articoli possono essere liberamente riprodotti con obbligo di citazione della fonte.