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La VOCE 1706

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La VOCE ANNO XIX N°10

giugno 2017

PAGINA D         - 36

Segue da pag.35: Idealismo vs. materialismo nella fisica quantistica

Sarebbe quindi necessario, nel dominio quantistico, rinunciare alle forme usuali di spiegazione. In compenso, la complementarità offrirebbe "strumenti logici" per la comprensione di questi nuovi campi di esperienza [8]. È l'introduzione del punto di vista della complementarità che, secondo Bohr, permette di rendere compatibili, "logicamente", risultati apparentemente contraddittori ottenuti tramite diverse procedure sperimentali [9]. È quindi solo attraverso il punto di vista della complementarità che il dilemma tra il carattere ondulatorio e corpuscolare della luce e della materia è evitabile, secondo Bohr [10].

Bohr, nel considerare il dualismo onda-corpuscolo, sta riconoscendo e identificando la contraddizione in quanto tale. Tuttavia, non la risolve. La individua. Bohr assolutizza la contraddizione esistente tra onda e corpuscolo, trattando con essa in modo metafisico, impedendo così la sua negazione dialettica, il suo superamento.

La mia posizione è che l'idea della complementarità che sta alla base dell'interpretazione ortodossa si fondi sostanzialmente su una non-considerazione (o su una considerazione scorretta) della dialettica

La scoperta del fatto che le onde presentassero un comportamento corpuscolare e che i corpuscoli presentassero un comportamento ondulatorio è il venir meno di una di quelle linee di demarcazione rigide e fisse nella natura delle quali parlava Engels [11]. A fronte del progresso della scienza che dimostrava come la validità della distinzione tra onda e corpuscolo fosse giusto relativa Bohr, che non si munì delle leggi della dialettica, stabilì una linea di demarcazione rigida tra onda e corpuscolo: o onda o corpuscolo. Si tratta di una di quelle "antitesi assolutamente inconciliabilicaratteristiche del pensiero metafisico. La complementarità di Bohr è quindi il risultato di una negazione della possibilità di comprensione e di contraddizione.

Dal momento che Bohr non riesce a risolvere la contraddizione nella quale si trova, introduce, al fine di lavorare con essa nel quadro delle sue esigenze di "razionalità" - che non accetta la contraddizione -, la figura della complementarità con l'obiettivo di giungere a una contraddizione nella quale i poli contraddittori non siano posti in conflitto, di modo che non si compenetrino.

Accade che la realtà è essa stessa contraddittoria e le sue contraddizioni si traspongono nella teoria che pretenda di essere un riflesso adeguato della realtà oggettiva. La non dovuta considerazione della dialettica da parte di Bohr ha come conseguenza l'impossibilità della domanda circa il fondamento oggettivo cui corrisponde la contraddizione onda-corpuscolo. È la stessa realtà oggettiva che non viene presa in considerazione per com'è. Per questo motivo, Bohr non può porre l'ipotesi - che è molto importante - che la materia sia a un tempo onda e corpuscolo.

L'imposizione di limiti alla conoscenza 

Bohr, prendendo l'essere per ciò che è immediatamente dato o ritenendo di non poter assumere dell'essere nulla più che la sua manifestazione fenomenica, finisce per stabilire limiti definitivi alla conoscenza nel campo quantistico. Fondamentalmente è questa la posizione che Bohr assume quando dice che i fenomeni quantistici sono indivisibili. Tutto ciò che di essi possiamo conoscere è l'impressione che lasciano su una lastra fotografica. Quel che ciò presuppone è la separazione di principio tra essenza e fenomeno.

Ancora una volta, le conseguenze ontologiche emergono. Non è soltanto il fondamento oggettivo della contraddizione onda-corpuscolo a non essere preso in considerazione. È anche l'essere che non viene considerato nella sua unità e come parte di una totalità. Bohr, avendo ridotto l'ente quantico alla sua manifestazione fenomenica, lo presenta allora come una somma di determinazioni poste parte per parte, come una somma di elementi isolati disgiunti dalla totalità in cui si inseriscono, cioè dal sistema relazioni e di condizionamenti reciproci con le leggi strutturali proprie. La formulazione del principio di complementarità è espressione diretta di ciò. È anche l'unità dell'ente quantico che risulta non poter essere riflessa dalla teoria.

La rinuncia alla causalità

La questione della causalità, come Lenin sottolineò, ha un'importanza molto particolare per la definizione di una linea filosofica. Anche in questo aspetto, Bohr si schiera dalla parte delle posizioni tipicamente agnostiche e idealistiche. Secondo Bohr, nella teoria quantistica non c'è spazio per la causalità: ve ne è solo per la nozione di probabilità. Nulla contro l'idea di probabilità o contro le leggi probabilistiche. Accade che, quando Bohr parla di leggi intrinsecamente probabilistiche, stia pensando a leggi che riflettono processi che non potremmo conoscere come necessarie. Bohr in definitiva serba un certo grado di indeterminismo per gli eventi quantistici, negando la causalità e la sua universalità.

Il valore della teoria di Bohr e lo svuotamento dell'oggettività

Bohr fa riferimento varie volte all'importanza dell'oggettività nella scienza. Ma la "oggettività" di Bohr non è oggettiva. E una "oggettività" fondata a livello del linguaggio. Essa è essenzialmente un problema di comunicazione. La razionalità bohriana è non contraddizione logica, non ambiguità.

Ciò che Bohr rivendica per la teoria scientifica è che essa sia una descrizione oggettiva dell'esperimento, intesa come comunicazione non ambigua, ciò che non offre garanzie per quanto attiene all'oggettività della teoria intesa come il riflesso della realtà oggettiva. Abbiamo, così, una pretesa "oggettività" che, per Bohr, è interna alla propria teoria e una razionalità svuotata del suo contenuto oggettivo. Dalla teoria non si esige nulla più della non ambiguità e della non contraddizione logica

Tale oggettività della descrizione, invece di fondarsi su una corretta corrispondenza tra le idee e le relazioni oggettive che la descrizione (la teoria scientifica) cerca di riflettere, si fonda nel seno dello stesso piano ideale poiché si riferisce ad una valutazione della "buona definizione " di idee. La "oggettività" in Bohr è in realtà un'intersoggettività, il soggettivo collettivamente accettato. A rigor di termini, è la realtà oggettiva, quella che esiste indipendentemente dal soggetto, a non trovare posto.

La negazione della possibilità della verità oggettiva

Lenin definisce la verità oggettiva come il contenuto delle rappresentazioni umane che non dipende dal soggetto. La verità oggettiva significa l'esistenza degli oggetti (vale a dire l'esistenza indipendente dalla nostra coscienza) riflessi veracemente dal pensiero

Ora, se l'oggettività è interna al linguaggio, in essa non trova spazio la realtà oggettiva che non si rifletta nelle rappresentazioni umane. 

Bohr, non prendendo in considerazione irrevocabilmente la materia come il dato primario della conoscenza, finisce per definire la scienza come lo sviluppo di "metodi per ordinare l'esperienza comune" (esattamente come gli empiriocriticisti che Lenin confutava). La teoria scientifica passa a essere una forma per ordinare l'esperienza umana, per ordinare fenomeni. 

Ma, come ben dimostrò Lenin, si sottrae alla scienza il suo fondamento oggettivo se si nega la possibilità che essa sia un riflesso di una realtà oggettiva che non dipende dall'uomo né dall'umanità, insomma, se si nega la verità oggettiva; ne consegue che la scienza non si distingua da altre forme di conoscenza, come per esempio la religione, perché non vi è alcun dubbio che le dottrine religiose siano anche forme di organizzazione dell'esperienza umana comune. Le premesse di Bohr risultano, che egli volesse o meno, profondamente idealiste.

La smaterializzazione della teoria quantistica

Lenin sottolineò come una causa dell'idealismo fisico o "scomparsa della materia", cioè un tentativo di concepire il movimento senza materia, sia di eliminare la materia dalle equazioni concependo queste ultime solo come mere relazioni formali.

L'interpretazione bohriana della meccanica quantistica procede anch'essa a tale smaterializzazione. Le onde di probabilità di Bohr sono un modo di concepire il movimento senza la materia. La concezione di Bohr a proposito del formalismo quantistico, come "schema puramente simbolico", ha come conseguenza che restino solo le relazioni formali e trova elementi corrispondenti con la "teoria dei simboli" criticata da Lenin: soffre dello stesso convenzionalismo. 

Però la scienza non si riduce a uno schema formale internamente coerente. Essa manca di un fondamento oggettivo. È l'essere che è il suo oggetto, ed è l'essere che la scienza deve cercare di riflettere con un grado crescente di approssimazione. Accade che l'essere non si riduca alla sua manifestazione fenomenica. In realtà la scienza, come dice Marx, "sarebbe superflua se la forma di apparenza e l'essenza delle cose coincidessero immediatamente" [12]. Pertanto, la scienza deve cercare, come una condizione di scientificità, la connessione interna [13] dei fenomeni e non soltanto una loro descrizione o coordinazione, come pretende Bohr. Non si tratta di una condizione imposta o creata da una coscienza ordinatrice, ma di cercare di riflettere l'essere, il quale si dà nella sua unità, nel suo movimento reale, oggettivo. È anche per questa ragione che, essendo la stessa realtà oggettiva contraddittoria, la scienza deve includere la contraddizione. Non farlo significa negare la possibilità di riflettere la stessa realtà oggettiva nella teoria scientifica, e così è la più fondamentale esigenza di scientificità a non essere soddisfatta.

In conclusione, mi sia dunque permessa la seguente schematizzazione della risposta alla domanda circa quanto vi sia dell'idealismo nell'interpretazione ortodossa della meccanica quantistica:

1) È stabilita come istanza originaria e ultima della conoscenza una correlazione tra oggetto quantico e strumento di misura e le proprie determinazioni dell'ente quantico sono poste in dipendenza da una pratica umana, ossia l'esperimento. 

2) La contraddizione è assunta in modo non dialettico, motivo per cui viene creato il cosiddetto principio di complementarità, impedendo la comprensione e la risoluzione della contraddizione tra onda e corpuscolo. 

3) Vengono imposti limiti alla conoscenza istituendo una indivisibilità dei fenomeni, ciò che presuppone una barriera non oltrepassabile tra fenomeno ed essenza a livello quantistico. 

4) L'universalità della causalità finisce per essere rigettata venendo rimossa dal campo quantistico.

5) Il valore oggettivo delle teorie scientifiche è negato, ciò che finisce per costituire la negazione della possibilità della verità oggettiva. 

6) Si dà luogo a quella smaterializzazione della teoria cui alludeva Lenin e che egli identificava come la base dell'idealismo fisico e della crisi della fisica.


Note 

1. Laureata in Fisica alla Facoltà di Scienze dell'Università di Lisbona (FCUL), Dottorato in Storia e Filosofia delle Scienze presso la Sezione Autonoma di Storia e Filosofia delle Scienze della FCUL con una dissertazione intitolata "Materialismo e idealismo nella fisica alla fine del XIX secolo e inizio del XX secolo a partire da Materialismo e empiriocriticismo di Lenin. Il caso esemplare dell'interpretazione bohriana della Meccanica quantistica". Membro del Centro di Filosofia delle Scienze dell'Università di Lisbona. Il presente intervento è stato realizzato in occasione del congresso internazionale Marx em Maio 2014, tenutosi presso l'Anfiteatro I della Facoltà di Lettere dell'Università di Lisbona nei giorni 8,9,10 maggio 2014. Traduzione dal portoghese a cura di Paola Picozzi e Alessio Arena.

2. Engels, Friedrich, Dialectics of Nature, in Karl Marx-Friedrich Engels Collected Works, New York, International Publishers, v. 25, 1987, p. 491.

3. Id.Anti-Düring, in ibidem, p. 24. 

4. Bohr, Niels, Light and Life (1933), in Atomic Physics and Human Knowledge, New York, Dover Publications Inc., 2010 (riedizione integrale di Atomic Phisics and Human Knowledge, New York, Science Editions Inc., 1961), p. 5.

5. Engels, Friedrich, Ludovico Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica tedesca, in K. Marx- F. Engels, Opere scelte, Roma, Editori Riuniti, 1966, p. 1101.

6. Bohr, Niels, Natural Philosopy and Human Cultures, in Atomic Physics and Human Knowledge, New York, Dover Publications Inc., 2010 (riedizione integrale di Atomic Phisics and Human Knowledge, New York, Science Editions Inc., 1961), p. 25.

7. Bohr, Niels, Causality and Complementarity, in Philosophy of Science, vol.4, no. 3 (Jul. 1937), p. 291. 

8. Id.Unity of Knowledge, in Atomic Physics and Human Knowledge, New York, Dover Publications Inc. 2010 (riedizione integrale di Atomic Physics and Human Knowledge, New York, Science Editions Inc., 1961), p. 78.

9. Cf. id.Causality and Complementarity, in Philosopy of Science, Vol. 4, no. 3 (Jul. 1937), p. 291.

10. Cf. id.Ibidem, p.294.

11. Cf. Engels, Friedrich, Anti-Düring, in Karl Marx-Friedrich Engels Collected Works, New York, International Publishers, v. 25, 1987, P. 14.

12. "Tutta la scienza sarebbe superflua [überflüssig] se la forma di apparizione [Erscheinungform, forma fenomenica o fenomenale] e l'essenza [Wesen] delle cose coincidessero immediatamente", K. Marx cit. da J. Barata-Moura, Materialismo e Subjectividade em Torno de Marx, Lisboa, Edições Avante!, 1997, p. 74 (a partire da K. Marx. Das Kapital, III, 7, 48; MEW, vol. 25, p. 825).

13. Cf. J. Barata-Moura, Materialismo e Subjectividade, Estudos em Torno de Marx, Lisboa, Edições Avante!, 1997, p. 91 (a partire da K. Marx. Das Kapital, III, 7, 48; MEW, vol. 25, p. 825).

Traduzione a cura di Alessio Arena



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